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Raccontare e far raccontare la scienza ai ragazzi portando gli studiosi nelle scuole, dove nasce il sapere. Con questi obiettivi è al via la terza edizione del Premio Cosmos: gli studenti degli Istituti superiori di tutta Italia leggeranno e sceglieranno il miglior libro pubblicato in ambito scientifico.

Accanto alla sezione Junior del progetto, c'è anche una competizione Senior che mette in gara gli autori dei testi, giudicati da un Comitato scientifico composto da scienziati e divulgatori di fama internazionale, tra i quali ci sono la professoressa Maria Luisa Chiofalo, docente di Fisica della materia all'Università di Pisa, e il professor Andrea Ferrara, docente di Cosmologia alla Scuola Normale Superiore. Gli altri sono Amedeo Balbi, Roberto Buonanno, Piergiorgio Odifreddi, Carlo Rovelli, Sandra Savaglio, Ginevra Trinchieri, Pierluigi Veltri, Lucia Votano e Paolo Zellini.

Il Premio Cosmos è indetto dal Ministero dell'Istruzione, dalla Società Astronomica Italiana e da quest'anno in sinergia con la Fondazione per il Sud, e gode del patrocinio dell'Accademia dei Lincei. Nelle passate edizioni ha già coinvolto centinaia di studenti in tutta Italia e non si è fermato neanche lo scorso anno scolastico, nonostante l'emergenza sanitaria. Il progetto è sposato anche dal sito di Repubblica, che ogni anno pubblica le migliori recensioni degli studenti.

"Il premio Cosmos - ha ricordato il professor Andrea Ferrara - vede protagoniste le scuole, che possono accedere alla lettura di importanti opere di divulgazione scientifica con l'accompagnamento dei loro e delle loro insegnanti, e fare un esercizio reale di valutazione poiché a loro è affidato il compito di assegnare uno dei due premi in palio."

"La giuria - ha aggiunto la professoressa Maria Luisa Chiofalo - ha constatato con rammarico che nelle passate edizioni le case editrici hanno candidato opere in prevalenza di autori e pochissime opere di autrici, e auspica che la rotta possa essere invertita già in questa edizione."

Il 18 dicembre scadrà il termine per le candidature delle scuole per fare da giuria alle opere e il 21 dicembre quello per la sottomissione delle opere da parte delle case editrici.

Come è andata l’esperienza della DAD che, con il perdurare dell’emergenza, è dovuta proseguire anche a settembre? Ce lo racconta un’indagine della Human Foundation condotta da maggio a ottobre 2020, i cui risultati sono stati presentati giovedì 10 dicembre nel corso di una tavola rotonda online, alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi. A studenti e professori dell’Ateneo pisano è stato chiesto se fossero soddisfatti del modello di didattica a distanza adottato durante il lockdown e la valutazione complessiva è stata più che favorevole, con un voto che si attesta intorno a 7,5 (su una scala da 1 a 10).

La tavola rotonda, moderata dalla giornalista di Repubblica Valeria Strambi, è stata aperta dall’introduzione del segretario generale di Human Foundation, Francesco Spano. A seguire il rettore Paolo Mancarella ha illustrato le ragioni della scelta di sottoporre a valutazione d’impatto la DAD dell’Università di Pisa. La presidente di Human Foundation, Giovanna Melandri, è poi intervenuta sul tema della valutazione come strumento di management, mentre la prorettrice agli Affari giuridici, Michela Passalacqua, ha illustrato come il successo della programmazione del futuro debba muovere dall’analisi dei bisogni emersa con il percorso di valutazione. Il prorettore all’Informatica Paolo Ferragina e il presidente del Sistema informatico di Ateneo Antonio Cisternino, infine, sono entrati nel merito della strategia digitale e della offerta complessiva di didattica digitale dell’Università di Pisa. L’evento si è chiuso con l’intervento del ministro Gaetano Manfredi.

L’indagine sull’impatto della DAD affidata alla Human Foundation aveva l’obiettivo di comprendere al meglio e con un metodo di ricerca rigoroso se le risposte ai nuovi bisogni di formazione emersi a seguito della crisi Covid sono state all’altezza delle aspettative, in modo da mettere a punto nuove strategie per usare al meglio questa importante innovazione dell’offerta didattica di Ateneo. Gli studenti coinvolti nella ricerca hanno assegnato un voto medio pari a 7.40 alla capacità dimostrata dall’Università di Pisa nel rispondere all’emergenza assicurando la continuità della didattica. Anche la valutazione del corpo docente è più che positiva, con un voto medio pari a 7,94.

«I dati di questa indagine confermano la bontà delle scelte politiche operate, sia garantendo la continuità didattica durante la pandemia sia favorendo le lezioni in presenza per le matricole – ha commentato il ministro Gaetano Manfredi - Il coinvolgimento di tutta la comunità accademica nella valutazione di questa esperienza ci consentirà di rinnovare l’offerta didattica e di comprendere al meglio le opportunità date dalle nuove tecnologie. In questo modo potremo creare un’università più inclusiva e maggiormente capace di offrire risposte a una comunità di studenti formata ormai per lo più da nativi digitali».

«Ad aprile abbiamo capito come fosse urgente valutare l’efficacia della didattica erogata a distanza e sondare le aspettative di studenti e docenti - ha spiegato il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella - Sapevamo già che quella che stavamo vivendo era una situazione che avremmo dovuto riaffrontare in autunno, con il nuovo anno accademico. Farci valutare per capire quale impatto avessero avuto le nostre scelte era fondamentale perché le risorse impiegate per far fronte alla prima ondata pandemica risultassero anche un investimento strategico per il futuro. Quello che ci ha mossi è stata, infatti, la ferma convinzione che ogni avversità racchiuda in sé delle opportunità. Le indicazioni emerse dal Rapporto di Human Foundation ci consentono di tracciare una strategia di potenziamento per elaborare un modello innovativo di didattica con una serie di strumenti che, una volta tornati alla normalità, rimarranno attivi a beneficio delle nostre studentesse e dei nostri studenti».

«Sono anni che lavoriamo sulla valutazione d’impatto, che non è un semplice strumento di rendicontazione degli output, ma lavora sugli outcome, sui reali cambiamenti messi in atto da un progetto o da una policy», ha spiegato Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation. «Crediamo nella valutazione come strumento di management. L’Università di Pisa ha avuto grande visione nel voler sottoporre a valutazione la DAD universitaria, ben sapendo che la didattica digitale è ormai parte integrante dell’offerta universitaria di questo Paese e decidendo di lavorare alla sua analisi e al suo perfezionamento da subito. L’attenzione che il ministro Manfredi sta riservando all’iniziativa è riprova che abbiamo scelto una strada utile e innovativa», prosegue Melandri. «Spero che anche altri Atenei seguano questo esempio e che il lavoro di Human Foundation possa essere un vero e proprio prototipo», ha concluso.

Dalla lettura del report emerge anche un altro dato significativo: il 42,6% degli studenti intervistati considera la didattica online come uno strumento utile se integrato a quello in presenza, perché facilità la partecipazione alle attività didattiche e nel medio-lungo termine e determina un aumento della frequenza e un accrescimento dei processi di democratizzazione dell’accesso al sapere, in particolare per gli studenti affetti da disabilità motorie, per gli studenti pendolari e lavoratori. Per quanto riguarda i docenti, la metà di loro (49,0%) vede nella DAD un’opportunità supplementare, un servizio che aggiunge qualcosa senza però sovrapporsi alla didattica normalmente intesa.

49 università che ispirano la propria azione ai principi fondamentali della Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, dei Trattati istitutivi dell'UE. E' questa RUniPace, la Rete delle Università italiane per la Pace promossa dalla CRUI. La Rete è stata presentata oggi online in due momenti: un evento nazionale durante la mattina e, nel resto della giornata, una cascata di eventi locali in tutta Italia che hanno portato le comunità accademiche a conoscenza dell'iniziativa.

"Non è un caso che la Rete venga presentata oggi. Il 10 dicembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti umani, e la pace deve essere considerata un diritto inalienabile – ha detto Ferruccio Resta, Presidente della CRUI – Nei duri mesi della pandemia abbiamo visto inasprirsi le differenze economiche ed emergere difetti e conflitti delle nostre società. Ciò rende evidente e ancora più necessario il contributo di analisi e progettazione che solo le università e un approccio interdisciplinare possono fornire. La pace è un progetto che va sostenuto con le gambe solide della ricerca, della didattica e della terza missione."

Una delle principali finalità di RUniPace è infatti lo studio delle disuguaglianze, del sottosviluppo e della povertà che possono essere considerate fra le principali cause dei conflitti. Quindi uno studio non fine a sé stesso ma funzionale all'intervento sulle dinamiche in atto: sono infatti queste le caratteristiche che anche a livello internazionale qualificano i Peace Studies. Fra le altre finalità: il supporto all'educazione alla pace, alla nonviolenza, alla non discriminazione e al dialogo; la valorizzazione del ruolo delle donne nei processi di pace a ogni livello; la creazione delle condizioni favorevoli alla leadership delle giovani generazioni nei processi di pace.

"La crisi pandemica ha posto l'attenzione sul valore della formazione e della ricerca come bene comune e come grande strumento di riduzione dei divari, sia a livello nazionale che a livello globale – ha dichiarato Gaetano Manfredi, Ministro dell'Università e della Ricerca – Una delle strategie del Ministero, in un momento di grande trasformazione tecnologica, è rafforzare il ruolo delle università nella promozione dei valori universali della tolleranza e dell'inclusione. La Rete delle Università italiane per la Pace lavorerà proprio in questa direzione, con proposte ispirate a principi e valori dal forte impatto sociale."

"Quando abbiamo immaginato la Rete – ha detto Maurizio Tira, Rettore dell'Università Brescia e uno dei promotori – abbiamo pensato che l'azione non dovesse concentrarsi solo sull'esterno ma anche verso l'interno dell'università. Di conseguenza, Runipace nasce anche con l'obiettivo di promuovere la riflessione da parte delle comunità accademiche sulla responsabilità sociale di tutte le discipline. Questo per rafforzare la costruzione e il consolidamento della pace, anche accogliendo e sostenendo chi nel mondo soffre per violazioni dei diritti umani e del diritto alla libertà della ricerca."

"La costruzione della Rete ha avuto il suo momento più intenso proprio durante i difficili mesi della pandemia, ed è stata resa possibile solo grazie alla passione e alla resilienza dei nostri delegati – ha detto l'altro promotore Paolo Mancarella, Rettore dell'Università di Pisa – RUniPace ha obiettivi ambiziosi che vanno realizzati a partire dal patrimonio di ricerche e competenze che già esiste nelle università, creando coordinamenti tra studiosi e studiose negli atenei e fra gli atenei. Senza però dimenticare il necessario raccordo con la società civile. Lo scopo primario di questa rete è infatti promuovere lo sviluppo, anche a livello territoriale, di una cultura della pace che permetta un approccio non violento alla risoluzione dei conflitti."

Per informazioni: www.runipace.org

Come è andata l’esperienza della DAD che, con il perdurare dell’emergenza, è dovuta proseguire anche a settembre? Ce lo racconta un’indagine della Human Foundation condotta da maggio a ottobre 2020, i cui risultati sono stati presentati giovedì 10 dicembre nel corso di una tavola rotonda online, alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi. A studenti e professori dell’Ateneo pisano è stato chiesto se fossero soddisfatti del modello di didattica a distanza adottato durante il lockdown e la valutazione complessiva è stata più che favorevole, con un voto che si attesta intorno a 7,5 (su una scala da 1 a 10).

La tavola rotonda, moderata dalla giornalista di Repubblica Valeria Strambi, è stata aperta dall’introduzione del segretario generale di Human Foundation, Francesco Spano. A seguire il rettore Paolo Mancarella ha illustrato le ragioni della scelta di sottoporre a valutazione d’impatto la DAD dell’Università di Pisa. La presidente di Human Foundation, Giovanna Melandri, è poi intervenuta sul tema della valutazione come strumento di management, mentre la prorettrice agli Affari giuridici, Michela Passalacqua, ha illustrato come il successo della programmazione del futuro debba muovere dall’analisi dei bisogni emersa con il percorso di valutazione. Il prorettore all’Informatica Paolo Ferragina e il presidente del Sistema informatico di Ateneo Antonio Cisternino, infine, sono entrati nel merito della strategia digitale e della offerta complessiva di didattica digitale dell’Università di Pisa. L’evento si è chiuso con l’intervento del ministro Gaetano Manfredi.

gruppo dad

L’indagine sull’impatto della DAD affidata alla Human Foundation aveva l’obiettivo di comprendere al meglio e con un metodo di ricerca rigoroso se le risposte ai nuovi bisogni di formazione emersi a seguito della crisi Covid sono state all’altezza delle aspettative, in modo da mettere a punto nuove strategie per usare al meglio questa importante innovazione dell’offerta didattica di Ateneo. Gli studenti coinvolti nella ricerca hanno assegnato un voto medio pari a 7.40 alla capacità dimostrata dall’Università di Pisa nel rispondere all’emergenza assicurando la continuità della didattica. Anche la valutazione del corpo docente è più che positiva, con un voto medio pari a 7,94.

«I dati di questa indagine confermano la bontà delle scelte politiche operate, sia garantendo la continuità didattica durante la pandemia sia favorendo le lezioni in presenza per le matricole – ha commentato il ministro Gaetano Manfredi - Il coinvolgimento di tutta la comunità accademica nella valutazione di questa esperienza ci consentirà di rinnovare l’offerta didattica e di comprendere al meglio le opportunità date dalle nuove tecnologie. In questo modo potremo creare un’università più inclusiva e maggiormente capace di offrire risposte a una comunità di studenti formata ormai per lo più da nativi digitali».

«Ad aprile abbiamo capito come fosse urgente valutare l’efficacia della didattica erogata a distanza e sondare le aspettative di studenti e docenti - ha spiegato il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella - Sapevamo già che quella che stavamo vivendo era una situazione che avremmo dovuto riaffrontare in autunno, con il nuovo anno accademico. Farci valutare per capire quale impatto avessero avuto le nostre scelte era fondamentale perché le risorse impiegate per far fronte alla prima ondata pandemica risultassero anche un investimento strategico per il futuro. Quello che ci ha mossi è stata, infatti, la ferma convinzione che ogni avversità racchiuda in sé delle opportunità.  Le indicazioni emerse dal Rapporto di Human Foundation ci consentono di tracciare una strategia di potenziamento per elaborare un modello innovativo di didattica con una serie di strumenti che, una volta tornati alla normalità, rimarranno attivi a beneficio delle nostre studentesse e dei nostri studenti».

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«Sono anni che lavoriamo sulla valutazione d’impatto, che non è un semplice strumento di rendicontazione degli output, ma lavora sugli outcome, sui reali cambiamenti messi in atto da un progetto o da una policy», ha spiegato Giovanna Melandri, presidente di Human Foundation. «Crediamo nella valutazione come strumento di management. L’Università di Pisa ha avuto grande visione nel voler sottoporre a valutazione la DAD universitaria, ben sapendo che la didattica digitale è ormai parte integrante dell’offerta universitaria di questo Paese e decidendo di lavorare alla sua analisi e al suo perfezionamento da subito. L’attenzione che il ministro Manfredi sta riservando all’iniziativa è riprova che abbiamo scelto una strada utile e innovativa», prosegue Melandri. «Spero che anche altri Atenei seguano questo esempio e che il lavoro di Human Foundation possa essere un vero e proprio prototipo», ha concluso.

Dalla lettura del report emerge anche un altro dato significativo: il 42,6% degli studenti intervistati considera la didattica online come uno strumento utile se integrato a quello in presenza, perché facilità la partecipazione alle attività didattiche e nel medio-lungo termine e determina un aumento della frequenza e un accrescimento dei processi di democratizzazione dell’accesso al sapere, in particolare per gli studenti affetti da disabilità motorie, per gli studenti pendolari e lavoratori. Per quanto riguarda i docenti, la metà di loro (49,0%) vede nella DAD un’opportunità supplementare, un servizio che aggiunge qualcosa senza però sovrapporsi alla didattica normalmente intesa.

runipace149 università che ispirano la propria azione ai principi fondamentali della Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, dei Trattati istitutivi dell’UE. È questa RUniPace, la Rete delle Università italiane per la Pace promossa dalla CRUI. La Rete è stata presentata giovedì 10 dicembre online in due momenti: un evento nazionale durante la mattina e, nel resto della giornata, una cascata di eventi locali in tutta Italia che hanno portato le comunità accademiche a conoscenza dell’iniziativa.

“Non è un caso che la Rete venga presentata oggi. Il 10 dicembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti umani, e la pace deve essere considerata un diritto inalienabile – ha detto Ferruccio Resta, Presidente della CRUI – Nei duri mesi della pandemia abbiamo visto inasprirsi le differenze economiche ed emergere difetti e conflitti delle nostre società. Ciò rende evidente e ancora più necessario il contributo di analisi e progettazione che solo le università e un approccio interdisciplinare possono fornire. La pace è un progetto che va sostenuto con le gambe solide della ricerca, della didattica e della terza missione.”

Una delle principali finalità di RUniPace è infatti lo studio delle disuguaglianze, del sottosviluppo e della povertà che possono essere considerate fra le principali cause dei conflitti. Quindi uno studio non fine a sé stesso ma funzionale all’intervento sulle dinamiche in atto: sono infatti queste le caratteristiche che anche a livello internazionale qualificano i Peace Studies. Fra le altre finalità: il supporto all’educazione alla pace, alla nonviolenza, alla non discriminazione e al dialogo; la valorizzazione del ruolo delle donne nei processi di pace a ogni livello; la creazione delle condizioni favorevoli alla leadership delle giovani generazioni nei processi di pace.

“La crisi pandemica ha posto l’attenzione sul valore della formazione e della ricerca come bene comune e come grande strumento di riduzione dei divari, sia a livello nazionale che a livello globale – ha dichiarato Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca – Una delle strategie del Ministero, in un momento di grande trasformazione tecnologica, è rafforzare il ruolo delle università nella promozione dei valori universali della tolleranza e dell’inclusione. La Rete delle Università italiane per la Pace lavorerà proprio in questa direzione, con proposte ispirate a principi e valori dal forte impatto sociale.”

“Quando abbiamo immaginato la Rete – ha detto Maurizio Tira, Rettore dell’Università Brescia e uno dei promotori – abbiamo pensato che l’azione non dovesse concentrarsi solo sull’esterno ma anche verso l’interno dell’università. Di conseguenza, Runipace nasce anche con l’obiettivo di promuovere la riflessione da parte delle comunità accademiche sulla responsabilità sociale di tutte le discipline. Questo per rafforzare la costruzione e il consolidamento della pace, anche accogliendo e sostenendo chi nel mondo soffre per violazioni dei diritti umani e del diritto alla libertà della ricerca.”

“La costruzione della Rete ha avuto il suo momento più intenso proprio durante i difficili mesi della pandemia, ed è stata resa possibile solo grazie alla passione e alla resilienza dei nostri delegati – ha detto l’altro promotore Paolo Mancarella, Rettore dell’Università di Pisa – RUniPace ha obiettivi ambiziosi che vanno realizzati a partire dal patrimonio di ricerche e competenze che già esiste nelle università, creando coordinamenti tra studiosi e studiose negli atenei e fra gli atenei. Senza però dimenticare il necessario raccordo con la società civile. Lo scopo primario di questa rete è infatti promuovere lo sviluppo, anche a livello territoriale, di una cultura della pace che permetta un approccio non violento alla risoluzione dei conflitti.”

Per informazioni: www.runipace.org

(fonte: Ufficio stampa CRUI)

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