L’Università di Pisa distribuisce 700 dispositivi digitali messi a disposizione degli studenti
È iniziata da pochi giorni e si sta concludendo la distribuzione dei circa 700 dispositivi digitali che l’Università di Pisa ha assegnato ai suoi studenti, in comodato d’uso gratuito triennale, per consentire loro di seguire le lezioni e le attività a distanza previste in questa fase di emergenza pandemica e come supporto al loro studio anche nel futuro. In totale sono 436 i laptop e 260 i tablet di qualità consegnati agli studenti in tutta Italia, grazie all’impegno assicurato da parte del personale e degli uffici dell’amministrazione universitaria e alla collaborazione di Poste italiane per quanto riguarda le spedizioni.
Va sottolineato che l’intera operazione di distribuzione dei dispositivi è stata gestita in totale sicurezza: gli studenti hanno ricevuto una firma digitale gratuita con cui sottoscrivere da remoto il contratto di comodato, e si sono visti recapitare il dispositivo all’indirizzo da loro indicato su un apposito form online.
Il progetto rientra in un programma del Ministero dell’Università e della Ricerca finalizzato a contenere il fenomeno del divario digitale, al quale l’Ateneo pisano ha aderito scegliendo di dotare i propri studenti di validi ed efficienti strumenti di lavoro.
“Acquistare, assegnare e distribuire questi dispositivi è stato un notevole impegno per l’Università di Pisa - dichiara il rettore Paolo Mancarella - ma saremo ripagati dal pensiero di avere aiutato in modo concreto i nostri studenti più bisognosi. Stiamo ricevendo dei bellissimi messaggi di ringraziamento, e questa è per noi la soddisfazione più grande.”
Le foto pubblicate sono puramente esemplificative e non ritraggono studenti beneficiari.
La Rete delle Università per la Pace si presenta a Pisa e in tutta Italia
Giovedì 10 dicembre, in occasione della giornata internazionale per i diritti umani e nella data dedicata per tradizione alla cerimonia di consegna del Nobel per la Pace, in tutta Italia sarà presentata RUniPace, la Rete delle Università per la Pace, con un evento nazionale e diverse iniziative organizzate a livello locale dai singoli atenei che vedranno Pisa e le sue istituzioni universitarie tra le principali protagoniste.
Il programma sarà aperto alle ore 10 da un incontro promosso dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) a cui parteciperanno tutti i rettori e le rettrici, il ministro dell'Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, e la senatrice Paola Binetti, vicepresidente della Commissione straordinaria diritti umani del Senato. All'evento, che potrà essere seguito collegandosi all'indirizzo https://bit.ly/3eqi7Lw, parteciperanno come relatori il rettore dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella, che è stato tra i promotori di RUniPace, e la professoressa Enza Pellecchia, direttrice del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP) dell'Ateneo pisano, che coordina a livello nazionale la rete.
Pisa ospiterà nel pomeriggio l'incontro dal titolo "L'impegno delle università per la costruzione della pace", promosso congiuntamente dall'Università di Pisa, dalla Scuola Normale Superiore, dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dalla Scuola IMT Alti Studi Lucca. Aperto dai saluti dei quattro rettori - oltre a Mancarella, Luigi Ambrosio della Scuola Normale, Sabina Nuti della Scuola Sant'Anna e Pietro Pietrini dell'IMT Lucca - e introdotto e moderato dalla professoressa Enza Pellecchia, l'evento potrà essere seguito dalle ore 16,30 collegandosi all'indirizzo: http://call.unipi.it/10dic2020runipace. Al centro dell'iniziativa ci sarà il seminario del professor Mario Pianta, della Scuola Normale, sul tema "Proteste e politiche del movimento per la pace in Italia".
La Rete delle Università per la Pace è nata a dicembre del 2018 per iniziativa dei rettori delle Università di Pisa, Paolo Mancarella, e di Brescia, Maurizio Tira, che ne proposero la creazione all'Assemblea della CRUI. Fin dall'inizio, il Centro Scienze per la Pace è stato indicato come struttura nazionale di riferimento e coordinamento, a testimonianza del grande impegno di Pisa sui temi della pace e in particolare come riconoscimento per gli oltre venti anni di attività del CISP.
Attualmente alla rete RUniPace (www.runipace.org/) aderiscono più di cinquanta università che ispirano la propria azione ai principi fondamentali della Costituzione italiana e delle principali Carte a livello europeo e internazionale per contribuire a rafforzare il legame tra pace, diritti umani, democrazia, giustizia e progresso sociale. Attraverso attività all'interno del mondo accademico e il costante dialogo con le organizzazioni della società civile e le scuole, la rete persegue le finalità di promuovere - nella ricerca, nella didattica e nella terza missione - la riflessione sulla responsabilità sociale di tutte le discipline e l'attenzione alla costruzione e al consolidamento della pace con mezzi pacifici; favorire la nonviolenza come approccio alla risoluzione dei conflitti per costruire una cultura del dialogo, del rispetto, dell'inclusione, della solidarietà e della condivisione; promuovere la solidarietà e la comprensione reciproca tra i popoli; favorire l'educazione alla pace, alla nonviolenza, alla non discriminazione e al dialogo; valorizzare il ruolo delle donne nei processi di pace ad ogni livello e creare le condizioni favorevoli alla leadership delle giovani generazioni nei processi di pace. Nel corso della giornata inaugurale verrà anche presentato il programma delle attività per il 2021.
Università e Confindustria Livorno Massa Carrara insieme per il futuro dei giovani e la crescita del territorio
Università di Pisa e Confindustria Livorno Massa Carrara ancora una volta insieme per il futuro delle nuove generazioni: con la firma del rinnovo dell'accordo le due istituzioni consolidano la collaborazione, già avviata con la sottoscrizione della prima edizione della convenzione nel 2017, arricchendola e sviluppandola con una serie di interventi mirati alla crescita formativa ed economica del territorio.
Alla conferenza stampa per la firma della convenzione sono intervenuti il rettore dell'Università di Pisa Paolo Maria Mancarella, il presidente di Confindustria Livorno Massa Carrara, Piero Neri, il prorettore per la Ricerca applicata e il trasferimento tecnologico di Unipi, Marco Raugi, e il direttore generale di Confindustria Livorno Massa Carrara, Umberto Paoletti.
“In questo particolare momento storico, così difficile e delicato – ha commentato il rettore Paolo Mancarella – credo sia fondamentale mettere in campo ogni energia positiva utile al rilancio del nostro Paese e della nostra economia. Il rinnovo della convenzione siglata tre anni fa con Confindustria Livorno Massa Carrara va in questa direzione prevedendo, sul piano formativo, la possibilità di attivare collaborazioni con i nostri singoli dipartimenti e, nell’ambito del trasferimento tecnologico, la promozione per la creazione di spin-off e start-up che valorizzino la ricerca dell'Ateneo, con particolare riferimento ai poli e ai distretti tecnologici del territorio di Livorno e Massa Carrara. Sono convinto che questo tipo di integrazione e collaborazione ricopra, oggi più che mai, un ruolo strategico, creando occasioni di crescita e sviluppo per tutti. Oltre che importanti opportunità per le nostre studentesse e i nostri studenti”.
Oltre al potenziamento delle attività di orientamento, di conoscenza del tessuto industriale di Livorno, Massa e Carrara e di interazione con i vari Dipartimenti su progetti specifici, focus della convenzione, che avrà una durata di tre anni, è l'implementazione della collaborazione per l'alta formazione rivolta ai manager, ai responsabili e ai referenti aziendali, unitamente alla collaborazione nell'ambito dell'internazionalizzazione, del trasferimento tecnologico e della valorizzazione dei risultati della ricerca.
“Il rinnovo della convenzione con l'Ateneo è un obbiettivo al quale tenevamo in modo particolare. Infatti, nel programma di mandato della nuova governance della Confindustria LI e MS che presiedo dallo scorso ottobre, i rapporti con la scuola e con l'università sono centrali nella rubrica delle attività che stiamo coordinando.– ha dichiarato il presidente di Confindustria LI MS, Piero Neri - Sono convinto che questa esperienza che oggi si consolida, rappresenti un modello da replicare anche nei contatti con gli Istituti della scuola media superiore in modo tale che il rapporto tra Industria e Formazione sia sempre più organico. Il coraggio del futuro deve essere alimentato soprattutto verso le nuove generazioni”.
La Rete delle Università per la Pace si presenta a Pisa e in tutta Italia
Giovedì 10 dicembre, in occasione della giornata internazionale per i diritti umani e nella data dedicata per tradizione alla cerimonia di consegna del Nobel per la Pace, in tutta Italia sarà presentata RUniPace, la Rete delle Università per la Pace, con un evento nazionale e diverse iniziative organizzate a livello locale dai singoli atenei che vedranno Pisa e le sue istituzioni universitarie tra le principali protagoniste.
Il programma sarà aperto alle ore 10 da un incontro promosso dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) a cui parteciperanno tutti i rettori e le rettrici, il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, e la senatrice Paola Binetti, vicepresidente della Commissione straordinaria diritti umani del Senato. All’evento, che potrà essere seguito collegandosi all’indirizzo https://bit.ly/3eqi7Lw, parteciperanno come relatori il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, che è stato tra i promotori di RUniPace, e la professoressa Enza Pellecchia, direttrice del Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP) dell’Ateneo pisano, che coordina a livello nazionale la rete.
Pisa ospiterà nel pomeriggio l’incontro dal titolo “L'impegno delle università per la costruzione della pace”, promosso congiuntamente dall’Università di Pisa, dalla Scuola Normale Superiore, dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dalla Scuola IMT Alti Studi Lucca. Aperto dai saluti dei quattro rettori - oltre a Mancarella, Luigi Ambrosio della Scuola Normale, Sabina Nuti della Scuola Sant'Anna e Pietro Pietrini dell’IMT Lucca - e introdotto e moderato dalla professoressa Enza Pellecchia, l’evento potrà essere seguito dalle ore 16,30 collegandosi all’indirizzo: http://call.unipi.it/10dic2020runipace. Al centro dell’iniziativa ci sarà il seminario del professor Mario Pianta, della Scuola Normale, sul tema “Proteste e politiche del movimento per la pace in Italia”.
La Rete delle Università per la Pace è nata a dicembre del 2018 per iniziativa dei rettori delle Università di Pisa, Paolo Mancarella, e di Brescia, Maurizio Tira, che ne proposero la creazione all'Assemblea della CRUI. Fin dall’inizio, il Centro Scienze per la Pace è stato indicato come struttura nazionale di riferimento e coordinamento, a testimonianza del grande impegno di Pisa sui temi della pace e in particolare come riconoscimento per gli oltre venti anni di attività del CISP.
Attualmente alla rete RUniPace (www.runipace.org/) aderiscono più di cinquanta università che ispirano la propria azione ai principi fondamentali della Costituzione italiana e delle principali Carte a livello europeo e internazionale per contribuire a rafforzare il legame tra pace, diritti umani, democrazia, giustizia e progresso sociale. Attraverso attività all’interno del mondo accademico e il costante dialogo con le organizzazioni della società civile e le scuole, la rete persegue le finalità di promuovere - nella ricerca, nella didattica e nella terza missione - la riflessione sulla responsabilità sociale di tutte le discipline e l’attenzione alla costruzione e al consolidamento della pace con mezzi pacifici; favorire la nonviolenza come approccio alla risoluzione dei conflitti per costruire una cultura del dialogo, del rispetto, dell’inclusione, della solidarietà e della condivisione; promuovere la solidarietà e la comprensione reciproca tra i popoli; favorire l’educazione alla pace, alla nonviolenza, alla non discriminazione e al dialogo; valorizzare il ruolo delle donne nei processi di pace ad ogni livello e creare le condizioni favorevoli alla leadership delle giovani generazioni nei processi di pace. Nel corso della giornata inaugurale verrà anche presentato il programma delle attività per il 2021.
Borsa di Studio dal titolo “Norma, uso e corruptio linguae nei dialoghi spagnoli e italo-spagnoli di tema linguistico (ss. XVI e XVII)”
Incarico presso il Centro di Ricerca “E. Piaggio” dal titolo “The “Extended-Personal Reality”: augmented recording and transmission of virtual senses through artificial-IntelligENCE – EXPERIENCE”;
Incarico per l'attività: “Perizia Giurata che rappresenti l’attestazione da parte di un soggetto professionalmente qualificato sugli elementi fattuali riguardanti le spese rendicontate dal Dip. di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare
Alla ricerca di Zippalanda, la città santa ittita consacrata al Dio della Tempesta
Si chiama Zippalanda la città santa ittita consacrata al Dio della Tempesta sulle cui tracce è al lavoro dal 2008 la missione italo-turca in Anatolia Centrale alla quale partecipa anche l’Università di Pisa. L’ultima campagna di scavi a nel sito di Uşaklı Höyük terminata in autunno ha rivelato la presenza di probabili tracce di un insediamento dell’età del Bronzo Medio, ancora precedenti alla città ittita che secondo gli studiosi sarebbe appunto da identificarsi con Zippalanda.
“Il risultato conseguito è di grande importanza perché per la prima volta abbiamo trovate prove chiare della presenza che il sito era abitato già nell’età del Bronzo Medio, cioè nella prima metà del II millennio a.C – spiega il professore Anacleto D’Agostino dell’Università di Pisa - questo indica chiaramente che il luogo in cui si sviluppò la città ittita era stato secoli prima di un insediamento esteso, che occupava oltre alla cittadella almeno una larga porzione della città bassa”.
Nel corso di questi anni le indagini di superficie e gli scavi hanno rivelato che il sito di Uşaklı Höyük è stato occupato in maniera estesa a partire dalla fine del Bronzo Antico fino all’epoca romano-bizantina, con sporadiche tracce più recenti che arrivano sino al periodo ottomano.
Il più antico pavimento a mosaico conosciuto nel Vicino Oriente e probabilmente uno dei più antichi al mondo risalente al Bronzo Tardo
“L’imponenza degli edifici ritrovati, i testi, nonché la posizione geografica – spiega D’Agostino – sono prove a sostegno dell’ipotesi che Uşaklı Höyük sia proprio la città perduta di Zippalanda dedicata al Dio della Tempesta. Il dio era infatti venerato sul vicino monte Daha, dove il sovrano ittita, secondo il testo della Festa della Primavera, si recava in pellegrinaggio con un viaggio di due giorni dalla capitale Hattuša facendo tappa proprio a Uşaklı”.
Le ricerche archeologiche hanno infatti portato alla luce una serie di edifici pubblici, fra templi e palazzi, sull’acropoli e nella città bassa oltre ai resti di una cittadella fortificata dell’età del Ferro. Non ultimo nell’estate del 2018 è stato scoperto il più antico pavimento a mosaico conosciuto nel Vicino Oriente e probabilmente uno dei più antichi al mondo risalente al Bronzo Tardo. La parte sinora portata in superficie è grande circa 3 metri per 7 ed è costituita da 3.147 pezzi di pietre di forma irregolare che formano tre cornici rettangolari, ciascuna delle quali contiene tre file di triangoli di diversi colori, principalmente bianco, rosso chiaro e blu-nero.
La campagna di scavo a Uşaklı Höyük
Il progetto archeologico della Missione Archeologica Italo-Turca in Anatolia Centrale (Uşaklı Höyük Archaeological Project) in cui è impegnato l’Ateneo pisano è l’unico a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nell’area che fu centro del regno prima e poi dell’impero. Sostenuto finanziariamente per l’anno 2020, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Università di Pisa, dalla Fondazione Oriente Mediterraneo e dall’Università degli Studi di Firenze, il progetto coinvolge archeologi, filologi, ricercatori e studenti delle Università di Pisa, Firenze, Siena e Yozgat Bozok, coordinati da Anacleto D’Agostino (Pisa), Stefania Mazzoni e Giulia Torri (Firenze), Valentina Orsi (Siena) e Demet Taşkan (Yozgat Bozok).
Alla ricerca di Zippalanda, la città santa ittita consacrata al Dio della Tempesta
Si chiama Zippalanda la città santa ittita consacrata al Dio della Tempesta sulle cui tracce è al lavoro dal 2008 la missione italo-turca in Anatolia Centrale alla quale partecipa anche l’Università di Pisa. L’ultima campagna di scavi a nel sito di Uşaklı Höyük terminata in autunno ha rivelato la presenza di probabili tracce dell’insediamento dell’età del Bronzo Medio, ancora precedenti alla città ittita che secondo gli studiosi sarebbe appunto da identificarsi con Zippalanda.
“Il risultato conseguito è di grande importanza perché per la prima volta abbiamo trovate prove chiare della presenza che il sito era abitato già nell’età del Bronzo Medio, cioè nella prima metà del II millennio a.C – spiega il professore Anacleto D’Agostino dell’Università di Pisa - questo indica chiaramente che il luogo in cui si sviluppò la città ittita era stato secoli prima di un insediamento esteso, che occupava oltre alla cittadella almeno una larga porzione della città bassa”.
Nel corso di questi anni le indagini di superficie e gli scavi hanno rivelato che il sito di Uşaklı Höyük è stato occupato in maniera estesa a partire dalla fine del Bronzo Antico fino all’epoca romano-bizantina, con sporadiche tracce più recenti che arrivano sino al periodo ottomano.
“L’imponenza degli edifici ritrovati, i testi, nonché la posizione geografica – spiega D’Agostino – sono prove a sostegno dell’ipotesi che Uşaklı Höyük sia proprio la città perduta di Zippalanda dedicata al Dio della Tempesta. Il dio era infatti venerato sul vicino monte Daha, dove il sovrano ittita, secondo il testo della Festa della Primavera, si recava in pellegrinaggio con un viaggio di due giorni dalla capitale Hattuša facendo tappa proprio a Uşaklı”.
Le ricerche archeologiche hanno infatti portato alla luce una serie di edifici pubblici, fra templi e palazzi, sull’acropoli e nella città bassa oltre ai resti di una cittadella fortificata dell’età del Ferro. Non ultimo nell’estate del 2018 è stato scoperto il più antico pavimento a mosaico conosciuto nel Vicino Oriente e probabilmente uno dei più antichi al mondo risalente al Bronzo Tardo. La parte sinora portata in superficie è grande circa 3 metri per 7 ed è costituita da 3.147 pezzi di pietre di forma irregolare che formano tre cornici rettangolari, ciascuna delle quali contiene tre file di triangoli di diversi colori, principalmente bianco, rosso chiaro e blu-nero.
Il progetto archeologico della Missione Archeologica Italo-Turca in Anatolia Centrale (Uşaklı Höyük Archaeological Project) in cui è impegnato l’Ateneo pisano è l’unico a direzione italiana che opera su un insediamento ittita nell’area che fu centro del regno prima e poi dell’impero. Sostenuto finanziariamente per l’anno 2020, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Università di Pisa, dalla Fondazione Oriente Mediterraneo e dall’Università degli Studi di Firenze, il progetto coinvolge archeologi, filologi, ricercatori e studenti delle Università di Pisa, Firenze, Siena e Yozgat Bozok, coordinati da Anacleto D’Agostino (Pisa), Stefania Mazzoni e Giulia Torri (Firenze), Valentina Orsi (Siena) e Demet Taşkan (Yozgat Bozok).
Neanderthal, nuove ricerche in corso sull'Uomo di Altamura
La ricerca scientifica punta nuovamente i riflettori sull’Uomo di Altamura, il più completo scheletro di Neanderthal mai scoperto e uno fra i più antichi, risalente a circa 150mila anni fa.
Rinvenuto nel 1993 in Puglia, nelle profondità della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia, è tuttora imprigionato nella roccia a diversi metri di profondità, coperto di incrostazioni calcaree che ne rendono difficile l’osservazione. L’eccezionale reperto, testimonianza di un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti, è di fondamentale importanza per i ricercatori. È stato oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e autorizzato dalla competente Soprintendenza Archeologica, che ha permesso una serie di indagini scientifiche condotte negli ultimi anni (2017-2020), i cui risultati iniziano ora a essere pubblicati su riviste internazionali.
Lo studio appena pubblicato su PLOS ONE si è occupato dei denti del Neanderthal di Altamura e del suo "apparato di masticazione" (mascella e mandibola). Lo hanno realizzato insieme l’Università di Firenze, la Sapienza Università di Roma e l’Università di Pisa. I responsabili delle unità operative – che hanno operato in condizioni molto difficili - sono stati Jacopo Moggi Cecchi, antropologo dell’Ateneo fiorentino, Damiano Marchi (Università di Pisa) e Giorgio Manzi (Sapienza Università di Roma), che è anche il coordinatore del progetto complessivo del MUR.
Il gruppo di ricerca ha condotto una serie di osservazioni e rilevamenti sul posto, calandosi all’interno della grotta. “Grazie all’ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione (che dobbiamo alla collaborazione della Olympus Europa) – spiega Jacopo Moggi Cecchi - siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull’età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal”.
“La presenza del terzo molare (il "dente del giudizio") e il grado di usura masticatoria indicano un individuo adulto, piuttosto avanti negli anni, ma non anziano. L'uomo doveva aver avuto qualche problema di salute; è stata infatti osservata la perdita di due denti prima della morte: uno lo aveva perso da diversi anni, l'altro in tempi successivi – aggiunge Giorgio Manzi -. È una delle rare volte nelle quali si osservano queste circostanze in un Neanderthal, visto che nella preistoria antica l’incidenza di problemi dentari era molto bassa”.
“Abbiamo anche effettuato – spiega Damiano Marchi responsabile del gruppo di ricerca dell'Università di Pisa di cui fa parte anche il professor Giovanni Boschian – una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo NOMAD Pro 2. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell’osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all’alimentazione”. Tutto suggerisce insomma che lo stile di vita di quest’uomo del Paleolitico medio fosse già molto complesso.
Nuove acquisizioni su questo straordinario reperto potranno essere raggiunte con la pubblicazione delle altre ricerche in corso. Inoltre, molto di più è atteso con lo studio approfondito del reperto in laboratorio, quando saranno superate le difficili e insolite condizioni nelle quali i ricercatori devono ora operare all’interno della grotta, ossia quando sarà possibile estrarre le ossa di questo formidabile reperto dalle profondità del sistema carsico.
L’articolo su PLOS ONE:
“In situ observations on the dentition and the oral cavity of the Neanderthal skeleton from Altamura (Italy)”
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0241713