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Aiutare l'ambiente secondo natura, capire con che strategie gli ecosistemi si preservano e intervenire di conseguenza. La nuova frontiera della ricerca per proteggere gli habitat a rischio sono le cosiddette ‘Nature-based solutions’. A questo principio si sono ispirati due nuovi studi dell’Università di Pisa da cui è emerso per esempio che la vicinanza fra piante non sempre genera concorrenza, ma può essere una buona strategia per aumentarne crescita e sopravvivenza.

In particolare, i lavori pubblicati sul “Journal of Applied Ecology” e su “Ecological Engineering” hanno riguardato la Posidonia oceanica, una specie chiave dell’ecosistema marino costiero, e lo sparto della sabbia e la gramigna delle spiagge, specie utili per il ripristino dei sistemi dunali degradati.

Nel caso della Posidonia, le piantine coltivate in gruppi ad elevata densità su un substrato precedentemente colonizzato da Cymodocea nodosa, una pianta marina pioniera “benefattrice”, hanno dimostrato tassi di sopravvivenza fino a tre volte superiori rispetto a quelle cresciute da sole su substrato non colonizzato. Per quanto riguarda i sistemi dunali, per ridurre poi l’elevato tasso di mortalità che caratterizza gli interventi di ripristino, sparto e gramigna sono stati piantati in gruppo ottenendo però risultati opposti in base alla distribuzione spaziale del fertilizzante, omogenea o eterogenea. Infatti se piantate in gruppi con fertilizzante distribuito omogeneamente, le piante di sparto mostravano una crescita fino a quattro volte maggiore mentre quelle di gramigna mostravano una crescita ridotta di circa la metà rispetto a quelle piantate da sole.

“Questi studi mirano a risolvere le criticità degli interventi di ripristino ambientale attraverso l’adozione di approcci sostenibili basati su processi ecologici naturali come le interazioni positive pianta-pianta”, spiega il professore Claudio Lardicci dell’Università di Pisa.

“E’ fondamentale in ogni caso valutare sia la distribuzione spaziale dei nutrienti che le caratteristiche delle specie utilizzate – aggiunge Elena Balestri, ricercatrice dell’Ateneo pisano - individuando in ogni caso la soluzione ottimale che massimizzi le interazioni positive tra piante e riduca quelle negative”.

Gli esperimenti sono stati condotti in nella zona costiera di Vada (Livorno) e in un vivaio marino sperimentale allestito presso l’INVE Aquaculture Reserch Center di Rosignano Solvay (LI). Qui i ricercatori hanno utilizzato un sistema che hanno appositamente sviluppato e brevettato come Università di Pisa per la coltivazione di piante marine. Hanno collaborato ai due studi i dipartimenti di Biologia e di Scienze della Terra, e il Centro per l'Integrazione della Strumentazione scientifica (CISUP) e il Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio degli Effetti del Cambiamento Climatico (CIRSEC).

La Quantum Jungle è una un’installazione artistica interattiva di circa 6 metri quadri, che visualizza macroscopicamente come si muove una particella quantistica, incluse tutte le sue affascinanti stranezze, dato che non ne abbiamo esperienza diretta. La descrive in luminosi dettagli, è il caso di dire, Robin Baumgarten, l'artista che con un master in informatica all'Imperial College di Londra si è inventato un mestiere che può essere di ispirazione per tante e tanti giovani: "La Quantum Jungle è un'installazione artistica interattiva nuova di zecca, che combina la fisica quantistica con l'interattività tattile e giocosa. L'ho concepita, costruita e programmata a Berlino nel corso dell'ultimo anno, in stretta collaborazione con le scienziate e gli scienziati di Helsinki e Pisa. L'installazione è composta di più di 1000 molle sensibili al tatto, 12000 LEDs indirizzabili individualmente, circuiti stampati, e legno. È progettata in modo modulare per poter essere ri-usata e montata in forme e dimensioni differenti, a seconda del contesto espositivo. Per la sua premiere a Palazzo Blu, è nella sua configurazione più grande mai realizzata, consegnandoci di fatto uno stupefacente, luminosissimo schermo di fisica quantistica. Sono entusiasta di esporla a Pisa e non vedo l'ora di catturare la reazione del pubblico nell'interagire con questa nuova installazione!".
Infatti, il pubblico può interagire con la Quantum Jungle, creando la propria particella quantistica dove e come desidera, per poi osservare come si muove diretta dall'equazione di Schrödinger, che esprime le regole matematiche della fisica quantistica: a fare i complessi calcoli e la simulazione quantistica necessaria è un computer.

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L'installazione - collocata nel Salone delle Grottesche di Palazzo Blu e aperta al pubblico fino al 17 aprile 2022 con ingresso libero - è stata inaugurata venerdì 26 novembre alla presenza dell'autore e con gli interventi di Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu, Stefano Del Corso, presidente della Fondazione di Pisa, Giacomo Tizzanini, consigliere del Ministro all'Istruzione Patrizio Bianchi e dirigente tecnico USR Toscana, Dario Pisignano, direttore del Dipartimento di Fisica, Sabrina Maniscalco, dell’Università di Helsinki, e, Marilù Chiofalo, dell’ Università di Pisa, entrambe responsabili scientifiche del progetto. 

Artista Chiofalo e Maniscalco Quantum Jungle"La coreografia delle particelle quantistiche è libera dalle costrizioni classiche del nostro quotidiano e perciò decisamente meno intuitiva per noi - osserva Sabrina Maniscalco, professora di informazione e logica quantistica all'Università di Helsinki,  CEO di Algorithmiq Ltd., ideatrice della piattaforma QPlayLearn per l'educazione alla fisica quantistica - Per esempio, la particella quantistica può essere in più posti allo stesso tempo: in un nodo e in un secondo, persino in un nodo e in tutti gli altri. Interagendo con la Quantum Jungle, possiamo anche creare la particella in questo stato di sovrapposizione che ci appare così strano perché non corrisponde a nessuna nostra esperienza quotidiana. Nella Quantum Jungle intuiamo questa stranezza. In effetti, non osserviamo direttamente la particella ma, attraverso l'intensità del colore dei LED osserviamo la probabilità di trovare la particella lì, qualora ne venisse misurata la posizione: dove più luminose sono le luci, maggiore è la probabilità di trovarla."

"Oltre a essere un'esperienza emozionante e immersiva nell'arte - continua la professoressa Marilù Chiofalo - la bellezza della Quantum Jungle è che funziona come una sorta di traduttore, che usa il linguaggio dell'arte per integrare in modo rigoroso quella che è altrimenti la difficoltà di formare un'intuizione dei fenomeni quantistici, altrimenti inaccessibili alla nostra esperienza quotidiana: un tratto essenziale per rivolgersi a chiunque, indipendentemente dal livello di alfabetizzazione matematica e sperimentale. Vale anche per noi esperti/e, che infatti pensiamo questi fenomeni in modo matematico e avendo in mente i sofisticati esperimenti cui abbiamo accesso in laboratorio: la Quantum Jungle è un modo per vedere con altri occhi le nostre teorie, in un quadro sbrilluccicante".

Il professor Dario Pisignano sottolinea “la novità e l'importanza di una impresa di contaminazione culturale di questo tipo, che contribuisce a rendere accessibile al pubblico più ampio un mondo altamente complesso come quello quantistico. Arte e scienza vengono coniugate in modo originale, accendendo la fascinazione visiva senza rinunciare al rigore scientifico. Oggi, questa disseminazione assume un ancor maggiore valore in corrispondenza della nuova rivoluzione quantistica, che rende questo un settore dall'altissimo potenziale per la generazione di nuove applicazioni tecnologiche."

Robin Baumgarten Quantum JungleAllo sviluppo della Quantum Jungle con l'artista Robin Baumgarten ha lavorato un intero team finlandese-pisano di giovani ricercatori e ricercatrici, che nel giorno dell'inaugurazione hanno curato la visita guidata: Caterina Foti (anche coordinatrice di QPlayLearn), Guille Garcìa-Peres, Matteo Rossi, Boris Sokolov, Jorge Yago Malo. “È stato un percorso emozionante perché creare insieme con un team di persone così entusiaste, competenti e diverse tra loro è il nostro modo di fare scienza -  concludono le professoresse Maniscalco e Chiofalo - Siamo convinte che sia necessaria una profonda rivoluzione culturale nel modo di raccontare la fisica, e trovare modi per narrare in modo coinvolgente e rigoroso la fisica quantistica, è una straordinaria opportunità per cambiare il modo di educare al pensiero scientifico valorizzando il suo potere creativo nel rigore della matematica e nella prova dell'esperienza. Un'operazione non più rimandabile, mentre le tecnologie quantistiche invadono la nostra vita quotidiana senza una contemporanea consapevolezza dell'impatto che avranno nelle nostre vite e degli aspetti etici potenzialmente coinvolti. Siamo felici che la Fondazione Palazzo Blu e la Fondazione di Pisa abbiano creduto in questa idea."

Quantum Jungle è finanziata dalla Fondazione di Pisa e cofinanziata dalle Università di Pisa, Helsinki, e Aalto, da InstituteQ e Algorithmiq Ltd. con la preziosa collaborazione e supporto della Fondazione Palazzo Blu. Sarà possibile visitarla gratuitamente fino ad aprile, in contemporanea e non per caso con la mostra di Keith Haring, mentre verranno organizzati periodicamente workshop e attività educative sia per pubblico generico che per le scuole di ogni ordine e grado, in collaborazione con le scuole stesse e con Reggio Children. (Immagini a cura di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

Al via il servizio civile regionale all’Università di Pisa con una giornata inaugurale che si è svolta venerdì 26 novembre al Polo Fibonacci. Sono ben 51 i volontari e le volontarie dai 18 ai 29 anni che saranno impegnati in Ateneo nell’ambito di sette progetti approvati dalla Regione Toscana e coordinati e gestiti dal Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP).

I ragazzi e le ragazze presteranno la loro opera per un anno nei musei dell’Ateneo e in vari centri e dipartimenti – nello specifico sono coinvolti il Sistema museale e quello bibliotecario, il Museo di Storia Naturale a Calci, l’Orto e Museo Botanico, il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi”, la Direzione Servizi per la Didattica e gli Studenti e la Direzione medica, i Dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Scienze della Terra.

Dal 2015 ad oggi, grazie ai progetti presentati dall’Università di Pisa tramite il CISP, quasi 300 giovani hanno beneficiato dell’opportunità di svolgere il servizio civile in Ateneo, offrendo anche un contributo prezioso alle varie strutture e alla vita dell'intera comunità accademica.

“I volontari e le volontarie avranno l'opportunità di vivere, all’interno della nostra Università, un’esperienza di alto valore formativo e di impegno civile, che in alcuni casi è sfociato anche in esperienze lavorative tuttora in corso”, dice la professoressa Enza Pellecchia direttrice del CISP.

“L'esperienza del Servizio Civile Regionale – conclude Pellecchia - si consolida come un importante punto di riferimento per la promozione di valori di impegno civile, solidarietà, partecipazione, inclusione e utilità sociale dei servizi resi dall'Ateneo. Inoltre rafforza l'impegno formativo nei confronti delle giovani generazioni, potenziandone le capacità professionali e di inserimento lavorativo, con importanti ricadute sul territorio”.

Insieme alla professoressa Pellecchia erano presenti all'inaugurazione il Direttore Generale dell'Università di Pisa ing. Rosario Di Bartolo e il dottor Flavio Croce, referente di Ateneo per i progetti del Servizio Civile Regionale.

Al via il servizio civile regionale all’Università di Pisa con una giornata inaugurale che si è svolta venerdì 26 novembre al Polo Fibonacci. Sono ben 51 i volontari e le volontarie dai 18 ai 29 anni che saranno impegnati in Ateneo nell’ambito di sette progetti approvati dalla Regione Toscana e coordinati e gestiti dal Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP).

I ragazzi e le ragazze presteranno la loro opera per un anno nei musei dell’Ateneo e in vari centri e dipartimenti – nello specifico sono coinvolti il Sistema museale e quello bibliotecario, il Museo di Storia Naturale a Calci, l’Orto e Museo Botanico, il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi”, la Direzione Servizi per la Didattica e gli Studenti e la Direzione medica, i Dipartimenti di Filologia, Letteratura e Linguistica e di Scienze della Terra.

Dal 2015 ad oggi, grazie ai progetti presentati dall’Università di Pisa tramite il CISP, quasi 300 giovani hanno beneficiato dell’opportunità di svolgere il servizio civile in Ateneo, offrendo anche un contributo prezioso alle varie strutture e alla vita dell'intera comunità accademica.

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La giornata inaugurale del Servizio Civile Regionale

“I volontari e le volontarie avranno l'opportunità di vivere, all’interno della nostra Università, un’esperienza di alto valore formativo e di impegno civile, che in alcuni casi è sfociato anche in esperienze lavorative tuttora in corso”, dice la professoressa Enza Pellecchia Direttrice del CISP.

“L'esperienza del Servizio Civile Regionale – conclude Pellecchia - si consolida come un importante punto di riferimento per la promozione di valori di impegno civile, solidarietà, partecipazione, inclusione e utilità sociale dei servizi resi dall'Ateneo. Inoltre rafforza l'impegno formativo nei confronti delle giovani generazioni, potenziandone le capacità professionali e di inserimento lavorativo, con importanti ricadute sul territorio”.

Insieme alla professoressa Pellecchia erano presenti all'inaugurazione il Direttore Generale dell'Università di Pisa ing. Rosario Di Bartolo e il dottor Flavio Croce, referente di Ateneo per i progetti del Servizio Civile Regionale.

Dal bosco alla tavola: sabato 27 novembre, alle 9.30, presso l'Aula magna del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa (via del Borghetto n°80) si terrà il convegno in presenza e online sui “Prodotti del bosco ed erbe spontanee”. Al centro delle discussioni in programma mirtilli, tartufi, castagne, funghi ed erbe spontanee con le loro proprietà organolettiche e nutraceutiche.

Dopo i saluti del direttore del dipartimento Marcello Mele introducono il convegno Enrico Bonari, professore emerito della Scuola Sant’Anna e delegato della delegazione pisana dell’Accademia della cucina, e Andrea Serra, presidente del corso di studi in Biosicurezza e qualità degli alimenti. Numerosi gli interventi in programma, moderati dalla professoressa Annamaria Ranieri del dipartimento di Scienze agrarie. Tra gli altri, prenderanno la parola Riccardo Gucci Damiano Remorini, docenti del dipartimento di Scienze agrarie, Marco Nuti, professore emerito dell’ateneo pisano e affiliato della Scuola Sant’Anna, e Costanza Ceccanti, assegnista Ddipartimento di Scienze agrarie.

Il convegno è promosso dal dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa in collaborazione con la delegazione di Pisa dell’Accademia della cucina, che in questa occasione celebra i sessant'anni di attività, e con la partecipazione attiva dell’Accademia dei Georgofili. L'evento si terrà in presenza con possibilità di collegamento da remoto a questo link.
Giovedì, 25 Novembre 2021 10:18

Mostra fotografica “The consequences”

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre alle 17 alla Gipsoteca di Arte Antica (piazza San Paolo all’Orto 20, Pisa) si inaugura "The consequences" di Stefania Prandi, una mostra fotografica che racconta il dramma dei femminicidi attraverso lo sguardo di chi resta: mamme, sorelle, padri, figlie e figli. L’iniziativa è sostenuta dal Comitato Unico di Garanzia (CUG) dell'Università di Pisa che vi ha collaborato insieme all'Associzione Casa della Donna, Facciamo 31 e Cesvot.

La mostra sarà inaugurata dalla professoressa Elena Dundovich presidente del CUG dell'Università di Pisa e nell’occasione sarà presentato con l’autrice Stefania Prandi il libro “Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta” (Settenove, 2019).

Il progetto fotografico di Stefania Prandi nasce a seguito di un'indagine durata tre anni, che ha raccolto, attraverso le parole dei familiari, le storie di donne uccise per mano di mariti, ex fidanzati, padri, o che sono sparite. Un lavoro che mette al centro l'ascolto, accoglie la rabbia, il lutto ma anche la forza di chi porta avanti le battaglie, dentro e fuori i tribunali, per restituire dignità a queste donne, perché oltre alla verità processuale esiste anche quella storica.

Stefania Prandi, giornalista, scrittrice e fotografa, ha realizzato reportage e inchieste in Italia, Europa, Africa e Sudamerica. Si occupa di questioni di genere, lavoro, diritti umani, ambiente e cultura. Tra le sue collaborazioni: Il Sole 24 Ore, National Geographic, Radiotelevisione svizzera, El País, Al Jazeera, Correctiv, BuzzFeed. Nel 2018 ha pubblicato il libro Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo (Settenove) e nel 2020 Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta (Settenove). Ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali e premi come Volkart Stiftung Grant, Henri Nannen Preis e Otto Brenner Preis.

L’esposizione resterà aperta fino al 2 dicembre con i seguenti orari: venerdi-sabato-martedì-mercoledì-giovedì ore 10-13 e 15-19, domenica-lunedì ore 15-19.

Giovedì, 25 Novembre 2021 09:33

Mostra fotografica “The consequences”

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre alle 17 alla Gipsoteca di Arte Antica (piazza San Paolo all’Orto 20, Pisa) si inaugura "The consequences" di Stefania Prandi, una mostra fotografica che racconta il dramma dei femminicidi attraverso lo sguardo di chi resta: mamme, sorelle, padri, figlie e figli. L’iniziativa è sostenuta dal Comitato Unico di Garanzia (CUG) dell'Università di Pisa che vi ha collaborato insieme all'Associzione Casa della Donna, Facciamo 31 e Cesvot.

La mostra sarà inaugurata dalla professoressa Elena Dundovich presidente del CUG dell'Università di Pisa e nell’occasione sarà presentato con l’autrice Stefania Prandi il libro “Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta” (Settenove, 2019).

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Il progetto fotografico di Stefania Prandi nasce a seguito di un'indagine durata tre anni, che ha raccolto, attraverso le parole dei familiari, le storie di donne uccise per mano di mariti, ex fidanzati, padri, o che sono sparite. Un lavoro che mette al centro l'ascolto, accoglie la rabbia, il lutto ma anche la forza di chi porta avanti le battaglie, dentro e fuori i tribunali, per restituire dignità a queste donne, perché oltre alla verità processuale esiste anche quella storica.

Stefania Prandi, giornalista, scrittrice e fotografa, ha realizzato reportage e inchieste in Italia, Europa, Africa e Sudamerica. Si occupa di questioni di genere, lavoro, diritti umani, ambiente e cultura. Tra le sue collaborazioni: Il Sole 24 Ore, National Geographic, Radiotelevisione svizzera, El País, Al Jazeera, Correctiv, BuzzFeed. Nel 2018 ha pubblicato il libro Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo (Settenove) e nel 2020 Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta (Settenove). Ha vinto numerosi riconoscimenti internazionali e premi come Volkart Stiftung Grant, Henri Nannen Preis e Otto Brenner Preis.

L’esposizione resterà aperta fino al 2 dicembre con i seguenti orari: venerdi-sabato-martedì-mercoledì-giovedì ore 10-13 e 15-19, domenica-lunedì ore 15-19.

Dopo la partecipazione dello scorso anno, la professoressa Marilù Chiofalo (foto), docente di Fisica della materia all’Università di Pisa, componente dell’Associazione "Donne e Scienza" e del gruppo di lavoro G6 per la formazione insegnanti del Piano Lauree Scientifiche, sarà nuovamente agli Stati generali della scuola digitale che si terranno a Bergamo venerdì 26 e sabato 27 novembre, in presenza e in diretta streaming nazionale. Gli eventi saranno trasmessi su Sky24.

Sabato 27, con inizio alle ore 15.45, la professoressa Chiofalo coordinerà il panel dal titolo "Educare al pensiero scientifico: il come e il perché di una rivoluzione", al quale parteciperà, in collegamento da Stanford, Carl Wieman, Premio Nobel per la Fisica nel 2001 e una seconda vita dedicata alla ricerca didattica. Con loro discuteranno di educazione al pensiero scientifico sei relatori di qualificato rilievo scientifico: Claudia Giudici, presidente della Fondazione Reggio Children; Sabrina Maniscalco, professoressa di Informazione e logica quantistica all’Università di Helsinki e vicepresidente del Centro di eccellenza finlandese per le tecnologie quantistiche; Andrea Ferrara, professore di Cosmologia e preside della Classe di Scienze della Scuola Normale Superiore; Marisa Michelini, professoressa di Ricerca didattica per la fisica all’Università di Udine e presidente del Gruppo Internazionale di Ricerca Didattica per la Fisica; Cristina Lazzeroni, laureata UniPi, ora professoressa di Fisica delle particelle all’Università di Birmingham e spokesperson di NA62 al CERN; Stefano Sandrelli, anch'egli laureato UniPi, astrofisico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e divulgatore con libri e programmi su Rai 3 e RaiNews24.

"Nutrire le menti attraverso l’educazione e la pratica del pensiero scientifico - ha scritto la professoressa Chiofalo per presentare l'argomento del panel - è una straordinaria opportunità per accendere la creatività e consapevolezza dell’importanza degli errori, accrescere l’abilità di tradurre tra sistemi simbolici differenti da quello verbale, guardare alla realtà con spirito critico perché nella scienza si confrontano teorie affette da approssimazioni con esperimenti affetti almeno dalle imperfezioni degli strumenti di misura. Questo è sempre stato vero, mai così chiaro come in pandemia".

Nella mattinata di venerdì 26, in apertura degli Stati generali e subito dopo i saluti istituzionali e l'intervento del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, sarà presentata un’intervista speciale fatta da Marilù Chiofalo ad Howard Gardner, professore di Cognition and Education alla Harvard Graduate School of Education, sul suo ultimo libro “A Synthesizing Mind”. Al centro del dialogo ci sarà il rapporto tra intelligenza multipla e competenza singola nella cultura e nel sistema educativo, con l'idea che dobbiamo sviluppare e coltivare le capacità specialistiche, ma non a spese dell'approccio ai problemi, alle sfide, ai compiti nei modi più appropriati, anche se non seguono regole, norme e confini strettamente disciplinari.

1200px-IMO_logo.svg.png PISA, 24 novembre 2021. Sono 21 le studentesse selezionate per lo stage che si svolgerà a Pisa da venerdì 26 a lunedì 29 novembre e che è di preparazione alla European Girls’ Mathematical Olympiad (EGMO), gara internazionale di matematica in cui competono solo ragazze, la cui prossima edizione si terrà ad aprile, ad Eger, in Ungheria.


Le ragazze provengono da alcune scuole secondarie superiori di tutta Italia, e sono state recentemente selezionate con una prova online nell’ambito del Progetto Olimpiadi portato avanti dall’UMI, l’Unione Matematica Italiana. Lo stage pisano consiste in una serie di test e lezioni, e si terrà alla Scuola Normale (aula Bianchi, sala Azzurra, chiostra) e presso il Dipartimento di Matematica dell’Università. Come docenti/esaminatrici ci saranno per gran parte studentesse ed ex studentesse, della Scuola Normale e dell’Università, a loro volta partecipanti in passato a gare di matematica.

Coordinatrice dell’iniziativa alla Normale è Alessandra Caraceni, ricercatrice INdAM in distacco alla Scuola ed ex allieva. “La European Girls’ Mathematical Olympiad è organizzata dal 2012 ed è nata per incoraggiare la partecipazione delle ragazze alle gare di matematica. Sappiamo che le Olimpiadi internazionali, la massima gara per studenti, vedono la partecipazione solo per il 10% di ragazze. Molti paesi tentano così di costruire iniziative che incoraggino le ragazze a prendere parte alle Olimpiadi e le EGMO sono senz’altro la più importante a livello europeo”.

Quattro ragazze del gruppo pisano entreranno a far parte della squadra EGMO e parteciperanno alla competizione internazionale sotto la guida delle “allenatrici” Francesca Rizzo e Veronica Sacchi, anche se la selezione non avverrà tutta in questo stage. La partecipazione delle studentesse che hanno ottenuto il miglior punteggio nel test selettivo è interamente spesata, ma anche al resto delle partecipanti spetterà un contributo. La Scuola Normale ospita tradizionalmente questi eventi preparatori alle Olimpiadi della matematica, oltre a essere presente con i suoi allievi ed ex allievi nella commissione olimpiadi e nei comitati organizzatori.

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