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Comunicati stampa
Venerdì, 27 Maggio 2011 13:20

Scambio "altruistico" nel trapianto di rene

È noto a tutti che il trapianto di rene rappresenta la miglior terapia dell’insufficienza renale terminale e che il trapianto da donatore cadavere è la strada maestra del trapianto renale. Tuttavia anche nei sistemi più sviluppati (incluso il c.d. “modello spagnolo”), il numero di donatori cadavere non potrà mai essere sufficiente a coprire il fabbisogno di trapianto di rene, a causa sia dell’incidenza relativamente alta delle malattie renali che della lunga sopravvivenza dei pazienti in dialisi. Proprio per questo motivo, in tutti i sistemi sanitari moderni, il trapianto da donatore vivente è aggiunta indispensabile a quello da donatore cadavere. Con i due sistemi organizzati nel migliore dei modi si può, al massimo, evitare l’aumento della lista di attesa. È quindi chiaro che tutte le opportunità di trapianto debbano essere sviluppate nel migliore dei modi, tanto da donatore cadavere quanto da donatore vivente.

Il trapianto renale da donatore vivente ha peraltro specifici vantaggi, potendo essere eseguito in modo programmato (cioè nel momento migliore) ed avendo, in media, una sopravvivenza doppia rispetto a quello da donatore cadavere. Il trapianto da donatore vivente è inoltre particolarmente importante per alcuni pazienti, quali quelli giovani e quelli con difficoltà biologiche a trovare un donatore compatibile. Questi pazienti, affidandosi solo alla donazione cadavere potrebbero avere un’attesa molto lunga o perfino interminabile.

aupke

Il programma di trapianto renale “cross-over”, oggi regolato da un protocollo nazionale, è rivolto in modo specifico ad offrire una possibilità di trapianto a coloro che hanno un donatore vivente a cui risultano, però, non compatibili. Con uno “scambio” di donatori è possibile aggirare l’ostacolo biologico. Il trapianto “cross-over” è stato eseguito in Italia in tre occasioni, sempre a Pisa.

È noto che qualsiasi sistema rivolto a consentire il trapianto ai soggetti di più difficile trapiantabilità, come il sistema “cross over”, finisca con il selezionare persone di difficilissima trapiantabilità per le quali, tanto da donatore cadavere quanto da donatore vivente, è quasi impossibile trovare un donatore compatibile. La possibilità di trapiantare queste persone passa attraverso la disponibilità di donatori c.d. “chiave” che, in modo un po’ approssimativo, potremmo definire come donatori universali. Purtroppo questi donatori da un lato sono rari e dall’altro, quando disponibili, donano invariabilmente al proprio congiunto.

Il programma di donazione altruistica crociata di rene, attualmente attivo solo in alcuni centri negli USA, offre una possibile soluzione a questo grave problema biologico/organizzativo. La novità di questo sistema è quella di proporre a tutte le coppie donatore/ricevente di entrare nel programma cross-over indipendentemente dalla compatibilità o incompatibilità che verrà riscontrata. I dati degli USA dimostrano che con questo sistema è possibile trapiantare tutti i pazienti, anche quelli più difficili.

Per illustrare questo programma è stato organizzato un incontro per il giorno 21 Gennaio 2011 (ore14.30-19.00) presso l’aula magna storica della Sapienza (Pisa). L’incontro è principalmente rivolto all’opinione pubblica per conoscere come un programma di questo tipo sarebbe accolto in Italia e quali riflessioni possono venire da una discussione allargata a componenti “non mediche” della nostra società. È infatti possibile che questa nuova strategia ponga nuove problematiche etiche, legali, o medico-legali che potrebbero essere diverse da quelle già affrontate, e superate, negli USA. È quindi auspicio degli organizzatori che vi sia un’ampia partecipazione ed una vivace discussione.

le possibilità per il trapianto di rene

L’incontro del 21 Gennaio è proprio organizzato per favorire al massimo la discussione con il pubblico. Dopo una breve introduzione medica con illustrazione del programma di donazione altruistica crociata di rene, che sarà eseguita personalmente dal Prof. Lloyd Ratner (Columbia University, New York) che ha concepito questo sistema, si passerà ad una discussione organizzata secondo il modello del talk show. Il convegno, con ingresso libero, è organizzato dalle U.O. dell’AOUP che partecipano, principalmente, ai programmi di trapianto renale:

- UO Chirurgia Generale e Trapianti nell’Uremico e nel Diabetico
- UO Nefrologia dei Trapianti e Dialisi 1
- UO Immunoematologia
- S.O.D. Endocrinologia e Metabolismo dei Trapianti d’Organo e Cellulari

Per ogni ulteriore informazioni è possibile contattare la Segreteria Scientifica (050 995610; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

(Ufficio stampa Aoup)

ospedalePer la prima volta a Pisa sabato 12 marzo è stato effettuato un intervento di conversione andro-ginoide, cioè da maschio a femmina. L'operazione, perfettamente riuscita, è stata effettuata su una paziente di 42 anni, toscana.

Ha guidato l'equipe chirurgica - che ha operato nella UO Chirurgia generale 2 dell'Aoup – il dott. Girolamo Morelli, della UO Urologia 1, che dal 1995 si occupa di chirurgia urogenitale ricostruttiva all'interno del programma di chirurgia urogenitale diretto dal prof. Riccardo Minervini, della UO Urologia 1, ordinario di urologia. Hanno fornito un fondamentale supporto nella fase preparatoria dell'intervento anche il prof. Paolo Miccoli (direttore del dipartimento Chirurgico e della UO Chirurgia Generale 2) e il prof. Paolo Vitti (direttore del dipartimento Endocrinologia e rene e della UO Endocrinologia 1). Ha assistito all'intervento il prof. Carlo Trombetta, dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste. Pisa si unisce quindi al ristretto gruppo di centri italiani (Bari, Bologna, Napoli, Roma, Torino, Trieste) dove viene effettuato questo tipo di intervento.

Chi decide di cambiare sesso deve intraprendere un lungo percorso prima di arrivare in sala operatoria: come minimo sono necessari due anni perché possa raggiungere il proprio obiettivo. Il percorso si sviluppa infatti attraverso il dipartimento di Endocrinologia e rene, dove viene attuata un'adeguata terapia ormonale, una terapia psicologica che esclude psicopatologie in atto, e un percorso giuridico-legale che permette alla paziente di ottenere la certificazione del tribunale che la autorizza al cambiamento di sesso.

Da un punto di vista legislativo il cambiamento di sesso è infatti garantito e regolamentato dalla legge nazionale n. 164 del 14 aprile 1982 (“Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”) e, a livello regionale, dalla legge n. 63 del 15 novembre 2004 (“Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”). La Regione Toscana inoltre assicura (con la delibera n° 396 del 29 maggio 2006: “Trattamento ormonale dei soggetti affetti da disturbo dell'identità di genere”) il trattamento ormonale gratuito “ai pazienti residenti nella Regione Toscana, affetti da disturbo dell’identità di genere, sulla base di un programma terapeutico rilasciato da una struttura pubblica di Endocrinologia andrologica e ginecologica”.

Questa attività chirurgica (al momento l'Aoup ha quattro persone in lista di attesa provenienti da Firenze, Roma e Trieste) è accompagnata da un percorso formativo (curato dalla UO Politiche e gestione delle risorse umane, diretta dalla dott.ssa Grazia Valori) articolato in una serie di incontri (il primo si è tenuto il 4 marzo) cui partecipano gli infermieri e i medici che si occupano dell'accoglienza e dell'assistenza alle pazienti. Gli incontri sono organizzati in modo che tutto il personale sia adeguatamente preparato ad accogliere queste pazienti sia sotto l'aspetto psicologico e legale sia, naturalmente, sotto gli aspetti più propriamente sanitari.

(Ufficio stampa Aoup)

senoRiconoscimento internazionale alla Breast Unit di Pisa (Unità multidisciplinare di Senologia, il cui direttore clinico è la dottoressa Manuela Roncella), cui afferiscono in modo integrato le Unità operative e Sezioni di Senologia, Diagnostica senologica, Riabilitazione oncologica, Oncologia, Radioterapia, Anatomia patologica, Genetica oncologica, Chirurgia plastica, Medicina nucleare e dove giungono ogni giorno decine di persone con malattia mammaria sospetta o accertata, per effettuare il loro iter diagnostico-terapeutico e riabilitativo (riferimento CORD senologico 050.993576).

La Breast Unit di Pisa entra a far parte a tutti gli effetti del gruppo di strutture senologiche di riferimento in Europa, ottenendo tra l’altro la Full Membership, poiché in essa vengono soddisfatti tutti i criteri selettivi richiesti (volume di pazienti trattati, completezza del percorso, soddisfazione dell’utenza, adeguatezza delle strutture e delle attrezzature).

Questo riconoscimento giunge a un anno dall’inaugurazione della nuova sede presso la ex-Oculistica dell’ospedale S.Chiara, a coronamento del lungo lavoro di equipe svolto dai professionisti e degli investimenti che la Direzione aziendale ha effettuato nel campo dei percorsi oncologici.

(Ufficio stampa Aoup)

valvola aorticaUn nuovo tipo di protesi valvolare aortica che non richiede l’utilizzo di punti di sutura (“sutureless”) – recentemente introdotta nella pratica clinica e utilizzata solo in pochi centri italiani - è stata impiantata con successo per la prima volta a Pisa su due pazienti di 79 e 82 anni d’età, che attualmente stanno bene ed hanno decorso post-operatorio regolare.

In Toscana Pisa è il secondo ospedale, dopo Massa, ad aver effettuato questo tipo di intervento, che è stato eseguito dall’èquipe della Sezione di Cardiochirurgia Universitaria diretta dal Prof. Uberto Bortolotti, con la supervisione del Dott. Vincenzo Lucchetti, responsabile della Cardiochirurgia della Casa di cura di Montevergine di Mercogliano (AV), in virtù dell’esperienza da lui maturata in questo tipo di impianto.

La malattia della valvola aortica, che si manifesta sotto forma di stenosi valvolare degenerativa calcifica, colpisce prevalentemente pazienti anziani spesso affetti anche da patologie di molti altri organi e talora con funzione cardiaca compromessa. In questi casi l’intervento tradizionale può essere ad alto rischio: la tecnologia ha messo a disposizione per questi pazienti la possibilità di un impianto di protesi valvolari per via percutanea, tecnica da tempo effettuata a Pisa e per la quale il Dipartimento Cardio-Toracico e Vascolare è un centro di riferimento. Qualora questa non sia praticabile per ragioni anatomiche, l’impianto di una protesi “sutureless” offre un’ulteriore opzione terapeutica. Infatti – rispetto alla chirurgia tradizionale – l’impianto delle nuove protesi presenta l’evidente vantaggio della minore durata del clampaggio aortico e dell’ischemia miocardica (intervallo di tempo in cui – durante l’intervento – il sangue non affluisce più al cuore) con conseguente riduzione dello stress chirurgico. Un ulteriore potenziale vantaggio è la possibilità dell’impianto di tali protesi mediante accessi chirurgici limitati (mini-sternotomie e mini-toracotomie).

Le protesi sutureless impiantate a Pisa sono protesi biologiche in pericardio equino, auto espandibili in quanto montate dentro un supporto in nitinolo, lega di nickel e titanio, che alla temperatura di 0 gradi è molto malleabile e - una volta riportata alla temperatura corporea - tende ad espandersi, consentendo un perfetto ancoraggio della protesi nella sua sede definitiva. Tali dispositivi garantiscono un’ottima performance emodinamica anche nelle protesi di più piccolo calibro e non richiedono l’uso di anticoagulanti. L’unico svantaggio è attualmente rappresentato dal maggior costo rispetto alle protesi tradizionali – anche se inferiore a quello delle protesi percutanee - per cui, se dovessero entrare nello standard clinico quotidiano, questo consentirebbe un abbattimento dei costi, potendone quindi prevedere un impiego su più ampia scala con evidenti benefici per i pazienti.

(Ufficio stampa Aoup)

pilota F1Giulio Bernardi, giovane medico dottorando nell’Unità operativa di Biochimica clinica del Dipartimento di Medicina di laboratorio e diagnostica molecolare (entrambi diretti dal professor Pietro Pietrini), ha ricevuto un prestigioso riconoscimento dalla Organization for Human Brain Mapping (OHBM), la principale organizzazione mondiale per lo studio della mappatura metabolico funzionale del cervello nell’uomo.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) Giulio Bernardi ha studiato i meccanismi cerebrali che sottendono l’elaborazione dell’informazione visuo-motoria nel cervello di piloti di Formula 1 e di soggetti naive (semplici, non esperti). I risultati dello studio mostrano che i piloti di Formula 1 hanno una diversa connettività funzionale tra distinte regioni cerebrali implicate nei processi visuo-motori rispetto ai soggetti naive. Questi dati suggeriscono una riorganizzazione funzionale dei network cerebrali visuomotori in individui con particolari abilità, quali appunto i piloti. “Questi risultati hanno importanti implicazioni anche per lo sviluppo di strategie riabilitative in pazienti con ictus o altri danni cerebrali”, ha commentato il Prof. Pietrini.

La ricerca di Bernardi, condotta in collaborazione con il Dipartimento di Medicina interna dell’Aoup e con Formula Medicine di Viareggio, è stata una delle poche selezionate tra le oltre tremila proposte ricevute da tutto il mondo per l’attribuzione dello Young Investigator Travel Award, per la partecipazione al Congresso internazionale della organizzazione che si svolgerà il prossimo giugno a Montreal. Meno del 5 per cento dei contributi viene scelto per presentazione orale e solo una piccola frazione di questi viene ulteriormente selezionata per il Travel Award.

Il riconoscimento al giovane studioso è l’ultimo attestato in ordine di tempo all’Unità operativa di Biochimica clinica che da anni è ai vertici della ricerca dei correlati molecolari delle funzioni mentali nell’uomo. Il professor Pietrini, infatti, ha ricoperto la carica di presidente del Comitato scientifico della OHBM nel triennio 2007-2009.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 12:52

Insieme per la solidarietà

foto immobileAccogliere in una struttura adeguata i bambini affetti da patologie oncoematologiche, offrire un sostegno concreto e tangibile alle loro famiglie, garantire una gratuita assistenza per le loro peculiari necessità oltre l’ospedale: tutto ciò è finalmente possibile grazie all’Isola dei Girasoli, il Residence che la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa ed AGBALT ONLUS - l'Associazione Genitori per la cura e l’assistenza ai Bambini Affetti da Leucemia o Tumore, sono riuscite a realizzare nella zona di San Cataldo, in un’area dedicata nella nuova via Moruzzi che collega il CNR con l’Ospedale di Cisanello.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, nell’ambito di un approfondito studio delle necessità del territorio circa interventi da compiere in favore di categorie sociali deboli o bisognose di assistenza, ha recepito la necessità di tale struttura ed ha varato un progetto per l’ospitalità di bambini che, accompagnati dalle proprie famiglie, devono soggiornare a lungo a Pisa per essere sottoposti a terapie oncologiche o a trapianto di midollo osseo.

Protagonista di questa iniziativa è stata appunto l’AGBALT che da molto tempo opera a Pisa con grande efficienza, collaborando e affiancando l’Unità Operativa di Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa diretta dal dott. Claudio Favre.

Si è avviata perciò la progettazione di un immobile della superficie di circa 2.400 m2, composto da 13 appartamenti, uffici, magazzini, sala riunioni ed ampio spazio ludico, concepito sin dalla fase ideativa per le specifiche esigenze igieniche e sanitarie dei futuri ospiti. AGBALT ha acquistato il terreno per un valore di circa 400mila €, la Fondazione Cassa Risparmio ha destinato al progetto un’erogazione di € 2.250.000 €. Ha avuto inizio così la costruzione dell’edificio e alla fine dei lavori AGBALT, ha acquistato gli arredi e le attrezzature domestiche e ha provveduto alla sistemazione dell’area verde con un investimento di oltre 600mila €.

Fondamentale il contributo del Comune di San Giuliano Terme (l’immobile si trova infatti nella sua area), che è stato molto vicino al progetto con grande spirito collaborativo, costruttivo e non privo di vero affetto.

Non si tratta soltanto di un efficace supporto logistico a famiglie così duramente provate, ma della reale concretizzazione di un progetto unico ed innovativo, che consentirà l’attivazione di un programma di dimissioni precoci dei pazienti degenti presso l’U.O. di Oncoematologia Pediatrica dell’AOUP. La continuità assistenziale sarà garantita presso il Residence “Isola dei Girasoli”, grazie alla presa in carico da parte del Servizio di Assistenza Domiciliare dell’ASL 5, che opererà in stretta collaborazione con il personale della U.O. di Oncoematologia Pediatrica, con l’A.O.U.P e con la Società della Salute, sulla base delle esigenze di volta in volta rilevate.

Questo sistema consentirà di contenere il numero e la durata dei ricoveri ospedalieri e di assicurare la migliore assistenza possibile, recando sia beneficio al singolo bambino (miglioramento della qualità di vita) sia alla collettività (indubbia riduzione della spesa sanitaria per la diminuzione dei periodi di ricovero). Si consideri che a Pisa vengono mediamente trattati ogni anno 40 – 45 nuovi casi di leucemia o di tumori solidi; l’attività di Day Hospital ed ambulatorio registra circa 7.500/8.000 accessi all’anno ed il numero dei ricoveri varia dai 500 ai 600. Al Centro afferiscono pazienti provenienti da Pisa, da altre province toscane e da altre regioni nonché da paesi stranieri, europei ed extraeuropei, in cui l’assistenza è estremamente carente e la possibilità di salvare questi bambini nettamente inferiore. Sono stati effettuati ad oggi 800 trapianti di cellule staminali emopoietiche autologhe, allogeniche da donatore familiare compatibile e non, da donatore non familiare (Banca) e da cordone ombelicale.

Sabato 7 maggio, alle 10.30, alla presenza di varie autorità e dell’Arcivescovo di Pisa, si procederà all’inaugurazione. La settimana successiva l’immobile accoglierà i primi ospiti. L’intera gestione dell’attività è affidata ad A.G.B.A.L.T che, da sempre, ha dato prova di essere in grado di gestire realtà importanti e di notevole complessità.

(Ufficio stampa Aoup)

baby coolingÈ di qualche giorno fa la notizia che a Londra una neonata è stata salvata dai medici dell’Ospedale di Cambridge, che l’hanno ‘congelata’ per 3 giorni a una temperatura di 33,5° scongiurando danni cerebrali permanenti dovuti alla mancanza di ossigeno alla nascita (ipossia), durata almeno 25 minuti. Si tratta del cosiddetto “baby cooling” ed è ormai considerata universalmente la terapia standard per i neonati che soffrono di encefalopatia ipossico-ischemica come esito di un parto difficile. Negli Usa e nel Nord Europa viene regolarmente praticata, in Italia solo in alcuni centri poiché è richiesta la massima integrazione fra punto nascita, trasporto neonatale e terapia intensiva neonatale, in quanto spesso si tratta di una vera e propria lotta contro il tempo (affinché sia efficace, infatti, il trattamento ipotermico deve cominciare entro le 6 ore dal parto).

L’ospedale Santa Chiara di Pisa è stato fra i primi in Italia a praticarla come servizio di Area vasta, avendo cominciato ormai nell’aprile del 2009. Ad oggi sono stati trattati 15 neonati, due nati presso la stessa struttura e 13 provenienti da punti nascita dell’area vasta.

L’utilizzo del protocollo è stato reso possibile dal fatto che a Pisa l’Unità operativa di Neonatologia diretta dal Prof. Antonio Boldrini rappresenta un centro di III livello e dispone del servizio di trasporto neonatale. La responsabile del trattamento neuroprotettivo con ipotermia è la Dr.ssa Laura Bartalena, che spiega quando e come praticare il trattamento.

In cosa consiste il baby cooling?

È un trattamento che noi applichiamo a neonati a termine o vicino al termine (età gestazionale superiore o pari a 36 settimane), con un peso corporeo pari o superiore a 1,8 chilogrammi, che presentano un quadro di encefalopatia ipossico ischemica di grado moderato o severo, secondaria ad una asfissia perinatale, definita da determinati criteri (sono esclusi i bambini con più di 6 ore di vita e anomalie congenite). In sostanza il neonato che nasce in asfissia e che presenta alcune particolari caratteristiche cliniche, viene al più presto sottoposto a elettroencefalogramma ad ampiezza integrata e, se anche questo esame è alterato, non solo non viene riscaldato, ma gli viene abbassata la temperatura corporea fino ai 33,5° e mantenuta tale per 72 ore. Il sistema di raffreddamento è costituito da un materassino ad acqua collegato a un apparecchio raffreddante. Durante l’ipotermia il neonato viene assistito in modo intensivo, con monitoraggio della pressione arteriosa, della glicemia, valutazione ecocardiografica, eventuale supporto farmacologico cardiovascolare, gestione degli elettroliti per possibile insorgenza di complicanze d’organo. Le lesioni cerebrali vengono monitorate mediante elettroencefalogramma continuo ed ecografia cerebrale. Al termine delle 72 ore la temperatura corporea viene riportata progressivamente a valori normali ma il riscaldamento deve essere molto lento, con incrementi di mezzo grado ogni ora, per evitare lo scatenarsi di crisi convulsive.

Quali sono i rischi dell’asfissia perinatale?

L’asfissia perinatale colpisce da 1 a 4 per mille nati a termine. Costituisce la principale causa di mortalità e nei sopravvissuti può determinare conseguenze neurologiche permanenti a cui si associano gradi di disabilità anche gravi. L’asfissia può coinvolgere numerosi organi e apparati del neonato, ma è soprattutto il coinvolgimento del sistema nervoso centrale con l’insorgenza di encefalopatia a condizionare la prognosi. Quando l’encefalopatia ipossico-ischemica è di grado moderato o severo il rischio di mortalità del piccolo è compreso tra il 10 e il 50%. Tra i sopravvissuti, fino al 25% sviluppa conseguenze neurologiche, soprattutto paralisi cerebrale, deficit sensoriali, ritardo mentale. Fino a pochi anni fa era possibile assistere il piccolo con questa patologia esclusivamente con una terapia di sostegno delle funzioni vitali e un trattamento sintomatico delle complicanze. Oggi il trattamento ipotermico consente di contenere efficacemente i danni neurologici.

Perché l’ipotermia protegge il cervello?

Perché raffreddando il capo o l’intero corpo del neonato si limita l’attività delle cellule cerebrali destinate alla morte per mancanza di ossigeno, permettendo così una sorta di “risparmio energetico”. Consumando meno, le cellule diventano più resistenti e non vanno in necrosi. È però bene precisare che il trattamento ipotermico rallenta la progressione del danno neurologico contenendolo, ma non lo annulla. Quando il danno alla nascita è stato molto grave purtroppo gli esiti sono inevitabili.

Quali controlli deve effettuare un neonato che ha subìto un trattamento in ipotermia?

Il piccolo viene sottoposto a numerose valutazioni cliniche e indagini neurologiche cadenzate fino ai 2 anni di vita per identificare e valutare gli eventuali danni neurologici insorti.

In Toscana, oltre Pisa, quali altri centri effettuano il ‘baby cooling’?

In Toscana è stato attivato nel 2009 il progetto NeoNATI (Neonatal neuroprotection of asphyxiated Tuscan Infant) grazie al quale tutti i punti nascita sono in rete con i tre Centri che effettuano il trattamento in ipotermia (oltre a Pisa, il Meyer a Firenze e l’AOU di Siena). Sono stati anche attivati corsi di formazione a livello della nostra area vasta, per personale medico e infermieristico, in modo da garantire il riconoscimento tempestivo dei bambini asfittici in qualunque punto nascita.

E se il trattamento inizia dopo 6 ore?

Ci sono evidenze scientifiche che ci portano a pensare che probabilmente si potrà ampliare la finestra terapeutica, non solo per quel che riguarda il tempo di inizio dell’ipotermia, ma anche per l’età gestazionale del neonato. Sono inoltre in corso di sperimentazione farmaci che, associati all’ipotermia, appaiono potenziarne gli effetti positivi.

Quali sono i rischi e gli effetti collaterali del trattamento ipotermico?

Si può dire che l’ipotermia sia un trattamento sicuro, a bassa incidenza di eventi avversi, comunque non gravi. Sicuramente gli eventi più frequenti sono carenza di piastrine e bradicardia, entrambi risolvibili. Quanto invece ai possibili danni cutanei da freddo sulla pelle molto delicata del neonato è opportuno variare i punti di contatto della cute sul materassino refrigerato, muovendo il piccolo frequentemente.

(Ufficio stampa Aoup)

Venerdì, 27 Maggio 2011 11:09

Premiata ricercatrice di Endocas

logo endocasUn sistema di navigazione elettromagnetico per la chirurgia endovascolare, per fornire assistenza al chirurgo proprio come i navigatori satellitari GPS delle automobili consentono al guidatore di visualizzare la propria posizione su una carta stradale virtuale. È il risultato della ricerca svolta da Sara Condino, ingegnere biomedico con dottorato al Centro EndoCAS dell’Università di Pisa, diretto dal professor Franco Mosca e coordinato dal professor Mauro Ferrari, che ha ricevuto il Premio Barlettani promosso da Rotary club Cecina-Rosignano e Lions club Cecina.

Il riconoscimento ha premiato una ricerca nel campo della chirurgia assistita dal calcolatore, che consente che le immagini cliniche acquisite in fase pre-operatoria con sistemi di imaging CT o in fase intra-operatoria, con scanner radiologici rotazionali, siano utilizzate per creare "mappe" anatomiche tridimensionali. Così, mentre il chirurgo esegue la procedura, il sistema di navigazione monitora lo spostamento degli strumenti endovascolari e mostra su un monitor la loro esatta posizione all’interno del modello tridimensionale dell’albero vascolare del paziente.

Le procedure chirurgiche endovascolari sono tradizionalmente eseguite sotto guida fluoroscopica, modalità di imaging bidimensionale basata su raggi X; il sistema progettato da Sara Condino permetterà di ridurre al minimo il numero di immagini fluoroscopiche necessarie per l’esecuzione delle procedure nonché l’esposizione del personale medico e del paziente ai raggi X. Inoltre ridurrà le difficoltà tecniche per il chirurgo, dovute alla mancanza di percezione spaziale tridimensionale.

(Ufficio stampa Aoup)

Martedì 24 maggio, alle ore 15.30, presso il Multisala Isolaverde in via Frascani, Vittorio Volterra, già direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Bologna, terrà un seminario dal titolo “La pedofilia: un delitto, una perversione, una malattia”.

L’incontro è promosso dalla scuola di specializzazione in Psichiatria e affronterà una serie di problemi riguardanti la pedofilia, quali le caratteristiche dei perpetratori, le conseguenze per le vittime e la drammatica conflittualità in cui il pedofilo si trova.

Saranno commentati brevi spezzoni di film che illustrano le modalità di violenza e di seduzione messe in atto e le conseguenze del trauma per i minori e i loro familiari.

Esaminando gli aspetti psichiatrico-forensi e medico-legali riguardanti la pedofilia e le situazioni d’incesto, il seminario si chiuderà con l’analisi delle difficoltà nel trattamento e nella riabilitazione di coloro che hanno scontato pene anche severe per la propria condotta.

In occasione della seconda edizione di “Green City Energy”, il Forum internazionale sulle nuove energie per lo sviluppo della Smart City, che si terrà a Pisa il 26 e 27 maggio presso il Centro Espositivo San Michele degli Scalzi, la facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa curerà uno stand dedicato al “Progetto Filiera Idrogeno”, in cui saranno illustrati i risultati delle ricerche per lo sviluppo e la sperimentazione di sistemi di mobilità basati sull’uso dell’idrogeno come vettore di energia.

Lo spazio espositivo SMS ospiterà 4 poster, 
il primo dal titolo “Linea idrogeno per motori a combustione interna” relativo alla ricerca condotta dal gruppo del professor Roberto Gentili del dipartimento di Ingegneria dell’energia e dei sistemi, che ha portato alla realizzazione di un prototipo di motore monocilindrico derivato da un motore motociclistico Aprilia di serie da 650 cm3.

Altri due poster saranno dedicati alla ricerca condotta dal gruppo del professor Massimo Ceraolo, sempre del dipartimento di Ingegneria dell’energia e dei sistemi, sulla “Realizzazione di un veicolo a idrogeno a celle a combustibile”. Il quarto poster sarà curato dal gruppo del professor Pierangelo Terreni, del dipartimento dell’Informazione, elettronica, informatica, telecomunicazioni, dal titolo “Batterie intelligenti per la mobilità sostenibile”. Infine sarà presentato un filmato dal titolo “Io vado a Idrogeno”.

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