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L’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi, in collaborazione con la Fondazione Cogeme e il Comune di Berlingo (BS), bandisce la nuova edizione del premio "Dario Ciapetti" - enti locali e sostenibilità dedicato a tesi di laurea legate a una visione sostenibile e integrata di governo del territorio, con particolare attenzione al ruolo svolto dagli Enti Locali.

Il termine ultimo per la presentazione delle domande è il 31 ottobre 2024.

Per informazioni contattare l'Associazione Comuni Virtuosi via mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando al 338/4309269

Lunedì, 02 Settembre 2024 08:36

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Tra 7,2 e 5,3 milioni di anni fa, nell’intervallo di tempo che i geologi chiamano Messiniano, le specie marine del Mediterraneo furono decimate da un aumento vertiginoso di sale nelle acque del mare, con una perdita di biodiversità che riuscì a ricostituirsi solo nel corso di oltre un milione e mezzo di anni.  In uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Science, un gruppo internazionale di geologi e paleontologi composto da 29 scienziati di 25 università e istituti di ricerca europei è stato in grado di quantificare tale perdita di biodiversità nel Mar Mediterraneo in corrispondenza della Crisi di Salinità del Messiniano e il successivo recupero biotico.

Guidato da Konstantina Agiadi dell'Università di Vienna, tale team di ricerca ha visto la partecipazione dell’Università di Pisa nelle persone del professor Giovanni Bianucci e del ricercatore Alberto Collareta, paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.

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Da sinistra: Giovanni Bianucci e Alberto Collareta.

Sulla base di un estensivo censimento del registro fossile risalente al Miocene Superiore e al Pliocene Inferiore (da 12 a 3,6 milioni di anni fa), il team ha scoperto che i due terzi delle specie marine del Mar Mediterraneo del Pliocene Inferiore era differente da quelle presenti nel bacino precedentemente alla Crisi di Salinità del Messiniano. Solo 86 delle 779 specie endemiche del Mediterraneo (presenti, cioè, esclusivamente in tale bacino) sopravvissero agli sconvolgimenti ambientali conseguenti alla separazione dall'Oceano Atlantico.

In particolare, i due ricercatori dell’Università di Pisa hanno analizzato le evidenze paleontologiche dei popolamenti a squali e mammiferi marini del Mar Mediterraneo a cavallo di questo grande evento geologico. “Mentre il registro fossile, nel suo complesso, suggerisce un drastico impatto della Crisi di Salinità del Messiniano sulle forme di vita presenti nel Mediterraneo – spiega Alberto Collareta – i fossili di squali offrono delle informazioni diverse e complementari. In particolare, il rinnovamento faunistico che si osserva nel Pliocene Inferiore – con la comparsa nel Mar Mediterraneo di forme moderne come lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) e il declino di altri predatori apicali più tipici del Miocene (ad esempio il famoso ‘Megalodon’) – riflette fenomeni evolutivi e turnover faunistici osservabili alla scala globale più che eventi relativi dalla portata regionale. In questo senso, il biota mediterraneo che rinacque dalle ceneri della crisi messiniana fu dunque necessariamente altro rispetto a quello che aveva caratterizzato il bacino nel corso del Miocene”.

Mio Pliocene SharkCetaceans

“Una dinamica simile si osserva anche nell'evoluzione della fauna a cetacei del Mediterraneo – osserva Giovanni Bianucci – con l'emergere e la rapida diversificazione dei delfini oceanici (famiglia Delphinidae) nel Pliocene Inferiore, come testimoniato da un eccezionale record fossile rinvenuto in Toscana, Piemonte ed Emilia-Romagna. Analogamente a quanto osservato per gli squali, la comparsa di forme moderne coincide con il declino di specie tipicamente mioceniche, come i grandi capodogli macropredatori. Il fatto che anche questo turnover tra i cetacei abbia avuto una portata globale suggerisce che la coincidenza temporale degli eventi non sia casuale: un fenomeno regionale, ma comunque catastrofico, come la Crisi di Salinità Messiniana, potrebbe infatti aver avuto ripercussioni su scala mondiale sugli ecosistemi marini”.

Questo nuovo studio apre a nuove prospettive sulla Crisi di Salinità Messiniana e provvede, per la prima volta, a una quantificazione sinottica delle conseguenze di tale crisi su molti gruppi di organismi marini. Allo stesso tempo, esso fornisce uno stimolo per ulteriori questioni di ricerca: dove si rifugiarono le poche specie endemiche del Mediterraneo miocenico che furono in grado di sopravvivere alla Crisi di Salinità Messiniana? Quale fu l’impatto dei molti altri “giganti salini” che punteggiano la crosta terrestre? Quale sono le lezioni che questo evento può insegnarci nell’attuale contesto di crisi biologica?


La Crisi di Salinità del Messiniano
Da oltre cinquant’anni la comunità scientifica si interroga sulle cause e le conseguenze della Crisi di Salinità del Messiniano, e soprattutto sull’impatto di un evento tanto eccezionale sugli ecosistemi mediterranei. Ipotesi contrastanti si sono confrontate – e talvolta scontrate – nel corso dei decenni: alcuni ricercatori hanno ipotizzato la quasi completa sterilizzazione di un Mar Mediterraneo divenuto eccessivamente salino, mentre altri hanno argomentato a favore della persistenza locale di corpi d’acqua a salinità normale e di ecosistemi francamente marini per tutta la durata della Crisi di Salinità del Messiniano.

Riconosciuto nelle sue proporzioni titaniche nei primi anni ’70 del secolo scorso, questo “gigante salino” si formò in un bacino in via di disseccamento a seguito dell’emersione dei corridoi marini che fino ad allora avevano connesso il Mediterraneo all’Oceano Atlantico nell’area ispano-marocchina garantendo l’afflusso costante di acque marine di origine atlantiche nell’arida regione mediterranea. Tali condizioni estreme si protrassero alcune centinaia di migliaia di anni: il ritorno a condizioni marine normali avvenne soltanto 5,3 milioni di anni fa, all’inizio dell’epoca pliocenica, in conseguenza dell’apertura dello Stretto di Gibilterra e a seguito di una breve fase in cui le acque mediterranee divennero salmastre.

Tra i premiati della Società Italiana di Fisica (SIF) per i laureati dopo il maggio 2017 ci sono anche Valerio Bertacchi e Lorenzo Cotrozzi, due giovani fisici che hanno conseguito il titolo all’Università di Pisa. Il riconoscimento sarà consegnato loro il 9 settembre in occasione del 110° congresso nazionale della SIF che si svolgerà presso l’Università di Bologna.

bertacchiValerio Bertacchi, laureato in Fisica nel 2017, è il vincitore del premio “Giuseppe Franco Bassani” della Società Italiana di Fisica (SIF). Valerio Bertacchi si è formato presso il Dipartimento di Fisica “E. Fermi” dell’Università di Pisa e la sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Pisa, con un’esperienza di ricerca di due mesi presso il Fermi National Accelerator Laboratory (FNAL) di Chicago, all’interno del programma Summer Student di INFN e FNAL. A seguire ha svolto una tesi all’interno del gruppo UNIPI-INFN di Belle II, sotto la supervisione dei professori Francesco Forti ed Eugenio Paoloni. Belle II è l’esperimento che opera sull’acceleratore asimmetrico elettrone-positrone SuperKEKB che si trova nei laboratori di KEK (Tsukuba, Giappone). Dopo la laurea, Valerio Bertacchi ha conseguito il dottorato di ricerca alla Scuola Normale Superiore di Pisa all’interno del gruppo di CMS, sotto la supervisione del professor Gigi Rolandi. CMS è uno degli esperimenti del Large Hadron Collider (LHC) del CERN di Ginevra.

Successivamente, Valerio Bertacchi ha vinto un postdoc presso il Centre de Physique des Particules de Marseille (CPPM), nell’ambito del progetto ERC Nepal di Justine Serrano, tornando nell’esperimento Belle II. Durante il postdoc ha trascorso anche un periodo come Visiting Researcher nel gruppo di Belle II di Karim Trabelsi ai Laboratoire de Physique des 2 Infinis Irène Joliot Curie (IJCLab) di Orsay. Nell’ottobre 2024 Valerio Bertacchi si sposterà in Germania, dove ha vinto dei fondi di ricerca e un postdoc presso l’Università di Bonn, dove proseguirà la sua ricerca nell’esperimento Belle II.

Lorenzo CotrozziLorenzo Cotrozzi, laureato in Fisica nel 2020, si è aggiudicato il Premio "Giuliano Toraldo di Francia" della SIF. Durante l’anno della sua tesi, Cotrozzi ha collaborato con l’esperimento “Muon g − 2” al Fermilab di Chicago. La sua tesi magistrale era incentrata sul primo risultato scientifico dell’esperimento, pubblicato nel 2021. Lorenzo Cotrozzi ha continuato l’attività a Pisa come dottorando in Fisica, dal 2020 al 2023, sotto la supervisione del professor Graziano Venanzoni, con una tesi finalizzata all'analisi del secondo risultato di fisica dell'esperimento Muon g-2. Sempre in collaborazione con Muon g − 2, ha passato in totale sei mesi a Chicago come coordinatore dell’esperimento, ha gestito la calibrazione e i tagli di qualità dei nuovi dati raccolti e ne ha condotto l’analisi. Con altri dottorandi, ha organizzato il workshop all’Università di Pisa “NePSi 2023”, dove più di cento fisici da tutto il mondo si sono riuniti per aggiornamenti sulla fisica del Muon g – 2.

Nel 2023 ha ottenuto un posto da ricercatore postdoc all’Università di Liverpool. IIn questo ruolo, ha iniziato l’analisi di dati raccolti e non ancora analizzati dall’esperimento KLOE, presso i Laboratori Nazionali di Frascati, rilevanti per la previsione teorica del Muon g − 2. L’obiettivo è quello di raggiungere una precisione competitiva con misure recenti di altri gruppi, grazie alle dimensioni del campione statistico e a nuove tecniche di analisi. In parallelo a questa attività, si è unito al progetto europeo “STRONG2020”, i cui risultati giocheranno un ruolo importante per i futuri sviluppi nella fisica del Muon g − 2, sia dal lato teorico che sperimentale.

 

 

Leggi i dettagli: https://www.unipi.it/index.php/servizi-e-orientamento/item/28589-selezione-per-l-assegnazione-di-2-contributi-della-fondazione-sbranti-riservati-agli-studenti-agli-studenti-di-nazionalita-polacca-residenti-in-polonia

 

 

Leggi i dettagli: https://www.unipi.it/index.php/servizi-e-orientamento/item/28589-selezione-per-l-assegnazione-di-2-contributi-della-fondazione-sbranti-riservati-agli-studenti-agli-studenti-di-nazionalita-polacca-residenti-in-polonia

Martedì, 27 Agosto 2024 11:34

Funding for online teaching collaborations

Maggiori informazioni a questo link: https://www.circle-u.eu/news/2024/coil.html

 

Martedì, 27 Agosto 2024 09:40

Course catalogue: Master's degree programmes

Sorry, please follow the link: www.unipi.it/ects

Con la sua vettura elettrica ET-16, l’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa ha partecipato alla Formula Student Germany, l’International Design Competition che dal 12 al 18 agosto ha riunito sul circuito di Hockenheim team di studenti da tutto il mondo. Eccellente il risultato ottenuto dalla scuderia pisana: l’E-Team ha concluso la prova "Endurance" – considerata la “prova regina” in quanto valuta le performance complessive del prototipo – portando a casa una ventesima posizione su 79 partecipanti, unico team italiano a completare e passare le ispezioni, riuscendo nell’impresa di concludere l’ardua prova. Dopo aver completato l’assetto macchina, il primo sprint è stato una sfida con l’asfalto bagnato, per poi finire con un cambio pilota nella seconda parte della prova.

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Le prove statiche si sono suddivise tra design, business plan e cost report, e sono state portate a termine con ottimi risultati. Il Business Plan ha ricevuto i complimenti per l’idea nata e portata avanti con dedizione durante l’anno. Il Cost Report si aggiudica un’eccellente ottava posizione nella top ten di FSG per l’altissimo livello raggiunto. La prontezza e precisione nel superare piccoli ostacoli lungo il percorso hanno permesso di superare le ispezioni meccaniche, elettriche e sulla batteria e di accedere alle prove dinamiche. L’acceleration si è conclusa con un tempo di 4.66 e l’autocross ha regalato 94 secondi al primo giro e un ottimo tempo di 87 al secondo.

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Nell’overall il team di Pisa si è posizionato 40esimo, terzo tra le squadre italiane dietro solo al Politecnico di Milano e all'Università di Padova. Ottima soddisfazione considerato il livello della competizione che accoglie i migliori team del mondo e che il team pisano è soltanto alla sua seconda partecipazione con la vettura elettrica. Un risultato che rimarrà negli annali dell’E-Team Squadra Corse. La prossima competizione sarà in casa, a Varano de’ Melegari dal 4 al 9 settembre.

Dal prossimo 9 settembre apriranno le iscrizioni ai corsi universitari del Cus Pisa. Il primo periodo di attività dei corsi comincerà martedì 1° ottobre e finirà sabato 21 dicembre.
I corsi come di consueto sono suddivisi tra sport di squadra e sport individuali.
Tra quelli di squadra, ai classici (Pallavolo, Beach volley, Basket, Calcio a 5, Tennis) si affiancano due novità: Dodgeball e Pickleball. Proseguiranno inoltre anche quest’anno i corsi di Rugby a 7 e di Ultimate Frisbee.
Gli sport individuali comprendono il Tennis, le più tradizionali Preparazione atletica e Sala pesi, ma anche le arti marziali (Judo, Karate, Thai boxe, Pugilato, e da quest’anno anche l’MMA, acronimo di Mixed Martial Arts), in convenzione con un’altra società sportiva.
Per quanto riguarda l’area fitness, ai corsi consueti (Get Fit, Fit boxe, Funzionale, Pilates) si aggiungono GAG e Calisthenics.

Chi studia all’Università gode di un’iscrizione gratuita al centro che può essere completata con il tesseramento direttamente nei nostri impianti e fruisce inoltre di agevolazioni nell’iscrizione ai corsi e nella prenotazione dei campi. Ma le porte del Cus Pisa sono aperte a chiunque dai 14 anni in su.

Il Percorso Vitae all’interno degli impianti di via Chiarugi è liberamente fruibile da tutte le persone tesserate. Infine, è possibile prenotare i campi per giocare a Pallacanestro, Pallavolo, Tennis, Beach Volley, Calcio a 5, Calcio a 8 e Tennis tavolo.

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