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I cittadini scienziati riscoprono farfalle che temevamo scomparse dai parchi nazionali italiani
Coinvolgere i cittadini nella difesa della biodiversità può dare risultati inaspettati, come la riscoperta di specie che credevamo scomparse dai nostri ecosistemi. Lo documenta uno studio coordinato dall’Università di Firenze e a cui ha contribuito anche l’Università di Pisa, che riporta i risultati della partecipazione degli appassionati di farfalle nel monitoraggio delle specie presenti nei parchi nazionali italiani. La ricerca, pubblicata sulla rivista Biodiversity and Conservation, rappresenta un caso virtuoso di citizen science e ha permesso di aggiornare gli indici di rischio di estinzione delle circa 250 specie presenti nei parchi nazionali italiani. Responsabile dello studio è Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Ateneo fiorentino, che ha guidato il team composto anche dai ricercatori delle Università di Pisa e di Torino e dell’Institute of Evolutionary Biology di Barcellona. Per l’Università di Pisa ha partecipato Alessandro Cini, ricercatore del Dipartimento di Biologia.
Hipparchia neomiris, foto di stefanodirektor, dal sito iNaturalist.org.
“Per la comunità degli studiosi può essere difficile raccogliere i dati necessari per registrare l’andamento della presenza degli insetti, tanto che per alcune specie paventavamo l’estinzione da alcuni Parchi nazionali in quanto mancavano conferme da decenni – spiega Dapporto – A scongiurare un possibile armageddon sono stati proprio i cittadini: con le foto e le informazioni su data e luogo degli scatti, postati sul sito di citizen science iNaturalist, abbiamo raccolto oltre 50.000 testimonianze per l’Italia, molto superiori alle osservazioni che avremmo potuto registrare durante le attività di ricerca sul campo”.
Grazie alla documentazione caricata negli ultimi quattro anni dagli appassionati, infatti, il team di ricercatori ha potuto confermare la presenza di farfalle di cui non si avevano avvistamenti da alcuni decenni. “Quando di un insetto non si hanno segnalazioni recenti, alla sua specie viene attribuito un indice di rischio di estinzione, che è il risultato del rapporto tra gli anni in cui le osservazioni sono assenti e quelli da cui si registra la prima presenza. La misura si applica a tutte le specie di un Parco per ottenere una percentuale generale di rischio. Per svariati ambienti e popolazioni di farfalle, questo indice si attestava su valori al di sopra del 50%, molto lontani quindi dal rischio zero – chiarisce il ricercatore. Per esempio, nello studio, abbiamo preso in esame specie delle quali non si avevano più avvistamenti dagli anni ’60, dunque con un rischio di estinzione estremamente elevato nei nostri Parchi”.
Valutando i dati della comunità virtuale dei naturalisti, spesso neppure consapevoli di aver ‘preso nella rete’ un esemplare rarissimo, i ricercatori hanno riconosciuto molte farfalle date per scomparse. È il caso di Hipparchia neomiris, specie endemica di poche isole e ‘sparita’ dagli anni ’80 a Capraia, finché due cittadini scienziati l’hanno registrata nel 2019 e nel 2020. “Le osservazioni dei cittadini scienziati ci fanno capire che la situazione è più rosea di quella descritta dalla letteratura scientifica – commenta Dapporto – Complessivamente, infatti, abbiamo abbassato di circa 11% l’alert relativo alle farfalle presenti nei Parchi naturalistici, che potrebbero contribuire a sviluppare le competenze degli appassionati e beneficiare così del loro straordinario contributo alla difesa della biodiversità degli insetti impollinatori”.
Alessandro Cini, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa.
Oltre ad aiutare a valutare lo stato di salute delle farfalle dei Parchi nazionali italiani, lo studio permette anche di capire l'importanza e il tipo di contributo che i cittadini scienziati possono fornire con i loro dati. "Questo aspetto è di grande importanza e attualità - aggiunge Alessandro Cini - capire i limiti e i punti di forza della scienza fatta dai e con i cittadini è un aspetto molto attuale della ricerca scientifica. Se infatti da un lato coinvolgere molte persone garantisce una grande quantità di segnalazioni, dall’altro ci potremmo aspettare che i dati risultanti possano essere frammentari e spesso molto dipendenti dalle preferenze delle singole persone. Questi bias esistono, ad esempio nel nostro studio mettiamo in luce che i cittadini scienziati che segnalano meno farfalle tendono a segnalare soprattutto quelle più appariscenti, ma questo non inficia la qualità e l'importanza del dato, di fatto mostrando come la citizen science, seppur con alcuni limiti inerenti, stia diventando un prezioso strumento nella cassetta degli attrezzi degli scienziati della conservazione". Proprio di citizen science si parlerà i prossimi 24, 25 e il 26 novembre agli Arsenali Medicei di Pisa in occasione dell'incontro nazionale del Network di Citizen Science.
Disaster Recovery: accordo tra Università di Pisa e Comune di Livorno
Incrementare la sicurezza del patrimonio informativo del comune e accrescere le opportunità di connettività delle scuole e del territorio. È questo lo scopo dell’accordo sottoscritto da Università di Pisa e Comune di Livorno per l’attivazione di un servizio di Disaster Recovery presso il Green Data Center (GDC) dell’Ateneo. Qui, il Comune potrà collocare degli apparati di storage dove effettuare copie di sicurezza dei proprio dati.
“Con l’attivazione di questo nuovo servizio di disaster recovery presso il nostro Green Data Center (GDC) il patrimonio dei dati informatici del Comune di Livorno viene messo al sicuro da possibili disastri – ha commentato Giuseppe Anastasi, Delegato del Rettore per la transizione digitale - Quello compiuto oggi è un passo importante nel processo di trasformazione digitale che il nostro Ateneo sostiene da tempo, mettendo a servizio del territorio le proprie infrastrutture. Non a caso l’accordo che abbiamo siglato si colloca nel quadro più ampio di una convenzione che riguarda tutta la rete civica cittadina e che vede diversi punti strategici del comune di Livorno collegati alla rete di Ateneo. Un modello di relazione il cui punto di forza è il ruolo interattivo e di reciprocità dell’Università rispetto al sistema locale, in cui l'Ateneo pisano, senza perdere la sua connotazione internazionale, diventa il motore di un processo di crescita e di sviluppo territoriale”.
“Questo accordo ci permette di innovare il nostro territorio attraverso due modalità – ha commentato l’Assessora all’Innovazione e all’Università del Comune di Livorno, Barbara Bonciani - La prima innovazione è quella della rete nazionale a banda ultra-larga (GARR-T) di nuova generazione che è dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. Grazie alla collaborazione con l’Università abbiamo avuto l’opportunità di portare questa rete ad ausilio delle scuole, dei poli universitari e dei centri di ricerca presenti sul nostro territorio. La seconda innovazione è l’attivazione di questo servizio di disaster recovery che permette di mettere in sicurezza il patrimonio informativo dell’Ente, un elemento di grande importanza per la nostra città e realizzato in collaborazione con l’Università di Pisa”.
”La accordo siglato oggi è un’ulteriore conferma del forte legame tra università di Pisa e città di Livorno – ha dichiarato Marco Macchia, Delegato del Rettore per i rapporti con il territorio - Abbiamo oltre 3000 studenti livornesi iscritti all’Università di Pisa, 6000 se consideriamo l’intera provincia. Per non parlare del Polo di Logistica di Villa Letizia, dove si tengono due nostri corsi di laurea, con più di 400 studenti che vengono da tutta Italia e che sono un unicum sul territorio. Si tratta di un’interazione importante che rientra nella nostra ‘terza missione’ la quale, nel caso specifico, ha come obiettivo quello di valorizzare il territorio e favorire la formazione dei giovani affinché possano trovare sbocchi occupazionali sul territorio di Livorno”.
Un solo accordo, più benefici
L’accordo tra Comune di Livorno e Università di Pisa rappresenta una buona pratica che rende evidenti le potenzialità della collaborazione tra enti locali e istituzioni universitarie.
In particolare, l’accordo consente di raggiungere due risultati importanti:
- offre all’Ente la possibilità di rafforzare la propria postura in termini di sicurezza dei dati, avendo la possibilità di disporre di un sito di backup presso il Green Data Center dell’Università di Pisa;
- consente alle scuole superiori del Comune di Livorno di essere connesse ad una rete dati ad alte prestazioni, condizione abilitante per una didattica moderna e supporto fondamentale per lo sviluppo di progettualità e sperimentazioni a carattere innovativo, in particolare nell’ambito delle materie STEM.
La rete GARR e il Green Data Center
Collegata, dal marzo di quest'anno, con secondo nodo (PoP) alla rete nazionale a banda ultra-larga di nuova generazione "GARR-T", dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca, la rete dell'Università di Pisa ha oggi una banda utilizzabile di 100 Gigabit/secondo che consente agli enti del territorio di mettere a disposizione della comunità servizi digitali di ultima generazione che permettono una miglior gestione del tempo e significativi risparmi in termini di risorse.
Un potenziamento, dunque, dà modo di sfruttare a pieno le potenzialità e di valorizzare le risorse dell'infrastruttura territoriale dell'Ateneo. In primo luogo, il Green Data Center dell’Ateneo, uno dei principali datacenter italiani nel panorama delle Pubbliche amministrazioni, asset strategico per le attività di ricerca dell’Università di Pisa e uno dei pochissimi classificato «A» da AgID. Ma anche elemento centrale di quello che un vero proprio “modello UniPi” di transizione digitale, in cui l’Università di Pisa mette a disposizione del territorio le sue infrastrutture e le sue forti competenze nel campo dell’ICT.
Modello che oggi coinvolge non solo la comunità universitaria e scientifica pisana, ma anche le reti civiche e le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e di Livorno, con importanti ricadute sia a livello sociale che economico.