Elenco scorciatoie

Scienza e Arte ai tempi di Galileo
Chiusa a Palazzo Blu la mostra Il cannocchiale e il pennello


Ospitata nel ristrutturato Palazzo Blu, uno dei più antichi ed eleganti edifici nobiliari pisani, la mostra Il cannocchiale e il pennello. Arte e scienza nell’età di Galilei è stata aperta al pubblico dal 9 maggio al 19 luglio 2009. L’esposizione, che ha riscosso grande successo di visitatori e critica, ha documentato gli stretti rapporti tra l’affermarsi della nuova scienza galileiana e la cultura figurativa nell’Europa del XVII secolo, con riferimenti anche alla letteratura e alla musica. Divisa in sezioni tematiche e cronologiche, ha descritto, a partire da Galileo studente e giovane professore a Pisa, fino all’eredità da lui lasciata nella cultura artistica dell’Europa del Seicento, un affascinante e per molti aspetti inedito viaggio tra le scienze e le arti, mostrando, attraverso celebri capolavori provenienti da musei e collezioni nazionali e internazionali, e preziose scoperte, come l’opera di Galilei abbia accompagnato l’evolversi di un nuovo linguaggio della visione. Athenet ha chiesto ai due curatori, i professori Lucia Tomasi Tongiorgi e Alessandro Tosi, di approfondire i contenuti dell’esposizione..

Atto di battesimo di G. Galilei

Atto di battesimo di G. Galilei (1563–1567), vacchetta legata in pergamena con rinforzi in cuoio; 31x11x5 cm, Pisa, Arcidiocesi di Pisa (inv. Libro dei Battezzati n. 20, c. 36 v)

L’occasione delle celebrazioni del quarto centenario delle prime osservazioni astronomiche di Galilei, coordinate da un Comitato Nazionale presieduto da Edoardo Vesentini, vede coinvolte nel corso del 2009–2010 le città “galileiane” di Firenze, Padova e Pisa.

Dei tre grandi eventi espositivi – quello che Firenze ha dedicato alla rappresentazione dell’universo dall’antichità a Galileo, l’altro a Padova sull’attualità dell’insegnamento galileiano nell’osservazione astronomica – nella città dove lo scienziato è nato e dove ha trascorso parte della giovinezza e della sua formazione culturale e scientifica si è appena chiusa la mostra Il cannocchiale e il pennello. Nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, realizzata con il supporto e il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, della Regione Toscana, del Comune, della Provincia e dell’Università (catalogo edito da Giunti editore). Il ruolo di capofila che la nostra Università ha assunto nell’ideazione del progetto e nella sua realizzazione testimonia quanto l’evento sia stato concepito come occasione di ricerca e sintesi scientifica di problematiche di notevole interesse ancora non affrontate in una visione organica e complessiva.

Eppure la figura e l’opera di Galileo occupano un ruolo di straordinaria rilevanza nella storia dei rapporti tra arte e scienza. Da un lato, il pensiero e l’eredità galileiana hanno avuto immediati e tangibili riscontri nel campo delle arti e, più in generale, dei significati della visione. Dall’altro, il costante interesse dello scienziato pisano per le vicende e i protagonisti della cultura figurativa tra la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo consente di ripercorrere una stagione di profondi e decisivi mutamenti nella molteplicità di linguaggi stilistici e metodi di interpretazione e rappresentazione del reale.

Se la personalità di Galileo è stata indagata nei suoi molteplici aspetti culturali, partendo da una formazione che unisce la letteratura, la musica e le scienze, per risalire a studi specifici sul tema delle arti occorre risalire alle segnalazioni di alcuni storici della scienza del primo ‘900 e, soprattutto, al memorabile Galileo as Critic of the Arts di Erwin Panofsky (1954).

E un filone di ricerca che sembrava esaurito è stato recuperato e rivitalizzato già nel Convegno internazionale di studi La conquista del visibile. Galileo e le arti, organizzato presso l’Università di Pisa e i cui atti sono stati pubblicati nel 2007 nella rivista “Galilaeana. Journal of Galilean Studies”.

Nicolò Tornioli, Gli astronomi, olio su tela

Nicolò Tornioli, Gli astronomi, olio su tela; 148 x 218,5 cm, Roma, Galleria Spada, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma.

Da queste premesse, ha preso corpo l’idea di costruire un evento espositivo che approfondisse, sullo sfondo di un percorso umano e scientifico, i rapporti di Galileo con i maggiori artisti del tempo e di evidenziare il rinnovamento di un linguaggio figurativo in cui è possibile riscontrare, anche in termini simbolici e allegorici, la sua lezione.

La pluralità di prospettive disciplinari, che ha visto la collaborazione tra i più noti specialisti a livello internazionale e giovani ricercatori del nostro Ateneo, ha messo in luce la molteplicità e complessità di risposte della cultura figurativa ad una “rivoluzione” che davvero unisce – proprio a partire dalle tavole delle fasi lunari stampate nel Sidereus Nuncius del 1610 – il cannocchiale e il pennello.

Nelle sale di Palazzo Blu, che con l’omaggio galileiano ha avviato il suo programma espositivo, la mostra è stata suddivisa in sezioni tematiche e cronologiche che hanno raccontato un affascinante e per molti aspetti inedito viaggio tra le scienze e le arti.

L’atto di battesimo del 19 febbraio 1564 apriva la sezione dedicata a Galileo studente e giovane professore a Pisa, con suggestivi documenti relativi alla vita dell’Università nella seconda metà del XVI secolo: ritratti di illustri docenti come Mercuriale, Cesalpino e Mazzoni, uno splendido diploma di laurea del 1577 e il manoscritto del Capitolo contro il portar la toga, operetta polemica composta nel 1589 quando egli fu chiamato a coprire la cattedra di matematica allo Studio di Pisa. Tracce del forte interesse per l’arte sono i giudizi sulle tarsie o sui capricci dei pittori tardomanieristi (da un non “decoroso” dipinto di Benedetto Pagni al Bibliotecario dell’Arcimboldo) e soprattutto i disegni schizzati dallo stesso Galileo nei suoi manoscritti.

Domenico Robusti detto il Tintoretto, Ritratto di Galileo Galilei

Domenico Robusti detto il Tintoretto, Ritratto di Galileo Galilei (1605–06), olio su tela; 66 x 53,5 cm, London, National Maritime Museum, Greenwich, London

In mostra è stato esposto il primo ritratto a noi noto dello scienziato, suggestiva testimonianza privata dei suoi stretti rapporti con numerosi pittori fiorentini, dal Passignano, al Cigoli, al Furini, all’Empoli.

Di particolare rilevanza alcuni inediti relativi al lungo, e particolarmente proficuo, soggiorno patavino, tra cui un manoscritto del Trattato di fortificazioni composto “per comodo de’ suoi scolari” e un superbo ritratto di Domenico Tintoretto.

Nell’ “autunno della Maniera” in cui prende avvio la biografia galileiana, si intrecciano le splendide tempere naturalistiche di Jacopo Ligozzi, capace di indagare il “gran libro della natura” con sorprendente esattezza scientifica, e il nuovo dettato della pittura di Caravaggio. Proprio l’Incoronazione di spine, capolavoro caravaggesco ricco di suggestioni di luci e ombre “galileiane”, ha costituito uno dei momenti più intensi del percorso.

La partecipazione dello scienziato alle più dibattute tematiche dell’epoca è documentata da un celebre passo delle Considerazioni al Tasso che, alludendo criticamente allo “studietto di qualche ometto curioso”, affronta il problema del collezionismo enciclopedico e della tradizione delle Wunderkammern nell’Europa della prima metà del XVII secolo.

Immagini di cabinets e scarabattoli ripieni di oggetti curiosi sono state accompagnate da alcuni preziosi reperti provenienti dall’antica “galleria” del Giardino dei Semplici pisano e oggi al Museo di Storia Naturale e del Territorio di Calci. Tra questi, il teschio preistorico sul quale era stato applicato un rametto di corallo, una delle rarità più ammirate dai viaggiatori e naturalisti di tutta Europa.

Dopo una sezione interamente dedicata al grande pittore Ludovico Cardi, detto il Cigoli (1559–1613), amico di Galileo e autorevole protagonista della convergenza fra la cultura scientifica e il mondo delle arti figurative, in grado di interpretare e visualizzare le scoperte e osservazioni astronomiche dello scienziato (entusiasmante il celebre Scorticato, scultura di sorprendente definizione anatomica), la mostra aveva il suo fulcro nella sala che illustrava lo straordinario impatto delle osservazioni astronomiche galileiane e della pubblicazione a Venezia nel marzo 1610 del Sidereus Nuncius non solo negli ambienti scientifici, ma anche sulla cultura figurativa del primo ‘600 a Firenze, Roma e in tutta Europa.

Jusepe De Ribera, La vista, olio su tela

Jusepe De Ribera, La vista, olio su tela, Città del Messico, Museo Franz Mayer

La meraviglia delle prime immagini della luna “scabra, ineguale, e allo stesso modo della faccia della terra” (la stessa luna che l’amico Cigoli dipinge ai piedi della Vergine in Santa Maria Maggiore a Roma) si aggiunge all’immediata fortuna del cannocchiale perfezionato dallo scienziato pisano e raffigurato sia dal pittore spagnolo Ribera in un’allegoria della Vista dalle intense e profonde suggestioni, sia dall’elegante Guercino in una tela dedicata al mito di Endimione.

Tra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo prende dunque vita una vera e propria “bottega” galileiana, ovvero una generazione di artisti (Artemisia Gentileschi, Francesco Furini, l’Empoli, Stefano Della Bella...) in grado di condividere le suggestioni offerte dalla lezione dello scienziato. E i dipinti di Filippo Napoletano, Baccio del Bianco, Jacopo da Empoli e Giovanna Garzoni hanno documentato lo sviluppo del genere della natura morta in Toscana come riflesso di una cultura profondamente impressa dalle sue concezioni.

Accanto alle osservazioni astronomiche condotte con l’“occhiale”, sono i Lincei a promuovere anche le esperienze con l’“occhialino per veder da vicino le cose minime” (così scriveva Galilei a Federico Cesi nel 1624 inviandogli il dono di un microscopio), altro strumento che incide profondamente sulla nuova visione della realtà naturale.

La mostra si chiudeva con una serie di opere significative della ricezione dell’eredità di Galileo in direzione di un nuovo rapporto tra le arti e le scienze, documentato nel rinnovamento e nell’evoluzione di un linguaggio figurativo in cui è ora possibile riscontrare, anche in termini simbolici e allegorici, il suo insegnamento: raffigurazioni di fenomeni celesti in composizioni sacre, dispute astronomiche (splendido il dibattito astronomico immaginato dal pittore senese Niccolò Tornioli), scienziati al lavoro, allegorie dell’Astronomia.

E il celebre ritratto di Galileo eseguito da Giusto Suttermans, che Cosimo III vorrà collocato nella Tribuna degli Uffizi accanto ai tesori più preziosi delle collezioni fiorentine, costituisce l’immagine più celebre dello scienziato pisano e insieme uno dei più significativi e toccanti simboli della scienza moderna.

Lucia Tongiorgi Tomasi
docente di Storia dell’arte moderna
l.tomasi@unipi.it

Alessandro Tosi
docente di Storia dell’arte moderna
a.tosi@arte.unipi.it