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Comunicati stampa

Caterina Casini e Davide Conte sono i vincitori della nona edizione del Premio di laurea, promosso e finanziato dal Rotary Club Livorno “Mascagni”, destinata ai laureati più meritevoli del Corso di laurea in Economia e Legislazione dei Sistemi Logistici, con sede in Livorno, rispettivamente dell’anno accademico 2016/2017 e 2017/2018.

Entrambi si sono laureati con il massimo dei voti; la prima, discutendo una tesi dal titolo “Competitività del trasporto intermodale di semirimorchi dal porto di Livorno verso il nord Italia” ed il secondo, con una tesi sul tema: “Collegamenti ferroviari da e per l'Italia: uno studio sull'utilizzo dei valichi alpini”. Ai due vincitori è stata assegnata una borsa di studio del valore di mille euro.

 

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La premiazione di Caterina Casini

La cerimonia di premiazione si è recentemente svolta nell’Auditorium del Campus universitario di Villa Letizia alla presenza del Presidente del Rotary Club Livorno “Mascagni”, Dr Giovanni Ghio Rondanina e del Direttore del Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno, Prof. Ing. Gianluca Dini.

Selezionati nell’ambito di una rosa di diciannove candidati, di cui oltre il 50% ha conseguito la laurea con lode, i due giovani provengono da una diversa realtà territoriale: Claudia Casini, infatti, pur essendo nata a Poggibonsi, è vissuta a Livorno, dove ha frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale A. Vespucci, seguendo l’indirizzo logistico; Davide Conte è nato e vissuto a Campobasso, dove ha conseguito la maturità tecnica commerciale ad indirizzo programmatori. Anche la scelta compiuta dopo il conseguimento del titolo universitario, è stata differente: Davide Conte ha preferito iscriversi alla laurea magistrale in Management e Controllo dei Processi Logistici, attiva da quest’anno presso il Polo Universitario di Livorno, mentre Claudia Casini è stata assunta in una azienda di servizi logistici a tempo indeterminato, a dimostrazione di come il Corso di Laurea consenta di soddisfare interessi e attitudini diversificati, garantendo, sia la possibilità di approfondimento degli studi sia uno sbocco professionale immediato. Il 41% degli studenti trova infatti lavoro a tre mesi dalla laurea.

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La premiazione di Davide Conte

Il Presidente del Rotary Club Livorno “Mascagni”, Dr Ghio Rondanina, ha incoraggiato questi giovani a proseguire nel loro cammino di eccellenza ed ha confermato l’impegno del Rotary Club Livorno “Mascagni a favore del mondo giovanile, con la convinzione che investire nei giovani e nella formazione sia la strada maestra per favorire lo sviluppo del territorio e dell’intero Paese.

 

Il team AcquaLab di studenti dell’Università di Pisa ha vinto “NextFOOD, Educating the Next Generation of Agrifood Professionals”, una competizione internazionale sul tema della sostenibilità in acquacoltura. Luigi Petrocchi Jasinski, Lorenzo Rossi e Greta Galliano, allievi del corso di laurea in Scienze e tecnologie delle produzioni animali coordinati dal dottor Baldassare Fronte del Dipartimento di Scienze Veterinarie, sono arrivati primi con un progetto per misurare e garantire la qualità dei prodotti acquaponici sotto ogni aspetto (benessere animale, sostenibilità ambientale, tracciabilità e sicurezza alimentare). Il progetto prevede la creazione di una piattaforma di controllo e di una “app” per informare i consumatori sulle caratteristiche dei prodotti ottenuti attraverso questa tecnica di produzione che attraverso la scansione di un QR code.

 

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Da sinistra, Lorenzo Rossi, Greta Galliano, Petrocchi Jasinski e Baldassare Fronte



“Il miglioramento delle conoscenze pratiche e la capacità di risolvere problemi reali nella produzione e nella lavorazione di alimenti è un requisito essenziale per gli studenti che in futuro si troveranno a lavorare in un contesto lavorativo altamente specializzato – ha concluso il dottor Fronte – e il risultato conseguito dalla nostra squadra è una conferma della bontà della formazione all’Università di Pisa”.

Grazie a questa vittoria il team AcquaLab potrà presentare il proprio progetto alla prossima edizione di Aquaculture Europe 2019, congresso di rilevanza internazionale che quest’anno si terrà ad ottobre a Berlino e, successivamente, al Nextfood Annual Meeting che si svolgerà in Grecia nel 2020. Forti di questi risultati, l’obiettivo futuro dei tre studenti è di realizzare una start up a partire dalla loro idea.

Spesso succede così, i progressi scientifici si ottengono dall’osservazione della natura e dalla comprensione dei meccanismi che ne regolano il funzionamento. Nello studio condotto da un team di ricercatori provenienti dall’Università di Pisa, l'Ecole Polytechnique Fédérale di Lausanne (EPFL) e l’Università di Twente è stato un fiore a ispirare la definizione di un modello matematico che descrive come si generano forze aerodinamiche stabili capaci di garantire voli a lunga traiettoria. Si tratta del tarassaco, noto anche come “dente di leone”, più in particolare del suo seme, che con il vento si separa dalla pianta di origine e vola disperdendosi a lunghe distanze. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Physical Review Fluids” ed è stato selezionato per una “highlight story” sulla rivista “Physics Magazine”, entrambe edite dall’American Physical Society (APS).
Il seme del tarassaco può essere trasportato dal vento anche per distanze considerevoli grazie al “pappo”, ovvero un ciuffo di filamenti sottilissimi disposti radialmente a formare un ombrello e che agiscono collettivamente come un paracadute per il seme stesso. La caratteristica più curiosa di questo paracadute naturale è il suo essere principalmente “vuoto”. Infatti, se visto da vicino, il pappo è costituito solo dai filamenti che, essendo in un numero dell’ordine di 100 ed essendo sottilissimi e disposti radialmente, lasciano uno spazio vuoto considerevole tra loro.
«Il meccanismo di volo del pappo è stato descritto in un articolo recentemente pubblicato su Nature – spiega il professor Simone Camarri, docente del dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa, tra gli autori del presente studio – Nella nostra ricerca abbiamo proposto un modello matematico che consente di descrivere il comportamento aerodinamico del pappo e, cosa più importante, di studiare la stabilità del suo volo. Il risultato più importante è aver dimostrato che per il diametro e le condizioni di volo tipiche di un pappo, il limite per avere una traiettoria stabile si raggiunge impiegando circa 100 filamenti, e il numero previsto è molto vicino a quanto osservato in natura. Tutto ciò sembra dunque suggerire che, nel suo percorso evolutivo, il pappo abbia raggiunto una condizione ottimale tale da fornire la maggiore resistenza aerodinamica mantenendo contemporaneamente un volo stabile».
Tali principi, spesso cercati in natura, oltre ad avere un interesse fondamentale, costituiscono esempi di come poter realizzare dispositivi artificiali di interesse ingegneristico che siano già vicini a una condizione di ottimo. In questo senso lo studio effettuato sul pappo può dare indicazioni su come poter realizzare dispositivi che generino forze aerodinamiche stabili realizzati tramite strutture per larga parte “vuote”, e dunque con pesi molto ridotti, ovviamente il tutto per dimensioni caratteristiche simili a quelle del seme studiato.
Gli autori dello studio, oltre al professor Simone Camarri, sono il professor François Gallaire (EPFL) e i dottori Francesco Viola, Pier Giuseppe Ledda e Lorenzo Siconolfi, questi ultimi tre laureati a Pisa e oggi afferenti alle università di Losanna e Twente.

Sono stati resi noti lo scorso 28 giugno, durante il presidio settimanale dei Fridays for Future, i risultati del sondaggio “Riempi la borraccia, svuota il cestino”, promosso dall’Università di Pisa in collaborazione con Legambiente, Sinistra Per… e Greenpeace gruppo locale Pisa. A studenti e personale UNIPI è stato sottoposto un questionario per sodare le loro abitudini in fatto di consumo di acqua in bottiglia.

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“Il questionario – afferma Simone d'Alessandro, docente del dipartimento di Economia e Management e del Centro REMARC - ha messo in luce alcune abitudini all'interno dell'Università di Pisa riguardo al consumo di acqua in bottiglia. In particolare abbiamo notato che la maggior parte di coloro che acquistano acqua confezionata all'Università lo fanno anche a casa propria, un trend che potrebbe essere modificato se una volta installati gli erogatori e abbandonate le bottiglie in plastica questa abitudine fosse imitata anche a casa. Inoltre, è risultato che a un maggiore consumo di bottigliette è associata una ridotta consapevolezza sui temi ambientali, segno che l’Università, come centro di creazione e diffusione della conoscenza, deve farsi parte attiva nel diffondere una maggior consapevolezza della gravità e dell’urgenza del problema e di come cambiamenti nei nostri comportamenti possono contribuire alla riduzione degli impatti”.

Chiarissimi in ogni caso i risultati del sondaggio: la quasi totalità degli oltre 3.300 partecipanti ritiene che le bottigliette di plastica vadano sostituite con erogatori di acqua.

“L'Università crede fino in fondo a questa necessità – prosegue Elisa Giuliani, docente del dipartimento di Economia e Management e direttrice del Centro REMARC –- e sta mettendo pieno impegno in questo progetto. In questo momento stiamo cercando di superare tutti gli ostacoli burocratici per poter procedere il più rapidamente possibile”.

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Un primo passo, come sottolineano Jacopo Bettin e Elena Giusti, di Legambiente Pisa e Ruggero Castaldi, di Sinistra Per..., affinché l'Università promuova una visione di sostenibilità al suo interno e all'esterno, che vada a scardinare le nostre abitudini fondate sull’usa e getta.

“Chi ha risposto alla domanda aperta al questionario lo ha evidenziato bene – dice Elena Giusti - l’entusiasmo per l’iniziativa sugli erogatori c’è, ma si è detto anche che i livelli di spreco generale sono alti, e non solo riguardo la distribuzione dell’acqua. L’Università deve ridurre la quantità di rifiuti che produce, eliminare il monouso nelle mense e nei bar dell'Ateneo, nei distributori automatici; migliorare poi la gestione della differenziata, e modellare una vera e propria campagna di informazione su quali sono i comportamenti più sostenibili e quali gli impatti di una comunità numerosa come quella dell'Università di Pisa".

“L’acqua del rubinetto è sicura e controllata molto più frequentemente di quella in bottiglia – conclude Myriam Bartolucci, Fridays for Future - E la sua potabilità è garantita per legge. Come hanno evidenziato alcuni dei partecipanti al questionario, l’accesso all’acqua è un diritto e quindi l’Università pubblica deve poterlo garantire”. (Fonte Fridays for Future Pisa).

Spesso succede così, i progressi scientifici si ottengono dall’osservazione della natura e dalla comprensione dei meccanismi che ne regolano il funzionamento. Nello studio condotto da un team di ricercatori provenienti dall’Università di Pisa, l'Ecole Polytechnique Fédérale di Lausanne (EPFL) e l’Università di Twente è stato un fiore a ispirare la definizione di un modello matematico che descrive come si generano forze aerodinamiche stabili capaci di garantire voli a lunga traiettoria. Si tratta del tarassaco, noto anche come “dente di leone”, più in particolare del suo seme, che con il vento si separa dalla pianta di origine e vola disperdendosi a lunghe distanze. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Physical Review Fluids” ed è stato selezionato per una “highlight story” sulla rivista “Physics Magazine”, entrambe edite dall’American Physical Society (APS).

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Il seme del tarassaco può essere trasportato dal vento anche per distanze considerevoli grazie al “pappo”, ovvero un ciuffo di filamenti sottilissimi disposti radialmente a formare un ombrello e che agiscono collettivamente come un paracadute per il seme stesso. La caratteristica più curiosa di questo paracadute naturale è il suo essere principalmente “vuoto”. Infatti, se visto da vicino, il pappo è costituito solo dai filamenti che, essendo in un numero dell’ordine di 100 ed essendo sottilissimi e disposti radialmente, lasciano uno spazio vuoto considerevole tra loro.

simone camarri«Il meccanismo di volo del pappo è stato descritto in un articolo recentemente pubblicato su Nature – spiega il professor Simone Camarri, docente del dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa, tra gli autori del presente studio (nella foto a destra) – Nella nostra ricerca abbiamo proposto un modello matematico che consente di descrivere il comportamento aerodinamico del pappo e, cosa più importante, di studiare la stabilità del suo volo. Il risultato più importante è aver dimostrato che per il diametro e le condizioni di volo tipiche di un pappo, il limite per avere una traiettoria stabile si raggiunge impiegando circa 100 filamenti, e il numero previsto è molto vicino a quanto osservato in natura. Tutto ciò sembra dunque suggerire che, nel suo percorso evolutivo, il pappo abbia raggiunto una condizione ottimale tale da fornire la maggiore resistenza aerodinamica mantenendo contemporaneamente un volo stabile».

Tali principi, spesso cercati in natura, oltre ad avere un interesse fondamentale, costituiscono esempi di come poter realizzare dispositivi artificiali di interesse ingegneristico che siano già vicini a una condizione di ottimo. In questo senso lo studio effettuato sul pappo può dare indicazioni su come poter realizzare dispositivi che generino forze aerodinamiche stabili realizzati tramite strutture per larga parte “vuote”, e dunque con pesi molto ridotti, ovviamente il tutto per dimensioni caratteristiche simili a quelle del seme studiato.

Gli autori dello studio, oltre al professor Simone Camarri, sono il professor François Gallaire (EPFL) e i dottori Francesco Viola, Pier Giuseppe Ledda e Lorenzo Siconolfi, questi ultimi tre laureati a Pisa e oggi afferenti alle università di Losanna e Twente.

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