Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi
Comunicati stampa

RUR 740x490 5È stato pubblicato nei giorni scorsi il Round University Ranking (RUR), una classifica mondiale di università redatta da un'agenzia russa (RUR).

L'Università di Pisa raggiunge il 234° posto a livello mondiale e si attesta nella Top-5 degli atenei italiani, quinta dopo la Scuola Normale di Pisa, l’Università di Padova, l’Università di Trieste e l’Università di Firenze. Da segnalare è l’ottima performance dell’Ateneo pisano nella ricerca, dove risulta all’80esimo posto a livello mondiale, secondo in Italia dopo l’Università di Padova e primo tra gli atenei toscani.

Il ranking RUR misura le performance di oltre 1100 università di tutto il mondo, considerando indicatori relativi agli ambiti della didattica, della ricerca, dell'internazionalizzazione e della sostenibilità finanziaria. I dati utilizzati per la compilazione di questa classifica includono i risultati una indagine sulla reputazione delle università aggiornata annualmente e che ha visto la raccolta di oltre 70000 rispondenti negli ultimi dieci anni; dati bibliometrici sulle pubblicazioni scientifiche ottenuti da database quali Scopus e WebOfScience; dati statistici sulla popolazione docente e studentesca degli atenei; dati finanziari.

Con prudenza e sicurezza verso la normalità. È questa la linea scelta dall'Università di Pisa per contenere la diffusione del virus Sars-Cov-2 nei suoi ambienti di lavoro e di studio durate la fase 2. La ripartenza potrà iniziare già dal 4 maggio, ma in modo graduale, via via che le misure di prevenzione e sicurezza adottate dall'Ateneo entreranno a pieno regime.

"La fase 2, non è il momento del 'liberi tutti', ma della convivenza con il virus - ha commentato il rettore Paolo Mancarella -. È giusto, a mio avviso, che il ritorno alla normalità avvenga per gradi e solo quando la sicurezza degli ambienti sarà garantita al massimo. Dando precedenza a chi è più penalizzato da questa situazione e, nello specifico, ai ricercatori precari e a chi ha progetti di ricerca con scadenze da rispettare". "Sarebbe da irresponsabili – prosegue Mancarella – non far tesoro, in questo delicato momento, di tutto quanto accaduto nel Paese e della risposta eccezionale che la nostra Comunità ha saputo dare all'emergenza".

Esami, lezioni, tesi “in presenza” non riprenderanno: proseguiremo con la didattica online almeno fino al 31 agosto.

Prevista, invece, una riapertura graduale dei laboratori di ricerca, il cui utilizzo sarà permesso, in via prioritaria, ad assegnisti, dottorandi all’ultimo anno, specializzandi, borsisti, laureandi e rtd-a che hanno un termine entro cui svolgere i loro compiti, così da non danneggiarli. Rimarranno chiusi, invece, i laboratori didattici.

Alle stesse categorie sarà anche dato accesso prioritario al servizio di prestito bibliotecario, che ripartirà su appuntamento. Esclusa, invece, la riapertura di sale studio e sale consultazione. Già richiesto alla CRUI, inoltre, un intervento legislativo che consenta la deroga al limite del 15% per le fotocopie dei libri.

Per il personale tecnico-amministrativo sarà incentivato al massimo lo smart-working fino al 31 agosto, limitando a casi specifici, ddebitamente concordati, la presenza in ufficio. Per quanto riguarda i tirocini, invece, istruzioni più precise ci saranno con le nuove Indicazioni complementari al Decreto rettorale di avvio della Fase 2.

In attesa di un calendario ufficiale delle riaperture annunciate, si lavora a pieno ritmo per rendere operative tutte le misure di prevenzione e sicurezza già adottate dall'Università.

Nello specifico, il Tavolo Tecnico ha previsto, prima della riapertura, un piano di sanificazione delle strutture e, a regime, un piano giornaliero di mantenimento. Tutti i dipendenti in servizio saranno forniti di un kit personale per la pulizia degli strumenti d’ufficio, mentre nelle strutture saranno disposti appositi distributori di gel igienizzante per la pulizia delle mani.

In arrivo migliaia di mascherine chirurgiche che si aggiungeranno a quelle che l'Ateno ha ricevuto in donazione anche in queste ore.

Per l'accesso alle strutture dell'ateneo sarà obbligatoria l’autocertificazione quotidiana, tramite apposito modulo, di non aver alcuno dei sintomi associati a Covid-19. La componente medica del Tavolo Tecnico, nella riunione del 29 aprile, ha infatti sconsigliato di limitarsi alla misurazione della febbre, poco efficace, essendo piuttosto importante rilevare tutta la sintomatologia. I 150 termometri ad infrarossi ordinati dall’Ateneo saranno dunque una misura integrativa rimessa al comportamento responsabile di tutti i lavoratori.

Ulteriore misura di prevenzione, i divisori in vetro/plexiglas per separare il personale dal pubblico, installati, prioritariamente, nelle biblioteche e successivamente in altri sportelli di front-office.

Sempre per garantire la massima sicurezza, inoltre, è confermata la distanza di 3 metri da tenere negli ambienti chiusi, già adottata dall’Università fin dal mese di marzo come misura di distanziamento sociale. In corso di approvazione in queste ore, infine, il nuovo Protocollo di Sicurezza Anticontagio aggiornato al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 aprile 2020.

maria luisa chiofaloAssegnato anche quest’anno il Premio Cosmos destinato alla migliore opera di divulgazione scientifica nei settori della Fisica, dell’Astronomia e della Matematica. A decidere il vincitore è stata una giuria composta dalla professoressa Maria Luisa Chiofalo (foto a destra), docente di Fisica della materia all’Università di Pisa, e da altri dieci scienziate e scienziati di fama internazionale: Gianfranco Bertone, ideatore e presidente del Premio, Amedeo Balbi, Andrea Ferrara della Scuola Normale Superiore, Piergiorgio Odifreddi, Carlo Rovelli, Sandra Savaglio, Ginevra Trinchieri, Pierluigi Veltri, Lucia Votano e Paolo Zellini.

Il Premio Cosmos è organizzato dalla Società Astronomica Italiana, dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria–Planetario Pythagoras e dalla Fondazione Bracco ed ha l’obiettivo di promuovere la cultura scientifica in Italia, in particolare al Sud. Quest’anno il riconoscimento è andato a "Massa" di Jim Baggott , un affascinante viaggio alla scoperta della materia, libro tradotto in italiano da Franco Ligabue ricercatore alla Scuola Normale Superiore; “Archimede” di Lucio Russo ha invece vinto il “Premio Cosmos degli Studenti 2020” assegnato dalle giurie scolastiche. La premiazione in video conferenza dei vincitori sarà il 21 maggio.

“Anche grazie al lavoro di selezione svolto dagli studenti e delle studentesse delle superiori, il Premio Cosmos accresce la sua risonanza – dice la professoressa Chiofalo – e funziona per educare giovani e diversamente giovani al pensiero scientifico, la cui importanza è particolarmente amplificata nel tempo che stiamo vivendo, nel quale più di sempre apprendiamo la necessità di saper leggere la realtà con spirito critico e creatività, e di rinsaldare la nostra fiducia nella scienza e nella sua capacità di trovare adeguate risposte”.

Assegnato anche quest’anno il Premio Cosmos destinato alla migliore opera di divulgazione scientifica nei settori della Fisica, dell’Astronomia e della Matematica. A decidere il vincitore è stata una giuria composta dalla professoressa Maria Luisa Chiofalo, docente di Fisica della materia all’Università di Pisa, e da altri dieci scienziate e scienziati di fama internazionale: Gianfranco Bertone, ideatore e presidente del Premio, Amedeo Balbi, Andrea Ferrara della Scuola Normale Superiore, Piergiorgio Odifreddi, Carlo Rovelli, Sandra Savaglio, Ginevra Trinchieri, Pierluigi Veltri, Lucia Votano e Paolo Zellini.

Il Premio Cosmos è organizzato dalla Società Astronomica Italiana, dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria–Planetario Pythagoras e dalla Fondazione Bracco ed ha l’obiettivo di promuovere la cultura scientifica in Italia, in particolare al Sud. Quest’anno il riconoscimento è andato al libro "Massa" di Jim Baggott, un affascinante viaggio alla scoperta della materia, mentre “Archimede” di Lucio Russo ha vinto il “Premio Cosmos degli Studenti 2020” assegnato dalle giurie scolastiche. La premiazione in video conferenza dei vincitori sarà il 21 maggio.

“Anche grazie al lavoro di selezione svolto dagli studenti e delle studentesse delle superiori, il Premio Cosmos accresce la sua risonanza – dice la professoressa Chiofalo – e funziona per educare giovani e diversamente giovani al pensiero scientifico, la cui importanza è particolarmente amplificata nel tempo che stiamo vivendo, nel quale più di sempre apprendiamo la necessità di saper leggere la realtà con spirito critico e creatività, e di rinsaldare la nostra fiducia nella scienza e nella sua capacità di trovare adeguate risposte”.

Accade, nelle persone altamente ipnotizzabili, che suggestioni sensomotorie (“il suo braccio si sta alzando…”), inducano movimenti reali (il braccio si alza davvero) percepiti però dai soggetti come involontari. Questo comportamento individuato e studiato per la prima volta nel laboratorio di Neuroscienze Cognitive e Comportamentali dell’Università di Pisa, l’unico in Italia interamente dedicato all’ipnosi sperimentale, è stato ora spiegato sulla base della maggiore eccitabilità della corteccia motoria delle persone più facilmente ipnotizzabili. La ricerca compiuta dalla professoressa Enrica Santarcangelo, responsabile del laboratorio, e dal professor Carmelo Chisari e il dottor Vincenzo Spina, dell’Unità di Neuroriabilitazione dell’Ateneo pisano è stata recentemente pubblicata sulla rivista internazionale "Neuroscience".

“Sapevamo già che le persone altamente ipnotizzabili – racconta Enrica Santarcangelo - sono capaci di modificare percezioni e comportamenti attraverso l’immaginazione, riescono ad esempio ad aumentare la temperatura di un braccio immaginandolo più caldo dell’altro, oppure diventano incapaci di muoversi se immaginano di essere paralizzate o riescono a sopprimere il dolore”.

 

chisari santarcangelo spina

Da sinsitra, Carmelo Chisari, Enrica Santarcangelo e  Vincenzo Spina


La spiegazione di questi fenomeni è che i soggetti più suscettibili all’ipnosi quando immaginano o quando compiono realmente un gesto hanno un’attività cerebrale molto più simile di quanto accada invece nelle persone con bassa ipnotizzabilità. In particolare, come è stato appena scoperto, in tutto questo gioca un ruolo fondamentale la corteccia cerebrale. Attraverso la stimolazione magnetica transcranica, i ricercatori hanno infatti dimostrato che, nell’immaginare i movimenti, l’eccitabilità della corteccia motoria dei soggetti altamente ipnotizzabili è effettivamente maggiore di quella della popolazione generale.

“La scoperta – spiega Carmelo Chisari - è molto rilevante in una prospettiva neuro riabilitativa perché indica che il punteggio di ipnotizzabilità può predire l’efficacia di trattamenti basati sull’immaginazione motoria. La Motor Imagery è infatti una metodica riabilitativa che sfrutta la capacità del cervello di attivare le aree motorie anche osservando un movimento: quanto scoperto può quindi concorrere in modo significativo alla riabilitazione di quei pazienti che presentano la paralisi di un arto a seguito di una malattia neurologica come ad esempio l’ictus”.

Il prossimo obiettivo dei ricercatori sarà infatti proprio studiare l’ipnotizzabilità dei pazienti affetti da ictus e la loro capacità di immaginare il movimento.

“Per la sua capacità di modulare il rilievo delle informazioni che raggiungono il cervello e sostituire quelle alterate – conclude Enrica Santarcangelo - l’approccio multidisciplinare allo studio dell’ipnosi che conduciamo all’Università di Pisa costituisce un ponte tra neuroscienze di base, modelli psicologici di costruzione dell’identità personale e neuro riabilitazione”.

 

Accade, nelle persone altamente ipnotizzabili, che suggestioni sensomotorie (“il suo braccio si sta alzando…”), inducano movimenti reali (il braccio si alza davvero) percepiti però dai soggetti come involontari. Questo comportamento individuato e studiato per la prima volta nel laboratorio di Neuroscienze Cognitive e Comportamentali dell’Università di Pisa, l’unico in Italia interamente dedicato all’ipnosi sperimentale, è stato ora spiegato sulla base della maggiore eccitabilità della corteccia motoria delle persone più facilmente ipnotizzabili. La ricerca compiuta dalla professoressa Enrica Santarcangelo, responsabile del laboratorio, e dal professor Carmelo Chisari e il dottor Vincenzo Spina, dell’Unità di Neuroriabilitazione dell’Ateneo pisano è stata recentemente pubblicata sulla rivista internazionale Neuroscience.
“Sapevamo già che le persone altamente ipnotizzabili – racconta Enrica Santarcangelo - sono capaci di modificare percezioni e comportamenti attraverso l’immaginazione, riescono ad esempio ad aumentare la temperatura di un braccio immaginandolo più caldo dell’altro, oppure diventano incapaci di muoversi se immaginano di essere paralizzate o riescono a sopprimere il dolore”.
La spiegazione di questi fenomeni è che i soggetti più suscettibili all’ipnosi quando immaginano o quando compiono realmente un gesto hanno un’attività cerebrale molto più simile di quanto accada invece nelle persone con bassa ipnotizzabilità. In particolare, come è stato appena scoperto, in tutto questo gioca un ruolo fondamentale la corteccia cerebrale. Attraverso la stimolazione magnetica transcranica, i ricercatori hanno infatti dimostrato che, nell’immaginare i movimenti, l’eccitabilità della corteccia motoria dei soggetti altamente ipnotizzabili è effettivamente maggiore di quella della popolazione generale.
“La scoperta – spiega Carmelo Chisari - è molto rilevante in una prospettiva neuro riabilitativa perché indica che il punteggio di ipnotizzabilità può predire l’efficacia di trattamenti basati sull’immaginazione motoria. La Motor Imagery è infatti una metodica riabilitativa che sfrutta la capacità del cervello di attivare le aree motorie anche osservando un movimento: quanto scoperto può quindi concorrere in modo significativo alla riabilitazione di quei pazienti che presentano la paralisi di un arto a seguito di una malattia neurologica come ad esempio l’ictus”.
Il prossimo obiettivo dei ricercatori sarà infatti proprio studiare l’ipnotizzabilità dei pazienti affetti da ictus e la loro capacità di immaginare il movimento.
“Per la sua capacità di modulare il rilievo delle informazioni che raggiungono il cervello e sostituire quelle alterate – conclude Enrica Santarcangelo - l’approccio multidisciplinare allo studio dell’ipnosi che conduciamo all’Università di Pisa costituisce un ponte tra neuroscienze di base, modelli psicologici di costruzione dell’identità personale e neuro riabilitazione”.

 

marchio unipi 900x600 biancoGiovedì 5 marzo 2020 è scomparso il professor Ernesto Andreani, già ordinario di Malattie infettive degli animali domestici presso la Facoltà di Medicina veterinaria dell'Università di Pisa. Purtroppo, in questo triste periodo, le misure adottate per il contenimento della diffusione dell’infezione da SARS-COV-2, non hanno permesso a molti colleghi, collaboratori e allievi di dare l’ultimo saluto a un “gentiluomo di altri tempi”, così, era considerato da molti, il professor Andreani.

Nato a Ortonovo (SP) il 31/07/1934, si era iscritto alla Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Pisa nell’a.a. 1955/56 conseguendo la laurea in Medicina veterinaria con il massimo dei voti il 27/07/1960.

Allievo del professor Sebastiano Paltrinieri, iniziò la sua carriera accademica nel 1962, in qualità di assistente volontario presso l’Istituto di “Patologia Speciale e Clinica medica veterinaria”. Poi assistente incaricato presso il nuovo Istituto di Malattie infettive e Polizia sanitaria diretto dal professor Renato Farina. Qui completò la sua carriera accademica: assistente ordinario, libero docente in Malattie infettive, professore stabilizzato, aiuto e, infine, professore ordinario.

Ha svolto con passione e dedizione una intensa attività didattica, tenendo per molti anni il corso di Igiene veterinaria al CdS in Scienze della produzione animale e quello di Malattie infettive al CdS in Medicina veterinaria. Ha inoltre tenuto molti corsi afferenti al settore microbiologico-infettivistico, nelle scuole di specializzazione dell’area veterinaria. Ha sempre svolto con estrema serietà il ruolo di docente universitario, fornendo agli studenti un’ottima preparazione nel comparto delle Malattie infettive e dell’Igiene veterinaria.

Durante la sua carriera accademica è stato presidente del Consiglio di corso di laurea in Scienze della produzione animale, direttore del Dipartimento di Patologia animale, Profilassi e Igiene degli alimenti, vicepreside della Facoltà di Medicina veterinaria e direttore della Scuola di Specializzazione in Sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche. Ha collaborato con il Ministero degli Affari Esteri in qualità di membro del Comitato tecnico scientifico della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Pisa per la Facoltà di Zootecnia e Veterinaria dell’Università Nazionale Somala.

Ha fatto parte della Commissione per l’Accertamento dei Requisiti Tecnici dei Farmaci per uso Veterinario del Ministero della Sanità. Ha diretto per molti anni i centri italiani per lo studio della brucellosi e della leptospirosi degli animali. Nel 1980 ha trascorso un periodo di studio presso il Moredun Istitute di Edimburgo per approfondire le sue conoscenze sulle clamidiosi dei piccoli ruminanti.

La sua produzione scientifica comprende oltre 200 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali, tra le quali si distinguono molti e pregevoli contributi nel campo della brucellosi, della leptospirosi e della clamidiosi dei piccoli ruminanti; su quest’ultimo argomento in particolare, il professor Andreani ha acquisito notevole prestigio partecipando come “Invited speaker” a congressi nazionali e internazionali.

È stato autore di alcuni capitoli della prima e della seconda edizione del trattato di “Malattie Infettive degli Animali” edito da Farina e Scatozza (UTET), che ha costituito un eccellente testo di studio e di consultazione per gran parte dei veterinari e degli zootecnici del nostro Paese.

Nel 1991 il Senato Accademico dell’Università di Pisa gli ha conferito l’ordine del Cherubino.

Per il suo impegno accademico e scientifico, per la serietà, la profonda umanità e la gentilezza dei modi che lo hanno sempre contraddistinto, il professor Andreani ha rappresentato per me, e per molti colleghi che hanno avuto il piacere di conoscerlo e di collaborare con lui, un sicuro punto di riferimento e un esempio da seguire.

Domenico Cerri

After the appeal launched to Italy last March, a new open letter signed by 1,800 economists from over 550 European universities was sent to Europe. The addressees are the presidents of the European Commission and the Central European Bank and the various heads of state of the European Union. The key issue is once again the urgent measures to be adopted to tackle the serious economic crisis caused by the spread of the coronavirus pandemic.

“In this new appeal to the European authorities we state once again which urgent measures must be adopted,” explains Professor Mario Morroni from the University of Pisa, the promoter of the initiative together with his colleague Pompeo Della Posta. “Even in this case, we do not mention  the use of the ESM, the European Stability Mechanism, as it presents various problems  but we do propose the issue of  ‘European Renaissance Bonds’ guaranteed by the Central European Bank. We firmly believe in the need for a common resolve to fight a common threat.”

The new letter of appeal together with the list of signatories is available on the website https://europeanrenaissance.altervista.org/ where it is possible to participate directly.

 

morroni della posta copy

From the left: Mario Morroni and Pompeo Della Posta


“The vast participation in this appeal in only a few days,“ emphasizes Morroni, “is undoubtedly due to the extreme seriousness of the economic and social crisis caused by the spread of the coronavirus pandemic and the need to convince the leaders of national and European economic policies to make decisions which are in keeping with the phenomenon.”

The text, edited by Mario Morroni and Pompeo Della Posta, was drafted jointly by economists from Italy as well as from German, French, Dutch, and British universities. As for Pisa, nineteen economists and academics from the University of Pisa, five from the Sant’Anna School of Advanced Studies and two from the Scuola Normale Superiore signed the appeal.

“The rapid evolution of the current political debate,“ concludes the professor from the University of Pisa, “is influenced by the growing pressure of public opinion which is now  questioning  the meaning of European integration if, in such a difficult moment, the European Union does not show real solidarity towards its citizens hit by the pandemic and is not able to adopt those economic measures needed to stop Europe from plunging into a recession without precedence.”

 

 

Mercoledì, 29 Aprile 2020 09:16

Do you speak COVIDish?

Prima o poi qualcuno doveva pur accorgersi che il virus anglico ha approfittato della pandemia per infettare ancora un po’ la nostra lingua!

Dai social e dai report giornalistici impariamo a tenerci alla larga dalle droplet (le goccioline) e discutiamo il timing dell’epidemia, le modalità del lockdown, la distribuzione dei kit per gli esami seriologici, la conversione di alcune strutture a COVID hospital, la creazione di software per le app, con i connessi pericoli di data breach, e i dubbi sull’affidabilità degli screening, e anche dei termoscanner (meglio il classico termometro) cui saranno da preferire le termocamere (intese non come camere da letto ma come telecamere) usate anche dagli hub dei trasporti.

Intanto gli studenti si attrezzano con tablet e altri device scolastici oltre a videotutorial per l’e-learning, le aziende con lo smart working e l’e-commerce per salvare il brand, e gli economisti chiedono all’Europa Eurobond, o Coronabond, anche nella declinazione più realistica di Eurofund, come suggeriscono le varie task force di esperti e tecnici cooptati per aiutarci ad uscire da questa grande crisi. E penseremo finalmente ad una Fase 2 con tanto di bike sharing, menù contactless e digital al ristorante, sportelli di ascolto per medici e infermieri contro il burnout, e webinar sull’undertourism dopo l’overtourism.

Da un lato l’Accademia della Crusca, dall'altro Paolo di Stefano e Beppe Severgnini sul Corriere della Sera, puntano giustamente il dito sull'uso di un lessico inglese per parlare di cose che potremmo benissimo dire in italiano. Giusto. Se non fosse che talvolta, quando proviamo a dirle in italiano produciamo effetti a volte semplicemente esilaranti, come “Boris Johnson è stato testato positivo” (apparso su un autorevole quotidiano), altre volte creativi, come un “lockdown parziale” (ma se lockdown è chiosato “chiusura totale” come fa ad essere parziale? Tanto vale parlare di isolamento o confinamento parziale) o anche un “lockdown severo” secondo un uso diffuso soprattutto in medicina di questo calco dall’inglese che spodesta il nostro concetto di severità nel senso di intransigenza, rigore, per sostituirlo con quello dell’inglese “severe” che però significa “grave”. Per aggiornamenti sullo “stato dell’arte”, o per “evidenze” delle sperimentazioni in corso, si consiglia di non whatsappare e twittare gli amici, o guglare i soliti siti.

Ricordiamoci che l’attuale pandemia non è “virale” perché condivisa da milioni di utenti su Internet, ma perché causata da un virus che non è per niente virtuale.

Marcella Bertuccelli Papi
Professore ordinario di Lingua inglese al dipartimento di Filologia Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa