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In un incontro ospitato nella Sala Cherubini del rettorato, l’Università di Pisa ha accolto in visita ufficiale l’ambasciatore di Cuba in Italia Jose Carlos Rodriguez Ruiz, accompagnato dal ministro consigliere Jorge Luis Alfonzo Ramos. Della delegazione facevano parte anche il professor Rodolfo Arencibia Figueroa, presidente dell’Associazione cubana di tecnici agricoli e forestali (ACTAF) e collaboratore scientifico ABOCA e il responsabile e collaboratore del Grupo Plantas Medicinales, Yisniel Troche Borges. Gli ospiti sono stati accolti dal rettore Paolo Mancarella e dal prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali Francesco Marcelloni. All’incontro erano inoltre presenti alcuni docenti, ricercatori e dottorandi dell’Ateneo.

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Dopo i saluti istituzionali, è intervenuta la professoressa Lucia Guidi, presidente del corso di laurea in Scienze agrarie, che ha raccontato la sua recente esperienza a Cuba, invitata da ACTAF a un evento di Plantas Medicinales 2018. La professoressa Guidi ha consegnato alle autorità tre accordi di cooperazione internazionale firmati dai rettori dell’Università dell’Avana e dell’Università di Cienfuegos, e dall’Associazione Cubana di Tecnici Agricoli e Forestali ACTAF.

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Oltre a parlare di scambio di docenti, ricercatori e studenti, si sono discusse possibili collaborazioni nell’area delle Scienze agrarie, dove ci sono già delle attività in corso tra Cuba e l’Ateneo pisano, e nelle aree di Farmacia, Biologia e Medicina per una futura collaborazione con la casa farmaceutica BIOCUBAFARMA.

Per inquadrare gli ambiti di future collaborazioni, Tommaso Salamone, responsabile dell’Unità programmi internazionali di cooperazione, formazione e mobilità dell’Università di Pisa, ha illustrato le possibilità di finanziamento all'interno dell’Azione Chiave 1 - Mobilità per l'apprendimento individuale - Mobilità internazionale per crediti KA107 e dell'Azione Chiave 2 - Cooperazione per l'innovazione e lo scambio di buone pratiche - Capacity Building. A seguire, Laura Nelli, responsabile dell’Unità Promozione internazionale, ha parlato del progetto “Inclinados Hacia América Latina”, che ha dato l’opportunità a tre studenti di Cuba di iscriversi a una laurea magistrale all’Università di Pisa. Una di loro, Amalia De La Guardia, prossima laureanda in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate, è venuta a salutare l’ambasciatore e ringraziare l’Università di Pisa per come è stata accolta e accompagnata nel suo percorso formativo.

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I docenti, ricercatori e dottorandi presenti all'incontro erano Filippo Minutolo, coordinatore dell'Area per l’Internazionalizzazione del dipartimento di Farmacia; Diego Peroni, vice direttore del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale;  Emanuele Cigna, professore del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia; Rossella Di Stefano, professoressa del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica; il professor Gianfranco Natale, responsabile CAI di tutta l'area medica; Rossano Massai, professore del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali; Lucia Guidi, presidente del corso di laurea in Scienze agrarie; il ricercatore in Psicologia generale Ciro Conversano; i dottorandi Costanza Ceccanti, del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, e Marco Marcasciano chirurgo plastico e dottorando dell’Università Roma La Sapienza.

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Un team di ricercatori è riuscito a ricostruire le fasi del meccanismo di funzionamento della serotonina, la cosiddetta molecola della felicità, a livello dei circuiti neuronali dei gangli della base, in particolare del circuito talamo-striatale. Questi circuiti sono importanti per il controllo del movimento e della flessibilità comportamentale, ossia la capacità di adattarsi ai cambi di contesto da un punto di vista emotivo e motorio, e non funzionano correttamente nel caso di patologie come il morbo di Parkinson o i disturbi ossessivi-compulsivi.
La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Neuron, è stata coordinata da Raffaella Tonini del dipartimento di Neuro Modulation Cortical e Subcortical Circuits dell’IIT- Istituto Italiano di Tecnologia, con la collaborazione del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e di un partenariato internazionale di enti di ricerca fra cui la Sorbonne Université di Parigi.
“Ricostruire in maniera molto accurata i meccanismi molecolari con cui la serotonina funziona nel cervello – spiega Raffaella Tonini, coordinatrice del team di ricerca - è importante anche per capire cosa avviene in condizioni patologiche in cui la serotonina non viene prodotta o in cui mancano i recettori specifici a cui legarsi”.
Nel corso dello studio, i neuroscienziati hanno utilizzanto approcci sperimentali avanzati, tra cui l’optogenetica e la chemogenetica, per accendere e spegnere i neuroni attraverso la luce o l’attivazione di proteine geneticamente ingegnerizzate. Manipolando i livelli di serotonina, i ricercatori hanno così potuto definire per la prima volta il meccanismo d’azione di un suo specifico recettore, il recettore 5-HT4, e il tipo di connessioni neuronali che modula. Tale meccanismo d’azione sembrerebbe dipendere dalla localizzazione di questo recettore in regioni specifiche del neurone.
“Questo è stato possibile – spiega il professore Massimo Pasqualetti dell’Ateneo pisano - grazie alla possibilità che oggi abbiamo in laboratorio di generare modelli animali in cui l'attività di una specifica popolazione neuronale, in questo caso quella dei neuroni che producono la serotonina, può essere modulata in remoto, così da verificare in tempo reale le conseguenze della riduzione di rilascio di serotonina a livello dello striato”.
La serotonina è un neuromodulatore fino ad oggi noto per aver funzione nel regolare l’umore, l’appetito e altre funzioni legate all’aspetto emozionale. Il team IIT con questo studio ha dimostrato che la comunicazione tra neuroni del talamo e quello dello striato è ridotta se avviene in assenza di serotonina. Studi attualmente in corso nel laboratorio di Raffaella Tonini suggeriscono che bloccando l’azione del recettore 5-HT4, la capacità di adattarsi ad una nuova situazione, cambiando strategia d’azione, è più lenta.
Questo studio getta dunque le basi per comprendere patologie come la depressione, in cui il recettore per la serotonina 5-HT4 non viene prodotto in normale quantità, avvalorando recenti teorie neuropsichiatriche che evidenzierebbero nei pazienti affetti da depressione un’incapacità di adattarsi ai cambiamenti imposti dall’ambiente.

“Capire i meccanismi molecolari con cui la serotonina opera in determinati circuiti neuronali è importante anche per il trattamento di patologie che hanno sintomi di comorbidità, tra cui i disturbi cognitivi e dell’umore associati al morbo di Parkinson, consentendo di migliorarne la terapia” – conclude Raffaella Tonini.

Per approfondimenti: Serotonergic signaling controls input-specific synaptic plasticity at striatal circuits
Anna Cavaccini1#, Marta Gritti1#, Andrea Giorgi2,7, Andrea Locarno1, Nicolas Heck3, Sara
Migliarini2, Alice Bertero2,7, Maddalena Mereu4, Giulia Margiani5, Massimo Trusel1, Tiziano
Catelani6, Roberto Marotta6, Maria Antonietta De Luca5, Jocelyne Caboche3, Alessandro Gozzi7,
Massimo Pasqualetti2,7 & Raffaella Tonini1*
https://doi.org/10.1016/j.neuron.2018.04.008
https://www-sciencedirect-com.pros.lib.unimi.it:2050/science/article/pii/S0896627318303726?via%3Dihub

Un team di ricercatori è riuscito a ricostruire le fasi del meccanismo di funzionamento della serotonina, la cosiddetta molecola della felicità, a livello dei circuiti neuronali dei gangli della base, in particolare del circuito talamo-striatale. Questi circuiti sono importanti per il controllo del movimento e della flessibilità comportamentale, ossia la capacità di adattarsi ai cambi di contesto da un punto di vista emotivo e motorio, e non funzionano correttamente nel caso di patologie come il morbo di Parkinson o i disturbi ossessivi-compulsivi.

La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Neuron, è stata coordinata da Raffaella Tonini del dipartimento di Neuro Modulation Cortical e Subcortical Circuits dell’IIT- Istituto Italiano di Tecnologia, con la collaborazione del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e di un partenariato internazionale di enti di ricerca fra cui la Sorbonne Université di Parigi.

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“Ricostruire in maniera molto accurata i meccanismi molecolari con cui la serotonina funziona nel cervello – spiega Raffaella Tonini, coordinatrice del team di ricerca - è importante anche per capire cosa avviene in condizioni patologiche in cui la serotonina non viene prodotta o in cui mancano i recettori specifici a cui legarsi”.

Nel corso dello studio, i neuroscienziati hanno utilizzanto approcci sperimentali avanzati, tra cui l’optogenetica e la chemogenetica, per accendere e spegnere i neuroni attraverso la luce o l’attivazione di proteine geneticamente ingegnerizzate. Manipolando i livelli di serotonina, i ricercatori hanno così potuto definire per la prima volta il meccanismo d’azione di un suo specifico recettore, il recettore 5-HT4, e il tipo di connessioni neuronali che modula. Tale meccanismo d’azione sembrerebbe dipendere dalla localizzazione di questo recettore in regioni specifiche del neurone.

“Questo è stato possibile – spiega il professore Massimo Pasqualetti dell’Ateneo pisano - grazie alla possibilità che oggi abbiamo in laboratorio di generare modelli animali in cui l'attività di una specifica popolazione neuronale, in questo caso quella dei neuroni che producono la serotonina, può essere modulata in remoto, così da verificare in tempo reale le conseguenze della riduzione di rilascio di serotonina a livello dello striato”.

La serotonina è un neuromodulatore fino ad oggi noto per aver funzione nel regolare l’umore, l’appetito e altre funzioni legate all’aspetto emozionale. Il team IIT con questo studio ha dimostrato che la comunicazione tra neuroni del talamo e quello dello striato è ridotta se avviene in assenza di serotonina. Studi attualmente in corso nel laboratorio di Raffaella Tonini suggeriscono che bloccando l’azione del recettore 5-HT4, la capacità di adattarsi ad una nuova situazione, cambiando strategia d’azione, è più lenta.

Questo studio getta dunque le basi per comprendere patologie come la depressione, in cui il recettore per la serotonina 5-HT4 non viene prodotto in normale quantità, avvalorando recenti teorie neuropsichiatriche che evidenzierebbero nei pazienti affetti da depressione un’incapacità di adattarsi ai cambiamenti imposti dall’ambiente.

“Capire i meccanismi molecolari con cui la serotonina opera in determinati circuiti neuronali è importante anche per il trattamento di patologie che hanno sintomi di comorbidità, tra cui i disturbi cognitivi e dell’umore associati al morbo di Parkinson, consentendo di migliorarne la terapia” – conclude Raffaella Tonini.

 



 

Lunedì, 25 Giugno 2018 10:25

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Favorire la mobilità e l’internazionalizzazione delle carriere degli studenti, è con questo obiettivo che l’Università di Pisa, prima in Italia e fra i primi atenei in Europa, ha adottato l’innovativa tecnologia Blockchain.

Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’Università di Pisa e CIMEA, il Centro di Informazione sulla mobilità e le Equivalenze accademiche membro della rete ENIC-NARIC dell’UE, del Consiglio d’Europa e dell’UNESCO, e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR), rappresenta un importante passo in avanti nel processo di centralità dello studente.

Gli studenti infatti, grazie alla tecnologia Blockchain, il registro digitale in cui le transazioni svolte in “cryptocurrency” sono archiviate in modo cronologico e pubblico, potranno avere sempre a disposizione un proprio “portafoglio” di informazioni, contenente il titolo di ingresso all’università e la comparabilità dei propri titoli nel sistema italiano, che potranno sempre condividere in maniera sicura e immutabile. Al momento dell’iscrizione, gli studenti Unipi potranno quindi registrare permanentemente i propri titoli secondo standard internazionali, così da renderli “leggibili” in Italia e all’estero. Inoltre, il sistema Blockchain consentirà loro di aggiungere titoli successivi, certificare e condividere le proprie qualifiche in modo sicuro e permanente con altre istituzioni o con i futuri datori di lavoro.

La partnership tra l’Università di Pisa e CIMEA aggiunge un tassello fondamentale al processo di riconoscimento dei titoli e all’analisi della comparabilità dei titoli esteri nel sistema italiano, attraverso l’utilizzo dei principali sistemi di classificazione internazionale e la portabilità delle valutazioni di comparabilità ricevute da istituti esteri.

“Il nostro Ateneo – commenta il prof. Paolo Maria Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, - è da sempre attento all’internazionalizzazione e all’innovazione sia nella ricerca che nella didattica. Questo progetto coniuga entrambi gli aspetti, con l’innovazione che diventa uno strumento sia per agevolare la mobilità degli studenti, sia per rafforzare la dimensione internazionale del nostro Ateneo. Un progetto che mi porta ad immaginare un mondo futuro in cui gli studenti potranno muoversi da un ateneo ad un altro, in paesi diversi, senza doversi scambiare fisicamente documenti, in un’ottica di completa dematerializzazione.”

“Il progetto nasce originariamente dal desiderio di velocizzare il processo di immatricolazione degli studenti internazionali ai corsi di studio del nostro Ateneo” - aggiunge il prof. Francesco Marcelloni, Prorettore alla Cooperazione e Relazioni Internazionali dell’Università di Pisa, - dando la possibilità di sottomettere tutta la documentazione in formato digitale attraverso una semplice interfaccia e procedendo alla validazione dei titoli presentati dal candidato tramite il servizio messo a disposizione da CIMEA. Grazie alla Blockchain, questa verifica rimarrà certificata allo studente che potrà utilizzarla durante tutta la sua vita. Questo primo prototipo verrà poi esteso per la gestione delle carriere di tutti gli studenti iscritti all’università di Pisa.”

“Sono particolarmente orgoglioso della partnership con l’Università di Pisa per questa straordinaria innovazione nella vita degli studenti. – dichiara Luca Lantero, Direttore di CIMEA - L’obiettivo principale per il nostro Centro è quello di promuovere la mobilità accademica in tutte le sue forme. La possibilità di avere un certificato digitale su Blockchain potrà aiutare gli studenti durante e dopo la propria carriera accademica, facilitando il lavoro dei valutatori di titoli”.

“Siamo di fronte ad una vera innovazione nel settore universitario” - aggiunge la Prof.ssa Antonella Martini, Presidente di CIMEA - “in linea con le attuali politiche di internazionalizzazione del MIUR e gli obiettivi del recente Comunicato di Parigi dei Ministri della formazione superiore, avvicinandosi sempre più, grazie all’impulso dell’Italia e dell’Università di Pisa, alla realizzazione di procedure di riconoscimento automatico delle qualifiche accademiche”.

Favorire la mobilità e l’internazionalizzazione delle carriere degli studenti, è con questo obiettivo che l’Università di Pisa, prima in Italia e fra i primi atenei in Europa, ha adottato l’innovativa tecnologia Blockchain.

Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’Università di Pisa e CIMEA, il Centro di Informazione sulla mobilità e le Equivalenze accademiche membro della rete ENIC-NARIC dell’UE, del Consiglio d’Europa e dell’UNESCO, e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR), rappresenta un importante passo in avanti nel processo di centralità dello studente.

Gli studenti infatti, grazie alla tecnologia Blockchain, il registro digitale in cui le transazioni svolte in “cryptocurrency” sono archiviate in modo cronologico e pubblico, potranno avere sempre a disposizione un proprio “portafoglio” di informazioni, contenente il titolo di ingresso all’università e la comparabilità dei propri titoli nel sistema italiano, che potranno sempre condividere in maniera sicura e immutabile. Al momento dell’iscrizione, gli studenti Unipi potranno quindi registrare permanentemente i propri titoli secondo standard internazionali, così da renderli “leggibili” in Italia e all’estero. Inoltre, il sistema Blockchain consentirà loro di aggiungere titoli successivi, certificare e condividere le proprie qualifiche in modo sicuro e permanente con altre istituzioni o con i futuri datori di lavoro.

La partnership tra l’Università di Pisa e CIMEA aggiunge un tassello fondamentale al processo di riconoscimento dei titoli e all’analisi della comparabilità dei titoli esteri nel sistema italiano, attraverso l’utilizzo dei principali sistemi di classificazione internazionale e la portabilità delle valutazioni di comparabilità ricevute da istituti esteri.

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“Il nostro Ateneo – commenta il prof. Paolo Maria Mancarella, rettore dell’Università di Pisa, - è da sempre attento all’internazionalizzazione e all’innovazione sia nella ricerca che nella didattica. Questo progetto coniuga entrambi gli aspetti, con l’innovazione che diventa uno strumento sia per agevolare la mobilità degli studenti, sia per rafforzare la dimensione internazionale del nostro Ateneo. Un progetto che mi porta ad immaginare un mondo futuro in cui gli studenti potranno muoversi da un ateneo ad un altro, in paesi diversi, senza doversi scambiare fisicamente documenti, in un’ottica di completa dematerializzazione.”

“Il progetto nasce originariamente dal desiderio di velocizzare il processo di immatricolazione degli studenti internazionali ai corsi di studio del nostro Ateneo” - aggiunge il prof. Francesco Marcelloni, Prorettore alla Cooperazione e Relazioni Internazionali dell’Università di Pisa, - dando la possibilità di sottomettere tutta la documentazione in formato digitale attraverso una semplice interfaccia e procedendo alla validazione dei titoli presentati dal candidato tramite il servizio messo a disposizione da CIMEA. Grazie alla Blockchain, questa verifica rimarrà certificata allo studente che potrà utilizzarla durante tutta la sua vita. Questo primo prototipo verrà poi esteso per la gestione delle carriere di tutti gli studenti iscritti all’università di Pisa.”

“Sono particolarmente orgoglioso della partnership con l’Università di Pisa per questa straordinaria innovazione nella vita degli studenti. – dichiara Luca Lantero, Direttore di CIMEA - L’obiettivo principale per il nostro Centro è quello di promuovere la mobilità accademica in tutte le sue forme. La possibilità di avere un certificato digitale su Blockchain potrà aiutare gli studenti durante e dopo la propria carriera accademica, facilitando il lavoro dei valutatori di titoli”.

“Siamo di fronte ad una vera innovazione nel settore universitario” - aggiunge la Prof.ssa Antonella Martini, Presidente di CIMEA - “in linea con le attuali politiche di internazionalizzazione del MIUR e gli obiettivi del recente Comunicato di Parigi dei Ministri della formazione superiore, avvicinandosi sempre più, grazie all’impulso dell’Italia e dell’Università di Pisa, alla realizzazione di procedure di riconoscimento automatico delle qualifiche accademiche”.

Con una piccola cerimonia che si è tenuta nella Sala dei Mappamondi del rettorato, l’Università di Pisa ha consegnato i diplomi finali ai primi studenti che hanno conseguito il titolo del Foundation Course nell’anno accademico 2017/2018, il percorso formativo rivolto agli studenti internazionali che devono colmare il vuoto di scolarità di un anno per iscriversi alle università in Italia. A salutare i ragazzi era presente, a nome del rettore, Leonardo Bertini, delegato per la promozione delle iniziative di spin off, start up e brevetti, insieme ai responsabili scientifici dei due curricula del FC – professoressa Chiara Roda, responsabile del Foundation Course Science, e Arturo Marzano, responsabile scientifico del Foundation Course Humanities – e lo staff dell’Unità cooperazione internazionale, coordinato da Paola Cappellini.

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Gli studenti che hanno ritirato il diploma sono Sahil Singh (India), Razan Hijazi (Israele), e Amanda Sanchez (Venezuela). Erano assenti perché già ritornati nei loro paesi di origine Emily Apostolidou (Cipro) e Anastasiia Kormshchikova (Russia). A settembre seguirà una seconda tranche di diplomi.

Il Foundation Course è un programma della durata di un anno accademico che serve a colmare la scolarità di studenti internazionali (provenienti ad esempio da USA, Russia e alcuni Stati dell’America Latina) che non possono accedere direttamente a un corso di laurea di primo livello presso le università italiane. 

L’Università di Pisa è stato il primo ateneo italiano ad aver attivato questo importante percorso, già presente nelle più importanti università europee da diversi anni. Attraverso la frequenza del Foundation Course e con il superamento dei relativi esami, gli studenti possono proseguire la loro carriera accademica iscrivendosi a un corso di laurea di primo livello.

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L’Università di Pisa propone due diversi curricula, uno umanistico (Foundation Course Humanities - FCH) e uno scientifico (Foundation Course Science - FCS). I contenuti degli insegnamenti del curriculum scientifico sono stati pensati anche tenendo in considerazione la preparazione necessaria per il superamento dei test di accesso sia a Medicina sia ai corsi di laurea di carattere scientifico come, ad esempio, Ingegneria o Farmacia.

Gli iscritti al FC, accanto agli insegnamenti relativi al curricula scelto, seguono inoltre un corso intensivo di lingua italiana presso il Centro Linguistico di Ateneo (CLI), finalizzato a conferire loro le basi per poter affrontare un corso di laurea tenuto completamente in lingua italiana. 

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https://www.unipi.it/ateneo/bandi/conc-pub/categoriac/ing/index.htm

Il corso di laurea magistrale in Ingegneria nucleare dell’Università di Pisa ha bandito sei contributi da 1.500 euro per i nuovi iscritti che abbiano conseguito un titolo di laurea triennale in Italia. Il bando fa parte di una consolidata politica promozionale del corso di laurea nei confronti dei laureati triennali italiani. Se infatti una delle priorità del corso di laurea, i cui insegnamenti sono impartiti in inglese, è l’allargamento del bacino di attrazione ai Paesi stranieri, resta comunque centrale l’attenzione agli Italiani che, in passato e in anni recenti, hanno popolato il mercato del lavoro nei settori della fissione e della fusione nucleari, sia in Italia che all’estero.

“Anche in questo periodo di moratoria nucleare nel nostro Paese – sottolinea il professore Walter Ambrosini presidente del corso di laurea in Ingegneria nucleare - la formazione che impartiamo all’Università di Pisa ha dato agli studenti la possibilità di lavorare in Italia e all’estero nel settore nucleare e in quello dell’ingegneria industriale più in generale, facendoli emergere per la completezza della loro preparazione e per le loro personali capacità”.

 

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Gli ingegneri nucleari pisani riscuotono infatti grande successo grazie ad una formazione di base impiantistica e meccanica che dà loro una visione completa degli impianti industriali e dei loro problemi di esercizio e di sicurezza. Tradizionalmente poi l’Ingegneria nucleare attrae studenti molto motivati, che vedono nelle discipline che caratterizzano il corso un’occasione per la loro crescita culturale e professionale e per poter essere introdotti nel mondo della ricerca e delle applicazioni energetiche più avanzate. Il contesto in cui questi studenti vengono ben presto ad operare, anche grazie alle numerose possibilità di stage in Italia e all’estero, è altamente professionale ed internazionalizzato, da cui l’esigenza di impartire i corsi in lingua inglese, in modo da favorire l’ingresso in questo mondo con le adeguate abilità linguistiche.

Non ultimo, il conseguimento della certificazione di European Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE) rilasciata dalla European Nuclear Education Network (ENEN) è ormai una costante per i nostri ingegneri che ne facciano richiesta, a testimonianza della qualità dei loro studi e dell’internazionalizzazione del loro percorso.

“L’energia nucleare è e sarà sempre più in futuro un ingrediente importante del processo di decarbonizzazione della produzione di energia – conclude Walter Ambrosini - anche se le politiche energetiche nazionali tentennano periodicamente nel confrontarsi con questa nuova forma di energia, non vi è dubbio che il suo ruolo verrà messo in sempre maggiore evidenza proprio dalle preoccupazioni ambientali che le sono talora avverse. Non producendo gas serra, infatti, gli impianti nucleari contribuiscono alla stabilità e alla sicurezza dell’approvigionamento energetico con minimo impatto ambientale”.

In sintesi, chi si iscrive al corso di laurea in Ingegneria nucleare dell’Università di Pisa, oltre a beneficiare dei contributi messi a bando quest’anno, fruirà di numerosi vantaggi: una lunga ed illustre tradizione nota in tutto il mondo; una formazione apprezzata dall'industria, basata su di un substrato di ingegneria meccanica e nucleare rivendibile in ogni settore; contatti internazionali, in particolare con ENEN e FuseNet, le due reti europee per l’istruzione nei settori della fissione e della fusione nucleari, per lavorare nel mondo degli sviluppi più recenti in questi settori; ampie possibilità di stage per tesi in Italia e all'estero, per favorire il job placement.

Per informazioni sul corso di laurea magistrale In Ingegneria nucleare, visita il sito http://nucleare.ing.unipi.it/it/ in particolare la galleria degli studenti passati (“Testimonial”), o scrivi al Presidente del Corso di Laurea Magistrale: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Ulteriori notizie sono reperibili sulla pagina Facebook e sul gruppo LinkedIn Studiare Ingegneria Nucleare a Pisa.

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