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cover.pngNelle librerie dal 22 novembre, “Studiare chimica all’università” è un libro che vuole aiutare ragazzi e ragazze a trovare la propria ‘stella polare’. La chiave è l’orientamento fra pari a partire da una serie di interviste a 22 persone fresche di laurea. Curatrici del volume sono le professoresse Valentina Domenici del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Ateneo pisano, Antonella Maggio dell’Università di Palermo e Laura Orian dell’Università di Padova.

Di seguito pubblichiamo l’introduzione.

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Nell’immaginario collettivo, la figura del chimico incarna lo scienziato per antonomasia: con barba, occhiali e capelli arruffati, si aggira per il laboratorio tra provette colorate e fumanti. Un ritratto che quasi sfuma nella magia. Questa immagine, però, non rispecchia le chimiche e i chimici che oggi si muovono in sicurezza in laboratorio, possiedono solide conoscen ze di matematica, fisica e informatica che li aiutano a capire davvero cosa succede nel mondo delle molecole, e che usano strumenti avanzati e moderni, come le modellistiche digitali e l’intelligenza artificiale. Tuttavia, nonostante le iniziative di orientamento, la scelta di intraprendere un percorso universitario in Chimica o Chimica industriale sembra più che altro un atto di coraggio.

In generale le discipline STEM, più delle altre, soffrono di una separazione fra scuola e università, che si manifesta in una discontinuità nel processo educativo e formativo, in uno scarso rapporto tra didattica e formazione e fra ricerca e insegna mento, e nella mancanza di comunicazione dei contenuti insegnati e delle modalità didattiche adottate. La chimica suscita qualche perplessità, se non una certa diffidenza: spesso associata a inquinamento, disastri ambientali e droghe, questa materia trova uno spazio decisamente limitato già tra i banchi di scuola, fatta eccezione per gli Istituti tecnici tecnologici indirizzo Chimica, materiali e biotecnologie e, talvolta, per i Licei scientifici opzione Scienze applicate. Non deve perciò sorprendere che questa disciplina, intrinsecamente complessa, sia ancora percepita come inutile e difficile da studenti e studentesse. Le attività di orientamento tentano di porre rimedio anche a questa distorta percezione della chimica: non si limitano solo ad accompa gnare nel passaggio da un contesto all’altro, ma promuovono i talenti e le attitudini.

Nel 2004, visto il calo delle immatricolazioni ai corsi di laurea delle cosiddette “scienze dure”, i tassi di abbandono, il proble ma del genere e la scarsa chiarezza sugli sbocchi lavorativi, la Conferenza nazionale dei presidi delle facoltà di scienze e tecnologie, in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e Confindustria, promosse il Progetto lauree scientifiche (PLS), successivamente divenuto Piano lauree scientifiche. Dall’anno scola stico 2018/19, inoltre, sono stati proposti i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO), risultato di una revisione dei percorsi di Alternanza scuola lavoro.

Entrambe le iniziative sono volte a sostenere studentesse e studenti per l’intero arco della vita nell’elaborazione di un loro progetto perso nale e professionale, sulla base di aspirazioni e competenze. Queste attività di orientamento hanno avuto un grande successo per la chimica, rappresentando canali preferenziali anche per veicolare un modo nuovo di percepirla. Noi curatrici siamo impegnate da anni in attività di divulgazione, promozione e valorizzazione della chimica, e siamo coordinatrici nei nostri atenei dei PLS e responsabili dei percorsi di PCTO e delle attività di orientamento in ingresso. Il contatto continuo con studenti e studentesse, dalle matricole ai laureandi, fino a chi sceglie di continuare la sua formazione dentro le università con un dottorato di ricerca, ci ha arricchito e arricchisce molto: sia come docenti interessate alla for mazione e alla didattica, sia come persone adulte che cercano di ca pire e stabilire connessioni con le nuove generazioni. È proprio que sta pluriennale esperienza che ci ha portate ad accettare la proposta della casa editrice di affrontare il problema dell’orientamento con un occhio diverso.

Lo sappiamo: i tempi corrono velocemente e i ragazzi cambiano, così come il loro linguaggio, i comportamenti, le abitudini. Proprio per questo, per presentare correttamente l’immagine della disciplina e dei suoi mestieri a chi sta per intraprendere un percorso formativo, la scelta del libro di far parlare ragazzi e ragazze ci è sembrata giusta e adeguata. Raccogliendo le loro motivazioni iniziali, le difficoltà in itinere, le soddi sfazioni e i risultati si può presentare la disciplina dal punto di vista di chi l’ha studiata e la studia: è un modo sicuramente originale di farlo, privo degli eventuali ostacoli di un linguaggio scientifico specifico. Presentare tutto ciò attraverso un libro stampato per noi rappresenta anche una sfida dai forti connotati simbolici: l’idea è quella di un vademecum che accompagni e orienti chi si appresta a compiere una scelta universitaria, ed è una sorta di passaggio di testimone fra chi ha terminato un percorso e chi lo sta per iniziare. Questo, come facevano gli antichi navigatori, significa cercare la Stella Polare nella miriade di stelle che stanno sospese sopra la nostra testa. Anche le ragazze e i ragazzi di oggi cercano la loro stella polare per capire le proprie aspirazioni e i propri talenti. Certo, non è una cosa facile, ma leggere la storia di una studentessa che vive a trecento chilometri di distanza dall’università potrebbe accendere un guizzo, una luce; oppure, ci sarà sicuramente qualcuno che ha lo stesso hobby o lo stesso libro preferito, lo stesso sogno oppure la stessa esperienza non proprio edificante in ambito scolastico. E allora questo libro, oltre a contenere tante informazioni utili per capire cosa si studia a chimica, quante ore di laboratorio si fanno in una sede o in un’altra, vuole raccontare storie di studio in cui rispecchiarsi o riconoscersi, per intraprendere una parte del percorso di vita che sarà sicuramente importante e significativo per il proprio futuro.

(foto di copertina di Elchinator da Pixabay)

L’Università di Pisa dà il benvenuto alle tre nuove ambasciatrici Circle U., pronte a promuovere le iniziative dell’Alleanza Universitaria Europea all’interno della comunità studentesca. Agata Merian Bernacca, Susanna De Luca e Anna Terroni sono entrate infatti a far parte del gruppo dei Circle U. Ambassadors, che opera in ciascuna delle nove università che compongono l’Alleanza Europea.

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Il ruolo delle nuove ambasciatrici sarà fondamentale per aumentare la visibilità di Circle U. e stimolare una maggiore partecipazione degli studenti e delle studentesse alle numerose attività promosse dall’Alleanza, con il supporto degli uffici dell’Ateneo. Con il lancio dell’Open Campus, infatti, sta crescendo l’offerta formativa di Circle U., con numerosi corsi online, Summer e Winter Schools e tante occasioni di mobilità a disposizione dell’intera comunità studentesca dell’Alleanza. Le Ambassadors avranno il compito di organizzare eventi e incontri, ideare iniziative, workshop e contest e collaborare alla comunicazione e produzione di contenuti, anche in collaborazione con i colleghi europei.

Ma chi sono le tre ambasciatrici? Abbiamo chiesto loro di presentarsi alla comunità studentesca e di raccontare con quanto entusiasmo stanno vivendo questa nuova esperienza.

agata okAgata Merian Bernacca
Ciao, sono Agata Bernacca, vengo da Lucca e studio Medicina e Chiururgia all’Università di Pisa. Ho partecipato al Model United Nations (MUN) a UCLouvain organizzato da Circle U.: è stato uno dei primi eventi a cui ha partecipato la mia università, quindi ero veramente emozionata! Anche se apparentemente distante dal mio indirizzo di studi, è stata un'esperienza veramente formativa perché ho avuto modo di apprendere importanti skills di problem solving, team working e non solo. Sono onorata di essere stata scelta per il ruolo di Ambassador e mi impegnerò al massimo per promuovere le attività organizzate dall'Alleanza, per dare modo ai miei colleghi di partecipare e accrescere le loro competenze in un ambiente internazionale e stimolante.

susannaSusanna De Luca
Ciao a tutti! Mi chiamo Susanna, vengo da Lucca e sono una delle nuove ambasciatrici di Circle U. per l’Università di Pisa! Durante il mio percorso accademico mi sono laureata in Scienze della Comunicazione e ho deciso di proseguire i miei studi nella classe magistrale di Informatica Umanistica. Da sempre sono molto affascinata dai contesti internazionali, ecco perché Circle U. è per me il posto perfetto per sperimentare e crescere sia formalmente che socialmente. Sono venuta a conoscenza dell’esistenza di questa alleanza in modo del tutto spontaneo: era lo scorso febbraio ed ero persa tra le ricerche per la mia tesi di laurea triennale, quando navigando sul sito universitario mi sono imbattuta in un corso tenuto da Humboldt-Universität zu Berlin relativo al Climate Change, rivelatosi una vera scoperta. Sono entusiasta della mia nuova carica all’interno di questa realtà e spero di poter trasmettere questa voglia fare e sapere cosmopolita ai miei colleghi dell’Università di Pisa attraverso le numerosissime iniziative di Circle U.!

anna webAnna Terroni
Ciao, sono Anna Terroni, vengo da La Spezia e sono iscritta al primo anno del corso di Dottorato in Studi Italianistici dell'Università di Pisa. Ho conosciuto l’Alleanza Circle U. grazie al mio professore tutor Michelangelo Zaccarello – Academic Chair del Multilingualism, Interculturality and Language Lab (CU.mil) e uno degli organizzatori della Sustainable “WINE” Intensive Week in programma a Pisa dal 3 al 7 febbraio 2025 – che mi ha consigliato di avvicinarmi a questa realtà vista la mia propensione per lo scambio e la collaborazione con ambienti universitari anche esterni all’Italia. Sono rimasta piacevolmente stupita dall'entusiasmo e dallo spirito che si respira all'interno dell'alleanza e sono emozionata di poter intraprendere questa nuova avventura come Ambassador. Non vedo l'ora di poter far conoscere agli altri studenti le attività organizzate da Circle U. e partecipare in prima persona agli eventi che potranno essere un'occasione non soltanto formativa, ma anche di crescita personale.

Giovedì, 21 Novembre 2024 13:50

Concerto di Cassio e delle AB29

Sabato 30 novembre, alle ore 21.21, presso il Polo Porta Nuova, si esibiranno in concerto Cassio e le AB29.

L'evento è organizzato da Sinistra Per... in occasione della XVI edizione del Pisa Rock Festival e si svolge con i contributi per le attività studentesche dell'Ateneo.

Per ulteriori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Giovedì, 21 Novembre 2024 13:45

Concerto di Cassio e delle AB29

Sabato 30 novembre, alle ore 21.21, presso il Polo Porta Nuova, si esibiranno in concerto Cassio e le AB29.

L'evento è organizzato da Sinistra Per... in occasione della XVI edizione del Pisa Rock Festival e si svolge con i contributi per le attività studentesche dell'Ateneo.

Per ulteriori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Realizzato dal team di ingegneri elettronici del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DII) dell’Università di Pisa, rappresenta un grande passo avanti nelle ricerche sull’elettronica conformabile, arrivando a realizzare dispositivi funzionanti su superfici così sottili da poter essere applicate ovunque. 

La ricerca, frutto di una collaborazione tra Università di Pisa, IIT Milano e EPFL, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nano Letters.

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"Adattare l’elettronica perché si conformi perfettamente a superfici curve e irregolari è un obiettivo difficile, ma che al tempo stesso può aprire la strada a una serie infinita di applicazioni, sia a livello industriale che in campo medico - spiega Gianluca Fiori, docente di elettronica al DII-  Il dispositivo che abbiamo messo a punto ha uno spessore estremamente ridotto, dell’ordine di pochi micron, e ha come substrato un polimero flessibile, che può aderire perfettamente ad ogni tipo di superficie. In un centimetro quadrato possiamo integrare moltissimi transistori e la nostra prossima sfida sarà quella di realizzare circuiti complessi, in grado di essere applicati per esempio al cibo, per monitorarne il deterioramento all’interno della catena di produzione, trasporto e vendita, in modo da ridurre gli sprechi alimentari, oppure al corpo stesso, per monitorare parametri fisiologici in modo non invasivo”.

L’applicazione di nanodispositivi flessibili e conformabili al campo biomedicale è una ricerca di frontiera che Gianluca Fiori sta portando avanti nel progetto SKIN2TRONICS, finanziato di recente dall’Unione Europea con ERC Synergy Grant, i finanziamenti più competitivi e prestigiosi per la ricerca.

“Il lavoro di produzione del dispositivo - aggiunge Federico Parenti, dottorando al DII e primo autore dell’articolo - prevede un processo complesso, e che richiede macchinari all’avanguardia, realizzati dal nostro team. In particolare, abbiamo messo a punto una stampante a getto d’inchiostro in grado di definire strutture con risoluzione micrometrica, superando i limiti delle stampanti attualmente in commercio. Il dispositivo elettronico è il risultato di una combinazione di tecniche microelettroniche standard di deposizione dei materiali e più avanzate, come appunto la deposizione per mezzo di inchiostri”

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“I transistori così fabbricati - conclude Elisabetta Dimaggio, ricercatrice in elettronica al DII - riescono a raggiungere ottime prestazioni, e sono quindi perfettamente integrabili in circuiti elettronici più complessi, sia digitali che analogici. Inoltre, la nostra ricerca ha dimostrato che questi dispositivi mantengono i livelli di performance richiesti anche sotto ripetuti stress da piegamento. Questa resilienza è cruciale per l’elettronica conformabile.
Date le enormi potenzialità di sviluppo e applicazione, quella sui dispositivi elettrici flessibili è una delle ricerche di punta dei nostri laboratori dedicati alla transizione digitale delle imprese e all’industria 5.0, dove le ricerche all’avanguardia per i futuri processi industriali vengono condotte in modo integrato e interdisciplinare in diverse aree”.

Un dispositivo elettronico ultrasottile, dello spessore di tre micron, può essere applicato a tutti i tipi di superficie, irregolari, curve, delicate e flessibili, come foglie, lenti ottiche o bucce d’arancia.

Realizzato dal team di ingegneri elettronici del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DII) dell’Università di Pisa, rappresenta un grande passo avanti nelle ricerche sull’elettronica conformabile, arrivando a realizzare dispositivi funzionanti su superfici così sottili da poter essere applicate ovunque. 

La ricerca, frutto di una collaborazione tra Università di Pisa, IIT Milano e EPFL, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nano Letters.

Adattare l’elettronica perché si conformi perfettamente a superfici curve e irregolari è un obiettivo difficile, ma che al tempo stesso può aprire la strada a una serie infinita di applicazioni, sia a livello industriale che in campo medico - spiega Gianluca Fiori, docente di elettronica al DII-  Il dispositivo che abbiamo messo a punto ha uno spessore estremamente ridotto, dell’ordine di pochi micron, e ha come substrato un polimero flessibile, che può aderire perfettamente ad ogni tipo di superficie. In un centimetro quadrato possiamo integrare moltissimi transistori e la nostra prossima sfida sarà quella di realizzare circuiti complessi, in grado di essere applicati per esempio al cibo, per monitorarne il deterioramento all’interno della catena di produzione, trasporto e vendita, in modo da ridurre gli sprechi alimentari, oppure al corpo stesso, per monitorare parametri fisiologici in modo non invasivo”.

L’applicazione di nanodispositivi flessibili e conformabili al campo biomedicale è una ricerca di frontiera che Gianluca Fiori sta portando avanti nel progetto SKIN2TRONICS, finanziato di recente dall’Unione Europea con ERC Synergy Grant, i finanziamenti più competitivi e prestigiosi per la ricerca.

“Il lavoro di produzione del dispositivo - aggiunge Federico Parenti, dottorando al DII e primo autore dell’articolo - prevede un processo complesso, e che richiede macchinari all’avanguardia, realizzati dal nostro team. In particolare, abbiamo messo a punto una stampante a getto d’inchiostro in grado di definire strutture con risoluzione micrometrica, superando i limiti delle stampanti attualmente in commercio. Il dispositivo elettronico è il risultato di una combinazione di tecniche microelettroniche standard di deposizione dei materiali e più avanzate, come appunto la deposizione per mezzo di inchiostri”

“I transistori così fabbricati - conclude Elisabetta Dimaggio, ricercatrice in elettronica al DII - riescono a raggiungere ottime prestazioni, e sono quindi perfettamente integrabili in circuiti elettronici più complessi, sia digitali che analogici. Inoltre, la nostra ricerca ha dimostrato che questi dispositivi mantengono i livelli di performance richiesti anche sotto ripetuti stress da piegamento. Questa resilienza è cruciale per l’elettronica conformabile.
Date le enormi potenzialità di sviluppo e applicazione, quella sui dispositivi elettrici flessibili è una delle ricerche di punta dei nostri laboratori dedicati alla transizione digitale delle imprese e all’industria 5.0, dove le ricerche all’avanguardia per i futuri processi industriali vengono condotte in modo integrato e interdisciplinare in diverse aree”.

New forecasting models based on artificial intelligence can predict up to six hours in advance floods caused by small rivers and streams, i.e. watercourses that are currently more difficult to manage and monitor than large rivers. The news comes from a study conducted by the University of Pisa and the Consorzio di Bonifica Toscana Nord (Land Reclamation Authority) and published in Scientific Reports, a Nature Group journal.

“Heavy rainfall, concentrated in a short period of time and over restricted areas makes it difficult to manage small watercourses, where the speed of rainwater runoff increases the risk of sudden flooding. Just think of the floods that occurred in November 2023 in the province of Prato, where the Furba and Bagnolo streams overflowed, and more recently in the Valdera and Livorno areas,” explains Monica Bini, professor at the Department of Earth Sciences at the University of Pisa, who coordinated the research.

Predictive models based on artificial intelligence have been trained using the rainfall and hydrometric database of the Regional Hydrological Service of Tuscany. The aim is to develop simple and easy-to-use software to predict critical watercourse situations and mitigate damage.

“Artificial intelligence has proven to be a valuable tool to provide early warnings in small pools, even six hours in advance, but it remains crucial that operational decisions must always be supervised by experts,” emphasised Dr. Marco Luppichini, first author of the paper and research fellow at the Department of Earth Sciences.

 

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Monica Bini e Ismaele Ridolfi

“The availability of rainfall data from the Regional Hydrological Service and the funding provided by the Consorzio di Bonifica, for which we thank its President Ismaele Ridolfi, were fundamental to the success of the research, in which the engineer Lorenzo Fontana also participated on behalf of the Consorzio,” says Monica Bini, “I am also proud of the participation of Giada Vailati, a student of the Master’s Degree course in Environmental Sciences of which I am President, because I believe it is a concrete example of how the course deals with highly topical issues and how our students can immediately become protagonists of international research and have an impact on the management of the territory”.

“This is a result that makes us proud of the work we have done and of the collaboration we have established in recent years with a centre of excellence such as the Department of Earth Sciences of the University of Pisa,” points out Ismaele Ridolfi, President of the Consorzio di Bonifica Toscana Nord. “In the past few weeks, the current climate emergency has given a terrible demonstration of the catastrophic effects it can have on our lives, with the cases of Emilia Romagna, Marche, and Tuscany itself, and the recent floods that have hit Spain, particularly the Valencia area. In addition to the necessary regular maintenance and extraordinary works to reduce risks, we have a duty to make the best use of the new tools that can predict dangerous events and their possible impact on our territories as soon as possible. The collaboration will continue,” Ridolfi concludes, “thanks to the newly-signed agreement, which aims to deepen our understanding and extend studies to other watercourses”.

(Cover photoi Наталья Коллегова from Pixabay)

 

The oldest known ancestors of the domesticated ox have been discovered in the Indus Valley and the Fertile Crescent in Mesopotamia: these are the remains of the aurochs (Bos primigenius) dating back some 10,000 years. The research, published in the journal Nature and carried out by Trinity College in Dublin and the University of Copenhagen, involved Luca Pandolfi, a palaeontologist at the Department of Earth Sciences of the University of Pisa, who has long studied with the evolution and extinction of large continental mammals, also in relation to climate change.

Domesticated aurochs were animals quite similar to their wild counterparts, but slightly smaller, especially with less developed horns, indicating a greater degree of meekness. In fact, Julius Caesar in De Bello Gallico (6-28) describes wild aurochs as being slightly smaller than elephants, fast and particularly aggressive. Fossil remains show that wild aurochs could reach a height of just under two metres, weigh up to 1,000 kg and have horns over a metre long. They dominated the fauna of Eurasia and North Africa from around 650,000 years ago, only to suffer a sharp decline from the end of the Pleistocene, around 11,000 years ago, until their extinction in modern times. The last known specimen was killed in Poland in 1627.

“The study published in Nature is the first to analyse this species with the objective of understanding its evolutionary and genetic history through fossil remains found at several sites in Eurasia, including Italy, and North Africa,” says Luca Pandolfi.

 

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Aurochs skull at the Natural History Museum of the University of Wroclaw, Poland (photo L. Pandolfi)

 

Ancient DNA samples were extracted from the finds, which included complete skeletons and well-preserved skulls. Their analysis then identified four distinct ancestral populations that responded differently to climate change and interaction with humans. In particular, European aurochs suffered a drastic decline in both population size and genetic diversity during the last Ice Age, around 20,000 years ago. Falling temperatures reduced their habitat and drove them into the Italian and Iberian peninsulas, from where they later recolonised the whole of Europe.

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Cave paintings of Lascaux (France) with representations of aurochs. Image credit: Prof Saxx CC BY-SA 3.0

“During the Quaternary, an era that spans from 2.5 million years ago to the present day, aurochs were protagonists in the ecosystems of the past, demonstrating their ability to both shrink and expand their habitat in response to the climatic events that characterised this period,” concludes Pandolfi. “The bones of these majestic animals tell palaeontologists the story of the success, adaptation and decline of a species to whose extinction humans have also contributed and reveal the complexity and fragility of the relationships that link living organisms to the climate of our planet”.

 

 



 

RettDb, the first database for the analysis of the molecular mechanisms that cause Rett syndrome, was launched. The web resource is accessible to the entire scientific community and will enable in silico experimentation, i.e. through data analysis, thus reducing the use of animal testing. This is the result of a study published in Database, a journal of Oxford Academic, and conducted by the Biology and Computer Science Departments of the University of Pisa.

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From the left, Ugo Borello Nico Cillari e Giuseppe Neri

“Rett syndrome,” explains Professor Ugo Borello, author of the study, “is a rare neurodevelopmental disorder that occurs almost exclusively in females, with an incidence of 1 in 10,000 births, and is the second most common cause of severe intellectual disability in girls after Down syndrome. It is known to be caused by mutations in the MECP2 gene on the X chromosome in more than 95% of cases, but the molecular mechanisms that cause the syndrome are currently unknown”.

RettDb was therefore created precisely to unravel these mechanisms and to serve as a reference tool for all researchers studying this pathology. The research started in Professor Borello’s laboratory where the molecular mechanisms of cerebral cortex development are studied in different experimental systems and with different techniques, ranging from bioinformatics to molecular biology and neuroanatomy.

“A considerable amount of work was carried out by two thesis students, Nico Cillari and Giuseppe Neri, who took on this challenge, the success of which was not to be taken for granted,” Borello pointed out. “The inherent complexity of biological systems requires a multidisciplinary approach, hence the fruitful collaboration with Professors Paolo Milazzo and Nadia Pisanti of the Computer Science Department, with the help of PhD student Marta Scalisi, who was in charge of web development, and thanks to the invaluable support of Fabio Pratelli and Maurizio Davini, Head of the Green Data Centre of the University of Pisa”.

The study was financed by the European Commission with funds from the PNRR NextGeneration Program under THE’s Spoke 6, Tuscany Health Ecosystem, Precision Medicine & Personalised Healthcare.

 

 

 

 

 

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