Il Centro Piaggio vince il Premio Innovazione a SMAU Bologna
Il Centro Piaggio dell’Università di Pisa ha vinto il Premio Innovazione a SMAU Bologna R2B 2018 grazie a UBORA, il progetto di ricerca finalizzato a sviluppare una piattaforma per la coprogettazione di dispositivi biomedicali, che possano innovare il settore, abbassare i costi e – elemento di grande importanza – con un approccio che rispetti il contesto territoriale e sociale entro il quale si opera.
Il Premio Innovazione valorizza l’esperienza di imprese, enti di ricerca, università e Pubbliche Amministrazioni che hanno realizzato un progetto di trasformazione digitale diventando un modello d’innovazione. I settori di riferimento sono Agrifood, Industria 4.0, Commercio e Turismo, Smart Communities, Sanità, mentre l’approccio innovativo trasversale riguarda l'Open Innovation.
Nella foto: Carmelo De Maria al centro, tra Antonio Perdichizzi di Italia Start Up (a sinistra) e Pierantonio Macola, Presidente di SMAU.
Sviluppata in partnership con ABEC, African Biomedical Engineering Consortium, consorzio di sedici università di ingegneria biomedica in Africa, finanziata nell’ambito del programma europeo Horizon 2020 per la ricerca, UBORA è una piattaforma che promuove un approccio open source e collaborativo tra le diverse competenze disponibili nei centri universitari, negli enti ospedalieri e nell’industria. La piattaforma favorisce la coprogettazione e lo sviluppo di dispositivi biomedicali ma anche nuove modalità di apprendimento, e di insegnamento (la modalità si chiama CDIO conceived-design-implement-operate): nel 2017 è stata lanciata la sfida sul tema della riduzione della mortalità infantile, rivolta a studenti e team di lavoro, nel 2018 il tema è l’invecchiamento in salute.
Carmelo De Maria, ricercatore al Centro Piaggio e al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa, ha partecipato a Bologna allo SMAU Live show, dedicato alla “Rivoluzione digitale per la salute”, condotto da Antonio Perdichizzi, di Italia Startup. Nel corso dei Live Show i vincitori del Premio Innovazione si confrontano con start up, player dell’ICT, con enti e strutture del territorio: ne esce uno “stato dell’arte” su uno specifico tema, con opportunità, criticità, prospettive. “La nostra esperienza di cooperazione internazionale sui dispositivi biomedicali è iniziata qualche anno fa, con un approccio open source e collaborando con centri europei e africani”, racconta Carmelo De Maria “Abbiamo verificato che c’è molto spazio per una innovazione dal basso che consenta di garantire sicurezza e abbattimento dei costi nell’ambito sanitario”.
La presenza del Centro Piaggio dell’Università di Pisa a SMAU Bologna R2B ha rappresentato un’opportunità per valorizzare UBORA e raggiungere ricercatori ed enti interessati a collaborare e condividere esperienze, conoscenze, metodologie attraverso la piattaforma.
Avviso di fabbisogno interno per un incarico per la seguente attività di ricerca nell’ambito del progetto “STEELWAR ”. Scad. 15/06
Convertire le vecchie ‘rotonde’ in rotatorie più efficienti e sicure, uno studio dell’Università di Pisa spiega come
Trasformare le vecchie ‘rotonde’ stradali in moderne rotatorie più efficienti e sicure, dove il traffico scorre in modo più fluido, con tempi di ingresso inferiori, file più corte e meno incidenti. Un obiettivo però non sempre raggiungibile senza interventi complessi ed onerosi, almeno sino ad oggi. Dall’Università di Pisa arriva infatti una nuova metodologia capace di ridurre tempi e costi dei lavori rispetto agli approcci attuali. Lo studio condotto dal Antonio Pratelli e Paolo Sechi del dipartimento di Ingegneria civile e industriale in collaborazione con Reginald R. Souleyrette della University of Kentucky è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Traffic & Transportation” e documenta due casi di reale applicazione in Toscana.
“Abbiamo messo a punto una nuova procedura di conversione delle vecchie rotonde stradali in incroci a rotatoria moderna – spiega il professore Pratelli – la nostra proposta risulta più economica e rapida grazie all’utilizzo di un modello accoppiato dinamico-analitico, i test che abbiamo realizzato su due casi reali, uno a Sesto Fiorentino e l’altro a Lucca, confermano la superiorità della nostra soluzione rispetto ad altri approcci esistenti”.
Secondo gli ingegneri dell’Ateneo pisano ad esempio è possibile ammodernare le vecchie rotatorie senza cambiare troppo l’impianto originario assicurando comunque gran parte dei vantaggi delle rotatorie moderne. Come è accaduto nel caso di Lucca, dove la trasformazione della rotonda posta fuori Porta Santa Maria realizzata nel 2010 si è giocata su una riduzione del diametro dell’isola centrale da 78 a 55 metri. Questo ha consentito un allargamento della carreggiata, sia dell’anello centrale che nelle zone di confluenza, con la possibilità di ricavare 80 nuovi parcheggi che di fatto hanno ripagato l’intervento. Contemporaneamente anche la circolazione è migliorata e le code sono passate da più di 180 metri a 12 e i tempi di attesa da oltre un minuto a pochi secondi.
“Le moderne rotatorie sono state introdotte nel Regno Unito negli anni ’60 e si sono diffuse negli anni ’90 rispetto alle vecchie rotonde la differenza è che la precedenza spetta ai veicoli che transitano nell’anello - sottolinea Pratesi - In Italia come negli Stati Uniti esistono oggi molte rotonde stradali, cioè di vecchia generazione, che se convertite permetterebbero di conseguire importanti miglioramenti sia sul piano della sicurezza che su quello dell’efficienza della circolazione. I risultati della nostra ricerca sono un contributo in questo senso che mettono a disposizione uno strumento nuovo tanto per l’impiego tecnico, quanto per scopi di studio”.
Convertire le vecchie ‘rotonde’ in rotatorie più efficienti e sicure
Trasformare le vecchie ‘rotonde’ stradali in moderne rotatorie più efficienti e sicure, dove il traffico scorre in modo più fluido, con tempi di ingresso inferiori, file più corte e meno incidenti. Un obiettivo però non sempre raggiungibile senza interventi complessi ed onerosi, almeno sino ad oggi. Dall’Università di Pisa arriva infatti una nuova metodologia capace di ridurre tempi e costi dei lavori rispetto agli approcci attuali. Lo studio condotto dal Antonio Pratelli e Paolo Sechi del dipartimento di Ingegneria civile e industriale in collaborazione con Reginald R. Souleyrette della University of Kentucky è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Traffic & Transportation” e documenta due casi di reale applicazione in Toscana.
“Abbiamo messo a punto una nuova procedura di conversione delle vecchie rotonde stradali in incroci a rotatoria moderna – spiega il professore Pratelli – la nostra proposta risulta più economica e rapida grazie all’utilizzo di un modello accoppiato dinamico-analitico, i test che abbiamo realizzato su due casi reali, uno a Sesto Fiorentino e l’altro a Lucca, confermano la superiorità della nostra soluzione rispetto ad altri approcci esistenti”.
Secondo gli ingegneri dell’Ateneo pisano ad esempio è possibile ammodernare le vecchie rotatorie senza cambiare troppo l’impianto originario assicurando comunque gran parte dei vantaggi delle rotatorie moderne. Come è accaduto nel caso di Lucca, dove la trasformazione della rotonda posta fuori Porta Santa Maria realizzata nel 2010 si è giocata su una riduzione del diametro dell’isola centrale da 78 a 55 metri. Questo ha consentito un allargamento della carreggiata, sia dell’anello centrale che nelle zone di confluenza, con la possibilità di ricavare 80 nuovi parcheggi che di fatto hanno ripagato l’intervento. Contemporaneamente anche la circolazione è migliorata e le code sono passate da più di 180 metri a 12 e i tempi di attesa da oltre un minuto a pochi secondi.
Da sinistra, Antonio Pratelli, Paolo Sechi e Reginald R. Souleyrette
“Le moderne rotatorie sono state introdotte nel Regno Unito negli anni ’60 e si sono diffuse negli anni ’90 rispetto alle vecchie rotonde la differenza è che la precedenza spetta ai veicoli che transitano nell’anello - sottolinea Pratesi - In Italia come negli Stati Uniti esistono oggi molte rotonde stradali, cioè di vecchia generazione, che se convertite permetterebbero di conseguire importanti miglioramenti sia sul piano della sicurezza che su quello dell’efficienza della circolazione. I risultati della nostra ricerca sono un contributo in questo senso che mettono a disposizione uno strumento nuovo tanto per l’impiego tecnico, quanto per scopi di studio”.
Dacia Maraini all’Università di Pisa per la seconda edizione del Premio di traduzione “Cinzia Biagiotti”
Martedì 12 giugno, alle 17.30 nell’aula magna di Palazzo Boilleau dell’Università di Pisa (Via Santa Maria 85) si svolgerà la cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale di Traduzione “Cinzia Biagiotti”, giunto alla sua seconda edizione. Il premio è riservato a tesi magistrali in traduzione di testi letterari e saggistici ad opera di autori anglo-americani.
Consegnerà il premio la Presidente della giuria, Dacia Maraini. La cerimonia sarà aperta da una conferenza di Norman Gobetti dal titolo: “Il mestiere del traduttore come strategia di resistenza al Totalitarismo della distrazione”.
Due laureate in Agraria premiate dall’Associazione nazionale vivaisti esportatori
Sara d’Aleo e Priscilla Farina, pisane e laureate al dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari a Agro-ambientali dell’Università di Pisa, sono state premiate dall’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori (ANVE) nell’ambito della X Giornata Nazionale del Vivaismo Mediterraneo che si è svolta il 1 giugno a Monopoli (BA).
Il riconoscimento, intitolato alla memoria del fondatore di ANVE, Stefano Capitanio, viene assegnato annualmente a giovani e brillanti laureati di primo e secondo livello nelle materie agrarie. Sara d’Aleo ha conseguito il titolo in “Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio” con una tesi dal titolo “Orti urbani. Progetto di riqualificazione dell’area verde urbana ‘La Prada’ nel Comune di Carrara”. Priscilla Farina si è laureata “Scienze Agrarie” con un elaborato finale dal titolo “Le specie alloctone recentemente introdotte in Italia: il caso di Popillia japonica (Coleoptera Scarabaeidae)” e attualmente è iscritta alla magistrale in Produzioni Agro-alimentari e Gestione dell’Agroecosistema sempre all’Università di Pisa.
La premiazione delle due allieve dell’ateneo pisano: a sinistra Sara d’Aleo, a destra Priscilla Farina, al centro il Presidente dell’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori.
Due laureate Unipi in Agraria premiate dall’Associazione Nazionale Vivaisti esportatori
Sara d’Aleo e Priscilla Farina, pisane e laureate al dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari a Agro-ambientali dell’Università di Pisa, sono state premiate dall’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori (ANVE) nell’ambito della X Giornata Nazionale del Vivaismo Mediterraneo che si è svolta il 1 giugno a Monopoli (BA). Il riconoscimento, intitolato alla memoria del fondatore di ANVE, Stefano Capitanio, viene assegnato annualmente a giovani e brillanti laureati di primo e secondo livello nelle materie agrarie. Sara d’Aleo ha conseguito il titolo in “Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio” con una tesi dal titolo “Orti urbani. Progetto di riqualificazione dell’area verde urbana ‘La Prada’ nel Comune di Carrara”. Priscilla Farina si invece laureata “Scienze Agrarie” con un elaborato finale dal titolo “Le specie alloctone recentemente introdotte in Italia: il caso di Popillia japonica (Coleoptera Scarabaeidae)” e attualmente è iscritta alla magistrale in Produzioni Agro-alimentari e Gestione dell’Agroecosistema sempre all’Università di Pisa.
Individuate le alterazioni delle connessioni cerebrali tipiche dei disturbi dello spettro autistico
Rovereto/Pisa 8 giugno 2018 - Un innovativo approccio di ricerca sviluppato all’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto e dall’Università di Pisa potrà aiutare a capire come alterazioni genetiche compromettono la regolare funzione del cervello, aprendo nuove frontiere nella comprensione delle cause dei disturbi dello spettro autistico.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, è stato condotto dal team di ricercatori guidato da Alessandro Gozzi dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto e dal professore Massimo Pasqualetti del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con cinque altri gruppi di ricerca distribuiti sul territorio nazionale. La ricerca, interamente italiana, è stata finanziata dalla fondazione statunitense Simons Foundation for Autism Research Initiative (www.sfari.org), un ente che seleziona e premia le ricerche più innovative nel campo dell’autismo a livello mondiale.
“Sebbene sia noto che l’autismo sia altamente ereditario, - spiega Alessandro Gozzi, coordinatore del team di ricerca e ricercatore all’IIT - il ruolo che i geni hanno nel determinare questa sindrome non è ancora chiaro. Questo studio rappresenta un’importante dimostrazione di come specifiche alterazioni del DNA possano compromettere le connessioni cerebrali e la regolare funzione del cervello, causando una delle forme più diffuse di autismo.”
Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, una tecnica di neuroimmagine totalmente non invasiva che permette di ricostruire digitalmente il cervello dei pazienti in tre dimensioni, i ricercatori IIT hanno analizzato le scansioni cerebrali di 30 bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, tutti portatori della stessa mutazione genetica conosciuta con il termine scientifico di “delezione 16p11.2”. L’analisi di questi segnali ha permesso di scoprire che la corteccia prefrontale nei bambini portatori della mutazione oggetto di studio, rimane isolata e non riesce a comunicare efficacemente con il resto del cervello, generando sintomi specifici dell’autismo, come un ridotto interesse ad instaurare relazioni sociali e problemi nella comunicazione.
Lo studio ha previsto una ricerca parallela su modelli animali in cui è stata riprodotta la mutazione 16p11.2. Sempre grazie alla risonanza magnetica, anche nelle cavie sono stati riscontrati gli stessi deficit di connettività e una riduzione del dialogo fra le medesime aree corticali come nei bambini affetti da autismo. I ricercatori dell’Università di Pisa hanno quindi studiato il cervello dei topi portatori della delezione 16p11.2 per cercare di capire se vi fossero alterazioni strutturali capaci di spiegare i deficit di connettività funzionale osservati.
“Grazie a questa analisi parallela – spiega il professore Massimo Pasqualetti – siamo riusciti ad esaminare le connessioni neuronali a livello neuroanatomico fine, cioè con un dettaglio estremo, scoprendo, attraverso lo studio sui modelli animali, quali siano le anomalie strutturali potenzialmente all’origine dei difetti di connettività cerebrale riconducibili allo specifico disturbo dello spettro autistico riscontrato nei bambini portatori della delezione 16p11.2”.
Alla luce di questi risultati i ricercatori stanno ora studiando altri geni per capire come le mutazioni nel DNA associate all’autismo alterino le funzioni del cervello e individuare le diverse categorie che compongono lo spettro dell’autismo.
“Ci aspettiamo che questo tipo di approccio permetta di identificare in maniera oggettiva quante e quali forme di autismo esistano – conclude Alessandro Gozzi - un prerequisito fondamentale per l’identificazione di future terapie mirate”.
Oltre all’IIT e all’Università di Pisa hanno partecipato allo studio le Università di Torino e Verona, il Laboratorio europeo di biologia molecolare a Monterotondo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Catanzaro e il S. Anna Institute and Research in Advanced Neuro-Rehabilitation a Crotone.
Avviso di fabbisogno interno per un incarico per la seguente attività di ricerca nell’ambito del progetto “Analisi teorica e sperimentale della risposta meccanica di edifici in muratura”. Scad. 12/06
Stenoscopie. Socializzazione LGBTIQ e spazi urbani
https://www.unipi.it/index.php/attivita-e-viaggi-studenteschi/item/12612-stenoscopie-socializzazione-lgbtiq-e-spazi-urbani