Il Centro ISME, di cui è partner l'Unipi, lancia il sito Mare Futuro
Il Centro ISME lancia il sito Mare Futuro, un luogo per gli appassionati delle scienze del mare. Fondato nel 1999, ISME è una rete di nove università italiane (Pisa, Genova, Firenze, Roma La Sapienza, Marche, Cassino, Salento, Bologna, Calabria), e si occupa dello studio di tutte le tecnologie che riguardano il “pianeta acqua”.
“Si tratta di un campo di ricerca che si sta rivelando sempre più centrale – afferma Andrea Caiti, nodo ISME dell’Università di Pisa – per fare fronte a problemi come il cambiamento climatico o la produzione energetica. Il mare ha grandi risorse, il cui impiego diventerà sempre più essenziale, ma anche ineludibili esigenze di sostenibilità ambientale. È uno scrigno di conoscenze che l’umanità potrà utilizzare, se supportata da una tecnologia rispettosa dell’ambiente subacqueo e dei suoi abitanti”.
Proprio con l’intento di valorizzare queste risorse e la tecnologia sviluppata da ISME è nato il sito Mare Futuro che raccoglie i risultati di ricerca più recenti degli studiosi del Centro, come i robot subacquei autonomi per l'esplorazione dei fondali a fini ambientali o archeologici, come FeelHippo, l'ippopotamo marino, i veicoli che sono in grado di lavorare in squadra per interventi di manutenzione e ispezione su impianti off-shore, o per la ricerca di gas o petrolio, e ancora le ricerche rivolte all’ambente, come SeaSpoon, per sfruttare il moto ondoso per la produzione di energia pulita, o le tecnologie per il turismo sotto il mare.
“Marefuturo non sarà solo questo - conclude Caiti – Sarà anche il luogo dove i ricercatori ISME potranno parlare di tutto quello che riguarda il mare e le sue tecnologie. Storie di ricerca, ma anche problemi che riguardano tutti, dal riscaldamento dei mari alle interferenze dei suoni prodotti dall’uomo nel mare con il canto delle balene. Mare Futuro racconterà, passo dopo passo, innovazione dopo innovazione, il futuro che viene dal pianeta acqua”. MareFuturo si pone come un punto di riferimento, con gli esperti di ISME, per commentare scoperte, tecnologie e fatti relativi agli ambienti acquatici, mari, laghi e fiumi.
ISME è un centro che riunisce i ricercatori e le ricercatrici di nove Università: Università Politecnica delle Marche, Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione; Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Dipartimento di Ingegneria elettrica e dell'informazione; Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi; Università del Salento, Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione; Università di Pisa, Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e Centro di Ricerca “E.Piaggio”; Università degli Studi Firenze, Dipartimento di Ingegneria Industriale; Università della Calabria, Dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica; Università di Bologna, Dipartimento di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell'Informazione; Università di Roma, Dipartimento di Informatica.
Rettore e prorettori
Spettacolo di danza "Staccarsi da terra - Chi vola alto è sempre solo"
Lunedì 17 dicembre dalle 21, in VIa Derna 13,ll gruppo GRACT presenta uno spettacolo di danza in improvvisazione dal titolo "Staccarsi da terra - Chi vola alto è sempre solo", realizzato a conclusione del percorso teatrale con la regista Alice Vannozzi.
Regia Alice Vannozzi
Di e con Elisabetta Biondi
Letture di Mario Cortese e Ilaria Strazzulla
Ingresso gratuito
Info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L'evento è stato realizzato con il contributo finanziario dell'Università di Pisa
Spettacolo di danza "Staccarsi da terra - Chi vola alto è sempre solo"
Lunedì 17 dicembre dalle 21, in VIa Derna 13,ll gruppo GRACT presenta uno spettacolo di danza in improvvisazione dal titolo "Staccarsi da terra - Chi vola alto è sempre solo", realizzato a conclusione del percorso teatrale con la regista Alice Vannozzi.
Regia Alice Vannozzi
Di e con Elisabetta Biondi
Letture di Mario Cortese e Ilaria Strazzulla
Ingresso gratuito
Info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L'evento è stato realizzato con il contributo finanziario dell'Università di Pisa
La superfrutta nasce nei laboratori dell’Ateneo grazie ai raggi UV-B
Dalle ricerche condotte all’Università di Pisa nasce la “superfrutta”, un alimento ricco di antiossidanti e di composti benefici per la nostra salute. Nei laboratori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali la professoressa Annamaria Ranieri e il suo gruppo studiano da anni gli effetti benefici delle radiazioni ultraviolette sulla frutta allo scopo di mettere a punto prodotti salutari dall’elevato valore nutraceutico. L’ultimo progetto in questo ambito ha riguardato le pesche ed è stato condotto in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’University of Natural Resources and Life Sciences di Vienna e il Leibniz Institute of Vegetable and Ornamental Crops tedesco con articoli pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche internazionali.
“È noto da tempo come nella frutta il contenuto di composti benefici quali fibre, sali minerali, vitamine e sostanze antiossidanti dipenda da diversi fattori, tra cui la qualità e la quantità di luce che ricevono – spiega Annamaria Ranieri - in particolare, la componente B della radiazione ultravioletta (UV-B) riveste un ruolo fondamentale, dunque la nostra idea è stata di impiegarla sui frutti già raccolti riprogrammando così la loro capacità di produrre molecole nutraceutiche”.
Le pesche nelle celle a raggi UV-B dell’Università di Pisa
A livello pratico, il procedimento prevede che la frutta venga posta in celle climatiche dove è esposta ai raggi UV-B; successivamente, attraverso una serie di analisi, i ricercatori controllano i cambiamenti nei livelli dei metaboliti nutrienti caratteristici del frutto in esame. Gli studi molecolari hanno infatti evidenziato come i raggi UV-B, attraverso complessi meccanismi intracellulari, inducano l’attivazione di specifici geni coinvolti nella sintesi di diverse classi di composti fenolici.
“Nel caso delle pesche, ad esempio, il trattamento UV-B sui frutti post-raccolta ha influito sull’intero profilo fenolico - racconta il dottor Marco Santin che ha svolto il suo dottorato all’Università di Pisa proprio su questo tema - dopo 36 ore dall’esposizione abbiamo notato un notevole accumulo di antocianine, idroflavonoli e flavoni, che tra tutti i polifenoli sono quelli che manifestano le maggiori capacità antiossidanti”.
“Si tratta di un approccio eco-compatibile – conclude la professoressa Antonella Castagna che fa parte del gruppo di ricerca – e la possibilità di ottenere i “superfrutti” è possibile non solo in laboratorio, ma anche in serra a livello di produzione su larga scala”.
Il Peacebuilding italiano: “stato dell'arte” e prospettive future
Il 14 dicembre, a partire dalle ore 9.30, nell’aula 5 del Palazzo "La Sapienza", si terrà il convegno “Il peacebuilding italiano: “stato dell'arte” e prospettive future”, organizzato dal Centro interdisciplinare di scienze per la pace dell’Università di Pisa. Dopo i saluti istituzionali di Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e agli affari internazionali e di Enza Pellecchia, direttrice del CISP, e l’introduzione di Valentina Bartolucci, ricercatrice aggregata del CISP, interverrà Luca Fratini, ambasciatore e vice rappresentante permanente dell'Italia all'OSCE. Seguiranno le relazioni di Luisa Del Turco, direttrice del Centro difesa civile, Bernardo Venturi, co-direttore di Agency for Peacebuilding, e Fabrizio Coticchia, ricercatore dell’Università di Genova. La mattinata si chiuderà con una tavola rotonda con Nicoletta Pirozzi (Istituto Affari Internazionali), Giovanni Scotto (Università di Firenze), Martina Pignatti Morano (Un Ponte per…), Emanuele Sommario (Scuola Superiore Sant'Anna).
Il peacebuilding – inteso come l'insieme egli interventi volti a rafforzare la coesione sociale e consolidare e a rafforzare la pace in un mondo caratterizzato da crescenti complessità e eterogeneità sempre più marcate – è un settore in espansione a livello internazionale. Sono numerosissime le operazioni di peacebuilding che vengono portate avanti in tutto il mondo da parte di organizzazioni governative e non, organizzazioni transnazionali, istituti religiosi e piccole realtà associative. Il peacebuilding è anche un settore fertile di studio a livello accademico, con corsi dedicati e riviste accademiche specializzate.
La conferenza si prefigge di valorizzare i risultati fino ad ora raggiunti in Italia e di avviare tutta una serie di riflessioni sui possibili scenari futuri.
“San Rossore 1938”: lettura alla libreria Pellegrini di Pisa
Giovedì 13 dicembre alle 21.15, alla Libreria Pellegrini di Pisa (via Curtatone e Montanara 5) si tiene il secondo incontro a ingresso libero di "Letture nelle librerie” organizzato dalla Fondazione Teatro di Pisa per la rassegna “San Rossore 1938” dell’Università di Pisa.
Come lettori animeranno la serata Paolo Giommarelli, Maria Valeria Della Mea e Franco Farina che insieme a Luca Biagiotti cura l’intero ciclo. Questo particolare incontro intitolato “Voci” nasce da un collage di testimonianze di ebrei italiani che hanno subito le leggi razziali, persone note come Liliana Segre ad altre meno conosciute, voci di popolo, di borgatari romani e anche di ebrei convintamente fascisti con in serbo un tragico destino.
La superfrutta nasce nei laboratori dell’Università di Pisa grazie ai raggi UV-B
Dalle ricerche condotte all’Università di Pisa nasce la “superfrutta”, un alimento ricco di antiossidanti e di composti benefici per la nostra salute. Nei laboratori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali la professoressa Annamaria Ranieri e il suo gruppo studiano da anni gli effetti benefici delle radiazioni ultraviolette sulla frutta allo scopo di mettere a punto prodotti salutari dall’elevato valore nutraceutico. L’ultimo progetto in questo ambito ha riguardato le pesche ed è stato condotto in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’University of Natural Resources and Life Sciences di Vienna e il Leibniz Institute of Vegetable and Ornamental Crops tedesco con articoli pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche internazionali.
“È noto da tempo come nella frutta il contenuto di composti benefici quali fibre, sali minerali, vitamine e sostanze antiossidanti dipenda da diversi fattori, tra cui la qualità e la quantità di luce che ricevono – spiega Annamaria Ranieri - in particolare, la componente B della radiazione ultravioletta (UV-B) riveste un ruolo fondamentale, dunque la nostra idea è stata di impiegarla sui frutti già raccolti riprogrammando così la loro capacità di produrre molecole nutraceutiche”.
A livello pratico, il procedimento prevede che la frutta venga posta in celle climatiche dove è esposta ai raggi UV-B; successivamente, attraverso una serie di analisi, i ricercatori controllano i cambiamenti nei livelli dei metaboliti nutrienti caratteristici del frutto in esame. Gli studi molecolari hanno infatti evidenziato come i raggi UV-B, attraverso complessi meccanismi intracellulari, inducano l’attivazione di specifici geni coinvolti nella sintesi di diverse classi di composti fenolici.
“Nel caso delle pesche, ad esempio, il trattamento UV-B sui frutti post-raccolta ha influito sull’intero profilo fenolico - racconta il dottor Marco Santin che ha svolto il suo dottorato all’Università di Pisa proprio su questo tema - dopo 36 ore dall’esposizione abbiamo notato un notevole accumulo di antocianine, idroflavonoli e flavoni, che tra tutti i polifenoli sono quelli che manifestano le maggiori capacità antiossidanti”.
“Si tratta di un approccio eco-compatibile – conclude la professoressa Castagna che fa parte del gruppo di ricerca – e la possibilità di ottenere i “superfrutti” è possibile non solo in laboratorio, ma anche in serra a livello di produzione su larga scala”.
Avviso di fabbisogno interno per Supporto allo sviluppo di metodi di valutazione multicriterio dell’indoor Enviromental Quality, attraverso l’impiego di risultati di indagini oggettive ed indagini soggettive
Innovativo lettore Braille: dottoranda dell’Ateneo vince un premio internazionale grazie al progetto READABLE
La dottoranda Gemma Carolina Bettelani, 26 anni, di Sarzana, è tra i quattro vincitori del programma internazionale “Innovation in Haptics Research”, che prevede un finanziamento a studenti di dottorato che propongono progetti innovativi nel campo dell’aptica, la scienza che studia il senso del tatto. Il progetto selezionato tra i vincitori si chiama READABLE (Reliable ElectromAgnetic DynAmic BrailLE), e prevede la realizzazione di un dispositivo Braille dinamico e portatile per permettere la lettura ai non vedenti. Dottoranda al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, Gemma Carolina Bettelani svolge il suo lavoro al Centro di Ricerca dell’Università di Pisa “E. Piaggio”, che da anni vanta un gruppo di ricerca all’avanguardia sullo studio e la riproduzione del senso del tatto in dispositivi artificiali e nella realtà virtuale.
“Nel mondo ci sono 285 milioni di persone ipovedenti, di cui 39 milioni non vedenti – afferma Gemma Bettelani – La qualità della loro vita dipende anche dall’avere accesso a contenuti testuali e grafici usando altri sensi, per esempio l’udito e il tatto. I dispositivi Braille meccanici fino ad ora prodotti spesso non hanno più di una riga, a causa degli alti costi di produzione. Sono dispositivi in grado di cambiare dinamicamente le lettere, ma non riescono a convogliare molta informazione per volta. Il mio progetto ambisce a superare queste limitazioni, creando una tavoletta a più righe, semplice e low cost, in cui i caratteri braille vengono attuati da un magnete che li fa andare su e giù ricevendo corrente. In questo modo è possibile cambiare le lettere braille in modo dinamico, e potenzialmente leggere su una sola tavoletta interi libri”.
Il dispositivo READABLE, attualmente allo stato di progetto, sarà stampato con stampante 3D, in modo da abbattere ulteriormente i costi e rendere possibile alle persone non vedenti o ipovedenti una modalità di accesso ai testi diversa da quella puramente uditiva, ad ora la più accessibile ed economica, a causa della complessità e dei costi dei dispositivi braille.
“È stato dimostrato – continua Gemma Bettelani – che una modalità attiva di accesso al testo, basata sull’esplorazione tattile anziché sull’ascolto passivo, permette una migliore comprensione dell’informazione. Il dispositivo può anche essere usato in diversi esperimenti, per capire come anche le persone vedenti usano il senso del tatto e quali informazioni riescono a percepire con le mani rispetto ai non vedenti. Un campo di ricerca fondamentale per progettare per esempio dispositivi per agire nella realtà virtuale, ad esempio nella chirurgia a distanza o nell’intrattenimento”.
Il programma “Innovation in haptics research” è finanziato dal Technical Committee on Haptics della Robotics and Automation Society, e prevede il conferimento di un budget fino a 10.000 dollari a studenti di dottorato e post doc, per sviluppare progetti innovativi legati allo sviluppo di interfacce aptiche uomo-macchina, algoritmi di controllo per la riproduzione di sensazioni tattili in realtà virtuale, studio del tatto umano.