Avviso di fabbisogno interno per una unità di personale per la promozione delle attività del Sistema Museale di Atene
Avviso di fabbisogno interno per l'incarico: "Studio di sistemi energetici ad elevata efficienza a servizio del laboratorio di prossima realizzazione di Ingegneria sanitaria ambientale"
Avviso di fabbisogno interno per n. 1 incarico di psicologo nell’ambito del progetto “Strudenti con DSA”
Marco Raugi - Delegato per la sostenibilità - Prorettore per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico
Borsa di studio di durata 8 mesi, dal titolo: “Algoritmi di ottimizzazione non lineare continua e combinatoria"
Le stelle di neutroni come laboratorio per studiare la materia: ricercatori Unipi risolvono l'hyperon puzzle
Le stelle di neutroni sono gli oggetti macroscopici più densi dell'universo e rappresentano degli incomparabili laboratori naturali per investigare i costituenti della materia e le loro interazioni in condizioni fisiche estreme che non possono essere realizzate in nessun laboratorio terrestre. La struttura di questi corpi celesti è assai complessa ed in parte non completamente nota.
Secondo gli scienziati, nella regione più interna della stella, il cosiddetto core, oltre ai neutroni e ai protoni (detti collettivamente nucleoni), sarebbero presenti altre particelle subatomiche fra cui gli iperoni. Questi ultimi sono appunto i protagonisti dello studio che Ignazio Bombaci (foto a destra) e Domenico Logoteta dell’Università di Pisa hanno svolto in collaborazione con Isaac Vidaña della Sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La ricerca, appena pubblicata sull’European Physical Journal, propone infatti una soluzione del cosiddetto “hyperon puzzle”, un paradosso scientifico che riguarda la relazione fra la massa delle stelle di neutroni e la presenza di iperoni al loro interno. Ci sono infatti delle stelle di neutroni la cui massa misurata è più grande di quanto previsto teoricamente considerata la presenza degli iperoni. Queste particelle infatti rendono la materia “più soffice” e di conseguenza diminuiscono la massa limite al di sopra della quale una stella di neutroni collassa in un buco nero.
Per spiegare il puzzle i fisici dell’Ateneo pisano hanno quindi ipotizzato la presenza di una forza a tre corpi fra nucleoni e iperoni che avrebbe un duplice effetto sulle proprietà della materia stellare: fa sì che gli iperoni si formino nel core stellare a densità più alte e inoltre ne riduce notevolmente la concentrazione.
“Questi due effetti combinati – conclude il professor Ignazio Bombaci – fanno aumentare la pressione all’interno della stella, ossia fanno diventare “più dura” la materia stellare il che rende possibile ottenere stelle iperoniche, cioè stelle di neutroni contenenti iperoni, che hanno masse in accordo con i valori misurati, risolvendo in tal modo l’hyperon puzzle”.
Le stelle di neutroni come laboratorio per studiare la materia a densità estreme: ricercatori dell’Università di Pisa risolvono il cosiddetto “hyperon puzzle”
Le stelle di neutroni sono gli oggetti macroscopici più densi dell'universo e rappresentano degli incomparabili laboratori naturali per investigare i costituenti della materia e le loro interazioni in condizioni fisiche estreme che non possono essere realizzate in nessun laboratorio terrestre. La struttura di questi corpi celesti è assai complessa ed in parte non completamente nota. Secondo gli scienziati, nella regione più interna della stella, il cosiddetto core, oltre ai neutroni e ai protoni (detti collettivamente nucleoni), sarebbero presenti altre particelle subatomiche fra cui gli iperoni. Questi ultimi sono appunto i protagonisti dello studio che Ignazio Bombaci e Domenico Logoteta dell’Università di Pisa hanno svolto in collaborazione con Isaac Vidaña della Sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. La ricerca, appena pubblicata sull’European Physical Journal, propone infatti una soluzione del cosiddetto “hyperon puzzle”, un paradosso scientifico che riguarda la relazione fra la massa delle stelle di neutroni e la presenza di iperoni al loro interno. Ci sono infatti delle stelle di neutroni la cui massa misurata è più grande di quanto previsto teoricamente considerata la presenza degli iperoni. Queste particelle infatti rendono la materia “più soffice” e di conseguenza diminuiscono la massa limite al di sopra della quale una stella di neutroni collassa in un buco nero.
Per spiegare il puzzle i fisici dell’Ateneo pisano hanno quindi ipotizzato la presenza di una forza a tre corpi fra nucleoni e iperoni che avrebbe un duplice effetto sulle proprietà della materia stellare: fa sì che gli iperoni si formino nel core stellare a densità più alte e inoltre ne riduce notevolmente la concentrazione.
“Questi due effetti combinati – conclude il professor Ignazio Bombaci – fanno aumentare la pressione all’interno della stella, ossia fanno diventare “più dura” la materia stellare il che rende possibile ottenere stelle iperoniche, cioè stelle di neutroni contenenti iperoni, che hanno masse in accordo con i valori misurati, risolvendo in tal modo l’hyperon puzzle”.
Il professor Pratelli ha vinto il “Promet30 Award”
Il professor Antonio Pratelli, docente di “Sistemi di Trasporto” e di “Tecnica del Traffico” del DICI-Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, ha ricevuto il “Promet30 Award”. Il premio gli è stato conferito in occasione del trentennale di PROMET-Traffic&Transportation, rivista scientifica pubblicata dalla Facoltà di Scienze del Traffico e dei Trasporti dell’Università di Zagabria (Croazia).
Una commissione ristretta di membri della redazione e dell’Università di Zagabria, presieduta dal professor Mario Anžek, ha scritto nella motivazione: “Come scienziato e ricercatore altamente qualificato e di livello mondiale sei stato una parte molto importante della nostra attività editoriale e ti ringraziamo anche per aver contribuito a migliorare molto il Journal in questi 30 anni”.
Il professor Pratelli collabora alla rivista da alcuni anni, nel 2017 ne è diventato revisore oltre a far parte del comitato scientifico, invito motivato “in base alle sue riconosciute competenze specifiche ed alla rilevanza dei contributi scientifici pubblicati su argomenti del settore”.
In Sapienza un incontro con Vera Vigevani Jarach sugli ebrei italiani in Argentina
Venerdì 24 gennaio alle 9.30, nell'Aula Magna Nuova della Sapienza, si terrà un incontro con Vera Vigevani Jarach dal titolo “Tante voci una storia: gli ebrei italiani in Argentina tra leggi razziali e dopoguerra”. L'incontro è organizzato nell'ambito del programma per i “Giorni della Memoria”, in occasione della riedizione ampliata del libro di Eleonora Maria Smolensky e Vera Vigevani Jarach, “Tantas voces una historia. Italianos judíos en la Argentina 1938-1948", Eduvim 2019.
L’intervento di Vera Vigevani Jarach sarà preceduto dal saluto delle autorità cittadine, civili, accademiche e scolastiche e da una presentazione di Alessandra Ghezzani, docente di Lingue e Letterature ispano-americane all’Università di Pisa. Coordina la discussione il professor Enrico Di Pastena. L’incontro si terrà in lingua italiana e in lingua spagnola.
Il giorno precedente all'incontro, giovedì 23 gennaio, presso il cinema Arsenale, alle ore 18.30, sarà proiettato il film, legato alla figura di Vera Vigevani Jarach, “Vera, nunca más el silencio” di Manuela Irianni (Argentina, 2019). Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti.
L’Erbario Unipi apre al pubblico con le visite virtuali, è il primo in Italia
Fino ad oggi accessibile solo a studiosi e ricercatori, l’Erbario dell’Università di Pisa è il primo in Italia che apre le sue porte al pubblico grazie alla tecnologia. Da alcune settimane nel Museo Botanico dell’Ateneo pisano (Via Luca Ghini 13 / Via Roma 56) sono infatti attive due postazioni multimediali, che permettono una visita virtuale fra le storiche collezioni di piante, corredate e arricchite da una serie di informazioni aggiuntive come provenienza geografica e data di raccolta. Gli stessi contenuti sono inoltre disponibili on line all’indirizzo http://erbario.unipi.it
“Luca Ghini, fondatore nel 1543 del primo Orto Botanico accademico al mondo proprio qui a Pisa, nello stesso periodo ebbe la felice intuizione di utilizzare, per l'insegnamento e la ricerca, anche piante essiccate – spiega il professore Lorenzo Peruzzi dell’Università di Pisa, direttore dell’Orto e Museo Botanico – Da allora, gli erbari sparsi in tutto il mondo sono oggi 3.100 e raccolgono oltre 386 milioni di campioni di piante, di cui circa 350.000 sono nel nostro Erbario, uno dei più importanti in Italia per consistenza, qualità e varietà con collezioni che partono dal Settecento”.
Sfoglia la gallery
Il progetto di digitalizzazione dell’Erbario è in corso dal 2018 grazie ad un finanziamento della Fondazione Pisa ed ha impegnato sinora sette studenti e ricercatori nella delicata operazione di scansionare migliaia di campioni conservati negli armadi del Museo Botanico e di inserire in un database le informazioni contenute nei cartellini di identificazione delle piante essiccate e pressate. Grazie a questo lavoro, i visitatori virtuali possono attualmente navigare fra oltre 7.500 campioni, fra cui spiccano ad esempio tutte le raccolte brasiliane di felci del grande naturalista Giuseppe Raddi (1770–1829) e tutte le felci e gimnosperme dell'Erbario di Michele Guadagno (1878-1930).
“Siamo quasi a metà del progetto di digitalizzazione dell'Erbario Guadagno, una delle collezioni storiche che custodiamo – conclude il professore Peruzzi – una delle più importanti collezioni che conserviamo a Pisa. La conclusione di questo progetto, grazie al finanziamento ottenuto dalla Fondazione Pisa, sarà il primo grande passo verso la completa digitalizzazione del nostro Erbario, per renderlo liberamente accessibile sia alla comunità scientifica che alla cittadinanza. Presto, in una delle due postazioni del Museo Botanico, svilupperemo anche delle attività ludico-scientifiche, per cercare di far avvicinare più persone possibile al meraviglioso mondo della museologia botanica”.