Balzac politico? E’ on line il nuovo numero di Suite française
È on line il secondo numero di Suite française, rivista open access dedicata alla cultura e alla politica del mondo francofono, diretta dalle professoresse Cristina Cassina dell’Università di Pisa e Michela Nacci dell’Università di Firenze.
Intitolato «Maison Balzac», questo nuovo numero ruota attorno alla figura del grande romanziere del primo Ottocento, e lo fa a partire da una domanda specifica: se Balzac debba, in qualche misura e con quali cautele, considerarsi un autore politico.
Hanno scritto sul tema Judith Lyon-Caen, Alfonso Maurizio Iacono, Pier Paolo Portinaro, Cristina Cassina, Mario Tesini, Anna di Bello, Maurizio Griffo, Stefania Mazzone, Flavien Bertrand de Balanda, Federico Trocini, Giorgia Testa Vlahov, Rossella Bufano.
«Maison Balzac», è on line il nuovo numero di Suite française
È in linea il secondo numero di Suite française, rivista open access dedicata alla cultura e alla politica del mondo francofono, diretta dalle professoresse Cristina Cassina dell’Università di Pisa e Michela Nacci dell’Università di Firenze.
Intitolato «Maison Balzac», questo nuovo numero ruota attorno alla figura del grande romanziere del primo Ottocento, e lo fa a partire da una domanda specifica: se Balzac debba, in qualche misura e con quali cautele, considerarsi un autore politico.
Oltre ai contributi di Judith Lyon-Caen, Alfonso Maurizio Iacono, Pier Paolo Portinaro, Cristina Cassina, Mario Tesini, Anna di Bello, Maurizio Griffo, Stefania Mazzone, Flavien Bertrand de Balanda, Federico Trocini, Giorgia Testa Vlahov, Rossella Bufano, si possono consultare gli ultimi interventi pubblicati in sans souci, uno spazio sempre in movimento, pensato per accogliere approfondimenti sul tema lanciato ogni anno ma anche proposte diverse, provenienti da lettrici e lettori.
Di seguito pubblichiamo un estratto dalla premessa del nuovo numero della rivista.
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Ancora Balzac? Sì, certamente. E per una ragione che non potrebbe essere detta meglio di come l’ha detta Hugo von Hofmannsthal, in uno dei suoi splendidi saggi di inizio Novecento, dedicati all’autore della Comédie humaine: «Non voglio sapere se ho letto tutti i libri di Balzac, e mai potrò saperlo. Poiché quando aprirò gli ultimi, non sarò più lo stesso uomo che ha letto i primi». È una sensazione probabilmente familiare a molti di noi, lettori di Balzac: ognuno con il proprio personale itinerario, con tempi e intensità di lettura diversi, ma tutti persuasi – a tratti anche un poco amaramente persuasi – che il ‘continente Balzac’ non lo si potrà davvero mai del tutto attraversare.
Questo numero monografico di Suite française si pone in questa prospettiva. Uno dei fili connettivi dei saggi che seguono è rappresentato da un grande tema della letteratura critica sulla Comédie humaine: se, ed eventualmente in quali termini, ci sia una dimensione politica nell’opera di Balzac.
Balzac Politico è stato il tema di una giornata di studi svoltasi l’8 febbraio 2019 a Pisa su iniziativa del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, del Dottorato di Ricerca in Filosofia delle Università di Pisa e Firenze e di questa nostra rivista. Alcuni degli interventi presentati in quella circostanza si ponevano l’obiettivo di affrontare la questione della politica in Balzac con una riflessione imperniata su un singolo romanzo, letto appunto in quella specifica prospettiva: si riconosceranno facilmente, proprio questa loro natura, tra i saggi che seguono. Altri contributi, com’è nello spirito della rivista, si sono poi aggiunti su invito della redazione e attraverso il lancio di una call. Tanto da configurare alla fine un quadro composito ma si spera sufficientemente omogeneo, raccordato all’interrogativo di partenza: se debba, in qualche misura e con quali cautele, Balzac considerarsi un autore ‘politico’, ma anche, seppure in maniera peculiarissima, ‘antropologo’, ‘sociologo’, ‘storico’, ‘moralista’.
La nostra impressione, fin dal momento di definire le linee del seminario pisano, è che ci sia sempre, nella Comédie humaine, un retroscena ‘politico’, anche dove la politica (o la storia) è in apparenza assente. Tra ‘descrizione’ e immaginazione (quale delle due in Balzac abbia più a che fare con l’invenzione, è difficile dire) i temi politici, non sono mai – o quasi mai – del tutto esplicitati e chiariti, sotto il profilo di una precisa adesione personale. Ma forse anche proprio per questo, risultano – nel tessuto della Comédie humaine – onnipresenti.
Gennaro Carillo, Cristina Cassina, Mario Tesini
Ex allievo Unipi e Sant’Anna premiato al Senato degli Stati Uniti
Un ex allievo di Scienze Giuridiche, diplomato alla Scuola Superiore Sant’Anna e laureato all’Università di Pisa, istituzioni con cui prosegue la collaborazione, è l’unico accademico europeo ad aver vinto il “Future of Privacy Award”, assegnato dal “Future of Privacy Forum”, organizzazione non-profit statunitense che unisce industrie, studiosi, avvocati dei consumatori, enti e istituzioni, per esplorare le sfide poste dall’innovazione tecnologica, sviluppare protezioni per la privacy, definire norme etiche e andare verso pratiche commerciali praticabili. Gianclaudio Malgieri – questo il nome dell’ex allievo (foto a destra) – è ora affiliato al LiderLab dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna, ed è stato invitato a ritirare il riconoscimento giovedì 6 febbraio al Senato degli Stati Uniti d’America, dove sarà premiato per il paper “Algorithmic Impact Assessments under the GDPR: Producing Multi-layered Explanations”, di cui è autore insieme a Margot Kaminski, ricercatrice dell’Università del Colorado.
Quello di Gianclaudio Malgieri e di Margot Kaminski è risultato uno dei cinque studi selezionati a livello mondiale, per il “Future of Privacy Award” (il nome completo del premio è “Privacy Papers for Policymakers Award”), i cui autori saranno premiati giovedì 6 febbraio a Washington. Nello stesso giorno, lo studio sarà anche presentato alla Federal Trade Commission americana (l‘agenzia federale USA che si occupa di tutela dei consumatori e di concorrenza). Nel paper selezionato, i due studiosi propongono un metodo innovativo nella valutazione dell’impatto degli algoritmi alla luce del GDPR, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Personali, che apre nuove possibilità e scenari nella tutela della privacy combinando per la prima volta due strumenti nella tutela dai rischi degli algoritmi di profilazione.
Allievo alla Scuola Superiore Sant’Anna di Giovanni Comandé, docente di diritto privato comparato, Gianclaudio Malgieri ha 27 anni: si è diplomato alla Scuola Superiore Sant’Anna nel 2017, dopo essersi laureato nel 2016 in Giurisprudenza all’Università di Pisa, presentando una tesi sulla regolamentazione degli algoritmi di profilazione. Docente nei corsi DPO – Data Protection Officer organizzati dal Lider Lab dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Sant’Anna, collaboratore della cattedra di Diritto dell’Informatica dell’Università di Pisa, Gianclaudio Malgieri sta ora completando un Dottorato alla VUB di Bruxelles (Vrije Universiteit Brussel), nel gruppo di ricerca LSTS – Law, Science, Technologies and Society.
“Nello studio per il quale sarò premiato – spiega Gianclaudio Malgieri – io e la mia coautrice proponiamo di utilizzare la valutazione di impatto sulla protezione dei dati (DPIA) per spiegare e giustificare gli algoritmi di profilazione rendendoli ancora più trasparenti. Questo comporta un vantaggio per le imprese, aumentando la correttezza e l’accountability (responsabilità, NdR) degli algoritmi attraverso un approccio sistematico”. Un esempio: nel mondo delle assicurazioni i cittadini rilasciano una serie di informazioni personali quali sesso, data di nascita… Sulla base di queste informazioni, un algoritmo valuta, predice il rischio e lo quantifica. “I soggetti – spiega Gianclaudio Malgieri – hanno il diritto di capire come avviene questo processo, di chiedere spiegazioni e di essere rassicurati sul fatto che, in queste valutazioni, non vi siano criteri discriminatori”.
Oltre alla discriminazione, un altro rischio che tale strumento dovrebbe mitigare è quello della manipolazione commerciale. È avvenuto, ad esempio, che alcune donne vittime di violenza, negli Stati Uniti, ricevessero avvisi che reclamizzavano strumenti di autodifesa: in questo caso il rischio di manipolazione era alto, perché si puntava sul trauma e sull’emotività. Con il diritto alla spiegazione degli algoritmi, Gianclaudio Malgieri e Margot Kaminski combinano la valutazione d’impatto, che dal 2018 è uno strumento obbligatorio per tutti i trattamenti di dati ad alto rischio, per i diritti e le libertà fondamentali gli individui. “Si tratta, in pratica – prosegue Malgieri – di tutti i trattamenti che possono comportare rischi di discriminazione, manipolazione, perdita di controllo dei dati, danni economici o psicologici e così via. Tra questi spiccano i trattamenti su larga scala di dati sensibili, i trattamenti di dati derivanti dalle telecamere di videosorveglianza, oppure decisioni automatizzate che si basano su valutazioni della personalità”.
Incarico per "Indagini di campo con strumentazione RESI e PICUS per il controllo delle condizioni di stabilità degli alberi e riconoscimento micologico dei principali agenti fungini di carie"
Una nuova edizione de «La bufera e altro» di Montale con il commento di Ida Campeggiani, ricercatrice dell’Università di Pisa
È uscita per "Lo Specchio” di Mondadori una nuova edizione del terzo libro di Eugenio Montale "La bufera e altro" (1956), con un commento curato da Ida Campeggiani, ricercatrice di Letteratura italiana all’Università di Pisa, e da Niccolò Scaffai. Allieva della Scuola Normale Superiore, Ida Campeggiani si è laureata all’Università di Pisa nel 2011 con una tesi sulla poesia di Michelangelo; ha conseguito il perfezionamento alla Scuola Normale nel 2015, discutendo una tesi su Ariosto. I suoi interessi di ricerca riguardano la letteratura del Cinquecento e del Novecento, la poesia e la metrica. «Nella serie delle edizioni commentate montaliane, "La bufera e altro" era l’ultima opera ancora priva di commento - spiega Ida Campeggiani - Nel 2016 Niccolò Scaffai mi ha proposto di aiutarlo nell’impresa e nel 2019 l’edizione ha finalmente visto la luce, dopo alcuni anni di intenso lavoro sotto la supervisione dello stesso Scaffai, che per parte sua ha commentato le "Conclusioni provvisorie" e scritto l’Introduzione.
"La bufera e altro" prende forma durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dai componimenti riuniti nel 1943 in un libretto dal titolo apocalittico: “Finisterre". Il toponimo identifica il promontorio galiziano situato alla fine delle terre abitate, a picco sull’Atlantico, ma allude soprattutto alla fine del mondo in senso storico. Nel 1956, quando verrà stampata la prima edizione de "La bufera e altro", “Finisterre" ne costituirà la sezione d’apertura, seguita da altre sei (“Dopo"; “Intermezzo"; "‘Flashes’ e dediche"; “Silvae"; "Madrigali privati"; "Conclusioni provvisorie"). «Si tratta senza dubbio del libro più denso e articolato dell’opera di Montale - spiega Ida Campeggiani - Il libro in cui la realtà, anzitutto la guerra, irrompe con forza, imponendo un andamento biografico-narrativo; ma anche il libro in cui si dispiega un vero e proprio «tessuto mitico» (Contini), un cosmo esistenziale e culturale straordinariamento complesso».
Il commento a ciascuna poesia si articola in un cappello introduttivo corredato da una scheda metrica e in un apparato di note esplicative. «La sfida, specie di fronte ai passi oscuri, è stata quella di offrire spiegazioni sintetiche ma esaustive, con note improntate a un principio di chiarezza e di economia dei mezzi, ma pur sempre capaci di soddisfare anche il lettore specialista - continua Campeggiani - Le difficoltà maggiori le hanno poste, prevedibilmente, i grandi testi metafisici delle “Silvae", come “Iride", «poesia che ho sognato e poi tradotto da una lingua inesistente» (Montale), "Proda di Versilia" e "Voce giunta con le folaghe", con la loro apertura a motivi escatologici. Vari assestamenti interpretativi hanno riguardato, tra le altre, liriche impervie come “L’orto”, "La primavera hitleriana”, "Ballata scritta in una clinica", ma anche pezzi apparentemente più lineari come "Nel sonno" e "Sul Llobregat”».
«È doveroso ricordare - conclude Campeggiani - che Luigi Blasucci ha generosamente letto in anteprima ogni scheda del commento. Come sanno tanti studenti dell’Università di Pisa e della Scuola Normale, il dialogo con lui è un dono scientifico e umano per il quale non esistono parole di ringraziamento adeguate».