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Comunicati stampa

Ha un’anima tutta al femminile il primo spin-off umanistico dell’Università di Pisa nato per iniziativa di tre laureate dell’Ateneo. Si chiama Astarte, come la dea madre, creatrice di vita, ed è una casa editrice che racconterà il Mediterraneo. Carolina e Anita Paolicchi, sorelle pisane di 26 e 30 anni, e Francesca Mannocci, livornese di 39 anni sono le fondatrici, un progetto nato durante gli studi in storia dell’arte e linguistica e poi diventato impresa grazie al Contamination Lab dell’Università di Pisa.
“In un contesto in cui le start up sono prevalentemente scientifiche come dimostrato anche dall’assenza della categoria “Humanities” nei bandi di concorsi per giovani imprese – spiega la più giovane, Carolina, titolare dell’impresa – Astarte Edizioni si differenzia per essere il primo spin-off umanistico dell’Università di Pisa e, crediamo, fra i primi anche in Toscana”.
E con un occhio al territorio, il primi titoli in catalogo riguardano Pisa e Livorno (“Villa Trossi. Storia di una dimora livornese e delle sue famiglie” di Anna Ventimiglia e “Arte orafa a Pisa fra Sei e Settecento” di Daria Gastone) più un contributo del giornalista Marco Gasperetti che insieme a Stefano Pampaloni è autore di “Impossibile non comunicare. Regole per un efficace uso di Internet fra notizie e social network”. All’altra sponda del Mediterraneo sono invece dedicati i primi due titoli di narrativa e poesia, il romanzo “Dietro quei silenzi…” dell’autrice algerina Maïssa Bey e la raccolta “Sul filo della speranza” di Abdellatif Laâbi, vincitore del prestigioso Premio Goncourt 2009 per la poesia.
“Siamo una piccola casa editrice appena nata – aggiungono le tre fondatrici – e vogliamo dare voce alla cultura dei paesi del bacino mediterraneo, valorizzandone il patrimonio culturale materiale e immateriale, con uno sguardo che spazia dal locale al globale, fra narrativa, poesia e saggistica”.
Intanto Astarte ha già al suo attivo una collaborazione con l’ONG SOS Méditerranée Italia per la traduzione e pubblicazione del volume collettivo “Au cœur de l’errance”, i cui ricavi andranno a sostegno delle attività di salvataggio in mare. La Fondazione d’arte Trossi-Uberti di Livorno ha invece partecipato alla realizzazione del volume dedicato alla storia della villa in cui si trova la loro sede e alle famiglie che vi hanno abitato. Un’ulteriore collaborazione è in corso con la Fondazione “Il Fiore” per la pubblicazione di studi sul poeta fiorentino Alberto Caramella.
“Abbiamo a cuore ogni nostro prodotto – conclude Francesca – per questo ci impegniamo a seguire personalmente tutte le fasi della creazione del libro: dall’ideazione alla progettazione editoriale e grafica, fino alla stampa, alla promozione e alla vendita diretta, con una attenzione sempre rivolta all’ambiente con l’uso ad esempio di carta proveniente da foreste o piantagioni gestite in maniera sostenibile”.

"Nella foto le tre fondatrici di Astarte Edizioni: da sinistra Francesca Mannocci, Carolina Paolicchi e Anita Paolicchi".

“L’innovazione proposta è rigorosa, semplice e di impatto: rigorosa perchè il metodo con cui è stata sviluppata è ineccepibile, semplice perché mescola elementi di contesto che la coniugano con il territorio ed ha un potenziale di scalabilità, e di impatto perchè a costi contenuti riesce a risolvere potenzialmente problemi fondamentali tra quelli assegnati. Ha inoltre il grande merito di essere una innovazione che coniuga le Scienze Naturali con le Scienze Sociali, presupposto fondamentale per poter affrontare le grandi sfide di questo momento storico”. Queste le motivazioni con le quali la giuria, composta da Francesca Pasinelli, Direttore Generale della Fondazione Telethon, Mario Calabresi, giornalista e scrittore italiano, Barbara Gallavotti, biologa, giornalista e consigliere per il coordinamento scientifico del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia L. da Vinci di Milano, Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano, Andrea Salonia, Professore Ordinario di Urologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi, ha assegnato il primo premio del concorso "MAD for Science 2020" al progetto presentato dal team del Liceo Filippo Buonarroti.

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Studentesse e studenti in laboratorio, la foto è stata scattata prima dell'emergenza Covid-19

Il primo premio consiste in 75 mila euro per l’implementazione del laboratorio di scienze della scuola e l’acquisto quinquennale di specifico materiale di consumo. Il concorso ha previsto una preselezione che ha individuato, su 167 licei iscritti, 50 scuole le quali hanno avuto accesso alla fase successiva, quella in cui sono stati scelti i licei finalisti e poi, attraverso una fida in diretta streaming tra i sei finalisti, quello vincitore.

Il progetto, coerentemente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile riguardanti fame nel mondo, salute e benessere delle popolazioni e del pianeta, ha valutato la possibilità di rispondere ai problemi di malnutrizione esistenti nella popolazione del Corno d’Africa migliorando le caratteristiche nutrizionali dell’enjera, un alimento che è alla base della dieta delle popolazioni in questa area del pianeta. Questo pane azzimo preparato con farina di teff, cereale ricco di carboidrati ma povero di proteine, acidi grassi polinsaturi ed antiossidanti, è stato arricchito con la polvere di spirulina, un’alga ricca di sostanze nutritive e in particolare di proteine, allo scopo di ottenere un alimento completo ed equilibrato da un punto di vista nutrizionale.

 

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Studentesse e studenti in laboratorio, la foto è stata scattata prima dell'emergenza Covid-19

 

Il grande risultato ottenuto è il frutto di un ottimo lavoro di squadra che è iniziato nell’anno scolastico 2019/20 e si è concluso nel contest finale del 14 ottobre 2020. Il gruppo, costituito da studenti provenienti da varie classi, ha lavorato con impegno ed entusiasmo: Marina Biagioni, Aurora Morelli, Greta Redini e Martina Sbrana della 5ESA; Giada Fiorini, Juhi Maharjan e Alessandro Lagonegro della 5DSA; Simone Gagliardi della ex 5BSA, Filippo Baroni, Giovanni Bouillon, Ludovico Lami, Francesco Luperini, Alice Lio Passarelli, Francesco Santerini e Francesca Vasone della 5AS; Sara Favilli, Esther Giordani, Francesco Lami, Matilde Orsini, Tommaso Terreni della 4AS; Marg Dawood, Marta Orlati, Alessandro Sartor, Iacopo Viale della 3BSA, Filippo Agi, Giovanni Scione, Teresa Bandinelli, Caterina Natali, Elisa Pagano e Teresa Vaccarino della classe 3DS.
Sei docenti hanno lavorato intensamente al progetto e guidato i ragazzi nelle varie fasi della sua realizzazione: Barbara Cei, referente del progetto, Alessio Ciampini, Paola Fortuna, Marilena Marincola , Grazia Valtriani e Giacomo Vanni.

Francesca Pasinelli, presidente della giuria, nel conferire i premi ai vincitori ha affermato: “Questi ragazzi hanno dimostrato di saper lavorare in squadra grazie all’importantissima guida dei propri professori, riuscendo a definire un progetto sperimentale che li ha portati a vincere un finanziamento del quale beneficeranno tutti gli studenti del loro Istituto”.

Il progetto è stato svolto in collaborazione con la professossa Lucia Guidi, presidente del corso di laurea in Scienze Agrarie, e il team di ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Agro-Ambientali dell’Università di Pisa che hanno permesso di realizzare la fase sperimentale presso i loro laboratori e con il consorzio Cosvig/ENEL di Chiusdino.

(fonte: sito Liceo Filippo Buonarroti)

Più un ecosistema è piccolo e giovane più è “precario” a livello di specie che si evolvono e si estinguono, più diventa grande e vecchio tanto più le specie si stabilizzano per numero e longevità. La definizione di questo modello biologico deriva da uno studio sul lago di Ocrida compiuto da un gruppo internazionale di ricercatori fra cui il professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
Il lavoro è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”.


“Il lago di Ocrida è un incredibile laboratorio naturale – spiega Zanchetta -vecchio di ca. 1.4 millioni di anni e situato al confine tra Albania e Repubblica della Macedonia del Nord, non rappresenta solo il lago più antico d’Europa, ma con il suo patrimonio di 300 specie endemiche è anche quello con la maggior biodiversità”.


 

lago ocrida web

Il lago di Ocrida

Per studiare la dinamica evolutiva del lago di Ocrida, a partire dal momento della sua formazione, i ricercatori hanno combinato i dati paleoambientali e paleoclimatici con l’analisi di oltre 150 specie di diatomee fossili. In particolare l’Università di Pisa ha contribuito alla ricerca con una dettagliata ricostruzione cronologica del lago. 


E’ emerso così un modello evolutivo ben preciso. Un lago giovane e di piccole dimensioni offre molte opportunità ecologiche, ma è anche particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, alle variazioni del livello dell’acqua e di nutrienti, da cui appunto la precarietà, con specie che si evolvono e si estinguono. Quando invece il lago diventa progressivamente più profondo e ampio, i processi di speciazione e di estinzione rallentano rapidamente. Secondo i ricercatori questo deriva dal fatto che progressivamente si satura il limite ecologico del lago e, contemporaneamente, un ecosistema più grande è più capace di “tamponare” i cambiamenti ambientali e climatici. 


“Questo studio mette in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno – conclude Zanchetta - la necessità di preservare luoghi come il lago di Ocrida, “hot spot” di biodiversità unici, sia per le possibilità di studio e di comprensione che ci offrono, sia per il fondamentale ruolo nel preservare la diversità naturale”.

Più un ecosistema è piccolo e giovane più è “precario” a livello di specie che si evolvono e si estinguono, più diventa grande e vecchio tanto più le specie si stabilizzano per numero e longevità. La definizione di questo modello biologico deriva da uno studio sul lago di Ocrida compiuto da un gruppo internazionale di ricercatori fra cui il professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Il lavoro è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”.
“Il lago di Ocrida è un incredibile laboratorio naturale – spiega Zanchetta -vecchio di ca. 1.4 millioni di anni e situato al confine tra Albania e Repubblica della Macedonia del Nord, non rappresenta solo il lago più antico d’Europa, ma con il suo patrimonio di 300 specie endemiche è anche quello con la maggior biodiversità”.
Per studiare la dinamica evolutiva del lago di Ocrida, a partire dal momento della sua formazione, i ricercatori hanno combinato i dati paleoambientali e paleoclimatici con l’analisi di oltre 150 specie di diatomee fossili. In particolare l’Università di Pisa ha contribuito alla ricerca con una dettagliata ricostruzione cronologica del lago. 
E’ emerso così un modello evolutivo ben preciso. Un lago giovane e di piccole dimensioni offre molte opportunità ecologiche, ma è anche particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, alle variazioni del livello dell’acqua e di nutrienti, da cui appunto la precarietà, con specie che si evolvono e si estinguono. Quando invece il lago diventa progressivamente più profondo e ampio, i processi di speciazione e di estinzione rallentano rapidamente. Secondo i ricercatori questo deriva dal fatto che progressivamente si satura il limite ecologico del lago e, contemporaneamente, un ecosistema più grande è più capace di “tamponare” i cambiamenti ambientali e climatici. 
“Questo studio mette in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno – conclude Zanchetta - la necessità di preservare luoghi come il lago di Ocrida, “hot spot” di biodiversità unici, sia per le possibilità di studio e di comprensione che ci offrono, sia per il fondamentale ruolo nel preservare la diversità naturale”.

Nella Sala Congressi dell’Unione Industriale Pisana si è tenuta la cerimonia di chiusura della terza edizione di Samsung Innovation Camp per l’Università di Pisa (la seconda per l’ateneo toscano), con la premiazione dei gruppi che hanno presentato i migliori project work alle quattro aziende locali coinvolte nel progetto di Innovation Camp, Saint-Gobain Glass, Tuscany Leather, Prose e Pacini Editore.

L’iniziativa, sviluppata da Samsung Electronics Italia in collaborazione con Randstad, è nata con l’idea di accompagnare gli studenti delle università pubbliche italiane in un percorso formativo sull’innovazione, per trasformare il futuro in presente, e aprire nuovi scenari professionali in ambito digitale.

Per la fase finale di Innovation Camp a Pisa, sono stati selezionati i migliori progetti, scelti tra gli oltre 1.290 studenti e neo-laureati partecipanti nella sola Università di Pisa, e analizzati sulla base della qualità della proposta che hanno sviluppato in risposta ai business case commissionati da Saint-Gobain Glass, Tuscany Leather, Prose e Pacini Editore, le quattro eccellenze locali che hanno aderito in questi mesi all’iniziativa in collaborazione con l’Università.

I progetti vincitori:
- Gruppo vincitore per il Project Work di Saint-Gobain Glass: Saint-Gobain Glass, leader mondiale nei mercati della costruzione, con il marchio di vetrate isolanti tradizionali Climalit, ha richiesto agli studenti di identificare una strategia per rendere percettibile all’utente finale il valore dei vetri Climalit. Gli studenti hanno dovuto ipotizzare un piano strategico, rivolto al mercato italiano, della durata di un anno. Il team vincitore per Saint-Gobain Glass è stato il Gruppo Gestionali 4.0 (prima foto in alto): Gli studenti hanno individuato la soluzione in una Selfie Run con reward, tutta da immortalare, che percorre il centro della città di Pisa.
- Gruppo vincitori per il Project Work di Tuscany Leather: Tuscany Leather, azienda manufatturiera innovativa d’eccellenza che rilancia il Made in Italy a livello internazionale, ha proposto agli studenti di realizzare, dopo aver valutato i competitor e individuato i contenuti, una strategia di comunicazione integrata comprensiva di un Magazine Digitale che funga da collettore tra l’azienda e gli Stakeholder. Il team vincitore per Tuscany Leather è stato il Gruppo One and All (seconda foto in alto): Dopo un’attenta analisi di benchmarking, gli studenti hanno presentato un magazine con contenuti, news ed eventi, da lanciare con l’utilizzo di strategie di influencer marketing.
- Gruppo vincitori per il Project Work di Prose: Prose, provider di soluzioni di mobilità specializzato nella tecnologia dei veicoli ferroviari, ha proposto agli studenti di definire i servizi di intrattenimento e di utilità da offrire a bordo all’utente finale attraverso l’utilizzo di connessioni Wi-fi e dati e di tecnologie Personal Dev vs Board Display, il tutto nel rispetto della sostenibilità economica. Il team vincitore per Prose è stato il Gruppo Proteo (prima foto in basso): Avendo valutato i competitor europei e mondiali, gli studenti hanno proposto una soluzione che abbraccia ogni fase dell’experience del cliente viaggiatore. Sono stati pensati servizi di assistenza a bordo, informazioni di viaggio in tempo reale e servizi di intrattenimento, tra i più innovativi la VR Experience e 3D games con l’utilizzo dei AR Glasses. I servizi inoltre saranno diversificati a seconda della tipologia di vaiggio, a lunga o breve percorrenza, o a bordo di treni ad alta velocità.
- Gruppo vincitori per il Project Work di Pacini Editore: Pacini Editore, casa editrice toscana che opera nell’editoria di qualità e specializzata nella saggistica universitaria, ha chiesto agli studenti di aumentare la reputazione del brand attraverso la leva della sostenibilità. Integrando la sostenibilità nel business dell’azienda, gli studenti hanno dovuto individuare interventi inerenti la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il team vincitore per Pacini Editore è stato il Gruppo Inpharmatica (seconda foto in basso): Per accrescere la brand awareness, gli studenti hanno proposto di creare una community attraverso una strategia social integrata, inoltre per sensibilizzare poi l’utente all’ecosostenibilità è stata pensata una partnership con Treedom.

Alla cerimonia hanno partecipato Patrizia Alma Pacini, Presidente dell’Unione Industriale Pisana, il prof. Rossano Massai, prorettore agli studenti e delegato al placement dell’Università di Pisa, Anastasia Buda, Corporate Social Responsibility Manager di Samsung Electronics Italia, Giulia Montisci, HR Manager di Saint-Gobain Glass, Francesco Altavilla e Rocco Milluzzo, rispettivamente Chief Executive Officer e Chief Technology Officer di Tuscany Leather, Riccardo Loni, CEO di Prose Italia, e Lisa Lorusso, Responsabile marketing e Progetti Editoriali di Pacini Editore.

"Grazie a Samsung Innovation Camp – ha detto il professor Rossano Massai, prorettore agli Studenti e delegato al Placement dell’Università di Pisa – gli studenti e i neolaureati dell’Università di Pisa hanno potuto acquisire competenze digitali che sono oggi sempre più necessarie per il mondo del lavoro, indipendentemente dal settore di business e dal ruolo che i futuri neolaureati andranno a ricoprire nelle Aziende. Siamo molto soddisfatti della massiccia partecipazione e dell'interesse dei nostri studenti ma soprattutto che l'iniziativa sia giunta a compimento nonostante la situazione pandemica in corso".

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 I dettagli del progetto all’Università di Pisa

Anche per la terza edizione, il principale obiettivo di Samsung Innovation Camp è quello di integrare la formazione universitaria con un itinerario unico attraverso la tecnologia, l’innovazione digitale e le imprese del territorio. Grazie a questa iniziativa, gli studenti dell’Università di Pisa hanno avuto modo sia di avvicinarsi al loro futuro professionale imparando nuove competenze di business, marketing e digital strategy, particolarmente richieste dal mondo del lavoro attuale, sia entrare in contatto con le aziende locali, per portare innovazione nei principali settori economici del nostro Paese. 

Ogni studente di Innovation Camp ha avuto la possibilità di creare un mix vincente tra i concetti appresi durante il proprio percorso di studi universitari e le competenze acquisite grazie a questo progetto, nonché di metterle in pratica collaborando direttamente con le aziende, selezionate per dare l’opportunità agli studenti di conoscere le realtà del loro territorio e di confrontarsi con temi/project work reali.

I migliori 120 studenti, classificati in base al punteggio ottenuto nei test al termine dei moduli previsti per la prima fase del percorso di Innovation Camp, hanno avuto accesso alla seconda fase di formazione in aula presso l’università, dove hanno potuto seguire le lezioni tenute da un docente dell’ateneo, che ha approfondito i contenuti affrontati nei moduli online, e da professionisti Samsung e Randstad, che hanno tenuto degli interventi formativi rivolti agli studenti. Durante le lezioni, le aziende Saint-Gobain Glass, Tuscany Leather, Prose e Pacini Editore, hanno assegnato ciascuna un project work sul tema dell’innovazione nel proprio settore di operatività.

Gli studenti hanno avuto la possibilità di svolgere il project work riuniti in gruppi multidisciplinari, al fine di favorire il lavoro di squadra e la collaborazione tra profili con competenze complementari. L’evento di chiusura ha rappresentato l’ultimo step di questo percorso, durante il quale gli studenti che hanno elaborato i project work migliori hanno condiviso il proprio lavoro con i dipendenti delle aziende, i rappresentanti di Samsung, di Randstad e dell’ateneo.

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 (fonte: Ufficio stampa Samsung Innovation Camp)

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