A un giovane ricercatore dell’Università di Pisa il premio della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
È un giovane ricercatore pisano, Lorenzo Cotrozzi, il vincitore di un bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia per l’attuazione di un progetto innovativo dal titolo “Rapid and effective hyperspectral assessment of plant health, wellbeing and quality in the nursery”. Le attività si svolgeranno presso il Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa in collaborazione con Zelari Piante, azienda leader nel settore, capace di esportare ogni anno un milione di piante in una ventina di paesi.
Obiettivi principali del progetto di Lorenzo Cotrozzi sono la classificazione di firme iperspettrali e la stima di parametri morfologici, fisiologici e biochimici da dati spettrali raccolti su piante esposte a diversi scenari ambientali, regimi idrici e nutritivi e in diverse condizioni sanitarie. Verrà così sviluppato un approccio rapido ed efficace che permetterà di diagnosticare precoci stati di stress delle piante e di migliorare le pratiche quotidiane in vivaio, riducendo così anche i costi di gestione e gli impatti ambientali.
Lorenzo Cotrozzi è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa, dove si è laureato con lode in “Progettazione e gestione del verde urbano e del paesaggio” e ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2017. Interessato all’interazione pianta-stress abiotici e biotici, con particolare attenzione all’ambiente urbano, lavora prevalentemente allo sviluppo della spettroscopia di vegetazione e del concetto di spectral phenotyping in Patologia Vegetale, tema approfondito durante le esperienze svolte nel 2015 come visiting scholar presso il Department of Forestry and Wildlife Ecology della University of Wisconsin (Madison, WI USA) e nel 2017-2018 come post-doctoral research associate presso i Departments of Entomology, and Forestry and Natural Resources della Purdue University (West Lafayette, IN, USA).
Selezione per un contratto Cat. D, area amministrativo-gestionale, Dip. di Scienze Politiche. Scad.3/02
Giulio Regeni: bando per cinque premi istituiti dal MUR
Il Ministero dell'Università e della Ricerca ha istituito cinque premi per tesi di laurea magistrale e di dottorato, intitolati alla memoria di Giulio Regeni, ricercatore italiano rapito e ucciso cinque anni fa in Egitto mentre stava svolgendo attività di studio e ricerca per il suo dottorato. Il bando, emanato dal MUR e gestito dalla CRUI, intende valorizzare la competenza e la qualità di studenti universitari e di giovani ricercatori su temi riguardanti l’attuazione concreta della tutela dei diritti umani negli ambiti economici, sociali e politici.
I premi si configurano come assegnazioni in denaro ai tesisti, su base concorsuale, in un’unica soluzione secondo la seguente ripartizione:
1) Azione 1: tre premi annuali per tesi di laurea magistrale;
2) Azione 2: due premi annuali per tesi di dottorato di ricerca.
Possono essere presentate le tesi discusse tra il 1° gennaio 2019 e il 31 dicembre 2020.
I soggetti ammessi alla presentazione delle candidature non sono gli studenti autori delle tesi, bensì, in loro vece, solo ed esclusivamente:
a) Direttori dei Dipartimenti delle università italiane, statali e non statali legalmente riconosciute (inclusi gli Istituti di alta formazione dottorale e le Scuole di studi superiori);
b) Presidi di Scuole o Facoltà universitarie, con funzione di raccordo interdipartimentale delle medesime istituzioni.
Le strutture proponenti dovranno essere afferenti ad una delle seguenti aree CUN: 10, 11, 12, 13, 14.
È possibile presentare domanda di partecipazione on line dal 15 gennaio al 15 marzo.
Per approfondire: https://www.crui.it/giulio-regeni-bando-per-5-premi-istituiti-dal-mur.html
(fonte: Ufficio stampa CRUI)
Borsa di ricerca sul tema: "Valutazione agronomica di colture oleaginose minori per la produzione di bio-based products"
Avviso di fabbisogno interno per la seguente attività di ricerca nell’ambito del progetto 'NatureWorks" dal titolo "Caratterizzazione biologica di materiali biopolimerici e dei loro estratti per il contatto con la pelle”
Avviso di fabbisogno interno per la seguente attività di ricerca nell’ambito del progetto HYCAD dal titolo “Analisi del comportamento di pareti in calcestruzzo o muratura”
Incarico per le attività di ricognizione inventariale delle collezioni Picozzi, Shif Giorgini, Ostraca di Ossirinco e oggetti di donazioni private presso le Collezioni Egittologiche
Avviso di fabbisogno interno per una unità di personale cat. D nell’ambito della customer satisfaction dei clienti di strutture mediche veterinarie
Il clima in Europa alla fine dell’ultima era glaciale più piovoso di oggi, sino a 1000-2000 mm in più all’anno
Il clima in Europa 12mila anni fa era in molte regioni più piovoso di oggi, in alcune aree del Mediterraneo fino a 1000-2000 mm all’anno in più rispetto all’attuale. E’ questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da un consorzio internazionale di università fra cui quella di Pisa.
La scoperta rovescia le attuali convinzioni, sinora si riteneva infatti che il clima in quell’epoca fosse generalmente più arido, e migliora sensibilmente i modelli predittivi sul clima grazie anche ad una maggiore comprensione dell’importanza della corrente a getto polare (un vento molto veloce di alta quota) per il clima di quel periodo.
“Per l’Europa si tratta della prima ricostruzione quantitativa delle precipitazioni avvenute durante lo Younger Dryas, cioè il periodo di rapido raffreddamento del clima avvenuto circa 12.000 anni fa, alla fine dell’ultima era glaciale”, spiega il professore Adriano Ribolini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano.
“Oggi – continua Ribolini - abbiamo segnali che la corrente a getto polare potrebbe cambiare con il riscaldamento del clima, probabilmente spostandosi verso nord e diventando più intermittente. Questo potrebbero portare a più eventi estremi, ad esempio ondate di caldo in estate ed una maggiore frequenza di tempeste e alluvioni in inverno”.
Il team di scienziati ha esaminato una grande quantità di dati paleoglaciologici, ricostruendo la forma di 120 ghiacciai dello Younger Dryas, distribuiti dalla Norvegia al Marocco, includendo i Balcani e la Turchia. Dall’analisi è emerso un modello di circolazione atmosferica globale da cui si evidenzia il ruolo fondamentale della corrente a getto polare che, allora come adesso, ha veicolato precipitazioni atmosferiche (pioggia e neve) dall'Atlantico sul continente. Il risultato è che alcune regioni erano sostanzialmente più umide di oggi (Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Spagna e la regione mediterranea centro-orientale) e altre più aride (Francia, Belgio, Olanda, Germania e l'Europa orientale). In qualche punto della regione mediterranea le precipitazioni erano più abbondanti anche di 1000-2000 mm all’anno rispetto a quelle attuali; in altre regioni a Nord delle Alpi erano invece anche fino a 1000 mm all’anno in meno delle attuali.
“I dati paleoclimatici, come le precipitazioni ricavate in questo studio, possono essere utilizzati per testare e migliorare i modelli matematici di previsione del clima esistenti, verificando se questi stessi dati riescono a simulare correttamente le condizioni del passato – conclude Ribolini – Per quanto riguarda l’Università di Pisa il nostro compito in particolare è stato di contribuire alla ricostruzione dell’estensione dei paleoghiacciai e del calcolo dei valori di precipitazioni che ne garantivano l’esistenza nell’intero continente europeo”.
La ricerca è stata finanziata dal Leverhulme Thrust, oltre all’Ateneo pisano hanno partecipato l’University of Aberdeen come capofila e altre cinque università/enti di ricerca (Manchester, Londra, Amsterdam, Zurigo, Bergen).
Il clima in Europa alla fine dell’ultima era glaciale era molto più piovoso di oggi, sino a 1000-2000 mm in più all’anno in alcune aree
Il clima in Europa 12mila anni fa era in molte regioni più piovoso di oggi, in alcune aree del Mediterraneo fino a 1000-2000 mm all’anno in più rispetto all’attuale. E’ questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da un consorzio internazionale di università fra cui quella di Pisa.
La scoperta rovescia le attuali convinzioni, sinora si riteneva infatti che il clima in quell’epoca fosse generalmente più arido, e migliora sensibilmente i modelli predittivi sul clima grazie anche ad una maggiore comprensione dell’importanza della corrente a getto polare (un vento molto veloce di alta quota) per il clima di quel periodo.
“Per l’Europa si tratta della prima ricostruzione quantitativa delle precipitazioni avvenute durante lo Younger Dryas, cioè il periodo di rapido raffreddamento del clima avvenuto circa 12.000 anni fa, alla fine dell’ultima era glaciale”, spiega il professore Adriano Ribolini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano.
“Oggi – continua Ribolini - abbiamo segnali che la corrente a getto polare potrebbe cambiare con il riscaldamento del clima, probabilmente spostandosi verso nord e diventando più intermittente. Questo potrebbero portare a più eventi estremi, ad esempio ondate di caldo in estate ed una maggiore frequenza di tempeste e alluvioni in inverno”.
Il team di scienziati ha esaminato una grande quantità di dati paleoglaciologici, ricostruendo la forma di 120 ghiacciai dello Younger Dryas, distribuiti dalla Norvegia al Marocco, includendo i Balcani e la Turchia. Dall’analisi è emerso un modello di circolazione atmosferica globale da cui si evidenzia il ruolo fondamentale della corrente a getto polare che, allora come adesso, ha veicolato precipitazioni atmosferiche (pioggia e neve) dall'Atlantico sul continente. Il risultato è che alcune regioni erano sostanzialmente più umide di oggi (Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Spagna e la regione mediterranea centro-orientale) e altre più aride (Francia, Belgio, Olanda, Germania e l'Europa orientale). In qualche punto della regione mediterranea le precipitazioni erano più abbondanti anche di 1000-2000 mm all’anno rispetto a quelle attuali; in altre regioni a Nord delle Alpi erano invece anche fino a 1000 mm all’anno in meno delle attuali.
“I dati paleoclimatici, come le precipitazioni ricavate in questo studio, possono essere utilizzati per testare e migliorare i modelli matematici di previsione del clima esistenti, verificando se questi stessi dati riescono a simulare correttamente le condizioni del passato – conclude Ribolini – Per quanto riguarda l’Università di Pisa il nostro compito in particolare è stato di contribuire alla ricostruzione dell’estensione dei paleoghiacciai e del calcolo dei valori di precipitazioni che ne garantivano l’esistenza nell’intero continente europeo”.
La ricerca è stata finanziata dal Leverhulme Thrust, oltre all’Ateneo pisano hanno partecipato l’University of Aberdeen come capofila e altre cinque università/enti di ricerca (Manchester, Londra, Amsterdam, Zurigo, Bergen).