Selezione di una unità di Cat. C - Direzione Area di Medicina - scad. 4/5
UniPi: la ministra Cartabia chiama il professor Luiso per riformare il processo civile
Un altro docente dell’Università di Pisa entra a far parte della squadra di esperti chiamati a servire la Repubblica dal Governo Draghi. Si tratta di Francesco Paolo Luiso, professore ordinario di Diritto processuale civile. A lui il compito di presiedere la Commissione che la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha voluto per individuare le possibili misure e gli interventi normativi finalizzati alla riduzione dei tempi dei processi e a garantire una più salda salvaguardia del canone della ragionevole durata, oltre che a rendere più efficiente l'amministrazione della giustizia.
«Nel giro di pochi giorni dall’incarico al professor Pasqualino Albi, un altro dei nostri migliori docenti è stato chiamato per sostenere il Governo nella sua preziosa missione di ammodernamento del Paese - ha commentato il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella - È un onore che sia stato scelto il Presidente della Commissione Etica di Ateneo, Francesco Paolo Luiso. Per noi è un orgoglio poter contribuire, tramite lui, al miglioramento della giustizia in Italia. Gli faccio i miei più sinceri auguri per questo importante incarico».
Classe 1947, Francesco Paolo Luiso, Accademico dei Lincei, si è formato all’Università di Pisa, dove si è laureato nell’anno accademico 1968-69 per poi essere borsista al C.N.R. e, successivamente, contrattista di Diritto processuale civile sempre presso l’Ateneo pisano.
Dopo un periodo all’Università di Perugia torna a Pisa nel 1982 come professore associato di Diritto processuale civile presso la facoltà di Giurisprudenza, diventando professore straordinario e poi ordinario di Diritto processuale civile nel 1986.
Insignito dell’Ordine del Cherubino dall’Università di Pisa nel 1999 e già direttore della Scuola per le professioni legali presso la Facoltà di Giurisprudenza dello stesso Ateneo, il professor Luiso è socio dell'Associazione italiana fra gli studiosi del processo civile, socio fondatore dell’Associazione italiana fra gli studiosi del processo amministrativo e dell’Associazione italiana fra gli studiosi dell’ordinamento giudiziario, socio dell’Associazione internazionale di diritto processuale.
Fa parte, inoltre, del comitato di redazione della «Rivista trimestrale di diritto e procedura civile», del comitato scientifico della «Rivista dell'arbitrato» ed è autore di quattro monografie e di circa duecento pubblicazioni scientifiche oltre che del manuale, in cinque volumi, di Diritto processuale civile e del manuale Istituzioni di diritto processuale civile. È coautore di un commento alla riforma del processo civile (1° ed. 1991 e 1993; 2° ed. 1996) e di un commentario al Codice di Procedura Civile (1° ed. 1997; 2° ed. 2000).
Incarico presso il DIESTEC sul tema "Supporto alla ricerca per la definizione dimensionale degli spazi attraverso la normativa tecnica degli Stati Uniti e la definizione delle attività, degli spazi e di percorsi sicuri"
Pubblicato il Bilancio di Genere dell’Università di Pisa
È stato pubblicato dalla Pisa University Press il Bilancio di Genere 2020 dell’Università di Pisa, il primo redatto secondo le linee guida della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Il documento, che si riferisce al triennio 2017-19, restituisce la fotografia in chiave di genere dell’Ateneo, offrendo molti spunti di riflessione, con ambiti che sono da migliorare e altri da monitorare. A redigere il Bilancio è stato un gruppo di lavoro nominato dal rettore e composto dalla professoressa Nadia Pisanti (presidente), dal professor Arturo Marzano, dalla dott.ssa Adriana Ciurli, dalla dott.ssa Alessandra La Spina, dalla dott.ssa Francesca Magagnini e dalla dott.ssa Francesca Pecori.
“Con la pubblicazione di questo documento, l’Università di Pisa prosegue con passo deciso nell’importante percorso di cambiamento culturale intrapreso ormai da tempo e volto alla creazione, all’interno della nostra comunità, di una reale uguaglianza di genere – commenta il rettore Paolo Mancarella – C’è ancora molto da fare, ma se ad esempio si pensa all’attuale composizione del Senato Accademico, rinnovato a fine 2020, in cui vi è perfetta parità tra componente maschile e femminile, possiamo dire che stiamo iniziando a respirare un clima culturale al passo con l’evoluzione della società contemporanea”.
“Il Bilancio di Genere è uno strumento essenziale per poter realizzare una piena parità, integrando la prospettiva di genere in tutte le politiche dell’Università di Pisa – commenta la professoressa Nadia Pisanti – Il nostro studio indica che ci sono ambiti critici in linea col contesto nazionale, ma emergono anche criticità specifiche di UniPi. Con questo documento speriamo di far capire alla comunità accademica la necessità, oltre che l’urgenza, di porre la centralità della questione di genere per migliorare la performance del nostro Ateneo”.
Articolato in molte sezioni di cui la parte più sostanziale è rappresentata dall’analisi di contesto dell’Ateneo pisano, il Bilancio di Genere 2020 ha preso in esame, come indicato nelle linee guida della CRUI, quattro categorie specifiche: la componente studentesca, il personale docente, il personale tecnico-amministrativo e la governance.
Il primo dato rilevante è che a Pisa le studentesse sono numericamente la maggioranza (oltre il 60%), che hanno negli studi performance mediamente migliori (sia in termini di voti che di tempi di laurea), ma che poi diventano una minoranza tra coloro che si iscrivono ai corsi di dottorato e, inoltre, già un anno dopo la laurea guadagnano in media sensibilmente meno degli uomini, con un gender pay gap che a 5 anni dalla laurea arriva al 21% .
Tra gli altri dati significativi, ci sono quelli sul personale docente, in particolare sulla forbice delle carriere che si allarga quanto più si sale ai livelli apicali della carriera accademica: se da un lato l’Università di Pisa è ben attiva nella ricerca su temi di genere e propone nell’offerta formativa svariati insegnamenti in questo ambito, accade che le carriere femminili siano evidentemente non prive di ostacoli. Infatti, secondo le fonti MIUR al 2018, solo il 19% di professori e professoresse ordinari(e) erano donne (su 100 docenti di prima fascia ci sono 19 donne e 81 uomini), contro il 24% del dato nazionale, e nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) tale percentuale scende al 15%, contro il 20% del dato nazionale. Dai dati CINECA, al 2019 nell’Area 8 del CUN (Ingegneria civile e Architettura) Pisa non aveva addirittura nessuna ordinaria, contro il 24% della media nazionale.
Anticipando i dati del prossimo Bilancio di Genere, che è già in fase di redazione, la percentuale di professoresse ordinarie a Pisa nel 2019 è salita al 21%, ed è salito al 25% anche il dato nazionale, mostrando un trend di lento miglioramento.
Per quanto riguarda il personale tecnico amministrativo le donne sono in totale il 61%, ma solo il 29% tra i/le dirigenti e, inoltre, sono marcatamente sotto-inquadrate degli uomini; ad aggravare entrambi i fenomeni c'è l'evidenza dai dati che questi siano specificamente marcati nell’Ateneo. Anche nei dati che riguardano la governance si nota, a prima lettura, una netta e generalizzata prevalenza maschile, conseguenza anche del fatto che le possibilità di accesso ad alcune posizioni sono connesse al ruolo di appartenenza, e pertanto la scarsa presenza femminile negli incarichi di governo è anche conseguenza della minore presenza femminile nelle posizioni apicali della carriera scientifica.
Incontro con Irene Tinagli su “Ripresa, resilienza, talenti”
Venerdì 19 marzo, alle 18 Irene Tinagli sarà in diretta streaming su YouTube e Facebook insieme a Giuseppe Iannaccone dell’Università di Pisa per parlare di "Ripresa, resilienza, talenti". Al centro dell’incontro le opportunità e i rischi della ripresa post Covid in l’Italia e l’Europa, le due transizioni digitale ed ecologica, i giovani e la formazione.
Irene Tinagli, neo nominata vice presidente del Pd, è presidente della Commissione Problemi Economici e Monetari (ECON) del Parlamento Europeo, che ha istruito il Resilience and Recovery Facility e lo strumento InvestEU, recentemente approvati. La commissione ECON si occupa inoltre della politica industriale e Industria 4.0, e dei finanziamenti e investimenti regionali. È poi autrice di “La Grande Ignoranza” e “Un futuro a Colori” (Editore Rizzoli) e di numerosi studi accademici sull’impatto sociale dei settori dell’industria culturale e creativa.
L’evento fa parte del ciclo i21, una serie di conversazioni con Giuseppe Iannaccone su come prepararsi al mondo che cambia, ed è promosso dal progetto di ricerca Evo4.0 sull’evoluzione delle tecnologie industria 4.0 e il loro impatto sociale ed economico. Il progetto Evo4.0 è cofinanziato dalla Regione Toscana ed è coordinato da Giuseppe Iannaccone, nell’ambito del laboratorio Crosslab IT& Società del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa.
Specializzanda dell’Università di Pisa premiata dalla Società Italiana di Farmacologia
Marta Banchi, specializzanda in Farmacologia e Tossicologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa, è stata premiata al 40° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia (SIF) che si è svolto dal 9 al 13 marzo. Marta ha ricevuto il riconoscimento per uno dei migliori studi presentati da giovani ricercatori sotto i 38 anni. La sua ricerca riguarda nuovi trattamenti per il carcinoma anaplastico della tiroide che rappresenta la forma più aggressiva, sebbene meno frequente nella popolazione, tra i tumori della tiroide.
Marta Banchi, 26 anni originaria di Monteverdi Marittimo in provincia di Pisa, si è laureata in Farmacia con lode presso l’Università di Pisa e ha poi proseguito la sua attività di ricerca sempre a Pisa in qualità di specializzanda in Farmacologia e Tossicologia Clinica, con una borsa di ricerca su “Sperimentazioni precliniche in ambito oncologico”.
La dottoressa Banchi ha realizzato la sua ricerca presso i laboratori del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale sotto la supervisione del professor Guido Bocci e della dottoressa Paola Orlandi con la collaborazione della professoressa Gabriella Fontanini del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e Dell’Area Critica e del professor Giulio Francia del “Border Biomedical Research Center” della University of Texas at El Paso. Il lavoro è stato finanziato da due contributi dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro vinti dai professori Guido Bocci e Giulio Francia.
Specializzanda dell’Università di Pisa premiata dalla Società Italiana di Farmacologia
Marta Banchi, specializzanda in Farmacologia e Tossicologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa, è stata premiata al 40° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia (SIF) che si è svolto dal 9 al 13 marzo. Marta ha ricevuto il riconoscimento per uno dei migliori studi presentati da giovani ricercatori sotto i 38 anni. La sua ricerca riguarda nuovi trattamenti per il carcinoma anaplastico della tiroide che rappresenta la forma più aggressiva, sebbene meno frequente nella popolazione, tra i tumori della tiroide.
Marta Banchi (foto), 26 anni originaria di Monteverdi Marittimo in provincia di Pisa, si è laureata in Farmacia con lode presso l’Università di Pisa e ha poi proseguito la sua attività di ricerca sempre a Pisa in qualità di specializzanda in Farmacologia e Tossicologia Clinica, con una borsa di ricerca su “Sperimentazioni precliniche in ambito oncologico”.
La dottoressa Banchi ha realizzato la sua ricerca presso i laboratori del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale sotto la supervisione del professor Guido Bocci e della dottoressa Paola Orlandi con la collaborazione della professoressa Gabriella Fontanini del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e Dell’Area Critica e del professor Giulio Francia del “Border Biomedical Research Center” della University of Texas at El Paso. Il lavoro è stato finanziato da due contributi dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro vinti dai professori Guido Bocci e Giulio Francia.
Pubblicato il Bilancio di Genere dell’Università di Pisa
È stato pubblicato dalla Pisa University Press il Bilancio di Genere 2020 dell’Università di Pisa, il primo redatto secondo le linee guida della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Il documento, che si riferisce al triennio 2017-19, restituisce la fotografia in chiave di genere dell’Ateneo, offrendo molti spunti di riflessione, con ambiti che sono da migliorare e altri da monitorare. A redigere il Bilancio è stato un gruppo di lavoro nominato dal rettore e composto dalla professoressa Nadia Pisanti (presidente), dal professor Arturo Marzano, dalla dott.ssa Adriana Ciurli, dalla dott.ssa Alessandra La Spina, dalla dott.ssa Francesca Magagnini e dalla dott.ssa Francesca Pecori.
“Con la pubblicazione di questo documento, l’Università di Pisa prosegue con passo deciso nell’importante percorso di cambiamento culturale intrapreso ormai da tempo e volto alla creazione, all’interno della nostra comunità, di una reale uguaglianza di genere – commenta il rettore Paolo Mancarella – C’è ancora molto da fare, ma se ad esempio si pensa all’attuale composizione del Senato Accademico, rinnovato a fine 2020, in cui vi è perfetta parità tra componente maschile e femminile, possiamo dire che stiamo iniziando a respirare un clima culturale al passo con l’evoluzione della società contemporanea”.
“Il Bilancio di Genere è uno strumento essenziale per poter realizzare una piena parità, integrando la prospettiva di genere in tutte le politiche dell’Università di Pisa – commenta la professoressa Nadia Pisanti – Il nostro studio indica che ci sono ambiti critici in linea col contesto nazionale, ma emergono anche criticità specifiche di UniPi. Con questo documento speriamo di far capire alla comunità accademica la necessità, oltre che l’urgenza, di porre la centralità della questione di genere per migliorare la performance del nostro Ateneo”.
Articolato in molte sezioni di cui la parte più sostanziale è rappresentata dall’analisi di contesto dell’Ateneo pisano, il Bilancio di Genere 2020 ha preso in esame, come indicato nelle linee guida della CRUI, quattro categorie specifiche: la componente studentesca, il personale docente, il personale tecnico-amministrativo e la governance.
Il primo dato rilevante è che a Pisa le studentesse sono numericamente la maggioranza (oltre il 60%), che hanno negli studi performance mediamente migliori (sia in termini di voti che di tempi di laurea), ma che poi diventano una minoranza tra coloro che si iscrivono ai corsi di dottorato e, inoltre, già un anno dopo la laurea guadagnano in media sensibilmente meno degli uomini, con un gender pay gap che a 5 anni dalla laurea arriva al 21% .
Tra gli altri dati significativi, ci sono quelli sul personale docente, in particolare sulla forbice delle carriere che si allarga quanto più si sale ai livelli apicali della carriera accademica: se da un lato l’Università di Pisa è ben attiva nella ricerca su temi di genere e propone nell’offerta formativa svariati insegnamenti in questo ambito, accade che le carriere femminili siano evidentemente non prive di ostacoli. Infatti, secondo le fonti MIUR al 2018, solo il 19% di professori e professoresse ordinari(e) erano donne (su 100 docenti di prima fascia ci sono 19 donne e 81 uomini), contro il 24% del dato nazionale, e nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) tale percentuale scende al 15%, contro il 20% del dato nazionale. Dai dati CINECA, al 2019 nell’Area 8 del CUN (Ingegneria civile e Architettura) Pisa non aveva addirittura nessuna ordinaria, contro il 24% della media nazionale.
Anticipando i dati del prossimo Bilancio di Genere, che è già in fase di redazione, la percentuale di professoresse ordinarie a Pisa nel 2019 è salita al 21%, ed è salito al 25% anche il dato nazionale, mostrando un trend di lento miglioramento.
Per quanto riguarda il personale tecnico amministrativo le donne sono in totale il 61%, ma solo il 29% tra i/le dirigenti e, inoltre, sono marcatamente sotto-inquadrate degli uomini; ad aggravare entrambi i fenomeni c'è l'evidenza dai dati che questi siano specificamente marcati nell’Ateneo. Anche nei dati che riguardano la governance si nota, a prima lettura, una netta e generalizzata prevalenza maschile, conseguenza anche del fatto che le possibilità di accesso ad alcune posizioni sono connesse al ruolo di appartenenza, e pertanto la scarsa presenza femminile negli incarichi di governo è anche conseguenza della minore presenza femminile nelle posizioni apicali della carriera scientifica.
Il Bilancio di Genere è scaricabile gratuitamente a questo link.
Avviso di fabbisogno interno per "rafforzamento di fisioterapisti che operano presso il Centro dipartimentale di Medicina Riabilitativa Sport and Anatomy"
Cancer: personalized predictions from a blood sample
While the overall evolution of the oncological disease can be predicted using epidemiological data, its development in the individual patient derives from genetic factors and specific stochastic events that define prognosis and therapeutic options. In the quest for biomarkers that can predict the course of the disease as early as possible, the analysis of the tumor genome – where lies all information that defines it - has so far proved problematic due to the difficulty in obtaining tumor material. Thanks to the collaboration between the Institute of clinical physiology of the National research council (Cnr-Ifc), the Institute for cancer research, prevention and clinical network (Ispro), the University of Pisa (Unipi), the University of Florence (Unifi), and Pisa University Hospital (Aoup), an innovative method to monitor cancer patients has been developed using third generation sequencing. The study has been published in Molecular Cancer.
The figure shows a Nanopore sequencer (left) and the genomic profile (right) of samples obtained from a cancer patient (above) and from a healthy donor (below). The red line indicates the number of copies for each chromosome: values above zero indicate the amplification of a given chromosomal region, the ones below indicate the loss of portions of a chromosome.
"The approach is based on liquid biopsy: it starts with a blood sample to isolate the circulating DNA - damaged DNA characterized by very small fragments- mostly resulting from the death of healthy cells. In cancer patients circulating DNA also contains material from the death of cancer cells in a percentage that depends on the state of the tumor: little amounts in primary tumors and after therapy, higher amounts when tumor growth increases, after the onset of metastasis", explains Silvo Conticello of Cnr-Ifc and Ispro, coordinator of the study. "In the new method, after purification from patients' plasma, the circulating DNA is sequenced directly using Nanopore technology".
Nanopore technology is based on hundreds of nano-pores on a membrane, through which the DNA is pushed by artificial motor proteins. As DNA fragments pass through the pore, the individual bases (adenine, cytosine, guanine, thymine) alter an electrical signal, which is then decoded into the sequence of the individual fragments. The sequence of the fragments allows their localization on the genome, and to count their number in each specific genomic region.
“By calculating their excess or defect, compared to the average, we can identify regions of the genome where alterations in the number of chromosomal copies (amplifications or deletions) are present. These alterations are associated with tumor progression: our ability to characterize the tumor can give indications for the individual patient -in a context of personalized medicine- to better classify the tumor and to monitor it over time, in order to choose the most suitable treatment”, continues Conticello. "Our approach can represent a solution to various problems, for the ease with which the method can be performed, for the short time required to perform the analysis, and for the reduction of the costs necessary to set it up (a Nanopore sequencer costs about €1000, rather less than other sequencers, whose price starts at €80,000)”.
“Using a user-friendly protocol, this method will finally allow to bring the genomic analysis into clinical practice and to carry it out even in the smallest hospitals”, confirms Filippo Martignano of Ispro, who conceived the study, in collaboration with the research units led Alberto Magi from Unifi, Marzia Del Re from Unipi and Iacopo Petrini from the Pisa University Hospital (Aoup). “It will also be possible to access the epigenetic information -the set of modifications that cells -including cancer ones- add to DNA to activate or deactivate parts of the genome. This information, crossed with that regarding chromosomal alterations, will enable physicians to obtain an even better characterization of the tumor”.