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Comunicati stampa

brasiliani 2014Sono arrivati in 75 dal Brasile e in 14 da vari paesi del Sud America per frequentare i corsi dell'Università di Pisa, che li ha accolti con un 'Welcome Day' al Polo Carmignani e una cena toscana alla mensa di via Martiri organizzata in collaborazione con il DSU. Sono gli studenti di "Scienza senza frontiere" e "Inclinados hacia America Latina", due progetti di internazionalizzazione dell'Ateneo che, giunti alla loro terza edizione, danno la possibilità ai ragazzi sudamericani di studiare a Pisa.

Guarda la galleria di foto sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa. 

"Scienza senza frontiere" è un'imponente iniziativa di mobilità e internazionalizzazione del sistema universitario e della ricerca brasiliani avviata nel 2011 che mira a promuovere esperienze di studio e ricerca all'estero per oltre 75.000 giovani brasiliani. Grazie a questo progetto, negli ultimi tre anni sono arrivati a Pisa oltre 300 studenti che, per un anno, hanno frequentato e frequenteranno i corsi di laurea di ingegneria, medicina, veterinaria, agraria, scienze naturali, fisica, matematica e farmacia dell'Ateneo pisano.

Da subito, gli studenti brasiliani del progetto "Scienza senza frontiere" frequenteranno corsi di lingua italiana presso il CLi, il Centro Linguistico d'Ateneo, che anche quest'anno li seguirà con corsi dedicati e esperti linguisti.
 

inclinados"Inclinados hacia America Latina" è invece un progetto promosso direttamente dall'Università di Pisa che offre agli studenti latinoamericani che si iscrivono ad una laurea magistrale dell'Università di Pisa l'esenzione dalle tasse universitarie, un corso gratuito di italiano e altri servizi dedicati. Quest'anno sono attesi ben 21 ragazzi provenienti da Perù, Messico, Costarica, Argentina, Colombia, Venezuela, Honduras e Cile che andranno ad aggiungersi ai circa 10 che già da due anni stanno frequentando i corsi a Pisa.

Gli studenti sudamericani sono stati salutati anche dai ragazzi dell'ESN, l'Erasmus Student Network che, in una prospettiva sempre più internazionale, li ha accolti nella rete che riunisce i ragazzi stranieri che vengono a studiare a Pisa.

Il continuo incremento di studenti internazionali all'Università di Pisa è stato raggiunto grazie alle iniziative di internazionalizzazione che l'Ateneo ha promosso negli ultimi anni nei Paesi del Sud America in particolare, presentando e promuovendo l'offerta didattica e la ricerca in occasione di visite ufficiali e partecipazione a fiere internazionali. Per accogliere gli studenti stranieri in arrivo all'Università di Pisa, è stato istituito a Palazzo Vitelli un Welcome Office dedicato appositamente a loro, con uno spazio in cui i ragazzi possono trovare postazioni Internet, materiale informativo e assistenza da parte di personale madre lingua inglese, spagnolo, portoghese, cinese e araba dell'Ufficio Internazionale.

Si terrà martedì 9 settembre, al Polo Carmignani di Piazza dei Cavalieri, la conferenza finale del progetto "European Entrepreneurs Campus" (http://www.eec-project.eu/en), finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del programma "Leonardo da Vinci". Il progetto, avviato nell'ottobre del 2012, vede coinvolte l'Università di Pisa, la Regione Toscana e l'agenzia formativa CEDIT - Centro diffusione imprenditoriale della Toscana, insieme a cinque istituzioni della Danimarca, della Polonia, della Repubblica Ceca e della Spagna. L'obiettivo è quello di trasferire metodologie educative innovative utilizzate da diversi anni dall'Università della Danimarca del Sud- IDEA, agli altri partner.

Queste metodologie riguardano in particolare due strumenti. Il primo, l'Innovation Camp, è un workshop che ha lo scopo di favorire la generazione di idee innovative per risolvere problemi concreti. I partecipanti al Camp sono guidati da facilitatori sia nella parte creativa che in quella di elaborazione di un modello di business, necessario per dare concretezza e sostenibilità all'idea generata. Per l'organizzazione, gestione e valutazione di questi Camp è stata redatta una Guida, che è a disposizione di tutti i soggetti interessati (http://www.eec-project.eu/it/guida-eu-camp-e-strumenti-idea-versione-italiana). Il secondo, il Business Model Creator, è uno strumento finalizzato ad aiutare chi ha un'idea di business. Il sistema è basato su una ruota che guida l'utente all'inserimento di tutte le informazioni necessarie per poter genere un Business Model. In modo molto semplice, l'utilizzatore è portato ad approfondire la propria idea e a riflettere su eventuali ulteriori sviluppi (http://idea-bmc.eu/).

Nell'ambito delle relazioni tra i partner del progetto, l'Università di Pisa ha presentato il programma "PhD plus. Creatività, innovazione, spirito imprenditoriale", il percorso formativo extracurriculare che mira ad arricchire i più alti livelli di formazione accademica con una serie di competenze rivolte alla diffusione dello spirito imprenditoriale, alla valorizzazione dei risultati della ricerca e alla creazione di impresa. A partire dal 2011, il corso vanta oltre 300 iscritti tra studenti, dottorandi e dottori di ricerca provenienti da tutti i dipartimenti, e ha dato origine a dieci aziende spin off dell'Università di Pisa.

Le istituzioni partner hanno già testato gli strumenti all'interno delle proprie organizzazioni e i risultati finali saranno illustrati durante la conferenza pisana. Il programma della mattinata è disponibile al seguente indirizzo: http://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/1523-educational-models-and-tools-to-foster-entrepreneurship. Per registrarsi è sufficiente compilare il form al seguente link: http://goo.gl/CvGvuB

 

 

La tracciabilità dei prodotti alimentari, dalle zone di produzione attraverso la filiera di distribuzione fino al consumatore, è attualmente una priorità nell'ambito della sicurezza alimentare ed è associata alla crescente domanda di qualità da parte dei consumatori stessi. Per la prima volta uno studio coordinato dal il professore Riccardo Petrini del Dipartimento di Scienze della Terra della Università di Pisa ha sperimentato un innovativo metodo di tracciabilità ai mosti ottenuti da vitigni di Glera di dieci aziende vitivinicole nell'area di produzione del Prosecco DOC del Veneto. I risultati della ricerca durata tre vendemmie consecutive, dal 2011 al 2013, sono stati appena pubblicati sulla rivista "Food Chemistry".

"Il nostro gruppo di ricerca – ha spiegato Riccardo Petrini – è stato il primo ad applicare sul campo la sistematica isotopica dello stronzio (Sr) al riconoscimento delle zone di produzione del Prosecco. L'elemento chimico Sr è affine al calcio nel sistema acqua-suolo-pianta, e l'analisi della distribuzione dei suoi isotopi, attraverso la misura delle loro abbondanze nei suoli, uva e prodotti della vinificazione, si è dimostrato un tracciante efficace ed innovativo per la definizione della zona di origine dei prodotti vitivinicoli in particolare ed agroalimentari in generale".

Il progetto per la tutela e la valorizzazione del vino Prosecco nell'area DOC Veneto coordinato dall'Ateneo pisano è stato finanziato da Veneto Agricoltura in collaborazione con un consorzio di dieci aziende produttrici della zona del Prosecco Doc del Veneto. Il team di esperti che hanno lavorato alla ricerca sono stati il dottor Luigi Sansone del Centro di Ricerca per la Viticoltura (CRA-VIT) di Conegliano per la parte di selezione delle vendemmie e per il contesto agronomico, la dottoressa Francesca Slejko dell'Università di Trieste per le metodologie analitiche, e la dottoressa Antonella Buccianti dell'Università di Firenze per la trattazione statistica dei dati.

"Nell'ambito della commercializzazione di prodotti enologici, la domanda di mercato per il Prosecco è in progressivo e costante aumento a livello internazionale, con un consumo superiore a un miliardo di bottiglie vendute negli ultimi dieci anni - ha concluso Riccardo Petrini – dunque la sua tracciabilità ha particolare rilevanza poiché la certificazione della zona geografica di provenienza è tra i principali parametri che ne determinano il valore".

È un testo quasi del tutto sconosciuto e anche sul suo autore si hanno pochissime notizie. Si tratta del "Diálogo de amor" di Damasio de Frías, poeta e umanista di Valladolid, libro che si conserva manoscritto presso la Biblioteca Nazionale di Madrid e in un'edizione a stampa del 1593 subito messa all'indice dalla Chiesa. Selena Simonatti, ricercatrice del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa e fra i fondatori del neonato Centro di Studi Rinascimentali Italo-iberici di Barcellona, è una delle pochissime studiose ad essersi confrontata con questa opera. La sua ricerca, presentata al convegno internazionale «Decir el deseo» / «Dire il desiderio» svoltosi a Barcellona 2013, è ora pubblicata insieme agli altri interventi del simposio nella sezione monografica dell'ultimo numero della "Rivista di Filologia e Letterature Ispaniche". Il dialogo di Damasio de Frías studiato da Selena Simonatti racconta il corteggiamento amoroso fra il magister amoris Dameo e la bella e sprezzante Dorida. L'opera si inserisce in una tradizione consolidata, ma segna tuttavia una svolta cruciale nelle retorica amorosa, mitigando la visione dell'amore puramente platonico con quella aristotelica, dove quindi, pur non negando l'anima, si inserisce nel discorso erotico anche il corpo.

"Nella voce del personaggio maschile – spiega Selena Simonatti– si fondono l'istanza neo-platonica e la visione aristotelica; nelle battute della donna si scorgono invece i segnali della tradizione lirica amorosa petrarchista e dei codici dell'amore cortese. Dórida li invoca per difendersi dalle istanze più eterodosse del suo corteggiatore e maestro, che sostiene l'unione indissolubile tra corpo e anima, negando le proprietà esclusivamente spirituali dell'amore, come quando afferma che 'voler godere soltanto dell'anima, senza far caso al corpo, è come mangiare la carne senza masticare'".

«L'amore ai tempi della Controriforma», questo il titolo del contributo di Selena Simonatti, sottolinea infine come l'ipotesi conciliatrice di Frías conservi le sembianze di un compromesso che consente di salvare il desiderio in tempi poco propizi a una sua libera proclamazione: il testo offre essenzialmente la proposta di 'disciplinare il desiderio' mediante lo strumento che la Chiesa tridentina metteva a disposizione per sacralizzare la carne, ovvero il matrimonio. L'opera dell'autore di Vallladolid rielabora proprio in questa chiave la tradizione letteraria del dialogo d'amore, di cui rappresenta, sul versante spagnolo, uno dei più elaborati (e sconosciuti) esempi di psicologia amorosa alle soglie dell'età barocca.

Giocare non è solamente una cosa da bambini, almeno secondo la linguistica. La sorpresa viene da un recente studio sulla radice indoeuropea del termine che lo ricollega soprattutto all'area semantica del "movimento" e del "travestimento". Sono queste le conclusioni a cui è giunto Andrea Nuti, ricercatore di Glottologia e Linguistica del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa, che da molti anni si occupa del tema e che ha scritto come ultimo contributo in materia il saggio "Sui termini indicanti 'gioco' e 'giocare' nelle lingue indoeuropee. Una panoramica" pubblicato nel volume "Il gioco e i giochi nel mondo antico" (Edipuglia Bari, 2013).

"La prospettiva linguistica – spiega Andrea Nuti - è fondamentale per capire come l'esperienza umana organizza, culturalmente e cognitivamente, il fenomeno del gioco e come le diverse culture lo vedono e lo vivono con il variare del tempo".

Proprio per questa complessità sociale e culturale del gioco, la ricerca non ha rivelato un'unica radice del termine, ma una molteplicità di forme che si ricollegano alla sfera semantica del "movimento", della "mimesis", cioè del travestimento e della finzione, con l'unica eccezione del greco dove c'è un rimando esplicito alla sfera infantile. Nelle altre lingue analizzate come il germanico, il baltico, il slavo, il celtico e l'indiano antico il richiamo più diretto è al movimento (l'ing. play, ad esempio, da ricondurre all'anglosassone plegan 'move radipidly, dance'; o il ted. Spiel, dall'antico alto tedesco spilōn 'spielen/ giocare, sich bewegen / muoversi, hüpfen / saltare). Nel latino invece prevale la mimesis (così è per ludus che, oltre al 'gioco', indica anche l'atto di 'esercitarsi' e la riproduzione mimetica insita nell'apprendimento, ed è probabilmente connesso col gotico lita 'fizione, recita, inganno').

"Nel caso del gioco, le cose sono sfuggenti e complicate – sottolinea ancora Andrea Nuti – e infatti il riferimento a un'attività tanto intellettuale quanto fisica, che può implicare tanto un alto grado di astrazione quanto una miriade di sfaccettature, impone di avvicinarsi con cautela a procedimenti di riduzione semantica. Non si può dare per scontato, insomma, che l'obiettivo debba necessariamente essere la ricostruzione di un solo nome (o verbo) indoeuropeo"

"Tutto lascia credere – conclude quindi il ricercatore dell'Ateneo pisano - che, al di là di poche costanti semantiche e cognitive (come la mimesis e il movimento), vi dovessero essere molti nomi del gioco: riflesso del carattere quantomai polimorfico, anche culturalmente, del fenomeno ludico. E probabilmente, come indica la proliferazione delle forme attestate, tali nomi dovevano essere oggetto di un rinnovamento continuo. Il che rende la ricerca molto difficile, ma anche appassionante".

Sabato 29 agosto nel Rettorato dell'Università di Pisa è stato siglato l'accordo tra il Dipartimento di Scienze Veterinarie, rappresentato dal Vice direttore Prof. Luigi Intorre e l'Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali della Regione Autonoma del Guangxi (Cina), rappresentata dal Prof. Wei Bo.

L'accordo fa seguito alle attività di collaborazione già in atto da anni nell'ambito della formazione e della ricerca nel settore della sicurezza alimentare, coordinate dalla Professoressa Alessandra Guidi, Prorettore all'Internazionalizzazione che ha accolto la delegazione cinese. L'obiettivo è la creazione di una attività formativa strutturata che avrà sede, inizialmente a Pisa e, successivamente anche a Nanning, capitale del Guangxi, relativa alla produzione e controllo degli alimenti.

Durante l'incontro le parti hanno avuto modo di confrontarsi sui rispettivi sistemi di sicurezza alimentare e su come essi siano implementati nei propri Paesi. Le autorità cinesi hanno evidenziato i progressi raggiunti dal loro sistema e le prospettive di miglioramento igienico sanitario nelle attuali modalità di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti alimentari, sottolineando, tuttavia, la necessità di un supporto da parte di Paesi, come il nostro, che hanno raggiunto un livello di eccellenza nei sistemi di gestione e controllo di questo settore della sanità Pubblica.

Giovedì, 04 Settembre 2014 10:07

Convegno internazionale sull’Himalaya

Un incontro internazionale con cento studiosi da tutto il mondo per discutere dei più recenti studi sull'Himalaya, la catena di montagne più alta del mondo. Dal 2 al 4 settembre al Palazzo Ducale di Lucca si svolgerà il convegno scientifico internazionale: "29th Himalaya-Karakoram-Tibet workshop", un appuntamento che si tiene ogni anno in una nazione diversa e che riunisce i ricercatori che lavorano attivamente sulla catena Himalayana, sul Karakoram e sul Tibet. Il congresso torna in Italia dopo ben 17 anni ed è organizzato da Chiara Montomoli e Salvatore Iaccarino, ricercatori dell'Università di Pisa, e dal professore Rodolfo Carosi dell'Università di Torino.

L'interesse per l'Himalaya deriva dal fatto che rappresenta il più classico esempio di catena montuosa prodotta dalla collisione tettonica, dovuta alla convergenza tra le placche indiana e euro-asiatica. In questo eccezionale laboratorio naturale che si estende per oltre 2400 km in lunghezza si possono ad esempio osservare spaccati della crosta terreste di oltre 8 km. Qui sono particolarmente sensibili gli effetti del clima e i suoi cambiamenti (non a caso l'Himalaya è considerato il "terzo polo") e qui possono essere studiate le relazioni tra le forze tettoniche e l'evoluzione morfologica e climatica delle aree circostanti tanto che i risultati degli studi effettuati servono anche per capire meglio i cambiamenti e i processi in atto di altre zone del pianeta.

Il "29th Himalaya-Karakoram-Tibet workshop" si svolge sotto gli auspici della Società Geologica Italiana e del Gruppo Italiano di Geologia Himalayana e grazie alla sensibilità dell'amministrazione Provinciale e della Fondazione Banca del Monte di Lucca. Per ulteriori informazioni: http://www.ighg.it/Welcome.html

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