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Martedì, 04 Giugno 2024 07:29

Cosa succede al cervello quando meditiamo: lo studio dell’Università di Pisa condotto presso l’Università Monastica Tibetana di Sera Jey in India

Uno studio dell’Università di Pisa pubblicato su Frontiers in Psychology nella sezione Consciousness Researches investiga le basi neurali dell’attività di meditazione, avvalendosi di un gruppo di volontari di eccezione: i monaci di Sera-Jey, l’Università Monastica Tibetana in Karnataka, India nell’ambito di una collaborazione attiva dal 2018.

Il gruppo di ricerca dell’Ateneo, composto da ingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e da psicofisiologi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, ha lavorato sui dati raccolti nell’arco di diversi mesi, durante i quali i monaci sono stati monitorati nelle meditazioni quotidiane tramite il rilevamento di elettroencefalogramma, attività cardiaca e respiratoria. Lo studio è l’unico nel suo genere a potersi fondare sull’analisi di un gruppo così omogeneo e altamente addestrato. I monaci infatti, dopo un percorso di studi di quasi un ventennio, possono scegliere di dedicarsi fino a otto ore al giorno alla meditazione in ritiri della durata di diversi anni.

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“Grazie alla convenzione tra l’Ateneo di Pisa e l’Università di Sera Jey - spiega Bruno Neri, docente di ingegneria elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa (nelle foto insieme ai monaci tibetani) - abbiamo avuto l’opportunità di studiare la meditazione praticata da un gruppo di super esperti. La routine dei monaci in ritiro prevede quattro sessioni di meditazione di due ore ciascuna ogni giorno per un totale di circa 3000 ore l’anno. Ho trascorso con loro periodi di permanenza piuttosto lunghi, fino a 6 settimane in tre diverse occasioni, utilizzando dispositivi di misura dei parametri fisiologici indossabili e non invasivi, per non interferire in alcun modo con le loro pratiche quotidiane. Lo scopo era quello di indagare i correlati neuronali di due diverse tipologie di meditazione, concentrativa e analitica. Nella prima si può raggiungere uno stato cognitivo di consapevolezza priva di contenuto e pensiero discorsivo; nella seconda invece la mente viene diretta su un oggetto di riflessione (per esempio un concetto filosofico o morale), che viene analizzato in tutte le sue sfaccettature”.

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I tracciati elettroencefalografici risultanti dai due tipi di mediazione sono stati analizzati tramite modelli matematici, nel tentativo di mettere in evidenza le differenze a livello neurofisiologico durante la meditazione concentrativa e quella analitica. “I primi risultati - afferma Alejandro Callara, ricercatore in bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa - indicano che analizzando il segnale elettroencefalografico è possibile distinguere nettamente tra i due tipi di meditazione. In particolare, abbiamo visto che la meditazione concentrativa provoca un drastico cambiamento della potenza di tale segnale nella maggior parte delle bande spettrali classiche e che tale cambiamento è più evidente al crescere dell'esperienza del soggetto. Di fatto abbiamo osservato questo fenomeno con certezza in quei monaci con più di 20.000 ore di meditazione al loro attivo. Tenuto conto della letteratura scientifica sull’argomento sembrerebbe che con l’esperienza nella pratica cresca la capacità di attivare meccanismi dell’attenzione che permettono loro di sopprimere stimoli non rilevanti e distrattori, a favore della focalizzazione sull’auto consapevolezza, cosa che di fatto è proprio lo scopo della meditazione concentrativa. Abbiamo anche osservato che lo stesso soggetto (esperto) impegnato sia nella meditazione analitica che in quella concentrativa, è in grado soltanto in questo secondo caso di generare le variazioni descritte sopra, e questo ci suggerisce che tali variazioni possano essere rilevanti per uno studio più approfondito sugli stati non ordinari di coscienza indotti dalla meditazione”.

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La prossima missione a Sera Jey inizierà il 29 giugno prossimo. Il gruppo sarà composto da Bruno Neri, Alejandro Callara e Ciro Conversano, docente di Psicologia Dinamica, e avrà come obiettivo quello di reclutare, con la collaborazione dello Science Center di Sera Jey e del vicino Collegio Tantrico di Gyumed, altri volontari esperti in alcune pratiche meditative esoteriche in grado di agire alla radice del rapporto Mente/Corpo. Ciro Conversano condurrà inoltre una serie di seminari sulla mindfulness e sulle pratiche contemplative.

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Lunedì, 03 Giugno 2024 10:53

L’International Master on Rural Development dell'Ateneo premiato a Bruxelles

Il Master Internazionale di Sviluppo Rurale (IMRD) dell’Università di Pisa è stato premiato a Bruxelles per essere uno tra i programmi Erasmus Mundus più longevi tuttora in corso. La cerimonia si è svolta in occasione del ventennale del programma Erasmus Mundus organizzato dall' European Education and Culture Executive Agency (EACEA) il 27 e 28 maggio scorsi. L’Erasmus Mundus finanzia progetti di formazione di livello magistrale o dottorale realizzati su temi specifici da parte di un consorzio internazionale di università europee per il conseguimento di un titolo congiunto. Per l’Università di Pisa era presente il direttore del dipartimento di Scienze veterinarie, professore Francesco Di Iacovo, coordinatore locale del Master al momento della sua nascita nel 2004.

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La premiazione a Bruxelles

All’IMRD prendono parte i dipartimenti di Scienze Veterinarie e di Scienze Agrarie, agro-alimentari e ambientali dell’Ateneo pisano che nel primo semestre assicurano corsi in lingua inglese, con approfondimenti sulle teorie e sui metodi dello sviluppo rurale, sulla qualità nei processi di produzione agro-alimentare, sulle politiche del cibo e sull’economia circolare. Nel mese di luglio una Summer school in “Food and transition in rural areas” viene organizzata in Garfagnana con il coinvolgimento degli attori pubblici e privati locali.

“I partecipanti al IMRD giungono a Pisa da tutti i continenti per completare un percorso ricco dal punto di vista scientifico, educativo e personale, attraverso la costituzione di una comunità internazionale di alumni - ha sottolineato Di Iacovo - Nell’IMRD si sono formate oramai circa 500 studenti che operano in tutto il mondo e rappresentano una risorsa inestimabile per l’Università di Pisa”.

L’IMRD è realizzato da un Consorzio di Università partner tra cui oltre all’università di Pisa, partecipano l’Università di Ghent University (Belgio), Cordoba (Spagna), Slovak University of Agriculture – Nitra, Agro Institute Rennes (Francia), Humboldt University Berlin (Germania) in collaborazione con altrettante università extra europee.

 

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