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Giovedì, 19 Maggio 2022 09:59

Linee guida per la comunicazione della sicurezza stradale

Marco Avvenuti, Silvia Bencivelli, Carlo Carminati, Matteo Dondé, Vincenzo Mele, Giovanna Pizzanelli, Chiara Prosperini, Leonora Rossi, Marco Scarponi, Sara Venchiarutti hanno discusso e redatto le linee guida per la comunicazione stradale in occasione del convegno “Rinnovare la mobilità urbana: strumenti e comunicazione per una città sostenibile e sicura” organizzato dall’Università di Pisa, dall’Ordine dei Giornalisti della Toscana e dalla Fondazione Michele Scarponi. Qui di seguito il testo.

 

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I trasporti condizionano le nostre vite e le dinamiche della nostra collettività. Dai trasporti dipende l’accessibilità ai posti di lavoro e a quelli dell’educazione, così come la fruizione e la godibilità del tempo libero. L’organizzazione dei trasporti è determinante per l’inquinamento delle città, quindi per la nostra salute, e il modo in cui li usiamo incide globalmente sul cambiamento climatico.

In questo contesto, la sicurezza stradale potrebbe sembrare un aspetto secondario.
Crediamo che invece, al contrario, sia il punto di partenza dal quale ricostruire le nostre città. Soprattutto visto che la mortalità da incidenti stradali è una delle principali cause di morte in ogni fascia di età, e la principale nelle persone giovani. E la scarsa sicurezza stradale è il principale deterrente alla mobilità attiva (mobilità pedonale e ciclistica).

L’obiettivo deve essere coniugare sostenibilità ed efficienza nel nostro spazio urbano, cominciando con il rilancio del sistema di trasporto pubblico e della mobilità attiva, e mettendo al primo posto la sicurezza.

Si possono seguire i buoni esempi: migliorare il design delle strade, per esempio, come è stato fatto in Svezia a partire dagli anni Novanta, con un progetto chiamato Vision Zero che poi è stato preso a modello da altri paesi come Regno Unito e Svizzera.

Si può adottare un approccio per cui ogni intervento di trasformazione urbana sia rivolto a rendere più sicuri gli spostamenti in bicicletta e a piedi, il che rende di conseguenza lo spazio più sicuro per tutti.

Si possono studiare i problemi del traffico partendo, più che dalla presunta inadeguatezza delle strade, dall’abnorme uso delle automobili e dal mancato rispetto delle regole e dei limiti di velocità.

Si possono fare tante cose.
Di sicuro in questo profondo cambiamento culturale la comunicazione ha un ruolo decisivo. E il modo con cui raccontiamo gli incidenti stradali è cruciale.

Queste linee guida sono la nostra proposta per cominciare a parlarne. Traggono ispirazione dal documento di Laura LakerMedia Guidelines for Reporting Road Collisions” della University of Westminster, riproponendolo nel contesto italiano. Si tratta solo di un contributo iniziale, che potrà essere esteso e rielaborato, nella speranza che possa essere largamente condiviso.

Sempre, accuratezza: nella descrizione di un problema legato alla mobilità (incidente stradale, traffico eccessivo, deviazioni dei percorsi urbani, lavori in corso…) bisogna essere precisi. Soprattutto è necessario distinguere bene ciò che si sa, ed è verificato e verificabile, da ciò che non si sa e che magari è una voce o un racconto a metà, rilasciato in una situazione di confusione.

Seguire e approfondire: in molti casi, le informazioni sulle responsabilità e sulle dinamiche di un incidente arrivano dopo mesi o anni, quando ormai l’evento non è più una notizia. Al contrario, seguire un evento nel tempo permetterebbe di mostrare al pubblico come lavorano le forze dell’ordine e la giustizia stimolando una riflessione più meditata sul tema della sicurezza stradale.

L’importanza dei contesti: è importante parlare dei rischi della strada con riferimenti precisi alle statistiche. Si sa che veicoli più grandi e veloci possono creare danni maggiori, mentre pedoni e ciclisti sono più spesso vittime incolpevoli di un incidente: va detto. Al contrario, enfatizzare fattori statisticamente meno rilevanti (la nebbia o la mancanza del caschetto) induce il lettore a colpevolizzare la vittima dell’incidente prima che ne siano state chiarite le cause e la dinamica.

Un incidente racconta tante cose: Gli incidenti non sono quasi mai fatalità isolate e si possono prevenire: chi ne scrive deve dare la possibilità al lettore di farsi un’idea di insieme del problema, soprattutto finché le cause del singolo incidente sono in corso di accertamento. Nella narrazione, inquadrarli come un problema di salute pubblica, includendo il contributo di pianificatori ed esperti di sicurezza stradale.

Non generalizzare: nel caso in cui un avvenimento (incidente, rallentamento, ostacolo alla percorribilità di una strada…) sia imputabile a una specifica persona, bisogna evitare di stigmatizzare l’intera categoria a cui appartiene. Evitare di riferire l’evento, genericamente, ad automobilisti o ciclisti, per esempio, per smorzare l’aggressività tra i diversi gruppi di utenti della strada.

Gli oggetti non hanno colpe: nella cronaca di uno scontro tra veicoli, è indispensabile riferire l’evento alle persone coinvolte e non ai veicoli. Non sostituire la descrizione dell’attore umano coinvolto con il nome del veicolo: si può semplicemente parlare dell’autista, del motociclista, del ciclista e così via, e non del pedone investito da un’auto perché il pedone è stato investito da un automobilista.

Nessuna complicità: bisogna evitare qualsiasi forma di accondiscendenza verso chi viola la legge o non rispetta il codice della strada, e tantomeno di trasformare i trasgressori in vittime. Per esempio, bisogna evitare di presentare gli autovelox come strumenti per vessare gli automobilisti, perché è proprio la velocità a causare la maggior parte degli incidenti stradali e ad aggravarne le conseguenze.

Sempre dalla parte del più debole: la percezione di una gerarchia fra gli utenti della strada induce ad essere più severi nei riguardi del più debole. Non cadere in questa trappola: al ciclista o al pedone si rimprovera troppo superficialmente di “non essersi fatto vedere”, o di essere “sbucato all’improvviso”.

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Giovedì, 19 Maggio 2022 07:18

A Chiara Pelosi il Premio Lucci 2022 per la ricerca in ambito chimico

chiara pelosiChiara Pelosi, borsista di ricerca presso il gruppo di ricerca THERMOLAB del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’Università di Pisa ha vinto il Premio Lucci 2022, una prestigiosa onorificenza bandita ogni due anni dall’Associazione Italiana di Analisi Termica e Calorimetria (AICAT), per onorare la memoria del professor Alberto Lucci. Tale premio viene consegnato a un giovane ricercatore o a una giovane ricercatrice italiana di età non superiore a trentacinque anni alla data di scadenza del bando, che operi in modo significativo nel campo della calorimetria o dell’analisi termica. Chiara Pelosi riceverà il premio in occasione del convegno “The 13th European Symposium of Thermal Analysis and Calorimetry” (ESTAC13) in programma a Palermo il prossimo settembre, dove terrà un Award Plenary Lecture sulle sue recenti ricerche.

Chiara Pelosi, 29 anni, originaria di Pisa, ha conseguito la laurea triennale in Chimica presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa nel 2014, e la laurea magistrale in Chimica (classe Chimica Organica) nel 2017, entrambe con la votazione di 110/110 e lode. Nel 2017 ha iniziato il dottorato di ricerca in Scienze Chimiche e dei Materiali sempre presso l’Università di Pisa, svolgendo una tesi dal titolo “A novel class of protein-polymer conjugates with biodegradable polyphosphoesters: synthesis, biochemical, and biophysical evaluation”. Il progetto di dottorato si è svolto all’interno di una collaborazione fra il gruppo di ricerca THERMOLAB del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa (sotto la supervisione della professoressa Maria Rosaria Tinè) e il gruppo guidato da professor Frederik Wurm (Sustainable Polymer Chemistry dell’University of Twente, Paesi Bassi, in precedenza al Max Plank Institute for Polymer Research, Mainz, Germania). Chiara Pelosi ha ricevuto il titolo di dottore di ricerca nel maggio del 2021, con la votazione di ottimo cum luade.

Chiara Pelosi ha attualmente una borsa post-doc nell’ambito del progetto PON “AGM for CuHe - Materiali di nuova generazione per il restauro dei Beni Culturali: nuovo approccio alla fruizione”. La sua attività di ricerca è incentrata sull’applicazione della calorimetria, dell’analisi termica, e sulla caratterizzazione chimico-fisica delle proprietà di base di sistemi di interesse ambientale, farmaceutico, industriale (SSD CHIM/02). Gli ambiti di applicazione studiati nel corso degli anni sono stati molteplici. In particolare, la ricerca di Chiara Pelosi si è focalizzata sulla sintesi e sulla caratterizzazione chimico-fisica, termica e morfologica di sistemi coniugati polimero-proteina di interesse farmaceutico, basati su una promettente classe di polimeri biodegradabili, i polifosfoesteri.

Le conoscenze acquisite sullo studio termodinamico della stabilità di proteine in soluzione, sono state sfruttate anche per la valutazione delle interazioni fra proteine e complessi antitumorali e la caratterizzazione termica di blend e compositi formati da materiale di scarto di natura polimerica con applicazioni nel biopackaging alimentare. Recentemente sono in corso nuovi studi per la caratterizzazione chimico-fisica di nuovi Deep Eutectic Solvents, di scarti di conceria potenzialmente tossici e di nuovi materiali geopolimerici per il restauro.

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