Il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, in collaborazione con diverse istituzioni culturali tra cui la Domus Mazziniana di Pisa, partecipa al convegno Abolire la guerra, costruire la pace. Genere, giustizia internazionale, pratiche nonviolente nei conflitti contemporanei, che si svolgerà a Roma il 6 e 7 novembre presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea.
Sarà l’occasione per mettere al centro temi cruciali come la giustizia internazionale, la crisi degli organismi sovranazionali, le sfide della diplomazia, la revisione dell’ordine mondiale. I significati, gli usi e le intersezioni delle categorie di pace, guerra, giustizia e diritti dei popoli saranno, inoltre, posti al centro del convegno che ha una struttura significativamente multidisciplinare. I conflitti che stanno tragicamente segnando il tempo presente saranno infatti affrontati sotto il profilo storico, giuridico, politologico e diplomatico. Questi temi – ecco la cifra specifica – verranno interrogati attraverso la lente della categoria di genere e dei Peace Feminist Studies che illumineranno aspetti diversi e meno presenti nel dibattito pubblico.
Articolato in tre panel, il convegno affronterà la storia dei movimenti pacifisti internazionali nel loro intreccio con il femminismo laddove la rivendicazione di un diverso equilibrio mondiale, il ripudio della violenza nelle relazioni private, sociali e politiche hanno strutturato l’intero campo di intervento politico di questi stessi movimenti. Irriso dai potenti leader internazionali, che ormai comunemente chiamiamo autocrati, il diritto internazionale attraversa una crisi senza precedenti restando del tutto impotente e inefficace nel contenimento dei conflitti, così come la giustizia internazionale, senza un adeguato input politico, registra una gravissima impasse. Non si parlerà, tuttavia, solo di giustizia in senso tradizionale, ma anche di “giustizia riparativa” per la quale – ancora una volta – l’apporto dei gruppi più o meno organizzati di donne è stato storicamente determinante.
In un contesto dominato dalla perdita di senso di categorie un tempo più nitide quali pace, conflitti armati, guerra di aggressione, sarà anche importante interrogarsi su come sia cambiata nel tempo l’organizzazione degli aiuti e dei soccorsi alle popolazioni colpite da guerre e cosa si intenda oggi per umanitarismo. Riannodare i fili della memoria, significa restituire, infine, le lunghe e interessanti esperienze di resistenza civile, criticare le logiche belliciste e manichee, respingere le politiche di riarmo.
Sarà questo un primo momento di una riflessione idealmente collegata al convegno di chiusura del progetto di eccellenza del Dipartimento di civiltà e forme del Sapere del 2027 dedicato proprio al tema: Un senso nel disordine. Praticare la complessità.



