Il virus che uccide il tumore
Uno studio clinico rivoluzionario, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Nature Medicine", apre nuovi orizzonti nella lotta contro i tumori. Una task force internazionale di ricercatori – di cui ha fatto parte anche Riccardo Lencioni, docente di Diagnostica per immagini e Radioterapia all'Università di Pisa - ha dimostrato, per la prima volta, come l'impiego di uno speciale virus mirato contro il tumore possa arrestare la crescita neoplastica, migliorando in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti. "L'idea era quella che le cellule neoplastiche, tanto aggressive nei confronti dell'organismo, fossero impreparate a reagire di fronte all'attacco del virus" – spiega Lencioni.
Nello studio, di tipo randomizzato, sono stati arruolati trenta pazienti con tumore avanzato e inoperabile del fegato, per i quali l'aspettativa di vita è limitata a pochi mesi. I pazienti, che si trovavano in centri americani e asiatici, sono stati trattati iniettando il virus oncolitico JX-594 a due diversi dosaggi. I dati hanno dimostrato sia un'efficace replicazione del virus all'interno delle cellule tumorali, con conseguente distruzione delle stesse, sia l'induzione di una reazione immunitaria generalizzata specifica contro il tumore. I pazienti cui sono state somministrate alte dosi di virus hanno fatto registrare una sopravvivenza mediana di 14,1 mesi, più che doppia rispetto ai 6,7 mesi del gruppo di controllo trattato con basse dosi. È degno di nota il fatto che la somministrazione di alte dosi di virus non abbia causato alcun significativo incremento degli effetti indesiderati. "Questa terapia, al contrario di molti trattamenti chemioterapici, è risultata ben tollerata dai pazienti: nella grande maggioranza dei casi, gli effetti collaterali si sono limitati a una sintomatologia di tipo influenzale della durata di 1-2 giorni" – sottolinea Lencioni.
L'iniezione del virus viene praticata mediante una sottile ago-cannula posizionata all'interno del tumore sotto la guida di metodiche radiologiche. La procedura è simile a un'ago-biopsia e non necessita di anestesia generale. "Per la prima volta, un trattamento locale mini-invasivo dimostra efficacia non soltanto sul tumore bersaglio, ma sull'intero organismo, grazie alla reazione immunitaria che viene indotta contro tutte le cellule neoplastiche, incluse quelle metastatiche " – continua Lencioni.
"Si tratta di uno studio pilota, che ha posto le basi per sviluppare un nuovo importante capitolo di ricerca nella lotta contro il cancro" – conclude Lencioni – "Tuttavia, prima che il trattamento con virus oncolitico sia disponibile per l'uso clinico, è necessario che i risultati, per quanto promettenti, siano confermati da una sperimentazione su larga scala".
Nasce all’Università di Pisa il primo database viticolo italiano
È uno strumento pensato per gli addetti ai lavori, ma consultabile anche dagli appassionati del mondo del vino, curiosi di scoprire quali differenze ci siano tra il vitigno di Sangiovese e di Vermentino, conoscere la loro diffusione e storia, districarsi tra i nomi usati per indicare le piante e i vini da loro derivati. Nasce all'Università di Pisa "VitisDB" (www.vitisdb.it), il primo database viticolo italiano, una banca dati on line che raccoglie e descrive le varietà di vitigni diffusi sul territorio nazionale. "Con un numero stimato di 2.300 vitigni, l'Italia è tra i paesi più ricchi in biodiversità viticola – spiega Claudio D'Onofrio, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa e amministratore del database – Con il nostro progetto, abbiamo voluto creare uno strumento di supporto nel lavoro di caratterizzazione e recupero delle varietà viticole condotto nell'ambito del territorio regionale e nazionale, che allo stesso tempo è una "mappa" dei vitigni consultabile da tutti".
La particolarità del database, sviluppato con il finanziamento della ColleMassari s.p.a, Fondazione Bertarelli, Ager - Agroalimentare e Ricerca, e la collaborazione di oltre 20 istituzioni nazionali che svolgono attività di ricerca in viticoltura, è avere più livelli di accessibilità: VitisDB è stato progettato in modo che possa essere implementato con il contributo di studiosi di università, istituti e centri di ricerca che, con un'apposita password, possono accedere al sito per inserire i propri dati. Oppure un utente può mettere in comunicazione i propri dati con quelli delle unità che aderiscono al progetto al fine di effettuare studi e confronti, prima di renderli visibili al pubblico. Infine c'è il livello visibile al pubblico più ampio, quello che permette di navigare tra le varietà di vitigni, per scoprirne i dettagli scientifici e curiosità.
"Il database raccoglie diverse classi di dati – spiega D'Onofrio – di cui la più importante è il vitigno, cioè l'inventario delle singole varietà della vite europea, dall'Aleatico alla Vernaccia, dalla Malvasia al Trebbiano, solo per citarne alcuni. Alla varietà sono associate tutta una serie di descrittori, tra cui le caratteristiche ampelografiche delle viti, cioè la descrizione morfologica dei grappoli, delle foglie, dell'acino (tutto corredato di foto), e i profili dei loci microsatelliti, cioè i marcatori molecolari del DNA dei vitigni inseriti nel database".
Oltre a dare informazioni sulle caratteristiche qualitative e produttive delle varietà viticole, VitisDB aiuta anche a decifrare la variegata terminologia linguistica che caratterizza questo settore: "La vite è una coltura antichissima e nei secoli sono stati coniati moltissimi sinonimi e omonimi per indicare le diverse varietà – aggiunge D'Onofrio – Grazie all'interattività con gli utenti, il database indica accanto al nome ufficiale tutte le varianti usate per indicare la stessa pianta". Si scopre così che Sangiovese, Brunello e Morellino appartengono tutti alla stessa varietà (il Sangiovese appunto) – e che ad esempio il Ciliegiolo e Morellino pizzuto, in passato considerati come sinonimi del Sangiovese, sono effettivamente delle denominazioni errate.
Il professor Mauro Rosi nominato direttore dell’Ufficio rischio sismico e vulcanico della Protezione Civile
Per il professor Mauro Rosi, ordinario di Vulcanologia all'Università di Pisa, arriva un incarico di prestigio: la Presidenza del Consiglio dei Ministri lo ha appena nominato Direttore generale, con la mansione di Direttore dell'Ufficio III - Rischio sismico e Vulcanico, del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. L'ufficio, composto da sessanta persone, ha il compito di valutare la pericolosità sismica e vulcanica, avvalendosi della collaborazione delle migliori competenze scientifiche nazionali e internazionali attive sia nel campo del monitoraggio, sia in quello degli studi orientati alla definizione della pericolosità e dei potenziali scenari di rischio. Mauro Rosi, che succede nel ruolo al professor Mauro Dolce, lascia l'incarico di direttore del dipartimento di Scienze della terra dell'Ateneo.
Mauro Rosi è stato prescelto per l'esperienza maturata nello studio dei vulcani attivi e nella valutazione della pericolosità vulcanica. Nel corso della propria carriera ha visitato e studiato vulcani italiani e numerosi vulcani attivi situati in numerosi paesi del mondo. Ha partecipato in qualità di esperto alla gestione di crisi vulcaniche operando come consigliere scientifico in materia di pericolosità vulcanica per organismi nazionali e internazionali (Nazioni Unite). Il professor Rosi è anche Presidente eletto della Federazione Italiana di Scienze della Terra per il biennio 2013-2014 e membro del Consiglio Scientifico dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
L'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che si occupa in Italia del monitoraggio dei vulcani attivi è il principale partner scientifico dell'ufficio III del Dipartimento. Oltre all'INGV l'ufficio III ha rapporti di collaborazione con numerosi altri soggetti scientifici, e con la Commissione Grandi Rischi (sezione sismica e sezione vulcanica). La CGR fornisce al Dipartimento, e quindi all'ufficio, pareri e valutazioni da parte di esperti di alta qualifica professionale.
Le valutazioni prodotte dall'ufficio sono messe a disposizione del Dipartimento della Protezione Civile per dare supporto decisionale alle attività operative e di informazione alla popolazione, nonché per attivare a livello periferico i soggetti locali del sistema nazionale di protezione civile (Regioni, Prefetture, Province e Comuni) in rapporto alle situazioni emergenziali.
Al dipartimento di Scienze agrarie si presenta il primo database viticolo italiano
Venerdì 8 febbraio, nell'Aula Magna del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, in via del Borghetto 80, si terrà il workshop di presentazione del primo "Database Viticolo Italiano" e del progetto AGER n. 2010-2104, una banca dati amministrata dall'Università di Pisa che descrive le varietà di vitigni presenti in Italia. La giornata, che avrà inizio a partire dalle ore 9.00, è organizzata dal dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, insieme al dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell'Università di Torino.
Il database viticolo, implementato con il contributo di studiosi di università, istituti e centri di ricerca di tutta Italia, raccoglie informazioni sulle varietà dei vitigni presenti in Italia, che vanno dalle caratteristiche scientifiche e morfologiche delle piante, a curiosità sulle origini e sulla terminologia usati per indicare le diverse colture. Il progetto del database è stato realizzato nell'ambito dell'attività di salvaguardia e valorizzazione della biodiversità della vite e mira a diventare uno strumento di supporto nel lavoro di caratterizzazione e recupero delle varietà viticole condotto nell'ambito del territorio regionale e nazionale.
Le palme e il punteruolo rosso in Toscana: una presenza antica, una minaccia nuova
Il Convegno "Le palme e il punteruolo rosso in Toscana: una presenza antica, una minaccia nuova", che si terrà venerdì 8 febbraio 2013, a partire dalle ore 9.30, nell'aula magna dell'Edificio E, via Buonarroti 4, a Pisa, è stato organizzato dal Sistema Museale di Ateneo dell'Università di Pisa, con il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Pisa e del Comune di Calci, per informare e sensibilizzare la cittadinanza e gli operatori sul problema e sui metodi di difesa contro il temibile insetto.
Al momento sono stati accertati ufficialmente dal Servizio Fitosanitario Regionale oltre 300 casi di esemplari di palma della Canarie (Phoenix canariensis) attaccati, quasi tutti irrimediabilmente compromessi dal fitofago e quindi abbattuti, di cui solo 250 nel corso del 2012, con ritrovamenti concentrati nella zona nordoccidentale della regione, ed in particolare nelle province di Lucca, Massa Carrara e, dal luglio scorso, anche in quella di Pisa. Uno di questi ha riguardato le cinque palme che svettavano davanti al Municipio di Calci (che sono state abbattute l'estate scorsa) e una palma nel "Giardino del Priore" nella Certosa di Pisa a Calci (che è attualmente monitorata) .
Nel corso di quest'anno si attende e si teme, purtroppo, una ulteriore recrudescenza ed estensione dell'attacco, che potrebbe coinvolgere, in assenza di interventi preventivi e tempestivi e di una forte presa di coscienza del problema da parte di tutti, sia zone ancora indenni che, soprattutto, quelle più vicine o contermini alle zone già infestate.
Le palme fanno ormai da lungo tempo parte del paesaggio toscano: potremmo mai pensare ai nostri giardini e parchi senza la loro presenza?
Il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus) è un coleottero originario dell'Asia sudorientale e della Melanesia, dove è responsabile di seri danni alle coltivazioni di palme da cocco. A seguito del commercio di esemplari di palme infette la specie ha raggiunto negli anni ottanta gli Emirati Arabi e da qui si è diffusa in Medio Oriente; ha successivamente raggiunto la Spagna, la Corsica e la Costa Azzurra francese. La prima segnalazione in Italia è del 2004. Da allora è diventato un'emergenza fitosanitaria di rilievo e sempre più drammatica anche per il territorio toscano, dopo la sua prima comparsa a fine 2010 in Lucchesia e la successiva progressiva diffusione dell'infestazione, in particolare in Versilia.
L'insetto vive all'interno delle palme, dove compie interamente il suo ciclo vitale. La femmina depone le uova che si trasformano, in pochi giorni, in larve che bucano le palme, cibandosi dei loro tessuti. Quando l'infestazione diventa massiccia, le foglie attaccate dalle larve non riescono più a mantenere la loro posizione e la palma assume una forma "a ombrello". Infine, quando le larve del coleottero raggiungono e divorano l'apice vegetativo, le palme muoiono.
Il programma completo del convegno: http://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/824-le-palme-e-il-punteruolo-rosso-in-toscana-una-presenza-antica-una-minaccia-nuova
L’Università di Pisa al centro di un progetto di innovazione del sistema universitario in Asia Centrale
Si chiama «TuCAHEA» ed è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma Tempus, che vede coinvolti Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, le cinque repubbliche dell'area ex-sovietica, ciascuna con la sua cultura, la sua storia e la sua lingua. Coordinato dall'Università di Pisa, il progetto mira a trovare modi per riformare i modelli organizzativi e normativi dei sistemi universitari in Asia Centrale per renderli compatibili tra di loro e allineati con quelli europei.
Proprio in queste settimane avrà luogo il lancio del progetto nei paesi coinvolti: "Obiettivo di «TuCAHEA» è creare un'area dell'istruzione superiore (CAHEA, Central Asian Higher Education Area) compatibile con l'area europea (EHEA, European Higher Education Area), utilizzando la metodologia "Tuning" – spiega la professoressa Ann Katherine Isaacs, che coordina il progetto assistita dalla dottoressa Viktoriya Kolp Panchenko - Il responsabile amministrativo e primo firmatario del contratto è l'Università di Groningen, mentre la nostra università è responsabile per il coordinamento scientifico ed accademico".
Il consortium comprende 47 partner, fra cui i cinque Ministeri delle cinque repubbliche, 8 partner europei, e 35 università dell'Asia Centrale. Il progetto, che ha avuto un finanziamento di 1.3 milioni di euro, è iniziato nell'ottobre del 2012 e continuerà fino a ottobre 2015.
Fra la seconda settimana di febbraio e l'inizio di marzo verranno organizzati cinque meeting nei cinque paesi, ad Almaty (KZ), Bishkek (KG), Dushanbe (TJ), Ashgabat (TM) e Tashkent (UZ). Ogni riunione avrà una parte pubblica e una parte dedicata al lavoro dei partner, che saranno chiamati a elaborare nuovi criteri condivisi e basati sulle competenze che gli studenti dovranno sviluppare durante i loro studi.
"Tuning", grazie a numerosi progetti dei quali l'Università di Pisa è stato membro, è diventato il processo cui partecipano università in tutto il mondo, dall'Europa, all'Africa, all'America Latina, agli USA.
Graffiti e vernici spray si puliscono con gli enzimi
Usare gli enzimi per rimuovere scritte e graffiti fatti con vernici spray sulle superfici in pietra. Lo studio di questa innovativa tecnica è uno degli obiettivi del progetto di ricerca di interesse nazionale (Prin) "Sostenibilità nei beni culturali: dalla diagnostica allo sviluppo di sistemi innovativi di consolidamento, pulitura e protezione" coordinato dalla Prof.ssa Maria Perla Colombini del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa. Il progetto, che si è appena aggiudicato un finanziamento del MIUR di circa 820mila euro, durerà tre anni e oltre all'Ateneo pisano i partner della ricerca sono l'Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Cnr di Perugia e le università di Torino, Milano-Bicocca, Palermo, Cagliari, Firenze e Bari.
"In generale il progetto di ricerca – spiega Maria Perla Colombini professoressa di Chimica analitica dell'Università di Pisa – si propone di studiare metodologie innovative ed ecocompatibili per il consolidamento e la pulitura di manufatti artistici. Nello specifico, l'uso di enzimi sulle superfici in pietra permetterà di superare gli svantaggi che derivano dai metodi di pulitura tradizionali di natura meccanica o chimica che comportano la formazione di microfratture ed abrasioni, la permanenza di residui anche tossici, oltre ai tempi lunghi e ai costi elevati degli interventi".
La sfida è dunque di mettere a punto dei sistemi di nuova generazione atossici, biocompatibili, e a basso costo per il consolidamento, la protezione e la pulitura di diversi supporti e manufatti storico-artistici: dal legno archeologico degradato alle superficie pittoriche e lapidee.
"Tutte le tecnologie proposte troveranno un efficace banco di prova nell'ambito dei partenariati con musei a cominciare dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e da altre realtà che individueremo nel corso del progetto – conclude la professoressa Colombini - i risultati della ricerca saranno quindi sfruttabili ai fini di orientare sempre di più le strategie conservative verso una filosofia di conservazione preventiva, più sostenibile dal punto di vista dei costi e dei rischi rispetto a interventi di restauro generalmente invasivi e costosi".
Il Tar Toscana accoglie in pieno le tesi dell’Università
L'Università di Pisa ha visto accolte in pieno le sue tesi in sede di Tar Toscana, sia per quanto riguarda l'elettività dei componenti del Consiglio di Amministrazione, che per l'istituzione delle Commissioni paritetiche nei corsi di studio. La sentenza del giudice amministrativo regionale, pubblicata giovedì 31 gennaio 2013, ha infatti respinto definitivamente il ricorso promosso dal MIUR, riconoscendo di conseguenza la legittimità di tutte le norme del nuovo Statuto dell'Ateneo e della scelta di procedere già da tempo all'istituzione degli organismi da esso previsti.
La questione centrale riguardava le modalità di individuazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione, che, secondo il Ministero, non avrebbero potuto essere individuati attraverso una procedura elettorale, ma soltanto per designazione da parte del rettore. Nello smentire seccamente tale indirizzo, il Tar ha richiamato gli argomenti utilizzati dall'Ateneo nella sua difesa, affermando che "ai fini della scelta dei consiglieri di amministrazione diversi dal rettore e dai rappresentanti degli studenti, l'Università può liberamente prevedere meccanismi di elezione da parte delle proprie componenti". Ha anche aggiunto che tale soluzione "non compromette affatto la tecnicità del Consiglio di Amministrazione".
Il Ministero aveva inoltre contestato la scelta statutaria di prevedere delle Commissioni paritetiche in ciascun corso di studio, in aggiunta a quelle istituite in Ateneo e nei venti dipartimenti. Su questo punto, il Tar ha invece sottolineato che tali Commissioni, ancorché non previste dalla legge Gelmini, rientrano nelle scelte discrezionali che ogni Ateneo è libero di compiere nella più assoluta libertà. La sentenza del Tar Toscana ha dunque confermato e rafforzato la legittimità di alcune scelte organizzative strategiche compiute dall'Università di Pisa con l'adozione del nuovo Statuto, a cominciare da quella di individuare i componenti dei propri organi di governo attraverso procedure democratiche. Su un piano più generale, essa ha ribadito il principio dell'autonomia di ogni università, affermato già in sede di Costituzione, di darsi un proprio ordinamento nei limiti posti dalla legge.
Carriere, rappresentanza e saperi femminili all’Università di Pisa
Lunedì 4 febbraio, nell'Aula Magna del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, in via del Borghetto 80, a Pisa, si terrà il convegno "I numeri delle donne nell'Università di Pisa. Carriere, rappresentanza e saperi", a cui parteciperanno figure istituzionali della politica nazionale e locale, oltre a esponenti rappresentativi delle università italiane e straniere ed esperti del settore.
La giornata si aprirà alle 9.30 con i saluti del rettore Massimo Augello, Riccardo Grasso, direttore generale dell'Università di Pisa, Salvatore Allocca, assessore al Welfare e alle politiche per la casa della Regione Toscana, Andrea Pieroni, presidente della Provincia di Pisa, Marco Filippeschi, sindaco del Comune di Pisa. Durante la mattinata saranno presentati i dati sui numeri delle donne nell'Ateneo pisano, con un confronto a livello internazionale sulle buone prassi utilizzate per valorizzare le competenze e i saperi femminili.
Seguiranno gli interventi introduttivi di Roberto Barale, prorettore alla ricerca dell'Università di Pisa, Gino Santoro, prorettore per l'organizzazione e le politiche del personale, e Patrizia Tomio, presidente della Conferenza nazionale degli organismi di parità delle università italiane. Nel pomeriggio è prevista una tavola rotonda coordinata dalla giornalista Ritanna Armeni e alle 16.30 sarà presentato il volume di Alessandra Martinelli "Le pioniere del sapere agrario" (Pisa University Press), una storia al femminile della facoltà di Agraria di Pisa. La giornata si chiuderà alle 18.30 con la consegna degli attestati di merito ai giovani talenti femminili dell'Università di Pisa.
Come è noto, tuttora permangono forti resistenze che impediscono alle donne di rompere quel "soffitto di cristallo" che blocca l'accesso ai ruoli apicali e decisionali. In particolare, nell'accademia le studiose incontrano difficoltà subito dopo l'uscita dai corsi di laurea, nonostante un rendimento scolastico elevato. I numeri diminuiscono già tra le ricercatrici (43%), nonostante il trend in ascesa, per assottigliarsi tra le professori associate (34%), fino a non superare il 17% per le professoresse ordinarie. A livello nazionale le percentuali si discostano di poco per ricercatrici (45%) e professoresse associate (35%), mentre la forbice aumenta per le professoresse ordinarie (21%).
Diversamente dal personale docente che si caratterizza al maschile, il personale tecnico amministrativo di ruolo si configura invece con una forte componente femminile, sia a livello nazionale che locale, nell'Ateneo di Pisa si registra un'identica percentuale femminile sia per il personale tecnico amministrativo assunto a tempo indeterminato, sia per quello con contratto di lavoro a tempo determinato (60% donne e 40% uomini). Se distinguiamo la distribuzione del personale per categorie si nota una più elevata percentuale di donne nella categoria D (46%) e in quella C (40%), mentre minore la loro presenza nei ruoli apicali (categoria EP 37%), così come nei ruoli meno qualificati (categoria B 33%).
Il Museo della Grafica di Pisa e il Museo di Storia Naturale di Calci sono entrati nel circuito dei “musei di rilevanza regionale”
Il Museo della Grafica di Pisa e il Museo di Storia Naturale di Calci hanno ottenuto il riconoscimento di "musei di rilevanza regionale" dalla Regione Toscana. L'accreditamento è stato conseguito a seguito della dimostrazione di una serie di requisiti e sulla base dei risultati conseguiti dai due musei in termini di attività espositiva, customer satisfaction, visite guidate, laboratori didattici, affluenza di visitatori, accessibilità ai disabili e report di fruizione.
Fra i dati più significativi che hanno portato a questo risultato spiccano ad esempio i 128 laboratori didattici organizzati dal Museo della Grafica di Pisa nell'anno scolastico 2010-2011 e a cui hanno partecipato quasi 2.500 alunni, in particolare bambini delle scuole d'infanzia e primarie. Altrettanto significativi gli eventi espositivi: 12 in tutto nel 2011 di cui 5 dedicati al personaggio di Pinocchio con il ciclo "C'era una volta... un pezzo di legno". Per quanto riguarda il Museo di Storia Naturale di Calci, nell'anno scolastico 2010-2011 i progetti didattici e le visite guidate sono state 607 per un totale di 13.500 partecipanti, soprattutto di bambini delle scuole primarie.
"Il riconoscimento della Regione Toscana – ha detto l'avvocato Sabrina Balestri, coordinatore del Sistema Museale dell'Ateneo pisano – pone a pieno titolo queste due realtà nel circuito regionale dei musei e ci darà l'accesso a fondi di finanziamento regionali. Per il futuro, il nostro obiettivo è l'accreditamento di tutto il sistema museale dell'Università".