Il Museo di Calci entra in classe
Sulla spinta degli ottimi risultati raggiunti negli ultimi anni in termini di interesse e di adesioni alle attività, il Museo di Storia naturale e del territorio dell'Università di Pisa presenta "Il Museo entra in classe!", la nuova offerta didattica per le scuole. L'idea, finanziata dalla Regione Toscana, è nata dalla collaborazione con il dipartimento di Informatica e ha previsto la realizzazione di una "Valigia didattica" contenente una scenografia componibile che mostra come erano i Monti Pisani 217 milioni di anni fa. L'attività si realizza direttamente in classe con l'esperto del Museo, dottor Simone Farina, e si basa sull'applicazione dei codici "datamatrix" sui reperti e sulla loro lettura tramite l'uso di cellulari smartphone. Si possono così visualizzare informazioni e immagini riguardanti gli animali selezionati, con la possibilità di ottenere approfondimenti cliccando su link specifici, con interessanti implicazioni in termini di efficacia sui processi di apprendimento dei ragazzi. Le prime classi a sperimentare questa nuova modalità didattica saranno dieci classi del Comune di Calci, coordinate dalla professoressa Renata Bibbiani.
Il progetto è inserito nel programma di attività per le scuole "Tutti al Museo!" che prevede laboratori e percorsi didattici, attività ludico-scientifiche e visite guidate sui cinque settori scientifici del Museo. Nel passato anno scolastico ben 13.500 ragazzi, provenienti dall'intera regione e non solo, hanno partecipato ai progetti del Museo, trascorrendo intere giornate nel contesto della Certosa tra studio e divertimento. L'offerta è arricchita ulteriormente dalle collaborazioni con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sezione di Pisa e con l'Associazione Italiana di Protistologia Onlus con proposte scientifiche di grande interesse sui vulcani e sui protisti.
Per orientarsi meglio gli insegnanti avranno a disposizione gli esperti e gli operatori in incontri organizzati presso il Museo. Per informazioni di dettaglio ci si può rivolgere alla referente dei Servizi Educativi del Museo dottoressa Angela Dini. I dati sui progetti e sulle visite ed il programma completo "Tutti al Museo!" anno scolastico 2011/2012 sono disponibili all'indirizzo: www.msn.unipi.it/didattica.
Miele, rimedio naturale da valorizzare
Non è detto che le medicine siano sempre amare, anzi. E' il caso del miele, un rimedio già noto alla tradizione popolare, le cui capacità terapeutiche sono adesso confermate anche dagli scienziati. "Nel nostro Ateneo - racconta Roberto Barale professore di Genetica all'Università di Pisa – con i colleghi microbiologi abbiamo condotto delle ricerche dimostrando le proprietà antimicrobiche di alcuni mieli toscani". La scoperta è stata che i mieli più scuri e la "melata" (secrezioni zuccherine raccolte dalle api) sono particolarmente attivi contro alcuni batteri patogeni dell'uomo. L'helicobacter pylori, che colonizza la mucosa dello stomaco provocando gastrite e ulcere, è uno di questi, ma c'è anche lo staffilococco, responsabile di molte malattie della pelle come l'acne. "In questo caso – continua il professore - gli esperimenti in vitro hanno dimostrato che certi tipi di miele e melate sono attivi anche nei confronti di quelle specie batteriche resistenti ai normali antibiotici".
Ma purtroppo (anche se di miele si parla) le buone notizie finiscono qui. "L'Italia produce miele di tantissime varietà ed alta qualità eppure la ricerca in questo settore non è sostenuta", è infatti il j'accuse del professore che ha dovuto interrompere i suoi studi sull'argomento per mancanza di finanziatori. A livello internazionale la situazione è invece ben diversa. In Nuova Zelanda, alla Waikato University fin dal 1995 esiste una"Honey Research Unit", finanziata da imprese private, che studia e pubblica su riviste scientifiche le capacità terapeutiche del miele, in particolare di quello di Manuka, una pianta indigena del luogo.
Le ricerche condotte dai neozelandesi sono a tutto campo: dalla medicina umana a quella veterinaria. Ci sono studi che riguardano le proprietà antibiotiche, antibatteriche e antimicotiche del miele Manuka mentre sul fronte delle patologie si va dalle malattie della pelle come gli eczemi, ai processi di cicatrizzazione, sino alla mastite delle mucche "In Nuova Zelanda – conclude Barale – la sinergia fra imprese e ricerca è riuscita a valorizzare un prodotto tipico di grande valore salutistico ed ambientale producendo ricchezza, da noi questo purtroppo accade molto più raramente o per niente". Risultato: per acquistare in farmacia o su Internet un chilo di miele di Manuka occorrono da 70 a 140 euro, a seconda del tipo, mentre il prezzo della stessa quantità di miele nostrano, che potrebbe avere le stesse proprietà, si aggira intorno ai 7-10 euro.
Ne hanno parlato:
InToscana.it
Avviso dell'Università di Pisa per dottori commercialisti ed esperti contabili
Sono stati riaperti i termini dell'avviso per la presentazione di candidature finalizzate alla formazione di un elenco di revisori esterni idonei al servizio di certificazione dei costi sostenuti dall'Università di Pisa per l'esecuzione di progetti di ricerca finanziati nell'ambito di Programmi comunitari e internazionali (con particolare riferimento al VII Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico dell'UE e ad altre tipologie di Programmi a finanziamento comunitario/internazionale). Il nuovo termine per la presentazione delle candidature è il 05/10/2011. L'avviso, già inoltrato agli Ordini interessati, è pubblicato sul sito web dell'Università di Pisa e affisso all'Albo Ufficiale dell'Ateneo.
Da Taiwan per studiare all’Università di Pisa
Sono arrivati dall'Università di Taiwan i primi due studenti di MULTI, il nuovo progetto Erasmus Mundus attivato dall'Ateneo di Pisa con i paesi del Sud-est asiatico, tra cui Hong-Kong, Macau, Singapore, Brunei e Taiwan. Ning Hsu e Chun-Yang Jan si sono immatricolati al corso di laurea in Linguistica dell'Ateneo pisano e nei prossimi mesi frequenteranno le lezioni e prepareranno la tesi di laurea studiando fianco a fianco con i loro colleghi italiani. "Il progetto MULTI promuove studi e ricerche che hanno a che fare con il multilinguismo e il multiculturalismo ed è rivolto a studenti, dottorandi, post-dottorandi e docenti di tutte le facoltà", spiega il professor Alessandro Lenci, responsabile del programma di scambio insieme alla professoressa Giovanna Marotta.
I ragazzi arrivati a Pisa e accolti dal personale dell'Ufficio relazioni internazionali dell'Ateneo sono i primi 2 dei 5 che hanno aderito all'iniziativa: 4 da Taiwan, uno da Macau e in più un docente di Taiwan che verrà a Pisa per condurre ricerche in Linguistica computazionale. Ma non solo, anche alcuni studenti e docenti dell'Università di Pisa avranno la possibilità di trascorrere un periodo di studio nel Sud-est asiatico grazie alle borse di studio erogate dalla Comunità europea: "Da Pisa sono in partenza per Hong Kong 3 dei nostri ragazzi che potranno usufruire di borse di studio di 6 o 12 mesi - aggiunge il professor Lenci - Con loro partiranno inoltre due dottorandi, due post-dottorandi e un docente di italianistica".
Ning Hsu ha 25 anni e ha aderito al programma di scambio per completare la sua tesi di laurea: "Pisa è molto famosa per la tradizione negli studi linguistici e nei prossimi sei mesi avrò l'opportunità di approfondire le ricerche iniziate a Taiwan e analizzare qui i dati che ho già raccolto nel mio paese". Chun-Yang Jan ha invece 24 anni e sarà a Pisa per 10 mesi: "Seguirò le lezioni di Linguistica storica e, grazie a un corso organizzato dal CLI, il Centro linguistico interdipartimentale, spero di imparare presto anche l'italiano".
Uno degli obiettivi principali di MULTI, infatti, è offrire un'esperienza formativa di grande apertura culturale, con la possibilità di imparare lingue lontane, come il cinese, e frequentare atenei con una forte tradizione in studi specifici: "Taiwan, ad esempio, è famosa per gli studi sulle lingue asiatico-australiane, Macau, in quanto ex colonia, ha corsi di eccellenza in lingua e letteratura portoghese, Hong Kong è molto vicino alla cultura inglese", precisa il professor Lenci. Il programma di scambio con il Sud-est asiatico sarà attivato anche per il prossimo anno accademico: il bando uscirà in autunno, mentre le selezioni sono previste nei mesi di febbraio e marzo.
Da Taiwan per studiare all’Università di Pisa
Sono arrivati dall'Università di Taiwan i primi due studenti di MULTI, il nuovo progetto Erasmus Mundus attivato dall'Ateneo di Pisa con i paesi del Sud-est asiatico, tra cui Hong-Kong, Macau, Singapore, Brunei e Taiwan. Ning Hsu e Chun-Yang Jan si sono immatricolati al corso di laurea in Linguistica dell'Ateneo pisano e nei prossimi mesi frequenteranno le lezioni e prepareranno la tesi di laurea studiando fianco a fianco con i loro colleghi italiani. "Il progetto MULTI promuove studi e ricerche che hanno a che fare con il multilinguismo e il multiculturalismo ed è rivolto a studenti, dottorandi, post-dottorandi e docenti di tutte le facoltà", spiega il professor Alessandro Lenci, responsabile del programma di scambio insieme alla professoressa Giovanna Marotta.
I ragazzi arrivati a Pisa e accolti dal personale dell'Ufficio relazioni internazionali dell'Ateneo sono i primi 2 dei 5 che hanno aderito all'iniziativa: 4 da Taiwan, uno da Macau e in più un docente di Taiwan che verrà a Pisa per condurre ricerche in Linguistica computazionale. Ma non solo, anche alcuni studenti e docenti dell'Università di Pisa avranno la possibilità di trascorrere un periodo di studio nel Sud-est asiatico grazie alle borse di studio erogate dalla Comunità europea: "Da Pisa sono in partenza per Hong Kong 3 dei nostri ragazzi che potranno usufruire di borse di studio di 6 o 12 mesi - aggiunge il professor Lenci - Con loro partiranno inoltre due dottorandi, due post-dottorandi e un docente di italianistica".
Ning Hsu ha 25 anni e ha aderito al programma di scambio per completare la sua tesi di laurea: "Pisa è molto famosa per la tradizione negli studi linguistici e nei prossimi sei mesi avrò l'opportunità di approfondire le ricerche iniziate a Taiwan e analizzare qui i dati che ho già raccolto nel mio paese". Chun-Yang Jan ha invece 24 anni e sarà a Pisa per 10 mesi: "Seguirò le lezioni di Linguistica storica e, grazie a un corso organizzato dal CLI, il Centro linguistico interdipartimentale, spero di imparare presto anche l'italiano".
Uno degli obiettivi principali di MULTI, infatti, è offrire un'esperienza formativa di grande apertura culturale, con la possibilità di imparare lingue lontane, come il cinese, e frequentare atenei con una forte tradizione in studi specifici: "Taiwan, ad esempio, è famosa per gli studi sulle lingue asiatico-australiane, Macau, in quanto ex colonia, ha corsi di eccellenza in lingua e letteratura portoghese, Hong Kong è molto vicino alla cultura inglese", precisa il professor Lenci. Il programma di scambio con il Sud-est asiatico sarà attivato anche per il prossimo anno accademico: il bando uscirà in autunno, mentre le selezioni sono previste nei mesi di febbraio e marzo.
Ne hanno parlato:
Una tavola rotonda in onore del professor Aldo Balestrino, fondatore della scuola di Automatica pisana
Nell'ambito del Convegno annuale dei docenti e ricercatori italiani in Automatica ospitato a Pisa dal 7 al 9 settembre, alla Domus Galileiana si è tenuta una tavola rotonda dal titolo "il rigore e la fantasia", organizzata in occasione del settantesimo del professor Aldo Balestrino, fondatore della scuola di Automatica pisana e recentemente insignito dell'Ordine del Cherubino.
Alla presenza di colleghi provenienti da molti atenei italiani, del prorettore vicario dell'Università di Pisa, Nicoletta Di Francesco e del preside della facoltà di Ingegneria, Pierangelo Terreni, il professor Balestrino ha presentato una lezione su "Evoluzione storica del controllo dei processi" in cui ha toccato temi multidisciplinari di storia della tecnologia, controllo ambientale, ed economia con rigore metodologico e con la capacità di proporre sfide per il futuro in termini di idee innovative e di spunti interdisciplinari.
Nell'occasione è stato presentato il volume, Aldo Balestrino, "Il rigore e la fantasia", edito dalle Edizioni Plus, e curato dal professor Alberto Landi, alla cui stesura hanno contribuito docenti delle università di Napoli, Genova, Siena e Bologna, che con Aldo Balestrino hanno collaborato in termini di produzione scientifica.
Il patriottismo americano dopo l'11 settembre
Arnaldo Testi è professore ordinario di Storia americana alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa. Ha scritto una storia degli Stati Uniti in due volumi, La formazione degli Stati Uniti (Il Mulino, 2003) e Il secolo degli Stati Uniti (Il Mulino, 2008). Ha curato l'edizione italiana di Plunkitt di Tammany Hall (Ets, 2010). La sua ultima pubblicazione in volume è Capture the Flag: The Stars and Stripes in American History (New York University Press, 2010). L'articolo che segue prende spunto dal saggio Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre, pubblicato nel volume Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l'11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Roma: Carocci, 2011.
Che i cittadini degli Stati Uniti siano patriottici sembra un fatto indiscutibile. Che siano fra i più disponibili del mondo occidentale a dirlo senza pudori, e a mostrarlo in pubblico esibendone i simboli più popolari, la bandiera e l'inno nazionale, anche. Che siano diventati ancora più patriottici dopo l'11 settembre 2001, appare ragionevole ed è una sensazione diffusa; ne sono convinti sia gli osservatori stranieri che gli americani stessi. E i sondaggi lo confermano, benché moderatamente e solo per un limitato periodo di tempo: dopo qualche anno, la febbre patriottica è scomparsa e si è tornati a livelli "normali" (comunque molto alti).
Certo, avvertono i sondaggisti, chiedere agli americani se sono patriottici, soprattutto in un tragico momento di emergenza, è un po' come chiedere loro se pagano le tasse o votano: vivono in una cultura politica in cui è difficile rispondere di no, anche se poi nella vita reale praticano una fisiologica evasione fiscale e una patologica diserzione delle urne. Quindi, i sondaggi sarebbe bene non prenderli troppo sul serio, anche se conviene tenerli presente, tanto per cominciare.
Naturalmente, capire che cosa significhi essere patriottici, che cosa significhi il patriottismo americano, è la vera questione da dipanare. Nel dibattito pubblico più partigiano e urlato, e dopo l'11 settembre si è urlato molto, capita di sentir parlare di rispetto o mancanza di rispetto per la bandiera, di chi recita e chi no il giuramento di fedeltà a essa (il Pledge of Allegiance), di chi porta o meno al bavero della giacca il distintivo a stelle e strisce (il flag pin, ormai un must per le persone pubbliche), del luogo in cui qualcuno vive o è nato (si è forse più patrioti nel cuore del continente, a Omaha, Nebraska, che ai suoi margini geografici e culturali, alle Hawaii, a Manhattan o, Dio ci scampi, a Cambridge, Massachusetts?).
I simboli sono importanti, quando sono considerati importanti; e tuttavia il discorso sul patriottismo va al di là del loro uso aggressivo, è ben più complesso e non può essere ignorato né dai politici che vogliano essere attivi ed efficaci nella polity democratica americana, né dagli osservatori che vogliano capire qualcosa della cultura politica degli Stati Uniti. Come ha ricordato Barack Obama, riflettere su questo discorso è necessario perché è di rilevanza strategica: «Dopo tutto, quando discutiamo di patriottismo, discutiamo di che cosa siamo come paese, e soprattutto di che cosa dovremmo essere». Ed è una discussione aperta da sempre, conflittuale, inasprita dopo l'11 settembre, e oggi, a dieci anni da quell'evento, più aspra che mai. Una discussione senza una soluzione univoca o inevitabile.
Per saperne di più:
Arnaldo Testi, Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre, in Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l'11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Roma: Carocci, 2011
Galeone pisano al terzo posto sul Canal Grande
Il galeone dell'Università di Pisa ha conquistato il terzo posto nella settima sfida remiera tra Atenei, regata disputata nelle acque del Canal Grande a Venezia.
Ad aggiudicarsi la manifestazione sono stati i padroni di casa, bravi ad imporsi su Trieste.
I pisani hanno invece superato Bari nella finalina, al termine di una bellissima gara sui 740 metri d'acqua che dividono Rialto da Ca' Foscari.
Sul galeone pisano hanno gareggiato, nella due giorni, Alessandro Augusti, Iacopo Biagi, Daniel Cesarini, Carlotta Del Gaudio, Manuel Igneri, Natascia Matteis, Alessio Melosi, Alice Simoncini, Simone Tonini. Timoniere, Marina Baselice. Preparatori atletici e tecnici: Francesco Caterino, Mario Gioli e Alessandro Simoncini.
La prossima edizione della sfida remiera sarà aperta anche ad atenei europei.
L'occhio che non vede si attiva di più: così il cervello si adatta al mondo
Immaginiamo di chiudere per alcune ore l'occhio che vede meno con un patch, quella sorta di pezzuola usata dagli oculisti. Quando lo riportiamo alla visione sarà così bramoso di informazioni, da rafforzarsi al punto di vincere la competizione con l'occhio sano per effetto della corteccia visiva che, nella persona adulta, ha un grado di plasticità molto più elevata di quanto si pensasse. La scoperta è frutto della ricerca condotta da Claudia Lunghi, del gruppo di ricerca supervisionato da Maria Concetta Morrone (Università di Pisa e Irccs Fondazione Stella Maris). e David Charles Burr (Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche In-Cnr di Pisa e Università degli Studi di Firenze). Lo studio, finanziato da fondi europei Erc e pubblicato su 'Current Biology', apre la strada a nuove e importanti applicazioni in ambito diagnostico e terapeutico, in particolare nell'ambito del trattamento dell'ambliopia (o 'occhio pigro'), in età pediatrica.
"Negli anni '60 – spiega Burr, ricercatore dell'In-Cnr - i premi Nobel David Hubel e Torsten Wiesel hanno dimostrato come un periodo di stimolazione visiva anomala anche breve abbia conseguenze sull'organizzazione della corteccia visiva. Se, per esempio, viene a mancare l'input proveniente da un occhio (deprivazione monoculare), la corteccia si sviluppa in maniera abnorme e tutte le cellule rispondono all'occhio aperto, mentre il deprivato rimane inesorabilmente deficitario (ambliope). Questo è vero anche per gli esseri umani: se una cataratta monoculare congenita non viene operata nei primissimi anni di vita l'occhio rimane per sempre ambliope. Si pensava però che, una volta causati i danni da input visivo anomalo, la plasticità corticale della corteccia visiva fosse praticamente ridotta a zero: il nostro studio mette in discussione tale convinzione"
I risultati ottenuti dimostrano infatti "il grande potenziale plastico della corteccia visiva adulta", prosegue Lunghi, dottoranda presso l'Università di Firenze, "e che la rivalità binoculare (per cui, quando le immagini provenienti dai due occhi sono molto differenti, il cervello non le fonde ma preferisce sopprimerne una), può essere un metodo rapido e non invasivo per misurare la plasticità del sistema visivo in maniera sensibile e accurata. Il risultato, inoltre, è clinicamente importante, in quanto la terapia occlusiva dell'occhio 'buono' (il patch) è comunemente utilizzata per il trattamento dell'ambliopia nei bambini ma non esistono Linee Guida, né Protocolli che diano indicazioni scientificamente provate sul suo utilizzo".
A questo proposito è in corso di preparazione una ricerca in collaborazione tra Stella Maris e Azienda ospedaliero-universitaria Meyer di Firenze per monitorare, utilizzando la rivalità binoculare, i cambiamenti plastici durante il trattamento dell'ambliopia anisometrope in età pediatrica.
L'immediata ricaduta che questa scoperta può avere è la possibilità di delineare un Protocollo terapeutico che indichi come, quando e in quali situazioni utilizzare la tecnica della deprivazione di visione (il patch) e in base al quadro clinico, delinerare anche i "dosaggi", ossia per quanto tempo utilizzare questa metodica. Attualmente infatti non esistono Linee Guida, né Protocolli che possano dare indicazioni scientificamente provate.
"La nostra scoperta", conclude Morrone, "si innesta nella tradizione che da anni caratterizza con grandi risultati sia la Fondazione Stella Maris, sia la Scuola di visione del Cnr di Pisa nell'ambito delle ricerche sulla plasticità cerebrale e della corteccia visiva".
(Ufficio stampa CNR)
Al Polo Carmignani una giornata di dibattiti sul tema dell’università e della ricerca con i rettori di Pisa e Firenze
Venerdì 9 settembre alle 9.30 presso l'Aula Magna del Polo Carmignani, in piazza dei Cavalieri a Pisa, si svolgerà una giornata di dibattiti sul tema dell'università e della ricerca che vedrà la partecipazione dei rettori dell'Università di Pisa, Massimo Augello, e dell'Università di Firenze, Alberto Tesi.
Sono previste due tavole rotonde, a cui prenderanno parte, oltre al rettore, rappresentanti di diverse università italiane, del CNR, del Consiglio Universitario Nazionale, dell'Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca e dell'Associazione italiana dottorandi e dottori. Le tavole rotonde si svolgeranno nell'ambito di Automatica.it, il Convengo annuale dei docenti e ricercatori italiani in Automatica, organizzato dal Centro "E.Piaggio" dell'Università di Pisa dal 7 al 9 settembre.
La prima tavola rotonda si terrà alle ore 9.00 e si occuperà del tema "Nuovo Governo delle Università: quali effetti su ricerca e didattica delle materie interdisciplinari?". Alle 11.15 si discuterà invece di "Valutazione e valorizzazione della ricerca e dei ricercatori". Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.convegnoautomaticaitaliana.org.