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Dodici studenti del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa si stanno preparando a una lezione fuori sede molto particolare: nella seconda metà di gennaio trascorreranno dieci giorni nel deserto peruviano della regione di Ica, non lontano dalle famose linee di Nazca, uno dei giacimenti paleontologici più importanti a livello mondiale. Undici studenti, Alice Belluzzo, Laura Bronzo, Guglielmo Di Stefano, Alessandro Favaroni, Raffaele Gazzola, Giacomo Gazzurra, Pietro Giacomini, Amedeo Martella, Marco Merella, Leonardo Nicodemi e Lorenzo Porta, frequentano il corso magistrale in “Scienze e tecnologie geologiche”, mentre Sara Citron è iscritta a quello in “Conservazione ed evoluzione”.

Tutti sono stati selezionati, fra le oltre quaranta domande presentate, sulla base di una serie di parametri che tenevano conto del percorso formativo sostenuto, delle capacità dimostrate ma anche della motivazione necessaria ad affrontare condizioni così differenti dalla vita studentesca. Per tutta la durata dell’escursione, infatti, i ragazzi dormiranno in tenda e condivideranno con i loro accompagnatori tutte le limitazioni della vita nel deserto.

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Si prenderanno cura degli studenti, guidandoli passo passo nella loro avventura, Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Anna Gioncada, Giancarlo Molli e Giovanni Sarti, docenti del dipartimento di Scienze della Terra, affiancati da Giulia Bosio dell’Università di Milano Bicocca ed Elena Ghezzo dell’Università di Venezia, oltre che da Mario Urbina e altri paleontologi peruviani.

Questo team d’eccezione raccoglie molti dei membri di un gruppo di ricerca che da oltre dieci anni svolge un importante lavoro multidisciplinare in quest’area ubicata tra la costa meridionale del Perù e il margine occidentale della Catena Andina. Fra le loro scoperte molti reperti di eccezionale importanza come il Leviatano, il più grande predatore tetrapode marino del passato (la cui ricostruzione è esposta nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a Calci), il Mistacodon, la più antica balena conosciuta, e molti altri fossili straordinari che fanno di questo luogo uno dei giacimenti paleontologici più importanti a livello mondiale.

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Grazie a diversi progetti internazionali (National Geographic) e nazionali (PRIN) e a due progetti finanziati dall’Università di Pisa (PRA), tutti coordinati dai ricercatori del dipartimento di Scienze della Terra, questo giacimento è diventato un vero e proprio laboratorio di studio multidisciplinare in svariati ambiti delle geoscienze. Le ricerche svolte hanno, inoltre, contribuito a fare del deserto di Ica un crocevia di giovani studenti e ricercatori: laureandi, dottorandi e borsisti vi fanno esperienza di campo e forniscono un contributo scientifico importante alle ricerche in corso.

L’iniziativa, coordinata da Giovanni Bianucci, è stata organizzata dal dipartimento di Scienze della Terra e interamente finanziata dall’Università di Pisa nell’ambito dei progetti speciali per la didattica. Oltre a quelli dell’Ateneo pisano, coinvolgerà anche studenti e docenti peruviani dell’Universidad Nacional Mayor de San Marcos (Lima)

Sono oltre cento gli iscritti alla ottava edizione del corso di alta formazione in “Giustizia costituzionale e tutela giurisdizionale dei diritti” che si terrà a Pisa dal 14 gennaio al 1° febbraio 2019. Il corso, organizzato dal dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa con il coordinamento scientifico del professor Roberto Romboli, avrà la durata di tre settimane; sarà inaugurato alla presenza del rettore Paolo Mancarella e proseguirà con lezioni tenute in lingua italiana e spagnola da docenti italiani, spagnoli e latinoamericani.
I partecipanti al corso provengono dall’Italia e, in larghissima misura, da paesi stranieri, soprattutto dell’America Latina.
Oltre ai numerosi seminari su tematiche che vanno dai modelli di giustizia costituzionale, alla tutela sovranazionale dei diritti fondamentali, il corso prevede lo studio di casi pratici connessi all’attualità costituzionale, attraverso l’analisi di sentenze che hanno inciso nel campo della protezione dei diritti umani. All’interno del corso sono anche state programmate alcune conferenze tenute da ospiti illustri, tra cui Luigi Ferrajoli, Eduardo Ferrer-Mac Gregor, Luis López Guerra, Gaetano Silvestri e Gustavo Zagrebelsky.

Il professor Dino Pedreschi, ordinario di Informatica dell'Università di Pisa, è stato nominato nel gruppo di lavoro del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca incaricato di definire gli indirizzi di carattere generale e nazionale sul tema dell’intelligenza artificiale, che è di assoluta rilevanza per lo sviluppo culturale e industriale dell'Italia. Insieme ad altri quattro esperti, il professor Pedreschi sarà chiamato in particolare a monitorare e coordinare le risorse a disposizione nel nostro Paese, nell'ottica della possibile creazione di un centro di ricerca e laboratorio sull'intelligenza artificiale che coinvolga i paesi interessati in ambito Europeo.
Il professor Dino Pedreschi, nato a Castelnuovo Garfagnana nel 1958, svolge da oltre 30 anni attività di ricerca in Informatica, con particolare riferimento al settore oggi indicato come Data Science, o scienza dei dati, di cui è un pioniere a livello internazionale. Il focus delle sue ricerche è comprendere la società attraverso la lente dei “big data”, attraverso il “social data mining” e la “big data analytics”: le città sostenibili e la mobilità umana, la complessità delle reti sociali ed economiche, l’etica digitale e la difesa della privacy e dei diritti, forme di intelligenza artificiale che pongano la persona e i valori umani al centro. Dirige con Fosca Giannotti, del CNR, il laboratorio KDD LAB, Knowledge Discovery and Data Mining Lab, congiunto tra Università di Pisa e ISTI-CNR. Autore di oltre 250 pubblicazioni, ha coordinato svariati progetti di ricerca nazionali e internazionali, fra cui otto progetti europei nel programma di ricerca di base Future Emerging Technology della Commissione Europea. È stato “visiting scientist” alla Northeastern University di Boston, all’Università del Texas di Austin, al CWI di Amsterdam e a UCLA. Dal 2016 è il coordinatore del primo dottorato italiano di Data Science, congiunto fra Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, CNR, Scuola Sant’Anna e Scuola IMT Lucca.
“Intelligenza Artificiale è uguale a Big Data più Machine Learning - dice il professor Pedreschi - La nuova primavera della IA, dopo un lungo inverno seguito alla disillusione degli anni 80, è il regalo della scienza dei dati, dell’apprendimento automatico da masse enormi di esempi che riesce finalmente ad affrontare con successo la comprensione e la traduzione dei testi, il riconoscimento delle immagini, la guida autonoma e molto altro. L’effetto combinato e disposto di tanti esempi da cui imparare, modelli sofisticati di apprendimento e capacità di calcolo ad altissime prestazioni. Grandi opportunità di progresso, ma anche nuove criticità e preoccupazione, ripercussioni sulla sfera dei diritti, del lavoro, della democrazia. L’Europa e con essa il nostro paese hanno la possibilità e la responsabilità di sviluppare una IA ‘umana', che si ponga l’obiettivo di espandere l’esperienza umana, non di rimpiazzarla. Un esempio di IA umana è un esoscheletro che permette a una persona paralizzata di camminare. Abbiamo bisogno di sviluppare forme di IA analoghe a livello cognitivo, in grado di portarci a un livello oggi irraggiungibile di conoscenza e consapevolezza e di aiutarci ad affrontare le sfide individuali e collettive che abbiamo davanti, aumentando il benessere di tutti.”

Il professor Dino Pedreschi, ordinario di Informatica dell'Università di Pisa, è stato nominato nel gruppo di lavoro del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca incaricato di definire gli indirizzi di carattere generale e nazionale sul tema dell’intelligenza artificiale, che è di assoluta rilevanza per lo sviluppo culturale e industriale dell'Italia. Insieme ad altri quattro esperti, il professor Pedreschi sarà chiamato in particolare a monitorare e coordinare le risorse a disposizione nel nostro Paese, nell'ottica della possibile creazione di un centro di ricerca e laboratorio sull'intelligenza artificiale che coinvolga i paesi interessati in ambito Europeo.

Il professor Dino Pedreschi, nato a Castelnuovo Garfagnana nel 1958, svolge da oltre 30 anni attività di ricerca in Informatica, con particolare riferimento al settore oggi indicato come Data Science, o scienza dei dati, di cui è un pioniere a livello internazionale. Il focus delle sue ricerche è comprendere la società attraverso la lente dei “big data”, attraverso il “social data mining” e la “big data analytics”: le città sostenibili e la mobilità umana, la complessità delle reti sociali ed economiche, l’etica digitale e la difesa della privacy e dei diritti, forme di intelligenza artificiale che pongano la persona e i valori umani al centro. Dirige con Fosca Giannotti, del CNR, il laboratorio KDD LAB, Knowledge Discovery and Data Mining Lab, congiunto tra Università di Pisa e ISTI-CNR. Autore di oltre 250 pubblicazioni, ha coordinato svariati progetti di ricerca nazionali e internazionali, fra cui otto progetti europei nel programma di ricerca di base Future Emerging Technology della Commissione Europea. È stato “visiting scientist” alla Northeastern University di Boston, all’Università del Texas di Austin, al CWI di Amsterdam e a UCLA. Dal 2016 è il coordinatore del primo dottorato italiano di Data Science, congiunto fra Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, CNR, Scuola Sant’Anna e Scuola IMT Lucca.

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“Intelligenza Artificiale è uguale a Big Data più Machine Learning - dice il professor Pedreschi - La nuova primavera della IA, dopo un lungo inverno seguito alla disillusione degli anni 80, è il regalo della scienza dei dati, dell’apprendimento automatico da masse enormi di esempi che riesce finalmente ad affrontare con successo la comprensione e la traduzione dei testi, il riconoscimento delle immagini, la guida autonoma e molto altro. L’effetto combinato e disposto di tanti esempi da cui imparare, modelli sofisticati di apprendimento e capacità di calcolo ad altissime prestazioni. Grandi opportunità di progresso, ma anche nuove criticità e preoccupazione, ripercussioni sulla sfera dei diritti, del lavoro, della democrazia. L’Europa e con essa il nostro paese hanno la possibilità e la responsabilità di sviluppare una IA ‘umana', che si ponga l’obiettivo di espandere l’esperienza umana, non di rimpiazzarla. Un esempio di IA umana è un esoscheletro che permette a una persona paralizzata di camminare. Abbiamo bisogno di sviluppare forme di IA analoghe a livello cognitivo, in grado di portarci a un livello oggi irraggiungibile di conoscenza e consapevolezza e di aiutarci ad affrontare le sfide individuali e collettive che abbiamo davanti, aumentando il benessere di tutti.”

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