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Luca Pandolfi (sx) e Michele Marroni al lavoro nel settore a SE della città di Kahunj nel bordo meridionale della depressione desertica di Hamun-e Jaz Murian (provincia di Kerman)Si è conclusa la missione scientifica nel Belucistan iraniano dei professori Michele Marroni e Luca Pandolfi, docenti del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. I due geologi, assieme al professor Emilio Saccani dell’Università di Ferrara, hanno condotto dal 31 gennaio al 14 febbraio ricerche sulla catena del Makran nella parte centrale del Belucistan, la regione al confine tra il Pakistan e l’Iran.

«L’obiettivo era cercare i resti dei grandi oceani che dal Giurassico al Cretaceo Superiore, tra 160 e 80 milioni di anni fa, erano localizzati ai margini meridionali della placca euroasiatica – spiega il professor Marroni – Questi oceani sono stati successivamente chiusi tramite la subduzione di litosfera oceanica, scomparendo definitivamente e dando luogo alla nascita della catena del Makran. Resti della litosfera oceanica si sono però preservati come rocce metamorfiche e deformate all’interno della catena e proprio questi resti hanno costituito l’obiettivo dei ricercatori pisani. Dallo studio di queste rocce, tramite le analisi di terreno e di laboratorio, sarà possibile ricostruire la storia di questi oceani e quindi conoscere la paleogeografia di questa area, che è tra le meno studiate al mondo».

I depositi eocenici deformati del settore esterno della catena del Makran sovrastano delle palme da dattero, prodotto tipico della provinicia di KermanIl Belucistan è una vasta zona desertica dove si alternano montagne alte fino a 2000 metri a deserti di sabbia. La missione si è svolta dunque in zone difficili sia dal punto di vista dell’accessibilità, che da quello della logistica ed è stata possibile solo grazie all’utilizzo di guide locali e di fuoristrada. Nonostante le difficoltà, è stato possibile raccogliere importanti dati di terreno e numerosi campioni di rocce in aree geologicamente significative.

La missione, che è stata effettuata assieme ai colleghi iraniani Morteza Delavari e Ashgar Dolati, nasce dal recente accordo siglato dal dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa con la Faculty of Geology della Kharazmi University di Teheran e si inquadra nel programma “Darius”, un vasto programma di ricerca finanziato da un pool di compagnie petrolifere che coinvolge numerosi ricercatori sia europei e che mediorientali.

makran 03

La missione in Belucistan segna l’inizio di una importante collaborazione scientifica tra i due atenei che si inquadra nella progressiva apertura dell’Iran ai rapporti con i paesi della comunità europea, sulla scia della recente visita di Hassan Rouhani, Presidente della Repubblica Iraniana. É prevista la prosecuzione delle ricerche mediante una ulteriore campagna di terreno in Belucistan programmata verso la fine del 2016.

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Nelle foto:
- in alto, Luca Pandolfi (a sinistra) e Michele Marroni al lavoro nel settore a SE della città di Kahunj nel bordo meridionale della depressione desertica di Hamun-e Jaz Murian (provincia di Kerman)
- al centro i depositi eocenici deformati del settore esterno della catena del Makran sovrastano delle palme da dattero, prodotto tipico della provinicia di Kerman
- in basso una visione, da sud verso nord, della parte interna della catena montuosa del Makran fotografata dal settore più rilevato della catena (circa 2000m) 150 km a sud della città di Kahunj.

Ne hanno parlato:
InToscana.it
Greenreport
QuiNewsPisa
Controcampus

 

IFFUno studio su un paziente affetto da Insonnia Fatale Familiare (FFI) ha evidenziato per la prima volta nell’uomo il ruolo chiave del talamo nell’attivare le fasi di sonno profondo. La ricerca, coordinata dal professore Angelo Gemignani dell’Università di Pisa, è stata condotta in collaborazione con l’equipe del professore Pietro Cortelli dell’Università di Bologna e con ricercatori e i contrattisti dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna.

L’Insonnia Fatale Familiare (FFI) è una rara patologia ereditaria legata ad un accumulo abnorme di proteina prionica nei nuclei anteriore e medio-dorsale del talamo che conduce ad una lesione talamica selettiva. La malattia si manifesta con insonnia gravissima che conduce a morte entro uno/due anni circa dalla diagnosi. Nel caso specifico, il paziente affetto da FFI, un italiano la cui storia è stata recentemente raccontata in un lungo reportage della BBC, presentava una drammatica riduzione delle oscillazioni lente del sonno e dei fusi del sonno. L’assenza di fusi nella fase di attività neuronale dell’oscillazione lenta esprime un’alterazione delle funzioni mnesiche del sonno mentre alterazioni della fase di silenzio elettrico e sinaptico compromettono sia il mantenimento del sonno che l’assenza di coscienza.

“Sono anni che ci occupiamo di psicofisiologia del sonno – ha spiegato Angelo Gemignani – e il caso di questo paziente ha consentito di verificare un’ipotesi formulata nel modello animale e di capire meccanismi generali relativi al sonno che potranno permettere di creare nuove strategie terapeutiche sia nell’ambito della sofferenza psicologica che nel campo delle patologie neurodegenerative”.

Uno studio su un paziente affetto da Insonnia Fatale Familiare (FFI) ha evidenziato per la prima volta nell’uomo il ruolo chiave del talamo nell’attivare le fasi di sonno profondo. La ricerca, coordinata dal professore Angelo Gemignani dell’Università di Pisa, è stata condotta in collaborazione con l’equipe del professore Pietro Cortelli dell’Università di Bologna e con ricercatori e i contrattisti dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna.
L’Insonnia Fatale Familiare (FFI) è una rara patologia ereditaria legata ad un accumulo abnorme di proteina prionica nei nuclei anteriore e medio-dorsale del talamo che conduce ad una lesione talamica selettiva. La malattia si manifesta con insonnia gravissima che conduce a morte entro uno/due anni circa dalla diagnosi. Nel caso specifico, il paziente affetto da FFI, un italiano la cui storia è stata recentemente raccontata in un lungo reportage della BBC (http://www.bbc.com/future/story/20160118-the-tragic-fate-of-the-people-who-stop-sleeping), presentava una drammatica riduzione delle oscillazioni lente del sonno e dei fusi del sonno. L’assenza di fusi nella fase di attività neuronale dell’oscillazione lenta esprime un’alterazione delle funzioni mnesiche del sonno mentre alterazioni della fase di silenzio elettrico e sinaptico compromettono sia il mantenimento del sonno che l’assenza di coscienza.
“Sono anni che ci occupiamo di psicofisiologia del sonno – ha spiegato Angelo Gemignani – e il caso di questo paziente ha consentito di verificare un’ipotesi formulata nel modello animale e di capire meccanismi generali relativi al sonno che potranno permettere di creare nuove strategie terapeutiche sia nell’ambito della sofferenza psicologica che nel campo delle patologie neurodegenerative”.

Venerdì 19 febbraio il Centro Ricerca Nutrafood dell’Università di Pisa organizza il convegno “La carne che mangiamo: quale, come, quando e perché” che si svolge al dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali in via del Borghetto 80. L'obiettivo dell’incontro è di promuovere il dibattito sulle evidenze scientifiche che hanno portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), a classificare la carne rossa come probabile cancerogeno e la carne trasformata come cancerogena per gli esseri umani.
“La correlazione tra il consumo di alcuni tipi di carne e cancro – ha spiegato la professoressa Manuela Giovannetti, direttore del Centro Nutrafood - era stata suggerita da numerosi studi portati avanti dagli scienziati ma il parere emesso dallo IARC e l’uso che ne hanno fatto i mass media hanno alimentato paure e dubbi nella popolazione, che gli scienziati hanno l’obbligo di chiarire”.
Le domande alle quali è dunque necessario dare una risposta riguardano soprattutto la qualità e la quantità di carni che finiscono sulle nostre tavole, i rischi per la salute che possono derivare dagli eccessi o dalla mancanza di carne, i benefici che provengono da un consumo adeguato e, infine, in quali momenti della vita è particolarmente importante il consumo di carne.
Tutto questo si traduce nella necessità di condurre studi di “risk assessment”, allo scopo di bilanciare i rischi e i benefici del consumo di carne rossa e lavorata e di fornire le migliori linee guida per una dieta sana, una sfida che gli scienziati del Centro Nutrafood - medici, nutrizionisti, zootecnici, agronomi, veterinari, farmacologi, biologi, microbiologi, genetisti - sono pronti ad accogliere.

SalvettiDalla gravità alterata, fino a 20 volte maggiore rispetto a quella terrestre, e dall’impiego di un nanomateriale smart, arriveranno indicazioni per contrastare la produzione di radicali liberi, sostanze che contribuiscono all’invecchiamento cellulare. Nell’ambito della settima edizione della campagna “Spin your thesis!”, il gruppo di ricercatori “PlanOx”, è stato selezionato dell’Agenzia Spaziale Europea, con altri tre gruppi europei, per condurre gli esperimenti in gravità alterata all’interno della “Large diameter centrifuge”, “centrifuga”, dal diametro di otto metri, posizionata nel “Centro Europeo di Ricerca Spaziale e Tecnologica”, a Noordwijk, nei Paesi Bassi.

Il team di ricerca PlanOx, coordinato da Gianni Ciofani, professore associato del Politecnico di Torino e ricercatore presso il centro di Micro-BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e Istituto Italiano di Tecnologia (CMBR - IIT), è frutto della collaborazione con Alessandra Salvetti, professoressa associata del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa (la prima a destra nella foto).

Il nome del gruppo, PlanOx, fa riferimento a quello delle planarie, vermi che presentano un corpo piatto e allungato, dalle dimensioni di pochi millimetri. Le planarie sono caratterizzate da una straordinaria capacità rigenerativa e possono essere considerate immortali grazie alla presenza di cellule staminali che continuamente sostituiscono le celle perse dal corpo dell’animale.

large diameter centrifugeDa anni il gruppo di ricerca di Alessandra Salvetti utilizza questi animali come sistema modello per lo studio in vivo della biologia delle cellule staminali e, grazie alla collaborazione con Gianni Ciofani e Giada Genchi dell’IIT-Sant’Anna, esperti di “smart material “ nanotecnologici, questi animali serviranno anche per capire come sia possibile contrastare gli effetti della forza di gravità superiore a quella terrestre sulla produzione di radicali liberi utilizzando le nanoparticelle di ceria, nanoparticelle ceramiche, biocompatibili, dall'eccezionale capacità antiossidante ed autorigenerante che sono in grado di contrastare l'insorgenza di radicali liberi.

Alterazioni della forza di gravità aumentano infatti la produzione di radicali liberi nelle cellule e contribuiscono all’invecchiamento cellulare. Questo meccanismo sembra essere implicato, ad esempio, nella degenerazione muscolare e ossea cui vanno incontro gli astronauti durante periodi di esposizione a gravità alterata. I risultati che il gruppo PlanOx otterrà potranno dimostrarsi utili non soltanto per trattare le problematiche legate all'esposizione a regimi di gravità alterata, ma anche, in futuro, per il trattamento di malattie degenerative causate dall'aumento incontrollato di radicali liberi.

Gli esperimenti in Olanda sono già stati fissati per settembre 2016, mentre una parte rilevante dello studio avverrà in Italia: le analisi sui campioni da utilizzare sulla “Large Diameter Centrifuge” saranno condotte presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa e il Centro di Micro-BioRobotica dell’IIT di Pontedera.

Sono stati inaugurati il 15 febbraio i nuovi spazi del Centro Linguistico dell’Università di Pisa, cinque laboratori a Palazzo Curini (in via Santa Maria 87), di cui tre interamente costruiti ex novo e due rinnovati, che mettono a disposizione degli studenti 138 nuove postazioni per l'apprendimento delle lingue. Aggiunte alle preesistenti 30 presso la sede del CLi in via Santa Maria 36, sono 168 le postazioni complessive in ambienti attrezzati per proiezioni, videoconferenze, ascolto e produzione, sia in forma guidata che in autoapprendimento, che possono essere utilizzate dagli studenti. All’inaugurazione erano presenti anche il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, che ha portato i saluti del rettore, e il professor Sandro Paci, prorettore all’edilizia, che ha illustrato gli interventi di recupero di Palazzo Curini.
«I laboratori sono un servizio necessario per gli studenti che devono sostenere esami di lingua straniera e nella prospettiva dell’internazionalizzazione, ma non solo – ha dichiarato Marcella Bertuccelli, direttore del CLi – Nell’anno accademico 2014-15 sono passati dai nostri laboratori linguistici 5187 studenti iscritti ai corsi di laurea nei quali è prevista l’acquisizione dell’idoneità in una lingua straniera, e 5096 studenti che hanno frequentato corsi CLi (di tutte le lingue europee oltre a cinese, giapponese e arabo), per un totale di oltre 11.000 presenze, che rendono il nostro Centro un’eccellenza dell’Ateneo».
A queste presenze si devono sommare gli studenti internazionali Erasmus, i partecipanti ai progetti curati dall’Ufficio internazionale dell’Università di Pisa, gli studenti di corsi per certificazioni internazionali, gli studenti e dottorandi della Scuola Normale e della Scuola Sant’Anna in convenzione con l’Ateneo pisano per gli insegnamenti linguistici, gli insegnanti di scuola primaria e secondaria all'interno di progetti regionali e ministeriali di formazione linguistica come il CLIL. «Se a questi si aggiungono le sedute di autoapprendimento, si raggiungono numeri considerevoli che impegnano i laboratori linguistici tutti i giorni e per diverse ore al giorno – conclude la professoressa Bertuccelli – Le richieste sono in costante aumento e il nostro auspicio è che il Centro possa continuare a crescere sul lato dell’utenza, ma anche nei numeri del suo personale tecnico, indispensabile e fondamentale per assistere ogni giorno i ragazzi nelle attività dei laboratori».

Il 19 e 20 febbraio l’Università di Pisa organizza due giornate dedicate a Ettore Sottsass, uno dei maggiori designer italiani del secolo scorso. L’iniziativa prende spunto dalla pubblicazione di “Ettore”, romanzo a fumetti di Massimo Giacon, pubblicato da 24 Ore Cultura. Giacon, designer lui stesso oltre che illustratore e autore di fumetti, è stato per anni collaboratore dello studio di Sottsass e nel suo volume ne racconta i punti salienti della carriera.
La prima giornata, dal titolo “Documentare Sottsass”, in programma venerdì 19 febbraio, alle ore 18.30, al Cinema Arsenale (ingresso libero), ospita la presentazione di due brevi documentari, che includono interviste a Sottsass e riguardano la sua collaborazione con Olivetti e Poltronova. A introdurre i documentari ci saranno Massimo Giacon e Roberta Meloni, direttrice del Centro Studi Poltronova. Seguirà aperitivo.
La seconda giornata, dal titolo “Un ELEA all’Ultrafragola: avventura grafiche di Ettore Sottsass”, si svolgerà presso il Museo degli Strumenti per il Calcolo dell’Università di Pisa sabato 20 febbraio a partire dalle ore 17 e, oltre a presentare il volume di Giacon, è scandita da interventi di approfondimento sul lavoro di Sottsass con relatori esperti del campo, fra i quali Elisabetta Mori e Francesca Balena Arista, docente a contratto di design presso il Politecnico di Milano. Seguirà aperitivo e visita guidata al Museo.
Attivo fin dal primo dopoguerra, nel corso degli anni Cinquanta Ettore Sottsass comincia due collaborazioni che ne segneranno la carriera. La prima è con Poltronova, azienda pistoiese di arredamento, della quale nel 1957 diventa art director. La seconda è del 1958, quando Olivetti lo affianca a Marcello Nizzoli nel design delle nuove macchine calcolatrici allora in produzione. Di queste ultime, la più importante è ELEA 9003, il primo computer (assieme alla CEP, la Calcolatrice Elettronica Pisana) progettato in Italia, per il design del quale vince il Compasso d’Oro nel 1959.

lab CLI 2Sono stati inaugurati il 15 febbraio i nuovi spazi del Centro Linguistico dell’Università di Pisa, cinque laboratori a Palazzo Curini (in via Santa Maria 89), di cui tre interamente costruiti ex novo e due rinnovati, che mettono a disposizione degli studenti in totale 138 postazioni per studiare le lingue. Aggiunte alle preesistenti 30 presso la sede del CLi in via Santa Maria 36, sono 168 le postazioni complessive in ambienti attrezzati per proiezioni, videoconferenze, ascolto e produzione, sia in forma guidata che in autoapprendimento, che possono essere utilizzate dagli studenti. All’inaugurazione erano presenti anche il prorettore vicario Nicoletta De Francesco, che ha portato i saluti del rettore, e il professor Sandro Paci, prorettore all’edilizia, che ha illustrato gli interventi di recupero di Palazzo Curini.

lab CLI 1«I laboratori sono un servizio necessario per gli studenti che devono sostenere esami di lingua straniera e nella prospettiva dell’internazionalizzazione, ma non solo – ha dichiarato Marcella Bertuccelli, direttore del CLi – Nell’anno accademico 2014-15 sono passati dai nostri laboratori linguistici 5187 studenti iscritti ai corsi di laurea nei quali è prevista l’acquisizione dell’idoneità in una lingua straniera, e 5096 studenti che hanno frequentato corsi CLi (di tutte le lingue europee oltre a cinese, giapponese e arabo), per un totale di oltre 11.000 presenze, che rendono il nostro Centro un’eccellenza dell’Ateneo».

lab CLI 3A queste presenze si devono sommare gli studenti internazionali Erasmus, i partecipanti ai progetti curati dall’Ufficio internazionale dell’Università di Pisa, gli studenti di corsi per certificazioni internazionali, gli studenti e dottorandi della Scuola Normale e della Scuola Sant’Anna in convenzione con l’Ateneo pisano per gli insegnamenti linguistici, gli insegnanti di scuola primaria e secondaria all'interno di progetti regionali e ministeriali di formazione linguistica come il CLIL. «Se a questi si aggiungono le sedute di autoapprendimento, si raggiungono numeri considerevoli che impegnano i laboratori linguistici tutti i giorni e per diverse ore al giorno – conclude la professoressa Bertuccelli – Le richieste sono in costante aumento e il nostro auspicio è che il Centro possa continuare a crescere sul lato dell’utenza, ma anche nei numeri del suo personale tecnico, indispensabile e fondamentale per assistere ogni giorno i ragazzi nelle attività dei laboratori».

Il 18 e 19 febbraio nell’aula multimediale di Palazzo Ricci (Via Collegio Ricci, 10), si svolgerà il convegno “La rete dei modernismi europei. Riviste letterarie e canone. 1918-1940″ che arriva a conclusione dell’omonimo progetto di ricerca di ateneo, di cui sono referenti Stefano Garzonio e Raffaele Donnarumma, professori del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa. In occasione dell’incontro il 18 febbraio alle 12.40 la dottoressa Cinzia Bucchioni inaugurerà la mostra “Le riviste del modernismo negli archivi pisani”. L’esposizione, realizzata grazie al sostegno del Sistema Bibliotecario di Ateneo (Polo 6), è allestita nelle sale della biblioteca di Palazzo Matteucci (Piazza Torricelli, 2) e resterà aperta fino al 29 febbraio. L’ingresso alla mostra è gratuito e gli orari di apertura sono dalle 8.30 alle 20.00, sabato e domenica esclusi.

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