Piena solidarietà dal CdA dell'Ateneo alla professoressa Alessandra Veronese
In merito all’episodio che ha riguardato la nostra docente professoressa Alessandra Veronese che, nei giorni scorsi a Roma, è stata oggetto di aggressione in quanto ritenuta ebrea da un individuo con una svastica tatuata sul braccio, il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa esprime preoccupazione e sdegno e invita a intervenire con fermezza per arginare l’imbarbarimento che, proprio alla vigilia del Giorno della Memoria, si sta esprimendo in diversi modi nel nostro Paese.
L'Ateneo di Pisa, che su questo tema è particolarmente sensibile e si è molto impegnato con iniziative a tutt’oggi in atto, fa proprie le parole pronunciate nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella su “Quel male che alberga nascosto, come un virus micidiale, nei bassifondi della società, nelle pieghe occulte di ideologie, nel buio accecante degli stereotipi e dei pregiudizi. Pronto a risvegliarsi, a colpire, a contagiare, a distruggere, appena se ne ripresentino le condizioni”.
Esprimendo tutta la propria solidarietà alla collega, s’impegna, e invita tutti a farlo, a impedire in ogni modo che atti di prepotenza e barbarie, che non vanno trascurati, possano turbare la convivenza civile di un Paese che non vuole che le infamie del passato possano ripetersi.
Incarico di lavoro autonomo presso il CISP per attività di supporto alla formazione dei volontari del Servizio Civile
Sei nuove collaborazioni di ricerca tra Unipi e Massachusetts Institute of Technology
Sono sei i nuovi progetti di ricerca finanziati dell’ambito del MIT-UNIPI Project, l’accordo tra Università di Pisa e Massachusetts Institute of Technology (MIT), nato per favorire progetti di ricerca comuni e lo scambio di studenti e ricercatori tra le due istituzioni. Ad oggi 49 le collaborazioni finanziate grazie al programma congiunto: “Siamo fieri che il nostro Ateneo sappia concepire e condurre progetti di ricerca innovativi nei più diversi ambiti disciplinari – ha dichiarato il professore Lisandro Benedetti-Cecchi, prorettore per la Ricerca in ambito europeo ed internazionale - come dimostrano anche i sei promettenti progetti selezionati con questa settima call del MIT-UNIPI Project, che vedono coinvolti ben sette dei nostri venti dipartimenti, anche in tandem multidisciplinare. Grazie ai seed fund del MIT-UNIPI Project i nostri Principal Investigator, ai quali vanno i miei più sentiti complimenti, avranno l’opportunità di avviare ricerche con alcuni tra i più brillanti colleghi a livello internazionale”.
I progetti finanziati sulla settima call sono i seguenti: “INTENSE: Particle Physics Experiments at the Fermilab High Intensity Frontier” di Simone Donati del dipartimento di Fisica; “Using Graph Compression for Shortest Path Computation in Urban On-Demand Mobility” di Paolo Ferragina del dipartimento di Informatica; “Event Extraction for Fake News Detection” di Alessandro Lenci e Francesco Marcelloni, rispettivamente del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica e del dipartimento di Ingegneria dell'informazione; “Waves of Globalization, Between Tradition and Innovation” di Valeria Pinchera del dipartimento di Economia e Management; “Microfluidic Fabrication of Bioengineered Microspheres for Tissue Repair” di Elisabetta Rosellini e Maria Grazia Cascone del dipartimento di Ingegneria civile e industriale; “An In Vitro Model of Pyelonephritis” di Giovanni Vozzi e Emilia Ghelardi, del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia.
Le attività dei progetti che hanno ottenuto il finanziamento, coordinate congiuntamente da un Principal Investigator dell'Università di Pisa e da uno del MIT, si svolgeranno tra gennaio 2019 e agosto 2020.
L’accordo quadro con il Massachusetts Institute of Technology (MIT), stipulato dall’Università di Pisa sin dal 2012 e recentemente rinnovato fino al 2021, è finalizzato alla realizzazione di progetti di ricerca comuni e allo scambio di studenti e ricercatori, in tutte le aree scientifiche. Nell’ambito dell’accordo, il MIT-UNIPI Project ha l’obiettivo di facilitare gli scambi e le attività di ricerca tra i due enti con i Seed Funds, finanziamenti che sostengono le nuove collaborazioni nella loro fase iniziale. L'Ateneo finanzierà le spese di viaggio, vitto e soggiorno del gruppo di ricerca del nostro Ateneo che si recherà presso il MIT, la partecipazione del gruppo di ricerca a convegni per la disseminazione dei risultati della ricerca e pubblicazioni in open access dei risultati della ricerca. Analogamente, il MIT finanzierà le spese di viaggio, vitto e alloggio del proprio Principal Investigator e del suo gruppo di ricerca che si recherà a Pisa.
Incarico presso il Dipartimento di Scienze Politiche, per supervisione/supporto anche propedeutico alla didattica per i detenuti fornendo testi, supporti informatici e fungendo da raccordo tra studenti, delegati e i docenti
Incarico presso il Dipartimento di Scienze Politiche per supervisione/supporto anche propedeutico alla didattica degli insegnamenti "Attività a libera scelta D", "Seminario didattico B"
Avviso di fabbisogno interno presso il Centro Scienze per la Pace: consulente per le attività del Centro di comunicazione digitale e social media
Selezione per un Dirigente di II fascia, con rapporto di lavoro subordinato a tempo det. per l'Edilizia di Ateneo. Scad. 5/02
Incarico presso il Centro di Ricerca “E. Piaggio” per “Assistenza tecnica al server del Centro e Supporto nella gestione del sito web del Centro”
Al via ciclo conferenze “Gli effetti della ricerca nella nostra vita”
Al via "Scienza e territorio. Gli effetti della ricerca nella nostra vita" un ciclo di incontri aperto al pubblico organizzato dal Comune di Viareggio in collaborazione con la Pisa University Press. Si comincia il 25 gennaio alle 16,30 alle 16,30 alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio (Piazza Giuseppe Mazzini 11) con “Il dolore e la sua terapia nella medicina occidentale” con due luminari di medicina dell’Università di Pisa, Franco Mosca e Gianfranco Natale.
In totale saranno cinque gli appuntamenti animati da docenti dell’Ateneo pisano, un venerdì al mese da gennaio a maggio 2019 sempre alle 16,30 alla GAMC di Viareggio. Il prossimo incontro è il 22 febbraio con l’egittologa e archeologa Edda Bresciani parlerà invece delle meraviglie dell’Egitto antico. L’8 marzo spazio quindi alle questioni di genere con la conferenza "Donna e diritti: quale sostegno dalle strutture pubbliche?" tenuta da Rita Biancheri e Maria Grazia Ricci del Dipartimento di Scienze Politiche. Il 19 aprile saranno poi di scena le nuove frontiere della robotica fra problemi etici e giuridici con Erica Palmerini della Scuola Superiore Sant’Anna e Fiorella Battaglia dell’Ateneo pisano. La chiusura del ciclo è il 31 maggio con un incontro su attività motoria, benessere e salute tenuto da Marco Gesi, direttore del Centro di Medicina Riabilitativa “Sport and Anatomy”.
“E’ con piacere che annunciamo questa rassegna – commenta l’assessore alla Cultura Sandra Mei – per incontri di livello mai banali che accrescono il dibattito all’interno della Comunità. Un legame che si rinnova con l’Università di Pisa, rafforzato anche dalla presenza dello sportello della segreteria universitaria, e conferma un rapporto sempre più stretto con la nostra città”.
“La lotta alle informazioni scientifiche false – ha concluso il professore Paolo Rossi, presidente della Pisa University Press - comporta un difficile equilibrio fra la libertà di ricerca e la protezione dei cittadini nei confronti di una informazione ingannevole. L’Università deve quindi assumere un nuovo fondamentale obiettivo accanto a quelli tradizionali dell’alta formazione e della ricerca scientifica: il dialogo con la società per una corretta e consapevole fruizione del sapere”.
Le parole per dirlo: l’Inferno di Dante per testimoniare l’esperienza dei Lager
Bolge, diavoli, demoni, gironi infernali, l’eterno dolore e la perduta gente. Sono queste alcune delle parole e delle espressioni dantesche che ricorrono nelle descrizioni dei Lager nazisti rese dai sopravvissuti: il Lager è un inferno in terra che i testimoni sono riusciti a raccontare facendo in molti casi ricorso al lessico dantesco. L’imperativo categorico del ‘dovere della testimonianza’ ha così trovato la via attraverso la Commedia di Dante, che ha fornito alle vittime il vocabolario attraverso il quale dare un nome a eventi e a realtà altrimenti indicibili. Sono proprio queste “parole per dirlo” al centro della ricerca di Marina Riccucci, docente di Letteratura italiana dell’Università di Pisa, che sul tema sta lavorando da circa due anni e che entro il 2019 pubblicherà almeno tre lavori, uno dei quali insieme all’allieva Sara Calderini sulla rivista “Italianistica”.
Lo studio prende in considerazione fonti non letterarie, cioè diari, lettere e racconti orali di chi ha vissuto il campo di sterminio, un patrimonio molto vasto di cui fanno parte, per esempio, “Un mondo fuori dal mondo”, l’indagine dell’istituto DOXA condotta nel 1971 tra gli ex-deportati italiani nei vari capi di sterminio, ma anche alcune interviste, realizzate ad hoc da Riccucci, alla Senatrice Liliana Segre, a Mauro Betti, dissidente politico internato in vari campi scomparso purtroppo l’anno scorso, e a Goti Bauer, la donna italiana più anziana ancora in vita sopravvissuta ad Auschwitz.
“In tutti i casi – dice Marina Riccucci – a colpire è l’enorme difficoltà che i testimoni hanno nel raccontare e la frase che usano di più è ‘non ci sono parole per dirlo’: nello stesso tempo, però, quando queste persone arrivano a dare un nome e un volto a ciò che hanno visto e subìto, viene loro spontaneo, quasi in virtù di un automatismo, ricorrere all’immaginario infernale dantesco, indipendentemente dal loro livello di istruzione; perché si attinge a Dante come a un patrimonio linguistico collettivo, senza ambizioni letterarie, in nome dell’urgenza di trovare un codice, le parole, appunto”.
Per i sopravvissuti, insomma, in molti casi il campo di concentramento è come l’oltretomba dantesco e per questo quando se ne riferisce, lo si fa rimandando alle immagini che Dante ha creato, con le parole che il poeta della Commedia ha usato.
Accade spesso che per descrivere l’arrivo nel Lager i testimoni prendano in prestito le parole del terzo canto dell’Inferno, quelli che recitano “Lasciate ogni speranza o voi che entrate / … / Per me si va nella città dolente, / per me si va ne l’etterno dolore, /per me si va tra la perduta gente”. Non solo: sembra che abbiano bisogno di ripetere spesso termini come ‘bolgia’ e ‘Malebolge’, o espressioni come ‘voci alte e fioche’, come ‘pianti e altri guai’, come, ancora, ‘girone infernale’, e quando parlano del momento della liberazione dicono di essere tornati ‘a riveder le stelle’. In loro non c’è nessun intento di citare o di esibire una cultura letteraria. Per i salvati c’è, incombente sempre, il bisogno di trovare le parole per descrivere l’inaudito.
“I campi di concentramenti ritornano nelle parole dei testimoni come la realizzazione concreta di una fantasia malvagia e perversa, quella di cui Dante ci ha offerto, appunto, il migliore e il più rappresentativo esempio – conclude Marina Riccucci – solo che la giustizia divina che caratterizza il poema dantesco è letteralmente capovolta: nei Lager, infatti, a essere torturate e uccise furono vittime innocenti dei colpevoli aguzzini. Non dimentichiamo mai che quello che i sopravvissuti hanno conosciuto e subìto è un regno dei vivi con carnefici e dannati, in cui milioni di persone si sono trovate a essere dannate senza avere commesso alcuna colpa. È questo che dobbiamo ricordare: perché nessuno dimentichi, perché niente di così atroce si ripeta mai più”.