Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

È scomparso all’età di 80 anni il professor Roberto Tartarelli, a lungo docente di Chimica industriale e tecnologica presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa. Nato a Pietrasanta (Lucca) nel 1939, era stato nominato professore ordinario di “Cinetica Chimica applicata” nel 1974 e ha insegnato fino al 2010, anno del suo pensionamento. Era stato direttore del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Chimica Industriale e Scienza dei Materiali per due mandati, dal 2004 al 2010. Nell’anno 2000 era stato insignito dell’onorificenza dell’Ordine del Cherubino.

I colleghi della Scuola di Ingegneria lo ricordano con queste parole:

«Con profondo dispiacere la Scuola di Ingegneria rende partecipi della scomparsa del Prof. Roberto Tartarelli. Generazioni di allievi ricordano il Prof. Tartarelli come docente di straordinaria chiarezza e capacità didattica; da Presidente del Corso di Studio in Ingegneria Chimica e Direttore del Dipartimento di Ingegneria Chimica è stato promotore di importanti iniziative di miglioramento e innovazione; brillante maestro di scienza, è stato insignito della massima Onorificenza accademica dell’Ordine del Cherubino. Nel coniugare sempre il suo eccezionale valore intellettuale con una essenziale sobrietà, è stato per tutti noi un esempio di dedizione ai più alti ideali accademici».

Giovedì, 02 Maggio 2019 13:43

Contest #MyInformatica50

Per festeggiare i 50 anni del primo corso di laurea in informatica d’Italia, l’Università di Pisa  raccoglierà le foto scattate dalle persone che negli anni hanno frequentato questo corso o il dipartimento.

L’obbiettivo è costruire un diario per immagini che testimoni la storia del corso di laurea attraverso il racconto dei suoi protagonisti, delle suoi luoghi ed eventi.

La partecipazione al concorso è gratuita ed aperta a chiunque abbia, o abbia avuto, a vario titolo, rapporti con il corso di laurea in informatica: studenti, ex studenti, docenti e personale amministrativo.

Le modalità per partecipare sono due::

  • Inviare una email con la foto a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. indicando nome e anno in cui è stata scattata la foto e una breve didascalia dell’immagine.

    oppure

  • Condividere le foto sul proprio profilo Instagram pubblico taggando @unipisa e usando l'hashtag: #MyInformatica50, indicando nome e anno in cui è stata scattata la foto e una breve didascalia dell’immagine

Le foto più belle verranno ripostate e condivise sui nostri social (Instagram, Facebook e Twitter), potranno essere utilizzate per le iniziative di “Informatica50” e arricchire la galleria fotografica del sito https://www.unipi.it/index.php/fotogallery-50 e, in generale, essere utilizzate per la comunicazione istituzionale di Ateneo.

Guarda tutta la fotogallery 

Segui hashtag: #MyInformatica50

slideshow 46

Il 9 maggio alle 21 va in scena alla Gipsoteca di Pisa lo spettacolo teatrale "Mi chiamo Egon#2: un posto nella storia - Storia Trans".

L'evento è organizzato dall'associazione "Ritmi Meridiani",con il contributo dell'Ateneo per le attività studentesche.

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Locandina

 

 

Il 9 maggio alle 21 va in scena alla Gipsoteca di Pisa lo spettacolo teatrale "Mi chiamo Egon#2: un posto nella storia - Storia Trans".

L'evento è organizzato dall'associazione "Ritmi Meridiani",con il contributo dell'Ateneo per le attività studentesche.

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Locandina

 

 

Martedì, 30 Aprile 2019 13:14

Rendicontazione dei progetti di ricerca

RENDICONTAZIONE_IMMAGINE_CAMPIONELa rendicontazione dei progetti di ricerca è effettuata dalle singole strutture e si avvale del supporto delle direzioni interessate. Le richieste all’amministrazione centrale di certificazioni e documenti inerenti la rendicontazione dei progetti di ricerca utilizzano canali diversi a seconda della tipologia di documenti da richiedere.

 

In particolare, come indicato dalla Circolare del Direttore Generale n.8/2019, dal 1° giugno 2019 gli utenti abilitati dalle singole strutture possono richiedere attraverso un sistema di richieste on line la seguente documentazione: certificazioni del costo annuale e infra-annuale lordo amministrativo, dichiarazioni sostitutive sul pagamento cumulativo degli stipendi, ordinativi di pagamento cumulativi e quietanze di pagamento degli stipendi, F24 per la parte contributiva, dichiarazioni sostitutive sul pagamento cumulativo di oneri e contributi stipendiali, ed infine certificati di servizio.

Ad oggi i moduli diponibili  per gli utenti abilitati sono due:

Si raccomanda agli utenti la massima attenzione nella compilazione dei formulari ma, se è comunque necessario annullare una richiesta formulata attraverso il sistema, si prega di farlo in tempi rapidi accedendo all'indirizzo su.unipi.it/redricannull

 

Si ricorda che, ad oggi, per quanto concerne:

  • le richieste riguardanti i versamenti IVA (sia F24EP che dichiarazioni sostitutive sul pagamento cumulativo di IVA all’erario) debbono essere effettuate inviando una mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  e allegando la specifica tabella debitamente compilata

 

  • le richieste inerenti le certificazioni dell’avvenuto invio mensile delle denunce contributive all’INPS (denunce ex DMA2-Lista Pos Pa, denunce Uni E-Mens, DM10) vanno inoltrate via mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

  • Le richieste di certificazione del costo lordo annuo dei dottorandi possono essere rivolte al collega Antonello Ciancio dell''Unità Borse di Dottorato, Contratti Specializzandi e Attività Contabili all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

 

 

 

Martedì, 30 Aprile 2019 08:27

The largest fossil whale ever found

A new study just published in the international journal Biology Letters, published by the prestigious Royal Society of London, describes the enormous skeleton of a fossil blue whale, discovered in 2006 on the edge of Lake San Giuliano near Matera (southern Italy). This research involved the palaeontologists Giovanni BianucciAlberto CollaretaWalter LandiniCaterina Morigi and Angelo Varolaof the Department of Earth Sciences of the University of PisaAgata Di Stefano of the Department of Biological Geological and Environmental Sciences of the University of Catania, and Felix Marxof the Directorate Earth and History of Life of the Royal Belgian Institute of Natural Sciences in Brussels.

Figura1-scavo-balena-2006-ingessatura-colonna-vertebrale1.jpg 
Excavation of the fossil skeleton of Balaenoptera cf. musculus on the edge of San Giuliano Lake, Matera, Italy (photo G. Bianucci).

Giovanni Bianucci, who took part in the excavation and coordinated the study of the fossil, explains: "The shape of its bones clearly identifies the Matera fossil as a close relative of the living blue whale (Balaenoptera musculus), the largest animal that ever lived. This idea also fits with the estimated length of the new specimen, which at 26 meters is the largest whale fossil ever described, and perhaps the largest whale that ever swam in the Mediterranean Sea. This finding is important not just because it is a world record, but above all because of its implications for the evolution of extreme size".

 Figure10-(English version)-bullae-comparison.jpg
Comparison between the ear bones of the extant blue whale and the fossil from Matera, highlighting similar features (photo and composition by F. Marx and G. Bianucci).

Gigantism is a phenomenon that has emerged, independently and at different times, in many vertebrate lineages. Large body size is thought to confer some form of competitive advantage, but exactly how and why it evolved remains a matter of debate. In recent years, research into vertebrate gigantism has focused especially on baleen whales (Mysticeti), which include the largest animals on Earth. By far the biggest is the blue whale, which can exceed 30 meters in length and reach up to 180 tonnes in weight. 

 Figura11-cranio-balena-Matera.jpg
Skull of Balaenoptera cf. musculus from Matera (left), next to an explanatory drawing showing the position of the preserved bones in the complete skull (photo of the skull by Akhet s.r.l.; drawing and composition by G. Bianucci and F. Marx).

Unlike most other mammals, mysticetes lack teeth, and instead use comb-like keratinous plates hanging from their upper jaw to trap tiny prey like krill. Their extremely large size has been interpreted as a way to avoid predation, e.g. by the - now extinct - gigantic sperm whale Livyatan melvillei, or the equally impressive megatooth shark Carcharocles megalodon; or as the result of a recent change in the availability and distribution of prey, which would have forced whales to move between distant feeding and/or breeding grounds.

Figura12-balenottera-azzurra-Gennari.jpg
Artistic reconstruction of the Matera whale (drawing by Alberto Gennari).

"Most fossil whales are much smaller than their living relatives" explains Alberto Collareta, "which has led to the idea that baleen whale gigantism is a relatively recent phenomenon. For example, one recent study modelled the evolution of mysticete body size over time, and found that extremely large whales only arose during the past 2-3 million years. Unfortunately, the mysticete fossil record of this period is rather poor, which means that scientists so far had to rely mainly on data from the living species".

Fossils from the past 2-3 million years are rare, because sea levels during this period were often lower than today. Most of the fossils that formed were drowned when the water rose again, and now lie inaccessible beneath the ocean floor. There are, however, some exceptions, such as the new blue whale from Matera. Agata di Stefano and Caterina Morigi analysed microfossils found with the specimen, which showed that the animal lived sometime between 1.49 and 1.25 million years ago. Its size demonstrates that extremely large whales already existed back then, and likely arose earlier than previously thought. 

"Together, the Matera whale and some other, even older finds from Peru show that large whales evolved earlier, and probably more gradually, than previously thought. These ocean giants play a crucial role as ecosystem engineers, and probably have done so for quite some time." says Felix Marx.

Giovanni Bianucci concludes: "The profound impact of baleen whales on the modern ocean highlights the need to understand their deep-time ecology. Doing so will help us gain a better understanding of the evolutionary dynamics of the marine environment, and the delicate balance of the biological communities within it".

 Figura13-evoluzione-gigantismo.jpg

Mysticete body length plotted against time. Red circles indicate the position of the Matera whale and three new fossil mysticetes from Peru (diagram modified by Graham J. Slater et al.; drawing of Balaenoptera cf. musculusby Carl Buell).

Lo scheletro fossile di un’enorme balena scoperto nel 2006 nel Comune di Matera, sulle rive del lago artificiale di San Giuliano, torna ora al centro dell’attenzione grazie a uno studio appena pubblicato sulla rivista internazionale Biology Letters, edita dalla prestigiosa Royal Society di Londra. La ricerca ha coinvolto i paleontologi Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Walter Landini, Caterina Morigi e Angelo Varola del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, Agata Di Stefano del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania e Felix Marx del Directorate Earth and History of Life, Royal Belgium Institute of Natural Sciences di Bruxelles.

Figura1-scavo-balena-2006-ingessatura-colonna-vertebrale1.jpg
Scavo dello scheletro fossile di Balaenoptera cf. musculus sulle rive del lago di San Giuliano, Matera (foto G. Bianucci).

“I caratteri morfologici del cranio e della bulla timpanica, che è una parte dell'orecchio interno che serve ad amplificare i suoni – afferma Giovanni Bianucci che ha preso parte allo scavo e ha coordinato lo studio del reperto - rivelano le forti affinità tra la balena di Matera e l’attuale balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), confermate anche dalla stima della lunghezza massima dell’animale che superava i 26 metri. Si tratta del più grande fossile di balena mai descritto e, forse, della più grande balena che abbia mai solcato le acque del Mar Mediterraneo. Questo dato è importante non solo perché ci permette di inserire questo fossile nei Guinness dei primati, ma anche, e soprattutto, perché l’aumento estremo delle dimensioni è uno degli aspetti più interessanti dell’evoluzione”.

Figure10-(English version)-bullae-comparison.jpg

Confronto tra la bulla timpanica della balenottera azzurra attuale e della balena fossile di Matera con in evidenza i caratteri simili (foto e composizione di F. Marx e G. Bianucci).

Il gigantismo è, infatti, un fenomeno che è comparso e si è affermato, in maniera indipendente e in tempi diversi, in molte linee evolutive di vertebrati. Al di là di un generico vantaggio che le grandi dimensioni potrebbero aver dato ad una specie nella competizione con quelle di taglia più piccola, molti aspetti del fenomeno restano oscuri. In particolare, negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sul gigantismo estremo evoluto dai misticeti, quei cetacei che nel corso della loro evoluzione hanno sostituito i denti con i fanoni per filtrare dalla massa d’acqua i piccoli organismi di cui si nutrono.

Figura11-cranio-balena-Matera.jpg
Cranio in veduta dorsale della Balaenoptera cf. musculus di Matera con in evidenza le parti conservate (foto del cranio di Akhet s.r.l.; disegno e composizione di G. Bianucci e F. Marx).

Questi mammiferi marini, comunemente noti come balene, hanno il proprio rappresentante più spettacolare proprio nella balenottera azzurra, che può superare i 30 metri di lunghezza e le 180 tonnellate di peso, attestandosi dunque come il più grande animale, in termini di massa, mai comparso sulla Terra. Tra le possibili cause del gigantismo dei misticeti ipotizzate da studi recenti va ricordata la pressione selettiva esercitata dai grandi predatori marini del passato, come Livyatan melvillei (un parente del capodoglio trovato fossile in Perù) e lo squalo gigante Carcharocles megalodon, che avrebbe avvantaggiato le balene più grandi e quindi meno vulnerabili agli attacchi. Anche il progressivo raffreddamento del pianeta potrebbe aver favorito l’enorme aumento della taglia delle balene. In particolare, la messa in posto delle calotte glaciali contribuì alla ridistribuzione di cibo nei mari concentrandolo soprattutto in quelli polari. Molte balene si spostarono a loro volta in queste aree fredde per nutrirsi, dovendo tuttavia compiere lunghi viaggi stagionali per tornare a riprodursi nelle acque calde tropicali. In questo caso la pressione selettiva avrebbe favorito le balene più grandi perché in grado di immagazzinare una quantità maggiore di risorse energetiche per affrontare le lunghe migrazioni.

Figura12-balenottera-azzurra-Gennari.jpg
Ricostruzione artistica di Balaenoptera cf. musculus di Matera (disegno di Alberto Gennari).

“Poiché tutte le balene fossili sono molto più piccole delle enormi balenottere attuali – spiega Alberto Collareta - fino ad oggi i modelli macroevolutivi hanno sostenuto che il gigantismo dei misticeti fosse un fenomeno molto recente, originatosi durante il periodo Quaternario, coincidente con gli ultimi due milioni e mezzo di anni. Questa idea ha trovato supporto in studi recenti che, attraverso modelli macroevolutivi, sostengono che l’estremo gigantismo dei misticeti sia un fenomeno limitato agli ultimi 2-3 milioni di anni. Un punto debole di queste ricerche consiste però nel fatto che i resti fossili di misticeti risalenti agli ultimi milioni di anni sono molto scarsi e pertanto l’ipotesi della recente accelerazione nell’aumento della taglia si basa prevalentemente sulle dimensioni gigantesche delle balene attuali”.

Figura13-evoluzione-gigantismo.jpg
Evoluzione della taglia dei misticeti nel tempo geologico. In evidenza la balena di Matera e tre misticeti fossili del Perù utilizzati per ridefinire il trend evolutivo (grafico modificato da Graham J. Slater e colleghi; disegno di B. musculus di Carl Buell).

Lo studio della balena di Matera porta un contributo fondamentale per chiarire gli aspetti ancora oscuri di questi importanti processi evolutivi. Le analisi dei microfossili associati alla balena, condotte da Agata di Stefano e Caterina Morigi, hanno infatti fornito una datazione compresa tra 1,49 e 1,25 milioni di anni fa, all'interno di un intervallo temporale (il Pleistocene inferiore) relativamente vicino al presente, in cui il record fossile dei cetacei è quasi inesistente o quanto meno non accessibile poiché le rocce che ne potrebbero contenere i resti fossili si trovano in gran parte ancora nei fondali marini.

“Inserendo i dati ottenuti dallo studio preliminare della balena di Matera e di altri reperti recentemente rinvenuti in Perù nei modelli macroevolutivi più largamente accettati – afferma Felix Marx - si è scoperto che l’estremo gigantismo dei misticeti è un fenomeno più antico di quanto si pensasse e che l’aumento delle dimensioni è stato probabilmente più graduale di quanto prima teorizzato”.

Figura2-scavo-balena-2007-panoramica.jpg

“Considerato il profondo impatto che i misticeti hanno avuto sull’evoluzione degli ecosistemi marini a scala globale, nonché la loro fondamentale influenza nel foggiare la struttura ecologica degli oceani moderni – conclude Giovanni Bianucci - conoscere in dettaglio questi processi evolutivi è di fondamentale importanza per decifrare le dinamiche evolutive dell'ambiente marino e i delicati equilibri delle comunità biologiche dell'oceano globale e quindi anche per capire quali potrebbero essere gli effetti dovuti alla scomparsa di questi giganti del mare. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che la balenottera azzurra, dopo essere riuscita a sopravvivere con successo per oltre un milione di anni, è stata portata sull’orlo dell’estinzione da soli cento anni di caccia spietata da parte dei balenieri e ancora non sappiamo come la sua definitiva scomparsa potrebbe cambiare il delicato equilibrio naturale di cui fa parte”.

Gini greco fortunatoIl classico problema dell’ “ago nel pagliaio” è molto più spinoso di quanto sembri, quando gli aghi sono oggetti come sottomarini, aerei o navi, e il pagliaio un vasto spazio marittimo o aereo. La questione di come fare a localizzare questi oggetti relativamente piccoli rispetto allo spazio in cui sono posizionati ha ricadute fondamentali nell’ambito della difesa militare, dei trasporti e del commercio. Una ricerca a firma del team di sistemi radar del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, formato dai professori di Telecomunicazioni Fulvio Gini e Sabrina Greco, e il ricercatore Stefano Fortunati, propone una soluzione innovativa.

L’articolo ha vinto il premio “2019 EURASIP JASP Best Paper Award” come miglior articolo dell’anno pubblicato sulla rivista Journal on Advances in Signal Processing (JASP).

“Quello che abbiamo fatto – commenta Fulvio Gini – è stato usare un approccio statistico innovativo per stimare la posizione di oggetti di interesse, quali aerei o navi nel caso di dati radar o di sottomarini e persino relitti nel caso di dati sonar. La teoria usata, chiamata “compressed sensing” permette infatti di sfruttare il fatto che i possibili oggetti di interesse sono “sparsi” (cioè “pochi” rispetto all’estensione dell’area da monitorare) per ridurre drasticamente in numero di dati necessari all’identificazione e alla localizzazione degli oggetti stessi”.

I risultati teorici derivati dal gruppo di ricerca sono poi stati validati tramite una campagna di misure fatta in collaborazione con il centro CMRE (Centre for Maritime Research and Experimentation), della NATO con sede a La Spezia, utilizzando sensori subacquei mobili. “La validazione sperimentale – aggiunge Sabrina Greco – ha permesso di mettere chiaramente in luce tutti i vantaggi di questo nuovo approccio. Il basso numero di dati richiesto dall’algoritmo di rivelazione porta infatti ad una veloce localizzazione degli oggetti di interesse molto più rapida rispetto alle tecniche classiche.

Il premio verrà assegnato nel corso della prossima conferenza internazionale sul Signal Processing (EUSIPCO) che si svolgerà a La Coruna dal 2 al 6 settembre 2019.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa