Rediscovering figs: A strategic crop to increase sustainability and productivity in the Mediterranean basin
The fig tree is a valuable resource due to its ability to adapt to difficult conditions: its deep roots reduce erosion; it attracts pollinators and wildlife, contributing to biodiversity; its fruits create economic opportunities for small farmers; and its strong cultural value promotes rural tourism. All these characteristics make the fig tree a strategic plant for the future of the Mediterranean basin. To maximise its potential in terms of sustainability and productivity, AGROFIG - Fostering agroforestry benefits through fig tree cultivation in the Mediterranean, a new European project promoted by PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), has just started. The project is led by the University of Pisa, with the plant genomics research group of the Department of Agricultural, Food and Agro-environmental Sciences at the forefront.
The plant genomics group of the Department of Agricultural, Food and Agro-environmental Sciences. From the left: Dr. Alberto Vangelisti, Prof. Andrea Cavallini, Dr. Marco Castellacci, Prof. Flavia Mascagni, Dr. Samuel Simoni, Prof. Lucia Natali, Dr. Gabriele Usai, Prof. Tommaso Giordani
“Using tree crops resistant to adverse environmental conditions caused by climate change is essential,” says Tommaso Giordani, head of AGROFIG and associate professor of Agricultural Genetics at the University of Pisa. “The fig tree has a great ability to adapt to dry, calcareous and saline environments, which makes this species extremely useful in the Mediterranean region”.
“Although fig cultivation is very ancient, even mentioned in the Bible, and Italy was the world’s largest producer until the late 1960s, production has significantly decreased in recent decades,” continues Giordani. “Our goal is to use genomic techniques to differentiate and select the best varieties and to relaunch this particularly resilient and nutritionally rich tree crop.”
At a scientific level, the team from the University of Pisa will analyse the genetic variability of Italian fig varieties and assess the impact of this crop at the agronomic, economic and soil microbiological levels, in combination with other herbaceous species such as legumes and other forages.
AGROFIG, funded for three years with over EUR 850.000, continues the work started with FIGGEN, another fig project also coordinated by Giordani. In recent years, the UniPi plant genomics group, of which he is a member, has deepened the work on this species through various scientific publications. The most recent, published in February 2025 in The Plant Journal, one of the most prestigious journals in the field of plant biology, extends the knowledge of the fig genome, which was already the subject of a paper published in the same journal in 2020.
Other professors from the Department also participate in the research project: Prof. Daniele Antichi of the Agronomy section, Prof. Monica Agnolucci of the Agricultural Microbiology section, and Prof. Gianluca Brunori of the Agricultural Economics section. Other partners are the Extremadura Scientific and Technological Research Centre (CICYTEX) in Spain, the University of Tunis El Manar (UTM) in Tunisia, the Aydın Adnan Menderes University (ADU) in Turkey, the Azienda Agricola Dimostrativa “I giardini di Pomona” (AAP), Brindisi, Italy.
Alla riscoperta fico, coltura strategica per aumentare sostenibilità e produttività del bacino Mediterraneo
E’ una risorsa preziosa per la sua capacità di adattarsi a condizioni difficili, le sue radici vanno in profondità riducendo l’erosione, attira impollinatori e fauna selvatica, contribuendo alla biodiversità, i suoi frutti creano opportunità economiche per i piccoli agricoltori, il suo forte valore culturale è una leva per il turismo rurale. Tutte queste caratteristiche rendono il fico una pianta strategica per il futuro del bacino mediterraneo. Per valorizzarlo al meglio in termini di sostenibilità e produttività è appena partito AGROFIG -Fostering agroforestry benefits through fig tree cultivation in the Mediterranean un nuovo progetto europeo promosso da PRIMA (Partnership for research and innovation in the Mediterranean area) e guidato dall’Università di Pisa con il gruppo di ricerca in genomica vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali in prima fila.
“Utilizzare colture arboree resistenti alle condizioni ambientali avverse causate dai cambiamenti climatici è fondamentale – dice il responsabile di AGROFIG, Tommaso Giordani, professore associato di genetica agraria dell’Ateneo pisano - Il fico ha una grande capacità di adattarsi ad ambienti secchi, calcarei e salini, il che rende questa specie estremamente utile nella regione del Mediterraneo”.
“Malgrado la coltura del fico sia antichissima e raccontata anche nella Bibbia e che l’Italia sia stato fino alla fine degli anni '60 il maggior produttore mondiale, negli ultimi decenni la produzione si è ridotta notevolmente – continua Giordani – il nostro obiettivo è di usare tecniche genomiche per caratterizzare e selezionare le varietà migliori e rilanciare questa coltura arborea particolarmente resiliente e ricca dal punto di vista nutrizionale”.
Il gruppo di genomica vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali. Da sinistra: Alberto Vangelisti, Andrea Cavallini, Marco Castellacci, Flavia Mascagni, Samuel Simoni, Lucia Natali, Gabriele Usai, Tommaso Giordani
A livello scientifico, il gruppo dell’Ateneo pisano analizzerà la variabilità genetica delle varietà italiane di fico, oltre a valutare l’impatto di questa coltivazione a livello agronomico, economico e di microbiologia del terreno in associazione con altre specie erbacee come leguminose e altre foraggere.
AGROFIG finanziato per tre anni con oltre 850mila euro prosegue il lavoro avviato con FIGGEN, un altro progetto sul fico sempre coordinato da Giordani. Il gruppo di genomica vegetale di cui fa parte in questi anni ha approfondito lo studio di questa specie con varie pubblicazioni scientifiche. L’ultima nel febbraio 2025 sulla rivista The Plant Journal, una delle più prestigiose nel campo della biologia vegetale, ha esteso le conoscenze sul genoma del fico, già affrontata in un precedente lavoro del 2020 sulla stessa rivista.
Sono inoltre coinvolti in AGROFIG anche altri docenti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali: Daniele Antichi della sezione di Agronomia, Monica Agnolucci della sezione di Microbiologia agraria, Gianluca Brunori della sezione di Economia Agraria. Gli altri partner del progetto sono sono il Centro di ricerca scientifica e tecnologica dell'Estremadura (CICYTEX) in Spagna, l'Univerità di Tunisi El Manar (UTM) in Tunisia, l'Università Aydın Adnan Menderes, (ADU) in Turchia, l'Azienda Agricola dimostrativa "I giardini di Pomona", (AAP) Brindisi, Italia.
Alla riscoperta fico, coltura strategica per aumentare sostenibilità e produttività del bacino Mediterraneo
L’Università di Pisa capofila del progetto europeo AGROFIG con il gruppo di ricerca in genomica vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali
E’ una risorsa preziosa per la sua capacità di adattarsi a condizioni difficili, le sue radici vanno in profondità riducendo l’erosione, attira impollinatori e fauna selvatica, contribuendo alla biodiversità, i suoi frutti creano opportunità economiche per i piccoli agricoltori, il suo forte valore culturale è una leva per il turismo rurale. Tutte queste caratteristiche rendono il fico una pianta strategica per il futuro del bacino mediterraneo. Per valorizzarlo al meglio in termini di sostenibilità e produttività è appena partito AGROFIG -Fostering agroforestry benefits through fig tree cultivation in the Mediterranean un nuovo progetto europeo promosso da PRIMA (Partnership for research and innovation in the Mediterranean area) e guidato dall’Università di Pisa con il gruppo di ricerca in genomica vegetale del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali in prima fila.
“Utilizzare colture arboree resistenti alle condizioni ambientali avverse causate dai cambiamenti climatici è fondamentale – dice il responsabile di AGROFIG, Tommaso Giordani, professore associato di genetica agraria dell’Ateneo pisano - Il fico ha una grande capacità di adattarsi ad ambienti secchi, calcarei e salini, il che rende questa specie estremamente utile nella regione del Mediterraneo”.
“Malgrado la coltura del fico sia antichissima e raccontata anche nella Bibbia e che l’Italia sia stato fino alla fine degli anni '60 il maggior produttore mondiale, negli ultimi decenni la produzione si è ridotta notevolmente – continua Giordani – il nostro obiettivo è di usare tecniche genomiche per caratterizzare e selezionare le varietà migliori e rilanciare questa coltura arborea particolarmente resiliente e ricca dal punto di vista nutrizionale”.
A livello scientifico, il gruppo dell’Ateneo pisano analizzerà la variabilità genetica delle varietà italiane di fico, oltre a valutare l’impatto di questa coltivazione a livello agronomico, economico e di microbiologia del terreno in associazione con altre specie erbacee come leguminose e altre foraggere.
AGROFIG finanziato per tre anni con oltre 850mila euro prosegue il lavoro avviato con FIGGEN, un altro progetto sul fico sempre coordinato da Giordani. Il gruppo di genomica vegetale di cui fa parte in questi anni ha approfondito lo studio di questa specie con varie pubblicazioni scientifiche. L’ultima nel febbraio 2025 sulla rivista The Plant Journal, una delle più prestigiose nel campo della biologia vegetale, ha esteso le conoscenze sul genoma del fico, già affrontata in un precedente lavoro del 2020 sulla stessa rivista.
Sono inoltre coinvolti in AGROFIG anche altri docenti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali: Daniele Antichi della sezione di Agronomia, Monica Agnolucci della sezione di Microbiologia agraria, Gianluca Brunori della sezione di Economia Agraria. Gli altri partner del progetto sono sono il Centro di ricerca scientifica e tecnologica dell'Estremadura (CICYTEX) in Spagna, l'Univerità di Tunisi El Manar (UTM) in Tunisia, l'Università Aydın Adnan Menderes, (ADU) in Turchia, l'Azienda Agricola dimostrativa "I giardini di Pomona", (AAP) Brindisi, Italia.
La danza quantistica dei qubit, flash mob e videomapping in Piazza dei Miracoli a Pisa
Prima iniziano le braccia poi il resto del corpo, ogni ballerino e ballerina rappresenta un qubit di un computer quantistico; quindi, tutto si trasforma in luce proiettate sulle mura del Camposanto monumentale dietro la Torre pendente di Pisa. È la "danza dei qubit", uno spettacolo aperto al pubblico che mette insieme arte e scienza e che andrà in scena venerdì 11 aprile dalle 19,30, in Piazza dei Miracoli. Lo spettacolo apre a Pisa l’anno internazionale della scienza e tecnologie quantistiche (IYQ25) dopo l’inaugurazione nel febbraio scorso in una cerimonia ufficiale a Parigi https://quantum2025.org/. L’anno del quantum è stato stabilito dall’UNESCO per celebrare i 100 anni dall’inizio dello sviluppo della meccanica quantistica, la teoria fisica fondamentale che in questi 100 anni non è mai stata smentita da alcun esperimento, eppure, continua a incuriosire con i suoi misteri: le persone non esperte per il suo funzionamento controintuitivo e lontano dall’esperienza quotidiana, e le persone esperte per il tanto ancora non compreso a partire dal perché funzioni così bene.
La serata prevede un flash mob iniziale alle 19,30: a partire da un’idea nata alla Sherbrooke University in Canada, i movimenti dei danzatori e delle danzatrici riprodurranno un formalismo matematico utilizzato per rappresentare visivamente lo stato quantistico, infine coinvolgendo il pubblico. Nella seconda parte del programma una coreografia di luci sarà proiettata sulle mura sud del Camposanto monumentale, con la collaborazione dell’Opera Primaziale. Si tratta dell’evoluzione temporale della “funzione d'onda” per uno tra i più semplici processi quantistici chiamato quantum walk: il videomapping rappresenta la probabilità di trovare una particella quantistica in una regione di spazio, una volta che venga fatta una misura. I pattern luminosi saranno tanto più intensi quanto più grande è la probabilità: questa viene calcolata mediante la celebre equazione di Schroedinger; curiosamente, in uno dei bizzarri ossimori della meccanica quantistica, è anche tutto ciò che possiamo predire deterministicamente per gli esperimenti. Attraverso questa suggestiva visualizzazione verrà illustrato il significato fisico della danza e i concetti essenziali coinvolti.
Chiude l'evento la proiezione delle Quantum Pills "La strada per le tecnologie quantistiche", videoanimazioni di 4 minuti finanziate dal progetto europeo DIGIQ che raccontano concetti di base della fisica e tecnologie quantistiche. Nate da un'idea di QPlayLearn, un team che unisce scienza e comunicazione al quale contribuisce il Dipartimento di Fisica Unipi, le quantum pills sono realizzata grazie a fondi di Algorithmiq da VIS Virtual Immersion in Science, startup innovativa prima spinoff in assoluto della Scuola Normale Superiore specializzata nella produzione di materiale multimediale per la divulgazione di scienza e conoscenza.
“La danza dei qubit visualizza in maniera intuitiva la matematica della fisica quantistica attraverso la danza, per coinvolgere in prima persona il pubblico, e le immagini, per formare un ricordo vivido nella memoria di chi assisterà - racconta la professoressa Marilù Chiofalo dell’Università di Pisa. Da anni con il mio gruppo di ricerca esploriamo in collaborazioni internazionali metodi per raccontare la scienza anche attraverso i linguaggi dell’arte che, come la matematica, sono estremamente densi e compatti. Un esempio è l’installazione interattiva Quantum Jungle di Robin Baumgarten liberamente visitabile prima a Palazzo Blu e adesso al Polo Fibonacci dell’Ateneo: tra l’altro una sua copia ha appena fatto comparsa all’inaugurazione dell’Year of Quantum a Parigi! Questa volta utilizzeremo il linguaggio della danza, che si rivela così efficace e coinvolgente nella narrazione scientifica, e infatti la coreografia nasce in un team di scienziate e scienziati, ballerine e ballerini”.
La "danza dei qubit" è stata realizzata con una collaborazione internazionale coordinata dall’Università di Pisa e dall’Institut Quantique de Université de Sherbrooke in Quebec, che coinvolge il consorzio europeo CircleU, sostenitore e cofinanziatore grazie al supporto del professor Alessio Cavicchi, delegato dell’Ateneo pisano per la promozione della Cultura imprenditoriale. Il progetto coreografico è di Giulia Sandroni e Rachele Bellina della Scuola di danza Elsa Ghezzi di Pisa, l’interpretazione danzante è delle allieve e allievi della Scuola Première Progetto Danza di Valentina Bardelli, il videomaking a cura MUMU srl di Lorenzo Garzella. Il team scientifico coordinato da Marilù Chiofalo è composto da Jorge Yago Malo, Antonio Romano, Chiara Coviello, Vittoria Stanzione e Sebastiano Bresolin del Dipartimento di fisica, con la collaborazione di Ghislain Lefebvre e Dominique Wolfshagen di Sherbrooke, e di Simon Goorney della Aarhus University di CircleU. L’evento ha il supporto dell’Associazione Frontiers Detectors for Frontiers Physics e la collaborazione tecnica della ditta Bufalini Francesco srl.
La danza quantistica dei qubit, flash mob e videomapping in Piazza dei Miracoli a Pisa nell’Anno Internazionale della Scienza e Tecnologie Quantistiche
L’11 aprile dalle 19,30 lo spettacolo aperto alla cittadinanza che unisce arte e scienza curato dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa e INFN
Prima iniziano le braccia poi il resto del corpo, ogni ballerino e ballerina rappresenta un qubit di un computer quantistico; quindi, tutto si trasforma in luce proiettate sulle mura del Camposanto monumentale dietro la Torre pendente di Pisa. È la "danza dei qubit", uno spettacolo aperto al pubblico che mette insieme arte e scienza e che andrà in scena venerdì 11 aprile dalle 19,30, in Piazza dei Miracoli. Lo spettacolo apre a Pisa l’anno internazionale della scienza e tecnologie quantistiche (IYQ25) dopo l’inaugurazione nel febbraio scorso in una cerimonia ufficiale a Parigi https://quantum2025.org/. L’anno del quantum è stato stabilito dall’UNESCO per celebrare i 100 anni dall’inizio dello sviluppo della meccanica quantistica, la teoria fisica fondamentale che in questi 100 anni non è mai stata smentita da alcun esperimento, eppure, continua a incuriosire con i suoi misteri: le persone non esperte per il suo funzionamento controintuitivo e lontano dall’esperienza quotidiana, e le persone esperte per il tanto ancora non compreso a partire dal perché funzioni così bene.
La serata prevede un flash mob iniziale alle 19,30: a partire da un’idea nata alla Sherbrooke University in Canada, i movimenti dei danzatori e delle danzatrici riprodurranno un formalismo matematico utilizzato per rappresentare visivamente lo stato quantistico, infine coinvolgendo il pubblico. Nella seconda parte del programma una coreografia di luci sarà proiettata sulle mura sud del Camposanto monumentale, con la collaborazione dell’Opera Primaziale. Si tratta dell’evoluzione temporale della “funzione d'onda” per uno tra i più semplici processi quantistici chiamato quantum walk: il videomapping rappresenta la probabilità di trovare una particella quantistica in una regione di spazio, una volta che venga fatta una misura. I pattern luminosi saranno tanto più intensi quanto più grande è la probabilità: questa viene calcolata mediante la celebre equazione di Schroedinger; curiosamente, in uno dei bizzarri ossimori della meccanica quantistica, è anche tutto ciò che possiamo predire deterministicamente per gli esperimenti. Attraverso questa suggestiva visualizzazione verrà illustrato il significato fisico della danza e i concetti essenziali coinvolti.
Chiude l'evento la proiezione delle Quantum Pills "La strada per le tecnologie quantistiche", videoanimazioni di 4 minuti finanziate dal progetto europeo DIGIQ che raccontano concetti di base della fisica e tecnologie quantistiche. Nate da un'idea di QPlayLearn, un team che unisce scienza e comunicazione al quale contribuisce il Dipartimento di Fisica Unipi, le quantum pills sono realizzata grazie a fondi di Algorithmiq da VIS Virtual Immersion in Science, startup innovativa prima spinoff in assoluto della Scuola Normale Superiore specializzata nella produzione di materiale multimediale per la divulgazione di scienza e conoscenza.
“La danza dei qubit visualizza in maniera intuitiva la matematica della fisica quantistica attraverso la danza, per coinvolgere in prima persona il pubblico, e le immagini, per formare un ricordo vivido nella memoria di chi assisterà - racconta la professoressa Marilù Chiofalo dell’Università di Pisa. Da anni con il mio gruppo di ricerca esploriamo in collaborazioni internazionali metodi per raccontare la scienza anche attraverso i linguaggi dell’arte che, come la matematica, sono estremamente densi e compatti. Un esempio è l’installazione interattiva Quantum Jungle di Robin Baumgarten liberamente visitabile prima a Palazzo Blu e adesso al Polo Fibonacci dell’Ateneo: tra l’altro una sua copia ha appena fatto comparsa all’inaugurazione dell’Year of Quantum a Parigi! Questa volta utilizzeremo il linguaggio della danza, che si rivela così efficace e coinvolgente nella narrazione scientifica, e infatti la coreografia nasce in un team di scienziate e scienziati, ballerine e ballerini”.
La "danza dei qubit" è stata realizzata con una collaborazione internazionale coordinata dall’Università di Pisa e dall’Institut Quantique de Université de Sherbrooke in Quebec, che coinvolge il consorzio europeo CircleU, sostenitore e cofinanziatore grazie al supporto del professor Alessio Cavicchi, delegato dell’Ateneo pisano per la promozione della Cultura imprenditoriale. Il progetto coreografico è di Giulia Sandroni e Rachele Bellina della Scuola di danza Elsa Ghezzi di Pisa, l’interpretazione danzante è delle allieve e allievi della Scuola Première Progetto Danza di Valentina Bardelli, il videomaking a cura MUMU srl di Lorenzo Garzella. Il team scientifico coordinato da Marilù Chiofalo è composto da Jorge Yago Malo, Antonio Romano, Chiara Coviello, Vittoria Stanzione e Sebastiano Bresolin del Dipartimento di fisica, con la collaborazione di Ghislain Lefebvre e Dominique Wolfshagen di Sherbrooke, e di Simon Goorney della Aarhus University di CircleU. L’evento ha il supporto dell’Associazione Frontiers Detectors for Frontiers Physics e la collaborazione tecnica della ditta Bufalini Francesco srl.
Premio per la traduzione dall’arabo per la Pisa University Press
Il volume “Orosius. Seven books of histories against the Pagans” pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa che è parte integrante del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC), e curato da Marco Di Branco, docente dell’Università Sapienza di Roma, ha vinto lo Sheikh Zayed Book Award, uno più prestigiosi premi al mondo dedicato alla letteratura e cultura araba per la categoria traduzione da o verso l'arabo.
Il premio, che riconosce il ruolo importante dei traduttori nell'arricchire la cultura e nel promuovere il dialogo tra i popoli quest'anno ha ricevuto un record di 3.151 candidature. La cerimonia di premiazione avrà luogo durante l’Abu Dhabi International Book Fair a maggio.
Kitāb Hurūšiyūš, ora tradotto per la prima volta in una lingua occidentale, è in orginale una traduzione e rielaborazione in arabo della celebre Historiae adversus paganos dello storico latino Paolo Orosio, ed è il frutto della collaborazione tra autori cristiani e musulmani alla corte del califfo andaluso al-Ḥakam II al-Mustanṣir. Il libro rappresentò un nuovo accesso al mondo greco-romano per la cultura islamica medievale e la sua influenza sulla conoscenza storica islamica fu molto significativa.
La Collana Greco Arabo Latino della Pisa University Press di cui fa parte, si aggiudica così un secondo importante riconoscimento internazionale, dopo aver ricevuto prestigioso premio “Custodian of the Two Holy Mosques King Abdullah bin Abdulaziz International Award for Translation” per la traduzione in italiano di Cecilia Martini Bonadeo del testo del filosofo medievale Al-Fārābī, L'armonia delle opinioni dei due saggi Platone il divino e Aristotele (Pisa University Press 2008).
Premio per la traduzione dall’arabo del libro “Orosius. Seven books of histories against the Pagans” pubblicato dalla Pisa University Press
La premiazione avrà luogo durante l’Abu Dhabi International Book Fair a maggio
Il volume “Orosius. Seven books of histories against the Pagans” pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa, e curato da Marco Di Branco, docente dell’Università Sapienza di Roma, ha vinto lo Sheikh Zayed Book Award, uno più prestigiosi premi al mondo dedicato alla letteratura e cultura araba per la categoria traduzione da o verso l'arabo.
Il premio, che riconosce il ruolo importante dei traduttori nell'arricchire la cultura e nel promuovere il dialogo tra i popoli quest'anno ha ricevuto un record di 3.151 candidature. La cerimonia di premiazione avrà luogo durante l’Abu Dhabi International Book Fair a maggio.
Kitāb Hurūšiyūš, il volume vincitore, è una traduzione e rielaborazione in arabo della celebre Historiae adversus paganos dello storico latino Paolo Orosio, ed è il frutto della collaborazione tra autori cristiani e musulmani alla corte del califfo andaluso al-Ḥakam II al-Mustanṣir. Il libro rappresentò un nuovo accesso al mondo greco-romano per la cultura islamica medievale e la sua influenza sulla conoscenza storica islamica fu molto significativa.
La Collana Greco Arabo Latino della Pisa University Press di cui fa parte, si aggiudica così un secondo importante riconoscimento internazionale, dopo aver ricevuto prestigioso premio “Custodian of the Two Holy Mosques King Abdullah bin Abdulaziz International Award for Translation” per la traduzione in italiano di Cecilia Martini Bonadeo del testo del filosofo medievale Al-Fārābī, L'armonia delle opinioni dei due saggi Platone il divino e Aristotele (Pisa University Press 2008).
Elezioni del Rettore dell’Università degli Studi di Verona per il sessennio 2025/2031
Sono indette le elezioni del Rettore dell’Università degli Studi di Verona per il sessennio 2025/2031.
Informazioni al link: https://www.univr.it/it/elezioni-rettore
Start Pitch 2025 - business competition
Sono aperte le candidature per Start Pitch 2025, la business competition promossa dall'Università di Pisa, che premierà la migliore start-up o progetto imprenditoriale con un alto potenziale di sviluppo e impatto sociale e ambientale.
La competizione è aperta a progetti di qualsiasi settore e le candidature potranno essere inviate entro il 28 aprile 2025.
Una giuria di professionisti selezionerà 12 finalisti che parteciperanno a Start Pitch il 27 e 28 maggio a Pisa nell'ambito della terza edizione di Converging Skills.
I finalisti avranno l'opportunità di presentare il progetto imprenditoriale davanti a investitori nazionali e internazionali, aziende leader e multinazionali. Inoltre, potranno accedere a un networking esclusivo per stimolare opportunità di fundraising, business matching e partnership strategiche.
Il vincitore di Start Pitch 2025 avrà accesso ad un programma di accompagnamento imprenditoriale personalizzato del valore di 20.000 euro, che includerà formazione, mentoring e networking a livello nazionale e internazionale.
Per informazioni e candidature: https://convergingskills.unipi.it/startpitch/
Per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ecoesione: il gioco da tavolo sulla sostenibilità ideato a Unipi ha debuttato a PLAY 2025
Grande debutto per Ecoesione, il gioco strategico che affronta i temi della sostenibilità ideato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Pisa in collaborazione con i game designer dell’associazione Golem’s Lab. Il gioco è stato presentato a PLAY 2025, il più importante evento italiano dedicato al mondo del gioco da tavolo che si è svolto a Bologna dal 4 al 6 aprile, grazie al supporto del Game Science Research Center della Scuola IMT Alti Studi Lucca.
Ecoesione, un gioco nato dalla collaborazione tra economisti dell’Università di Pisa (Dipartimento di Economia e Management) e i game designer dell’associazione Golem’s Lab di Bologna, è pensato per riflettere sull’uso responsabile delle risorse naturali. La sfida è raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, evitando il consumo eccessivo di risorse fossili.
“Ecoesione non è solo un gioco da tavolo, ma uno strumento educativo per comprendere meglio l’urgenza di una transizione ecologica. Vogliamo stimolare una riflessione sulle sfide ambientali in modo coinvolgente e accessibile, attraverso il linguaggio ludico.”, ha detto Simone D’Alessandro, professore ordinario presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e tra gli ideatori del gioco.