Elsa ha quindici anni e una lunga serie di insuccessi in matematica. Si definisce “negata”, convinta che la materia non faccia per lei, e nutre convinzioni come “per essere bravi in matematica bisogna ricordare tutto a memoria”. Tuttavia, davanti a un compito per lei diverso dal solito, un’equazione scritta in modo inusuale: “□² − 16 = 9”, ecco che qualcosa cambia: non ci sono formule da ricordare, solo da ragionare, fare delle prove e manipolare i numeri. Nonostante il fallimento di Elsa nel tentare di risolvere, nella stessa intervista, l’equazione “x² − 16 = 9“, Elsa ora abbandona le procedure memorizzate, ragiona, si corregge e capisce, mostrandosi capace di pensare matematicamente.
Il caso di Elsa è al centro di uno studio condotto da Elena Macchioni e Anna Baccaglini-Frank del Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa, pubblicato sulla rivista internazionale Educational Studies in Mathematics in cui presentano un modello per descrivere profili di apprendimento matematico di studenti. Dalla sua storia emerge un messaggio chiaro: è possibile innescare forme di partecipazione efficaci per superare i blocchi in matematica cambiando il tipo di esperienza.

Avere successo in matematica non è quindi una questione di talento innato, di velocità nell’eseguire procedure, o di memoria, ma di riuscire a rompere cicli fallimentari come quelli di Elsa. La convinzione che il successo dipenda dalla memoria la porta a cercare di ricordare ed eseguire a memorie procedure senza controllarne il senso, il che porta a errori, che a sua volta rinforzano la convinzione di non essere portata per la matematica. Analizzando i profili di partecipazione al discorso matematico di studenti come Elsa permette così di andare oltre la semplice diagnosi di “errori” e di progettare interventi di recupero personalizzati.
L’articolo e lo studio sugli interventi di recupero fanno parte del progetto nazionale DynaMat, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e condotto al Center for Advanced Research on Mathematics Education (CARME) di Pistoia.
I ricercatori e le ricercatrici del progetto DynaMat hanno mostrato come anche per studenti come Elsa il blocco non è dentro di loro, ma nel modo in cui la matematica è stata proposta loro. L’inclusione in matematica non significa semplificare i contenuti, ma creare le condizioni perché ognuno possa capire i ‘perché’ dietro alle regole”.



