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È scomparso all’età di 75 anni il professor Ubaldo Bonuccelli, a lungo docente di Neurologia all’Università di Pisa, in pensione dal 2021.

Qui di seguito pubblichiamo un ricordo del professore a firma di Gabriele Siciliano e Roberto Ceravolo e dei colleghi e delle colleghe del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.

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Ubaldo Bonuccelli si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Pisa nel 1975, dove nel 1979 si è specializzato in Neurologia. Ha quindi intrapreso la sua attività professionale presso la Clinica Neurologica diretta dal professor Alberto Muratorio, dedicandosi al contempo ad argomenti di ricerca nelle malattie neurodegenerative. Nel 1989 ha conseguito la Specializzazione in Farmacologia presso l’Università di Cagliari su tematiche di neurofarmacologia nella malattia di Parkinson.

È stato professore associato di Neurologia, fino al 2007, quindi ordinario di Neurologia all’Università di Pisa. È stato Direttore della UOC di Neurologia dell’Ospedale Versilia dal 2001 al 2011, quando poi è diventato Direttore della UOC Neurologia presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa.

Dopo la iniziale formazione a Pisa, ha maturato esperienze di neurofarmacologia di base e clinica con soggiorni in istituzioni nazionali e in USA, dedicandosi in particolare a numerosi aspetti di ricerca sulla Malattia di Parkinson, sviluppando nel tempo qualificate collaborazioni con i più importanti istituti di ricerca a livello internazionale in tale ambito. Ha organizzato numerosi congressi e convegni nazionali e internazionali dedicati in particolare al Parkinson.

È autore di oltre 500 pubblicazioni.  Fellow dell’American Academy of Neurology (dal 1990), ha ricoperto importanti cariche statutarie in società scientifiche, Presidente dell’European Society for Clinical Neuropharmacology (1996-1997), Presidente dell’Associazione Autonoma Disturbi del movimento e Malattia di Parkinson (DISMOV-SIN) (2004-2005), affiliata alla Società Italiana di Neurologia, Presidente Società LIMPE (2010-12).

Ha dato uno straordinario impulso alla ricerca sulla Malattia di Parkinson e ha contribuito in modo significativo alla realizzazione delle linee guida per la gestione della malattia, curando altresì aspetti divulgativi nella conoscenza delle malattie neurologiche come nel caso della Associazione per la Ricerca Neurologica ATORN-ARNO fondata negli anni 80, del periodico “Amici del Cervello news” e del libro di grande successo di pubblico e critica “Intervista al Cervello. Come funziona, come potenziarlo e mantenerlo efficiente”, scritto insieme al giornalista Fabrizio Diolaiuti.

Persona di grandissimo acume e intelligenza, con raffinatissimo intuito clinico e profonda cultura neurologica e coinvolgente curiosità, ha trasmesso a decine di allievi oggi operanti in Italia e all’estero la passione per la ricerca, l’entusiasmo per esplorare strade innovative e impervie, ribadendo sempre il fondamento dell’arte medica di attenzione empatica e partecipativa ai bisogni dei pazienti

Gabriele Siciliano e Roberto Ceravolo, con i colleghi e le colleghe del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.

C’è anche il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa tra i partner di MAPS, un progetto di ricerca quadriennale finanziato da Horizon Europe, finalizzato allo sviluppo di modelli, valutazioni e politiche innovative per la sostenibilità.

Il progetto MAPS, coordinato dall’Università di Barcellona, si concentra sulla creazione di percorsi politici trasformativi per raggiungere elevati livelli di benessere e sostenibilità ambientale, capaci di garantire elevati livelli di qualità della vita senza compromettere l’ambiente. Per farlo, si avvale di modelli di simulazione all’avanguardia basati sulla macroeconomia ecologica. Inoltre, il progetto affronta i limiti degli attuali modelli integrati di valutazione, sviluppando nuovi moduli e preparando scenari post-crescita per le prossime importanti valutazioni scientifiche, che verranno integrati nelle principali valutazioni scientifiche, fornendo un supporto concreto per orientare le decisioni politiche e definire strategie sostenibili per il futuro.

 “Non ci sono prove che la crescita economica possa ridurre abbastanza l'impatto sull'ambiente, rendendo difficile immaginare un futuro sostenibile basato su di essa – spiega Simone D'Alessandro, docente di Economia Politica e coordinatore del progetto presso l’Università di Pisa – Inoltre, l'attuale modello di sviluppo non sta migliorando la vita delle persone nei paesi europei. Serve un nuovo approccio che unisca il benessere delle persone e la sostenibilità ambientale. La collaborazione con i partner del progetto ci permetterà di fare significativi progressi nel campo della macroeconomia ecologica.” 

Il progetto MAPS, coordinato dall’Università di Barcellona, coinvolge ricercatori di spicco provenienti da istituzioni di tutta Europa: oltre all’Università di Pisa, l’Università del Surrey, il ZOE Institute for Future-fit Economies, l’Instituto Superior Técnico for Research and Development (IST-ID), l’Università di Leeds, l’Università Corvinus di Budapest, l’Università Autonoma di Barcellona, l’Università di Tampere e l’Università di Economia e Commercio di Vienna (WU). 

Per rimanere aggiornato sui contributi del progetto, è possibile iscriversi alla newsletter MAPS.

L’Università di Pisa e Hitachi Rail GTS Italia – azienda che si occupa mobilità globale e di innovazione tecnologica nei trasporti, entrata a far parte del gruppo HITACHI Rail – hanno firmato una convenzione quadro per una collaborazione strategica in ambito di ricerca e innovazione nel settore dei trasporti.

L’accordo, che avrà una durata di cinque anni, è stato sottoscritto lunedì 10 febbraio nella Sala Mappamondi del Rettorato da Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, e da Carlo Piacenza, CEO & Country Director di Hitachi Rail GTS Italia. Alla firma erano presenti anche Gianluca Mandò, Head of Research, Technology & Innovation di Hitachi Rail GTS Italia, Chiara Galletti, delegata per le relazioni con le imprese, il professor Marco Luise, esperto e professore ordinario in telecomunicazioni del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, e Cristiana Barghini, coordinatrice dell’Unità Rapporti con le imprese e accelerazione d'impresa dell’Ateneo.

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Hitachi Rail GTS Italia, con sede a Sesto Fiorentino, è leader nel settore della mobilità globale e dell’innovazione tecnologica dei trasporti. La convenzione con il nuovo assetto della Hitachi Rail GTS Italia segna l’inizio di una collaborazione strategica che unisce le competenze ingegneristiche e digitali di dell’azienda con l’eccellenza accademica dell’Università di Pisa. L’obiettivo è promuovere la ricerca e l’innovazione nell’ambito della trasformazione digitale dei trasporti pubblici, con progetti mirati sia alla formazione che allo sviluppo tecnologico.

Grazie alla convenzione, potranno essere supportati tirocini per tesi di laurea, finanziati dottorati e attività di ricerca congiunte, allo scopo di potenziare la strategia di innovazione dell’azienda e valorizzare le competenze nel mondo della ricerca. Hitachi Rail GTS Italia e l’Università di Pisa potranno sviluppare progetti ambiziosi in ottica di valorizzazione del talento accademico e favorire il trasferimento tecnologico tra il mondo della ricerca e quello dell’industria, contribuendo al progresso della mobilità sostenibile e intelligente.

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Da sinistra: Gianluca Mandò, Carlo Piacenza, Riccardo Zucchi, Marco Luise, Cristiana Barghini e Chiara Galletti.

"La convenzione firmata oggi si inserisce all’interno della strategia di valorizzazione delle conoscenze che, come Università di Pisa, stiamo portando avanti con il territorio – ha commentato il rettore Riccardo Zucchi – Da un lato l’accordo intende promuovere e stimolare collaborazioni di ricerca per lo sviluppo di soluzioni innovative nell’ambito dei trasporti, sfruttando competenze su intelligenza artificiale. Dall’altro l’accordo intende creare occasioni di conoscenza delle opportunità lavorative per i nostri studenti e le nostre studentesse, favorendo anche esperienze formative in azienda”.

“La convenzione rappresenta la realizzazione virtuosa della collaborazione tra le competenze industriali e accademiche del territorio – ha dichiarato Carlo Piacenza – Un territorio che si organizza e coopera, diventando così un modello strategico per una mobilità sempre più intelligente, digitale e sostenibile.

L’intelligenza artificiale per un trasporto più sicuro, efficiente e autonomo, sarà la base della convenzione, per innovare la mobilità del futuro in modo sempre più green”.

global health2Al via il prossimo 26 febbraio il corso trasversale “Salute globale: una prospettiva interdisciplinare”, un percorso pensato per formare studiose/i e professioniste/i consapevoli e capaci di affrontare le sfide legate alla salute ai diversi livelli della prevenzione e del controllo delle malattie. Per iscriversi c’è tempo fino al 21 febbraio (iscrizioni a questo link).

I corsi trasversali dell’Università di Pisa sono insegnamenti su temi di interesse generale che, grazie al loro carattere multidisciplinare, possono essere inseriti nei piani di studio di diversi corsi di laurea. Questi corsi mirano a fornire agli studenti una formazione ampia e integrata, permettendo loro di acquisire competenze e conoscenze che vanno oltre la specificità del proprio percorso accademico.

Il corso sulla salute globale, coordinato da Valentina Mangano, Lara Tavoschi e Virginia Casigliani, coinvolge docenti e professionisti in un’ampia varietà di discipline e contesti, attingendo all’esperienza e alle competenze rappresentate all’interno del Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace dell’Università di Pisa e del Global Health Knowledge Hub dell’Alleanza europea Circle U., di cui l’Università di Pisa fa parte.

“Il corso mira a fornire conoscenze approfondite e strumenti pratici per affrontare le sfide legate alla salute nel contesto globale, adottando un approccio multidisciplinare – spiegano le organizzatrici – Questo approccio permette di comprendere come la salute umana, animale e ambientale siano interconnesse, così come sono interconnesse la salute fisica e mentale e il benessere socioeconomico, e la salute individuale e delle popolazioni a livello internazionale”.

Le lezioni mirano a fornire le competenze necessarie per il disegno e l’implementazione di politiche sanitarie efficaci e sostenibili, attraverso un inquadramento storico-filosofico e etico, strumenti di indagine qualitativa e quantitativa, e esempi applicativi legati a sfide attuali come il cambiamento climatico, il consumo di suolo, le guerre, i fenomeni migratori e la crisi della democrazia. Particolare attenzione sarà dedicata all'analisi dei determinanti culturali, economici e ambientali della salute pubblica in scenari complessi e in rapida evoluzione. La formazione offerta mira a preparare professionisti e professioniste consapevoli, in grado di operare nei diversi livelli della prevenzione, gestione e controllo delle malattie.

Il corso si svolgerà̀ in 12 appuntamenti seminariali e laboratoriali della durata di 2 ore, con lezioni tenute in italiano e in inglese. Leggi il programma completo delle lezioni  .

High temperatures increase the uptake of nanoplastics by plants. This news comes from a study by the University of Pisa published in the journal Plant Physiology and Biochemistry, which analysed for the first time the amplifying effect of climate change on nanoplastic pollution.

The research was led by the Botanical Group of Professor Monica Ruffini Castiglione, and the Plant Physiology Group of Dr. Carmelina Spanò, in collaboration with her colleagues Stefania Bottega and Debora Fontanini. The experiments, carried out in the laboratories of the University of Pisa, used Azolla filiculoides Lam. as a model plant, a small floating water fern with thin roots that absorb the substances dissolved in water. Polystyrene nanoplastics, among the most common and widespread plastics used to make disposable cutlery and plates, packaging, take-away containers and seed trays for horticulture and floriculture, were used as pollutants.

 

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Research group (from left to right: Prof. Monica Ruffini Castiglione, Dr. Carmelina Spanò, Dr. Debora Fontanini, Dr. Stefania Bottega).

The data showed that at 35°C the presence of nanoplastics in the plant increased significantly compared to the optimal situation at 25°C. This leads to deterioration of photosynthetic parameters and increased oxidative stress and toxicity in plants. The use of fluorescent nanoplastics also enabled researchers to accurately monitor their uptake and distribution in plant tissues and organs.

“The increased uptake of nanoplastics by plants at high temperatures raises concerns about the possible impact on crops of agronomic interest, with potentially significant implications for the inclusion of these substances into the food chain,” say Monica Ruffini Castiglione and Carmelina Spanò.

“Our study,” continues Ruffini Castiglione, “highlights that climate change doesn’t just amplify the negative effects of plastic waste, it can also create new dangerous synergies between environmental factors and pollutants, exacerbating existing ecological challenges. This must raise our awareness and lead to greater commitment to more sustainable behaviour, such as reducing the use of single-use plastic items.”

Azolla filiculoides in its natural habitat (on the left) and under laboratory conditions during treatment with nanoplastics at high temperature (on the right).

The researchers of the Botanical and Plant Physiology Groups involved in this study have been working for years on the responses of model and agronomically significant metal-accumulating plants, including plants in nanometric form and plants for emerging contaminants, such as micro- and nanoplastics. The interest stems from the awareness that plants are highly sensitive organisms, but at the same time resilient to environmental stress. This dual nature makes them ideal models for studying the impact of pollutants on living organisms, particularly in relation to climate change. The pioneering research carried out by the group, in collaboration with IBBA CNR and the University of Siena, has studied the interactions between plants and nanomaterials demonstrating, for the first time, the uptake and translocation of plastic nanomaterials in plant cells at the ultra-structural level.

 

 

Il tesoro perduto della regina Ahhotep. Una donna alla riconquista dell’Egitto antico” is the title of the latest book by Professor Gianluca Miniaci, Egyptologist at the University of Pisa. Considered one of the greatest archaeological discoveries of the 19th century, at least until the discovery of the tomb of Tutankhamun, the treasure and Ahhotep herself had been forgotten, at least until today. The book, published by Carocci, aims to disseminate the results of the Ahhotep Project, an international research project led by Miniaci in collaboration with major institutions such as the Archaeological Museum of Luxor, the Institute of Archaeology of University College London, the Louvre Museum and the Egyptian Museum in Cairo, where a team from the University of Pisa will create a new exhibit space for Ahhotep and her treasure.

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“The project – says Miniaci – began in 2019, when I discovered in the Bibliothèque de l’Institut de France the manuscript of the first – and only – list of objects contained in Ahhotep’s sarcophagus dating back to the time of its discovery, objects that were later identified at the museum in Cairo during the COVID-19 pandemic”.

This is how the figure of Ahhotep, a queen who lived around 1550 BC, reappeared. She was the protagonist of a period of radical change in Ancient Egyptian society, at the dawn of the New Kingdom and during the violent confrontations with the Hyksos.

However, despite her significant role, Ahhotep remains little known today and surrounded by an aura of mystery,” Miniaci points out.

Carocci’s book tells two parallel stories. On the one hand, it delves into the events and intrigues of the nineteenth century, when Egypt was a kind of far-west in terms of archaeology. Figures like Auguste Mariette, credited with discovering the Queen’s golden sarcophagus, rushed to find fame and celebrity: the sarcophagus contained over 70 objects including many weapons and jewellery such as bracelets, necklaces, amulets, pendants, all made of gold, silver, bronze, precious stones, such as lapis lazuli and carnelian, as well as cedar wood from Lebanon.

On the other hand, the book describes the situation in Egypt during Ahhotep’s time, a rather dark period, marked by violent clashes with the Hyksos, leading to the downfall of one pharaoh after the other, various internal rebellions and perhaps even the catastrophic eruption of the Santorini volcano. The Egyptian royal dynasty fought so hard to retain power that members of the same family were prone to marry each other – incestuously – to ensure the ruling family’s political stability. It was the Egyptian queens who had imposed themselves, both nationally and internationally, who handled the violent battles against the Hyksos.

“Queen Ahhotep,” continues Miniaci, “stood up to the Hyksos and may even have been a warrior queen, as we can see from the weapons found in her sarcophagus, which were decorated with winged griffins and rampant lions, and a necklace with three large fly-shaped pendants, an insect symbolizing military valour, at least in ancient Sudan, probably with regard to the destructive power of fly swarms.”

 

Le alte temperature aumentano l’assorbimento delle nanoplastiche da parte delle piante. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Plant Physiology and Biochemistry che per la prima volta ha analizzato l’effetto amplificatore dei cambiamenti climatici sull’inquinamento da nanoplastiche. La ricerca è stata condotta dal gruppo di Botanica della professoressa Monica Ruffini Castiglione, e da quello di Fisiologia Vegetale della dottoressa Carmelina Spanò, in collaborazione con le colleghe Stefania Bottega e Debora Fontanini. La sperimentazione nei laboratori dell’Università di Pisa ha impiegato come pianta modello Azolla filiculoides Lam, una piccola felce acquatica galleggiante con radici fluttuanti e sottili che assorbono le sostanze disciolte nell’acqua. Come inquinante sono state utilizzate nanoplastiche di polistirene, una delle materie plastiche più comuni e diffuse con cui si realizzano ad esempio posate e piatti usa e getta, imballaggi, contenitori da asporto e seminiere per l’ortoflorovivaismo.

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Gruppo di ricerca (da sinistra a destra: Prof.ssa Monica Ruffini Castiglione, Dr.ssa Carmelina Spanò, Dr.ssa Debora Fontanini, Dr.ssa Stefania Bottega)

Dai dati è emerso che a 35° la presenza di nanoplastiche aumenta apprezzabilmente all'interno della pianta rispetto alla situazione ottimale a 25°. Questo provoca il deterioramento dei parametri fotosintetici e l’aumento dello stress ossidativo e della tossicità nelle piante. L’impiego di nanoplastiche fluorescenti ha inoltre permesso alle ricercatrici di tracciarne con precisione l’assorbimento e la distribuzione nei tessuti e negli organi vegetali.

“Il maggior assorbimento di nanoplastiche in condizioni di alte temperature da parte delle piante solleva preoccupazioni riguardo al possibile impatto sulle colture di interesse agronomico, con implicazioni potenzialmente rilevanti per l’ingresso di queste sostanze nella catena alimentare”, dicono Monica Ruffini Castiglione e Carmelina Spanò.

Azolla filiculoides in ambiente naturale (foto di destra) e in condizioni di laboratorio durante il trattamento con nanoplastiche a temperatura elevata (foto di sinistra).

“Il nostro studio – continua Ruffini Castiglione - sottolinea come i cambiamenti climatici non solo sono in grado di amplificare gli effetti negativi dei rifiuti plastici, ma possano anche creare nuove sinergie pericolose tra fattori ambientali e inquinanti, aggravando ulteriormente le sfide ecologiche già esistenti. Questo deve aumentare la nostra consapevolezza e portare a un maggiore impegno verso comportamenti più sostenibili, come ridurre il consumo di plastica monouso”.

Le ricercatrici dei gruppi di Botanica e di Fisiologia vegetale impegnate in questo studio si occupano da anni delle risposte di piante modello e di interesse agronomico a metalli, anche in forma nanometrica e a contaminanti emergenti, quali micro e nanoplastiche. L’interesse nasce dalla consapevolezza che le piante sono organismi estremamente sensibili e al contempo resilienti agli stress ambientali. Questa duplice natura le rende modelli ideali per studiare l'impatto dei contaminanti sugli organismi viventi, soprattutto nel contesto dei cambiamenti climatici. Le ricerche del gruppo, svolte anche in collaborazione con l’IBBA CNR e l’Università di Siena, sono state pionieristiche nello studio delle interazioni tra piante e nanomateriali dimostrando per la prima volta, a livello ultrastrutturale, l’assorbimento e la traslocazione di nanomateriali plastici nelle cellule vegetale.

 

 

La ricerca dell’Università di Pisa sulla rivista Plant Physiology and Biochemistry

Le alte temperature aumentano l’assorbimento delle nanoplastiche da parte delle piante. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Plant Physiology and Biochemistry che per la prima volta ha analizzato l’effetto amplificatore dei cambiamenti climatici sull’inquinamento da nanoplastiche. La ricerca è stata condotta dal gruppo di Botanica della professoressa Monica Ruffini Castiglione, e da quello di Fisiologia Vegetale della dottoressa Carmelina Spanò, in collaborazione con le colleghe Stefania Bottega e Debora Fontanini. La sperimentazione nei laboratori dell’Università di Pisa ha impiegato come pianta modello Azolla filiculoides Lam, una piccola felce acquatica galleggiante con radici fluttuanti e sottili che assorbono le sostanze disciolte nell’acqua. Come inquinante sono state utilizzate nanoplastiche di polistirene, una delle materie plastiche più comuni e diffuse con cui si realizzano ad esempio posate e piatti usa e getta, imballaggi, contenitori da asporto e seminiere per l’ortoflorovivaismo.

Dai dati è emerso che a 35° la presenza di nanoplastiche aumenta apprezzabilmente all'interno della pianta rispetto alla situazione ottimale a 25°. Questo provoca il deterioramento dei parametri fotosintetici e l’aumento dello stress ossidativo e della tossicità nelle piante. L’impiego di nanoplastiche fluorescenti ha inoltre permesso alle ricercatrici di tracciarne con precisione l’assorbimento e la distribuzione nei tessuti e negli organi vegetali.

“Il maggior assorbimento di nanoplastiche in condizioni di alte temperature da parte delle piante solleva preoccupazioni riguardo al possibile impatto sulle colture di interesse agronomico, con implicazioni potenzialmente rilevanti per l’ingresso di queste sostanze nella catena alimentare”, dicono Monica Ruffini Castiglione e Carmelina Spanò.

“Il nostro studio – continua Ruffini Castiglione - sottolinea come i cambiamenti climatici non solo sono in grado di amplificare gli effetti negativi dei rifiuti plastici, ma possano anche creare nuove sinergie pericolose tra fattori ambientali e inquinanti, aggravando ulteriormente le sfide ecologiche già esistenti. Questo deve aumentare la nostra consapevolezza e portare a un maggiore impegno verso comportamenti più sostenibili, come ridurre il consumo di plastica monouso”.

Le ricercatrici dei gruppi di Botanica e di Fisiologia vegetale impegnate in questo studio si occupano da anni delle risposte di piante modello e di interesse agronomico a metalli, anche in forma nanometrica e a contaminanti emergenti, quali micro e nanoplastiche. L’interesse nasce dalla consapevolezza che le piante sono organismi estremamente sensibili e al contempo resilienti agli stress ambientali. Questa duplice natura le rende modelli ideali per studiare l'impatto dei contaminanti sugli organismi viventi, soprattutto nel contesto dei cambiamenti climatici. Le ricerche del gruppo, svolte anche in collaborazione con l’IBBA CNR e l’Università di Siena, sono state pionieristiche nello studio delle interazioni tra piante e nanomateriali dimostrando per la prima volta, a livello ultrastrutturale, l’assorbimento e la traslocazione di nanomateriali plastici nelle cellule vegetale.

Link all’articolo scientifico:

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0981942824006144

Discalia foto:

Foto del gruppo di ricerca (da sinistra a destra: Prof.ssa Monica Ruffini Castiglione, Dr.ssa Carmelina Spanò, Dr.ssa Debora Fontanini, Dr.ssa Stefania Bottega).

Azolla filiculoides in ambiente naturale (foto di destra) e in condizioni di laboratorio durante il trattamento con nanoplastiche a temperatura elevata (foto di sinistra).

scalari 2Pochi giorni fa si è spento all’età di 85 anni il professor Ferruccio Scalari, già associato di Tecnologia meccanica presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione, oggi Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

Il professor Scalari iniziò la sua attività universitaria come assistente ordinario nei primi anni '70 e successivamente proseguì come professore incaricato e quindi associato di Tecnologia meccanica per il corso di laurea in Ingegneria aeronautica. Negli ultimi anni '60 il settore della Tecnologia meccanica, oggi denominato più correttamente dei Sistemi di produzione, iniziava in Italia il suo percorso di trasformazione da una pura serie di conoscenze e metodologie artigianali e industriali empiriche in una vera e propria scienza, tesa a comprendere le basi dei processi produttivi meccanici mediante studi teorici e sperimentali. Una trasformazione che già altre discipline vicine quali la chimica industriale e la metallurgia avevano avuto in precedenza. Le Tecnologie meccaniche erano il tassello mancante per l’incremento della produttività e la garanzia della qualità richiesti per lo sviluppo industriale del dopo guerra.

La creazione di un’accademia internazionale, il CIRP (International Institution for Production Engineering Research), avvenuta nel 1952 e seguita da notevoli sviluppi soprattutto negli anni '60, testimonia queste esigenze sentite a livello mondiale. È in questo vivace contesto che nei primi anni '70 il professor Scalari fornisce eccellenti idee innovative nel settore dell’automazione delle macchine utensili sperimentando con successo i comandi adattativi in tornitura, sistemi di controllo allora completamente assenti nelle macchine utensili, generalmente a controllo manuale. Oggi tutte le moderne macchine utensili a controllo numerico utilizzano questo tipo di controllo, grazie anche a questi studi pionieristici.

Successivamente, il professor Scalari si dedica alla ricerca nel settore delle cosiddette tecnologie innovative quali le lavorazioni ECM (Electro Chemical Machining), EDM (Electrical Dicharge Machining), ultrasuoni e soprattutto laser. Processi di lavorazione basati su fenomeni fisici allora noti, ma di cui poco ancora si conosceva sull’applicabilità nella produzione meccanica. Di rilievo sono i suoi studi sulla qualità delle superfici lavorate con il laser e sulla definizione di un mode fisico dello stesso processo: studi sviluppati nell’ambito di una collaborazione con l’Università Politecnica di Cracovia.

Al professor Scalari si deve anche l’introduzione di queste tematiche nella didattica degli insegnamenti di Tecnologia meccanica e di Tecnologie speciali. Se i colleghi riconoscono l’importanza dell’attività scientifica svolta in passato dal professor Scalari, molti suoi allievi ne ricordano con affetto e riconoscenza le qualità umane e didattiche. I particolare, il suo perenne invito ad adottare sempre un profondo spirito critico nell’attività professionale e nella vita.

Il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace organizza il corso di formazione dal titolo  "La Comunicazione Nonviolenta: essere me, incontrare te" (I ciclo), riconosciuto da The Center of Nonviolent Communication.

L’attuale momento storico e sociale che stiamo vivendo rende sempre più evidente che il conflitto è un’esperienza relazionale che fa parte della vita umana e che, a seconda dei modi che vengono scelti per attraversarlo, permette di costruire collaborazione e cooperazione oppure potenziare gli aspetti separativi e distruttivi delle relazioni, fino alla guerra.

“La Comunicazione Nonviolenta: essere me, incontrare te” è un percorso annuale articolato in 2 cicli che, portando attenzione ai diversi ambiti della comunicazione e delle relazioni interpersonali, permette di approfondire il tema sia sul piano teorico, sia su quello della pratica, sia su quello dell’integrazione naturale della teoria nel proprio agire e relazionarsi con se stessi/e e le altre persone. Svilupperemo delle tracce che aiutano a vivere i principi della nonviolenza e ad attraversare con efficacia le dinamiche conflittuali.

ll primo ciclo del percorso formativo si compone di 3 moduli, il secondo di 5 moduli. Ciascun modulo è composto da 12 ore di formazione.
Il primo ciclo sarà perciò della durata di 36 ore che si svolgeranno tra marzo e maggio 2025.

Le formatrici e i formatori sono trainer certificate/i da The Center for Nonviolent Communication.

Destinatari:

Il corso è rivolto a tutte le persone che sono impegnate a vario titolo in gruppi e organizzazioni e intendano investire affinché la dimensione della comunicazione rappresenti una efficace risorsa per il lavoro. In particolare, si rivolge a chi svolge ruoli di conduzione di gruppi di apprendimento o di relazione di aiuto (quali coordinatore o coordinatrice di un gruppo di lavoro, formatore o formatrice, insegnante, educatore/trice, counselor, coach, ecc.), ma costituisce un’occasione di apprendimento o di aggiornamento per chiunque si trovi, nel proprio contesto professionale o associativo, a interagire – a vari livelli di responsabilità – con collaboratori o collaboratrici.

Il corso inoltre è aperto anche a tutti/e coloro che desiderano sviluppare la propria crescita personale e migliorare le proprie competenze nel campo della comunicazione efficace, da utilizzare nella propria vita privata o professionale.

Per informazioni sul corso, bando, programma, calendario, costi e modalità d'iscrizione, vai al link: https://cisp.unipi.it/formazione/corsi-di-alta-formazione/corso-la-comunicazione-nonviolenta-essere-me-incontrare-te/

Le iscrizioni al primo ciclo sono aperte fino a mercoledì 26 febbraio 2025.
Quote ridotte per chi si iscrive entro mercoledì 19 febbraio 2025.
Quote agevolate riservate al personale Unipi.

Per ulteriori informazioni contattare l'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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