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Lunedì, 24 Ottobre 2011 10:42

In ricordo di Antonio Cassese

Il 21 ottobre è morto, nella sua casa di Firenze, Antonio Cassese, l'insigne giurista, laureato a Pisa e poi docente di diritto internazionale nella nostra università. Il professor Antonio Cassese aveva dedicato la propria attività scientifica ai grandi temi del diritto internazionale pubblico e del diritto interno in materia internazionale, con particolare attenzione alla problematica dei diritti umani in tutte le sue molteplici articolazioni, meritando di essere annoverato tra i massimi esperti mondiali della materia. 

Il 22 febbraio 2010 il professor Antonio Cassese aveva ricevuto in Sapienza il "Campano d'Oro", massimo riconoscimento dell'Alap, l'Associazione laureati dell'Ateneo pisano, a cui era intervenuto con un ricordo degli anni pisani e un'appassionante conversazione sulla giustizia penale internazionale. Qui di seguito pubblichiamo il contributo già apparso sul n. 31 della rivista Athenet, ripreso dalla rassegna periodica dell'Associazione laureati dell'Ateneo pisano, Il rintocco del Campano.


Il ricordo degli anni pisani

Antonio CasseseVi ringrazio profondamente per le tante parole di affetto e per questa indimenticabile giornata. Troppe lodi mi sono state rivolte; è vero però che la mia attività è sempre stata intensa: per me non esiste quella che Hegel chiamava la domenica della vita. Ho un'indole frenetica e sono convinto che ci si debba sempre adoperare per migliorare il mondo che ci circonda. Desidero in questa sede ricordare insieme a voi i miei anni pisani. A 17 anni partii dalla natia Salerno per entrare in quello che si chiamava allora Collegio Medico Giuridico (l'antenato dell'attuale Scuola Superiore Sant'Anna), passando per un severissimo esame. Venni ascoltato da una commissione di sette docenti tra cui il già anziano Lorenzo Mossa, il quale volle (lui docente di Diritto commerciale) che gli illustrassi nel dettaglio le tragedie di Shakespeare. Iniziò così la mia avventura pisana, immerso in una sorta di doppia vita tra gli esami di diritto in Sapienza e le lezioni di storia e filosofia alla Scuola Normale, cui era annesso il citato Collegio. Era vicedirettore della Normale il giovane professore Tristano Bolelli, eminente glottologo che faceva le veci del direttore Ettore Remotti (un professore di materie scientifiche a Genova, non molto conosciuto ma simpatico), successore di Luigi Russo (quest'ultimo allontanato dalla Scuola non appena terminata la prima fase del dopoguerra). Bolelli ci disse chiaro e tondo: "Qui non si fa più politica e si studia il tedesco". Ovviamente tutti noi studiammo a fondo il tedesco, ma continuammo a impegnarci nella politica, divisi tra cattolici e comunisti. Anche la vita della Facoltà fu per me molto interessante e formativa. Avevamo contatti quotidiani coi professori, quasi tutti fuori sede che al termine della loro carriera passavano da un incarico a Pisa per stabilirsi poi all'università di Roma (ricordo insigni giuristi come Massimo Severo Giannini, Giuseppe Sperduti, Franco Pierandrei, Gino Gorla, Ugo Natoli, Paolo Frezza e tanti altri). La temperie culturale giuridica di quegli anni era all'insegna del più rigoroso formalismo, quasi che il diritto fosse materia astratta, separata dalla realtà. Due aneddoti in proposito. Una volta, mentre studiavo nell'aula del "Seminario Giuridico", ebbi la ventura di sentire nella stanza attigua Massimo Severo Giannini chiedere ad un suo collega, il grande processualcivilista Andreoli, cosa ne pensasse de L'Ordinamento giuridico di Santi Romano; Andreoli da vero formalista rispose: "Quel libro?... È un romanzo!". In altra occasione parlavo entusiasticamente al Professor Frezza, nostro Preside, delle mie letture di Thomas Mann e Carl Schmitt. Frezza mi colpì molto con questa osservazione: "Cassese, questi suoi pruriti culturali mi sorprendono". Io invece desideravo aprirmi oltre il campo limitato del diritto, a discipline lontane dalla "dogmatica giuridica" che invitavano a "sporcarsi le mani" nelle concretezze della vita politica e sociale, come la materia del diritto costituzionale. Scelsi infatti per la tesi (con Sperduti) un argomento in realtà più politico che giuridico, L'autodeterminazione dei popoli, tema che mi ha accompagnato sino ad oggi. In realtà la mia formazione deve moltissimo agli anni pisani, che mi hanno insegnato il rigore nello studio, consentendomi poi di razionalizzare fenomeni apparentemente disomogenei, magmatici e oscuri. Anzi, questa mia formazione pare che abbia indirettamente favorito - cosa invero singolare - la brillante carriera giornalistica di Tiziano Terzani, che nel 1961 si laureò in diritto internazionale. Io commentai criticamente la sua tesi con molte postille - questo me lo ricordò lui stesso quando, un anno prima della sua scomparsa, ebbi la fortuna di assistere a una sua conferenza - e in una lettera di accompagnamento al manoscritto gli suggerivo di contenere il suo stile ricco ed esuberante, perché (scrivevo citando Kant) "La scienza deve essere arida". Queste parole (a quanto poi ebbe a riferirmi Tiziano) gli fecero comprendere con chiarezza che non avrebbe dovuto spendere ulteriormente la sua vita sui codici. Pisa mi offrì anche la possibilità di partecipare a un "cenacolo di dotti" composto quasi esclusivamente da ex normalisti che si riunivano periodicamente presso una tavola calda in Corso Italia. Qui conobbi Luigi Blasucci, Sebastiano Timpanaro, Cesare Cases, Carlo Ripa di Meana e molti altri. La cucina era modesta ma ascoltavo le conversazioni di questi grandi studiosi imparando moltissimo.


La giustizia penale internazionale


Antonio CassesePer il diritto, la giustizia penale internazionale è un fenomeno alquanto nuovo e di grande fascino. Tutto nacque all'indomani della seconda guerra mondiale coi processi di Norimberga e di Tokio. Churchill aveva proposto di passare per le armi le alte autorità politiche, militari ed amministrative del nazismo (circa diecimila persone); Roosevelt prima e Truman poi vollero invece che gli addebiti fossero verificati per il tramite di un processo, sia per un'irrinunciabile esigenza di giustizia che per consentire la raccolta accurata di documenti e testimonianze a futura memoria sulle barbarie dei regimi totalitari. Durante la guerra fredda la giustizia penale internazionale rimase del tutto bloccata a causa della contrapposizione dei due blocchi antagonisti, ma successivamente si è avuto il fiorire dei tribunali penali internazionali. Nel 1993 si è insediato il tribunale per la ex Jugoslavia, e nel 1994 quello per il Ruanda; dal 2002 è operativa la Corte penale internazionale all'Aja. Questi organi si occupano di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidio eccetera; il tribunale per il Libano che attualmente presiedo si dedica invece al fenomeno del terrorismo. Cos'è la giustizia penale internazionale, e perché è così importante? Prima i rapporti erano esclusivamente tra stati, vale a dire che, se uno stato violava una norma di diritto internazionale, l'altro stato danneggiato poteva ricorrere alle "sanzioni " nei confronti dello stato danneggiante, che era tenuto al risarcimento dei danni. Un esempio Italia-Grecia: nel 1923 venne ucciso a Corfù, da terroristi greci, il generale italiano Tellini. Mussolini reagì duramente facendo bombardare Corfù e lo stato greco fu tenuto a versare una consistente somma all'Italia a titolo di risarcimento danni. Oggi, invece, la giustizia penale internazionale va, per così dire, al cuore del problema, punendo non lo stato, ma l'individuo fisico che si è macchiato della contravvenzione di una norma internazionale, e più precisamente della violazione di diritti umani (ad esempio genocidio). La violazione dei diritti umani integra oggi un crimine internazionale, la cui repressione viene attuata non obbligando lo stato in cui detta violazione avviene al pagamento di una somma di denaro, ma catturando e punendo i responsabili morali (mandanti) o materiali (carnefici) di quel crimine. Si squarcia così il velo della sovranità statuale per consentire alla comunità internazionale di individuare i rei di crimini internazionali e processarli. È stato il caso, tra gli altri, di Pinochet (Cile), Milosevic (Serbia), Taylor (Liberia), Karadzic (Bosnia), al- Bashir (Sudan). La creazione dei tribunali penali internazionali è un passo da gigante nella lotta a questi crimini, ma patisce ancora forti limitazioni e contraddizioni. La principale limitazione è costituita dall'assenza di una polizia giudiziaria internazionale, che riduce moltissimo l'autonomia della Corte, la quale per eseguire un mandato di cattura deve necessariamente rivolgersi alla polizia dello stato nel cui territorio il criminale si trova. La contraddizione invece è questa: proprio quei cinque stati che sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - che ha la funzione di salvaguardare la pace e la sicurezza - sono i maggiori produttori e venditori mondiali di armi e dunque alimentano le guerre. Di fronte a questo scenario, il nostro compito è quello di trasmettere un messaggio di ottimismo alle giovani generazioni. Proprio nelle aule di questo Ateneo ho appreso due valori fondamentali: il rigore della scienza e la sensibilità per i grandi problemi della realtà sociale e le sue ingiustizie. Rigore e sensibilità che non devono riferirsi soltanto allo studio e alla conoscenza, ma anche all'approfondimento e alla preservazione dei più alti principi etici a cui l'Università deve educare i giovani. È nostro compito trasmettere ai giovani quello che Hegel chiamava entusiasmo dello spirito, una tensione continua all'operosità e all'impegno, senza cedere alla pigrizia e al sonno di una comoda ma passiva domenica della vita.

nanadentroDa quando Tycho Brahe, nel 1572, ha osservato una “stella nova” estremamente luminosa comparire nella costellazione di Cassiopea sappiamo che il cielo ha una storia e che anche le stelle nascono e finiscono, come tutte le cose corruttibili che affollano il nostro mondo sublunare.

Cosa sono le stelle “novae”, le stelle che compaiono all’improvviso e poi spariscono?

La rivista Nature ha pubblicato un articolo su una ricerca che, grazie all’elaborazione di un modello tridimensionale, ci aiuta a comprendere come si sviluppano.

Ne abbiamo parlato con Steven Shore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, uno degli autori della ricerca, insieme a Jordi Casanova e Jordi José (Politecnico di Barcelona e Institut de Estudis Espacials de Catalunya), Enrique Garcia Berro (Institut de Estudis Espacials de Catalunya) e Alan C. Calder (Stony University di New York).

“Bombe nucleari, le novae sono  enormi bombe all’idrogeno” è l’esordio del professor Shore, che comincia a parlare cercando  un foglio di carta e una penna su una scrivania in cui  riviste, pubblicazioni e quaderni sono impilati in mucchi di diversa altezza e dimensione, “senza disegnare mi spiego male”.

L’esplosione avviene in un sistema binario, cioè in una coppia di stelle che sono molto vicine tra loro. “Molto vicine” ovviamente in termini di distanze stellari: le due stelle orbitano ad una distanza simile a quella tra la terra e la luna (circa 250.000 km).

Tutte e due hanno circa la massa del sole, ma una delle due, chiamata “nana bianca”, è molto piccola, è grande più o meno come la terra ma è un milione di volte più densa ed ha quindi una grande forza di attrazione gravitazionale.

L’altra stella viene distorta da questa forza e cede alla nana bianca una grande quantità di materia che si va accumulando in un disco che circonda quest’ultima. Dal disco poi la materia si scarica sulla superficie a velocità elevatissime (mille o più km al secondo).

La densità della nana bianca è così grande che la materia si comprime in maniera drastica e, se si raggiunge la temperatura critica di alcune centinaia di milioni di gradi, si innesca una reazione nucleare non controllata che fonde i nuclei di idrogeno e carbonio.

Dato che la reazione nucleare si avvia in superficie, niente contiene la materia, che viene espulsa nello spazio ad una velocità pari circa all’1% della velocità della luce. Il materiale caldo che si espande continua ad essere illuminato dalla nana bianca che ora è gonfia e il sistema binario appare come una stella la cui luminosità è aumentata di un milione di volte.

È così che avviene l’esplosione di una nova, la più grande bomba all’idrogeno che c’è in natura: la stella irradia in pochi minuti tanta energia quanta ne ha emesso il sole in tutto il corso della storia umana.

Nell’esplosione si fondono i nuclei di idrogeno ed elio e vengono prodotti elementi più pesanti, come Ossigeno, Azoto, Silicio, fino al Calcio. La presenza di questi elementi nel mezzo interstellare è dovuta in misura rilevante alle novae.

Sistema binario con disco di accumulo. Credit: STScIIl processo è molto rapido: in circa 100 secondi si passa da uno stato quieto ad uno esplosivo in cui si consuma  il materiale accumulato anche  per millenni. Nell’esplosione viene espulsa una massa pari a quella della terra (circa 5.974.200.000.000.000.000.000 tonnellate di materia).  Nonostante tutti quegli zeri, non è una grande quantità rispetto alla massa della stella: si tratta infatti di un’esplosione che avviene sulla superficie, il nucleo della stella non fonde, e l’evento può ripetersi.

Proprio questa è la differenza tra novae e supernove: una supernova è una stella che esplode interamente, è un catastrofico collasso del nucleo, come un infarto alla fine della vita di una stella. Novae e supernove sono state distinte soltanto circa un secolo fa e oggi sappiamo che la stella osservata da Tycho era una supernova e non una nova.

Che relazione c’è tra le novae e le supernove?

“È possibile che siano le nove ad originare le supernove,  ma per capire come ciò avviene  noi dobbiamo avere un quadro più completo dell’esplosione e di quanta massa viene perduta o trattenuta durante ogni evento.”

Noi non possiamo osservare direttamente il momento dell’esplosione, perché è nascosto dal disco che circonda la nana bianca e dallo spesso strato di materia che si è accumulato in precedenza. Però possiamo determinare indirettamente la dinamica dell’esplosione nucleare studiando le scorie sintetizzate durante l’esplosione.

La composizione finale degli elementi nel materiale espulso cambia infatti se la temperatura supera il miliardo di gradi o si mantiene sotto poche centinaia milioni, e ciò alla fine dipende dalla massa della nana bianca.

Così si possono usare i prodotti finali dell’esplosione per “sondare” la nana bianca e anche per determinare il suo destino. Possiamo capire se espelle più massa di quanta ne accumula tra le esplosioni ed è quindi destinata ad avere alla fine una massa bassa e stabile, o se invece si accresce in massa con ogni evento e alla fine arriva a superare il suo limite di stabilità.

Queste stelle infatti , per la loro struttura interna e per l’interazione di pressione e gravità, hanno un limite superiore alla loro massa: non possono superare del 50% quella del Sole.

Se una nana bianca, vicina al limite, continua ad accumulare materia, può venire spinta oltre il suo limite e collassare. L’evento seguente , che si pensa sia una supernova di tipo Ia, è abbastanza luminoso da essere visibile per metà del nostro universo.

Il modello in tre dimensioni elaborato per questa ricerca è riuscito a riprodurre l’esplosione, simulandone l’inizio e il propagarsi, che avviene richiamando materiale anche dalla parte esterna del nucleo della nana bianca.

Per avere un’idea della complessità del fenomeno basta pensare che per simulare in maniera soddisfacente un processo che in natura avviene in circa 300 secondi, sono state necessarie 300.000 ore di calcolo.

L’articolo pubblicato su Nature è un calcolo teorico di ciò che succede nello strato di materia accumulata nell’involucro che copre la nana bianca nei 500 secondi che vanno dall’avvio delle reazioni nucleari fino all’espansione e all’inizio dell’espulsione esplosiva.

Ciò è stato possibile grazie alla combinazione di tecnologia informatiche ( il calcolo necessita grandi macchine che lavorano in parallelo come quelle del CINECA di Bologna e del Centro Marenostrum di Barcellona) e di miglioramenti nella comprensione della struttura.

È la prima volta che un modello comprende un calcolo di idrodinamica nucleare pienamente coerente, capace di includere tutte le turbolenze e le strutture sottili che accompagnano queste esplosioni.

Dal modello risulta che attraverso movimenti caotici, che hanno la forma di dita e vortici, la materia dall’interno della nana bianca si mescola con lo strato esterno che brucia e ciò accelera il propagarsi dell’esplosione incontrollata,

“Oggi, grazie a strumenti di osservazione sempre più potenti e ai nuovi calcolatori”, conclude Shore “abbiamo accumulato una maggior consapevolezza sulla complessità delle strutture delle stelle. Ciò ha portato ad un ripensamento dell’astrofisica. Ci troviamo ad avere tantissimi dati sperimentali che non riusciamo a spiegare, e questo è il paradiso degli astrofisici.

Quando la teoria va più veloce degli esperimenti e non abbiamo osservazioni che ci fanno scegliere una teoria piuttosto che un’altra, ci troviamo in una condizione di pericolo. È un pericolo perché si rischia di sprecare tempo, energie e risorse in direzioni che sono insensate.”

Lo sviluppo e l’utilizzo di modelli tridimensionali potrà avere applicazioni anche in ambiti diversi dall’indagine sulle stelle: uno di questi è sicuramente quello delle previsioni meteorologiche.


Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Unità Toscana
Ansa.it
Repubblica.it
Tirreno.it 
LaNazione.it
InToscana.it
Pisanotizie
 

Napolitano e AugelloUna grande folla dentro e fuori il Palazzo della Sapienza e nei due poli didattici Carmignani e Fibonacci, dove erano attivi due maxi schermi, ha accolto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, arrivato in città per la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2011/2012 dell'Università di Pisa. Atteso dal rettore Massimo Augello e dalle autorità locali e regionali, il capo dello Stato ha sostato qualche minuto nel cortile della Sapienza, salutato dal coro dell'Ateneo pisano e dai tanti accorsi per rendergli omaggio.

Prima di prendere parte alla cerimonia, il presidente Napolitano ha incontrato una delegazione di tre studenti, che gli hanno consegnato un documento redatto negli scorsi giorni, e gli undici presidi delle facoltà pisane insieme al prorettore vicario, Nicoletta De Francesco.

Napolitano con goliardiLa cerimonia ufficiale, che si svolgeva nell'Aula Magna Nuova, ha avuto inizio con il discorso del rettore, Massimo Augello, concluso con la formula di rito "dichiaro ufficialmente aperto l'Anno Accademico 2011-2012, il 668° dalla fondazione dell'Università di Pisa". A seguire sono intervenuti il sindaco, Marco Filippeschi, il presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, Giuliano Amato, e il professor Salvo Mastellone, docente emerito dell'Università di Firenze, che ha tenuto una lezione su "Mazzini teorico della democrazia".

Prima di proseguire la sua visita in città, il presidente Napolitano ha voluto lasciare un ricordo nel libro delle firme d'onore dell'Ateneo: "In occasione di questo bello e importante omaggio a Mazzini – ha scritto - rinnovo l'espressione della mia simpatia e della mia ammirazione per l'Ateneo pisano".

firma NapolitanoL'Università di Pisa ha voluto inaugurare l'anno accademico in occasione della giornata pisana del presidente Napolitano quale solenne riconoscimento per la figura del capo dello Stato e per l'alto magistero svolto in tante città italiane per festeggiare il 150° anniversario della fondazione dello Stato nazionale. Partendo il 5 maggio del 2010 da Quarto e il successivo 11 da Marsala, per ricordare le tappe dello sbarco in Sicilia dei Mille di Giuseppe Garibaldi, il presidente della Repubblica ha percorso un lungo e impegnativo itinerario nei "luoghi della memoria", simbolo del Risorgimento e dell'Unità d'Italia. Lo ha fatto con l'obiettivo di celebrare la nascita dell'Italia unita, ma anche, e forse soprattutto, con quello di trarre dalle nostre radici nuova linfa per affrontare con spirito unitario e fiducia il futuro.

Come ha precisato lo stesso presidente in occasione del discorso del 17 marzo in Parlamento, celebrativo del 150 ° anniversario, "la memoria degli eventi che condussero alla nascita dello Stato nazionale unitario e la riflessione sul lungo percorso successivamente compiuto, possono risultare preziose nella difficile fase che l'Italia sta attraversando... Possono risultare preziose per suscitare le risposte collettive di cui c'è più bisogno: orgoglio e fiducia; coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare; senso della missione e dell'unità nazionale".

Napolitano con follaIn questo contesto, l'inaugurazione dell'anno accademico è stata anche un'occasione per ricordare in modo solenne la tradizione risorgimentale dell'Università di Pisa e l'apporto che studenti e docenti dell'Ateneo dettero al processo di unificazione nazionale. Al centro dell'interesse non c'è stato solo l'episodio di Curtatone e Montanara del maggio 1848, quando 389 degli allora 621 studenti iscritti e 28 dei 66 professori dell'Ateneo partirono volontari per distinguersi in una delle battaglie memorabili del Risorgimento, ottenendo con il loro comportamento eroico la medaglia d'oro al valor militare. Qualche anno prima, nel 1839, Pisa ospitò il Primo congresso degli scienziati italiani, un appuntamento di grande rilievo culturale e politico che mise a confronto oltre 700 studiosi dei diversi Stati della Penisola e che sviluppò il primo tentativo di affrontare in un'ottica nazionale questioni decisive per lo sviluppo futuro dell'Italia. All'indomani della nascita del regno d'Italia, con la legge del luglio 1862, l'Università di Pisa fu inserita tra le sei primarie a livello nazionale, insieme a quelle di Torino, Pavia, Bologna, Napoli e Palermo.

Guarda il video e le foto della cerimonia

L'intervento del rettore Massimo Augello
 

Ne hanno parlato:

Corriere della Sera

Sole 24 Ore

Tirreno

Quotidiano Nazionale

Il Giornale

Il Riformista

Avvenire

Repubblica Firenze

Corriere Fiorentino

Unità Toscana

Giornale della Toscana

Tirreno Pisa

Nazione Pisa

InToscana.it

PisaNotizie.it

RepubblicaFirenze.it 

CorriereFiorentino.it 

 
TG:
Nella rassegna video sono i disponibili i filmati dei TG che hanno parlato dell'evento (Tg1, Tg2, Tg3, SkyTG24, Tg La7, RTV 38, Italia 7, Telegranducato, 50canale). 

La tradizione risorgimentale dell'Ateneo e della città di Pisa, la riflessione sul sistema universitario italiano e sul suo ruolo come motore di sviluppo per il Paese, l'orgoglio di una grande Università pubblica che rappresenta una realtà unica nel panorama formativo nazionale. Sono questi i passaggi fondamentali del discorso con cui il rettore Massimo Augello ha inaugurato ufficialmente l'anno accademico 2011-2012, il 668° dalla fondazione dell'Università di Pisa. Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell'intervento del professor Augello.

********** 

Illustrissimo Signor Presidente,

Autorità civili, militari e accademiche

Colleghe e colleghi

Cari studenti,

Inaugurazione a.a.Discorso Augello

vi ringrazio sentitamente di essere intervenuti a questa giornata di studi su "Mazzini e la democrazia" e di celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, nell'ambito della quale l'Università di Pisa inaugura ufficialmente il suo anno accademico.

Caro Presidente, Le siamo molto grati per aver voluto inserire Pisa nel percorso dei festeggiamenti per la fondazione dello Stato italiano, rendendo così omaggio al ruolo che questa città e il suo Ateneo ebbero nel processo di unificazione nazionale.

A Pisa, gli ideali risorgimentali si diffusero nelle vie, nelle piazze, nei circoli e, ancor più, penetrarono nelle aule delle facoltà – frequentate anche da numerosi studenti provenienti da ogni parte d'Italia, esuli dopo i moti del 1821 e del 1831 -, inaugurando così la tradizione di partecipazione civile e politica che costituisce un tratto distintivo di questa Università.

Nelle sale del Palazzo in cui ci troviamo oggi, nel 1839 si tenne il Primo congresso degli scienziati italiani, durante il quale centinaia di studiosi si confrontarono, con l'obiettivo di rifondare il sapere nazionale, superando il ritardo culturale prodotto dalla frammentarietà dell'assetto del Paese.

Da questo stesso Palazzo partirono nel 1848 ben 389 degli allora 621 studenti e 28 dei 66 docenti dell'Ateneo, per recarsi volontari a combattere sui campi di Curtatone e Montanara, in uno degli episodi simbolo del Risorgimento. Per il loro comportamento eroico, l'Università di Pisa è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare.

Con l'Unità d'Italia, la nostra Università vide pienamente riconosciuto il suo prestigio, tanto che la legge di riordino del sistema universitario del 1862 inserì l'Ateneo pisano tra le sedi primarie a livello nazionale, insieme a quelle di Torino, Pavia, Bologna, Napoli e Palermo.

Con la giornata odierna ricordiamo, dunque, una pagina gloriosa della storia plurisecolare di questa Istituzione, che può ben figurare all'interno di quell'itinerario nei "luoghi della memoria" che Ella, signor Presidente, sta compiendo per rievocare il percorso fondativo dello Stato italiano, riuscendo, al contempo, a parlare del nostro presente e a indicare la strada per costruire il nostro futuro.

Le siamo particolarmente grati per l'attenzione che ha sempre riservato al mondo dell'università, della ricerca e della cultura, richiamando tutti noi alla necessità di valorizzare le potenzialità delle giovani generazioni. Gli atenei italiani sono pronti a raccogliere questo invito, assumendo, nel proprio ambito di competenze, la responsabilità di dare risposte rapide ed efficaci alle giuste istanze che provengono dal mondo studentesco.

Inauguraziona Napolitano

Durante la Sua visita dello scorso anno a Pisa, ho avuto l'onore di incontrarLa brevemente e di esprimerLe, a nome del Senato di questo Ateneo, le preoccupazioni del mondo accademico per il proprio futuro. Oggi, vorrei porre l'accento sul fatto che il sistema universitario italiano, pur nelle permanenti difficoltà legate ai tagli del finanziamento pubblico, si sente - ed è - risorsa fondamentale per la costruzione del nostro domani. Con questo spirito vogliamo metterci a disposizione del Paese, nella consapevolezza di poter anche rappresentare un fattore decisivo di sviluppo in un periodo particolarmente difficile dell'economia italiana e internazionale.

In quest'ottica, l'attuale stagione di trasformazione che il sistema universitario sta vivendo, può diventare un'opportunità di rinnovamento, funzionale alle mutate esigenze della società contemporanea. Anche l'Università di Pisa sta compiendo questo percorso, con l'obiettivo di cambiare – come mi capita spesso di dire – "non solo il volto, ma anche l'anima della nostra Istituzione".

La ricerca che si fa in Italia è di altissimo livello e i nostri ricercatori risultano i più efficienti in Europa, nonostante che il loro numero sia molto più basso di quello degli altri Paesi europei: si consideri, ad esempio, che a fronte dei 210.000 ricercatori della Germania e dei 180.000 della Francia, quelli italiani sono appena 75.000. A ciò si aggiunge una forte e crescente penalizzazione per quanto riguarda l'entità dei finanziamenti ad essi dedicati.

Lo stesso deve dirsi dal punto di vista della didattica e della formazione, dove la qualità degli atenei italiani è testimoniata dalla loro capacità di formare studenti e studiosi di elevato valore: i nostri laureati sono tra i più apprezzati nel mondo e richiesti dalle più prestigiose istituzioni internazionali.

Su questi dati bisogna riflettere seriamente, soprattutto di fronte alle descrizioni stereotipate o strumentali del nostro sistema universitario, che sono a volte proposte dai media.

Inaugurazione rettoreL'Università di Pisa, orgogliosa della sua natura pubblica, è protagonista dell'attuale fase di rinnovamento: grande istituzione di massa e, nello stesso tempo, centro di eccellenza, sia per quanto riguarda la ricerca, sia per la didattica e i servizi forniti agli studenti. Non a caso, la classifica annuale dei migliori atenei, stilata dalla più accreditata società di rating internazionale, quella dell'Università di Shanghai, la pone al primo posto in Italia, insieme alla Sapienza di Roma, e all'avanguardia in Europa e nel mondo in alcuni settori disciplinari.

Per molti aspetti, siamo una realtà unica nel panorama formativo italiano, con più di 50 mila studenti in una città di appena 90 mila residenti. Ogni anno accogliamo oltre 10 mila nuovi iscritti, con una crescita che è pressoché costante.

Nell'Ateneo svolgono le loro attività più di 1.500 docenti e quasi altrettante unità di personale tecnico-amministrativo, che quotidianamente si impegnano nel proprio lavoro con livelli di professionalità, entusiasmo e passione istituzionale tali da consentire di mantenere alti standard di qualità nella ricerca, nella didattica e nei servizi, nonostante la drastica diminuzione di risorse umane e finanziarie verificatasi negli ultimi anni. Assieme agli studenti, sono loro la vera ricchezza dell'università.

Siamo ben consapevoli e orgogliosi dei nostri tanti punti di forza, ma nel lavoro di questo mio primo anno da rettore, il governo dell'Ateneo si è concentrato maggiormente sugli aspetti di debolezza, puntando, pur in un periodo di crisi, a investire risorse in tutti i settori strategici per lo sviluppo della nostra Università e nel reclutamento di nuovi ricercatori.

Non c'è il tempo, in questa occasione, per un approfondimento puntuale di tutti questi aspetti. Nelle prossime settimane predisporremo un bilancio dettagliato delle attività svolte e lo presenteremo alla comunità accademica pisana, per continuare nella linea di collegialità, trasparenza e condivisione delle decisioni che ha segnato fin dall'inizio il mio mandato.

L'Ateneo risorgimentale, di cui ho parlato in apertura, e quello odierno sono profondamente differenti tra loro, e non solo per le dimensioni, ma li accomuna un insieme di ideali, di principi e di vocazioni – propri della nostra Istituzione – che si pongono al di là del tempo e del contesto, e che continueranno a caratterizzare la nostra azione anche nel futuro.

È nel segno di questa continuità che oggi, Caro Presidente, consapevole dell'alto magistero che Ella esercita con il suo operato e il suo esempio, e onorato della sua presenza a questa cerimonia, dichiaro ufficialmente aperto l'Anno Accademico 2011-2012, il 668° dalla fondazione dell'Università di Pisa.

 

Giovedì, 20 Ottobre 2011 11:50

Il video e le foto della cerimonia

Alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è stato inaugurato l'anno accademico 2011/2012, il 668° dalla fondazione dell'Università di Pisa, Il rettore Massimo Augello ha aperto ufficialmente i corsi nel corso del convegno su "Mazzini e la democrazia".

Oltre al capo dello Stato e al rettore, hanno partecipato il sindaco Marco Filippeschi, Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia,  e il professor Salvo Mastellone, docente emerito dell'Università di Firenze e tra i massimi studiosi del pensiero e dell'azione di Giuseppe Mazzini.

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Registrazione della cerimonia

 

 

 

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Galanti a Europacinema "The Mill and the Cross" ha vinto il premio Viareggio EuropaCinema 2011 dell'Università di Pisa. La pellicola diretta dal regista polacco Lech Majewski ha ricevuto il riconoscimento venerdì 14 ottobre durante una cerimonia che si è svolta al cinema Eden di Viareggio. A salire sul palco in rappresentanza dell'Ateneo pisano c'erano Maria Antonella Galanti, prorettore per i rapporti con il territorio, Maurizio Alfonso Iacono, preside della Facoltà di lettere e Lorenzo Cuccu, docente emerito a Pisa e responsabile dei rapporti fra festival e università italiane.

"The Mill and the Cross è un capolavoro", recita la motivazione del premio. "L'intera struttura del film – continua poi - è in perfetto equilibrio tra organicità e pathos e tutte le sue componenti (dall'interpretazione ai costumi alla scenografia, dal montaggio ai vari aspetti dell'edizione) interagiscono in un unicum che ne fa una mirabile opera d'arte. The Mill and the Cross è impostato, infatti, sull'idea geniale di fare della celeberrima visione del quadro di Pietre Brueghel, La salita al Calvario, nel suo totale e nei suoi dettagli, il fulcro paesaggistico e il centro dell'azione e della storia, oltre che lo spunto per le intense riflessioni e per i monologhi dei personaggi protagonisti che lo animano. Partendo da questi presupposti, The Mill and the Cross si innalza alle vette della "bella forma" e raggiunge intensità di contenuti drammaturgici che lasciano senza fiato".

Martedì, 18 Ottobre 2011 07:32

Le idee d'impresa nascono all'Università

gruppo StartCUPTrasferire le informazioni delle tac e delle risonanze magnetiche per pianificare e per simulare interventi chirurgici; costruire battelli eco-compatibili; produrre attuatori robotici innovativi; offrire soluzioni per indagini con strumenti di tipo neuro scientifico. È stata una cerimonia che ha avuto come protagoniste le idee dei giovani dottorandi e laureati dell'Università di Pisa quella dell'ultima edizione della "Start Cup Toscana 2011", che si è svolta nella giornata del 17 ottobre alla Scuola Superiore Sant'Anna, e che ha assegnato il primo e il terzo premio agli "scienziati-imprenditori" che si sono formati nel nostro Ateneo. Tra i sei finalisti erano ben quattro i progetti presentati dai dottorandi dell'Università di Pisa per concorrere al gran premio delle idee e delle imprese innovative promosso dalla Scuola Sant'Anna, frutto della collaborazione dei prorettori e dei delegati al Trasferimento tecnologico delle università toscane.

espres3DAd aggiudicarsi il primo posto è stata la E-sPres 3D, un'impresa nata nei laboratori di EndoCAS, il Centro di eccellenza per la chirurgia assistita al calcolatore diretto a Cisanello dal professor Franco Mosca. Il team imprenditoriale, formato da tre ingegneri informatici e biomedici – Vincenzo Ferrari, Marina Carbone e Sara Condino - e personale medico di alto profilo – Paolo Parchi, Carla Cappelli e il professor Mauro Ferrari. L'impresa, nata - ha sviluppato un sistema per il trasferimento delle informazioni contenute nelle immagini diagnostiche volumetriche (TAC e Risonanza Magnetica) in servizi di alto profilo tecnologico per la pianificazione, la simulazione e l'esecuzione degli interventi chirurgici. Tra questi anche la costruzione di modelli 3D virtuali di vari distretti anatomici e repliche in materiali plastici delle strutture anatomiche per la simulazione di fasi dell'intervento. Alcune tecnologie innovative messe a punto dal gruppo di ricerca sono state brevettate dall'Università di Pisa.

CJAerospaceTerzi sono arrivati i ragazzi di CJAerospace, una società che ha presentato l'idea di costruire battelli eco-compatibili di nuova generazione, dotati di doppia propulsione elettrica azimutale innovativa e di moderni scafi a minima generazione d'onda. Il team imprenditoriale è composto da ingegneri aerospaziali laureati e dottorati all'Università di Pisa – John Scanu, Claudio Bottoni, Salvatore Eliano - con esperienza di quasi un decennio nella nautica da diporto e da lavoro e da un tecnico elettronico, Salvatore Balestrino, con esperienza negli impianti propulsivi. Hanno invece ricevuto una menzione speciale l'azienda spin-off del Centro interdipartimentale di ricerca "E. Piaggio" QBrobotics Srl, presentata da Manolo Garabini, che produce attuatori Natural Motion per applicazioni nell'ambito della robotica, e la MoMiLab, presentata da Nevio Dubbini, che effettua indagini di marketing con strumenti di tipo neuro scientifico.

Tutti i dottorandi coinvolti in queste start up hanno seguito il PHD Plus, il percorso formativo dedicato alla diffusione dello spirito imprenditoriale nei dottorandi promosso dall'Università di Pisa nell'ultimo semestre e che si è concluso poche settimane fa. "I risultati ottenuti dai nostri laureati dimostrano ancora una volta come la ricerca condotta all'Università di Pisa sia innovativa e particolarmente vicina al mercato", ha commentato Paolo Ferragina, prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione.

Nevio DubbiniLa competizione di idee d'impresa scaturite dalla ricerca o a elevato contenuto innovativo ha ottenuto quest'anno un'ampia partecipazione: sono 59 le proposte pervenute nella prima fase della gara, durante la quale sono state presentate le idee di impresa, mentre 33 hanno completato la partecipazione con l'invio del business plan. Le idee premiate dalla "Start Cup Toscana 2011" accederanno ora alla finalissima del PNI di Torino, il Premio Nazionale per l'Innovazione sponsorizzato da Telecom Italia e da Working Capital, la cui finale si terrà il 18 novembre: qualora dovessero risultare vincitrici, potrebbero aggiudicarsi uno dei quattro premi da 100.000 euro ciascuno (suddivisi fra le seguenti aree tematiche: "Green", "Internet, web e ICT", "Sociali innovation" e "Bio&nano"). Sono previsti ulteriori premi fino a un valore di 2,5 milioni di euro, grazie anche al contributo di Quantica, che individuerà realtà d'eccellenza su cui indirizzare ulteriori investimenti.

La premiazione ha visto la partecipazione del presidente della Scuola Superiore Sant'Anna, Riccardo Varaldo, e del vice direttore, Pierdomenico Perata, dei delegati al trasferimento tecnologico delle Università toscane - Andrea Piccaluga della Scuola Superiore Sant'Anna, Paolo Ferragina dell'Università di Pisa, Marco Bellandi dell'Università di Firenze, Lorenzo Zanni dell'Università di Siena, Stefano Marmi della Scuola Normale Superiore - i quali hanno riassunto le principali iniziative a sostegno della imprenditorialità e della valorizzazione della ricerca sviluppate dalle rispettive istituzioni e nell'ambito del Network regionale degli Uffici di Trasferimento Tecnologico delle Università toscane ILONOVA. Inoltre è intervenuto Marco Masi, il dirigente dell'area ricerca della Regione Toscana, che ha contribuito a patrocinare i premi per le tre idee e imprese vincitrici: 2mila euro al terzo classificato, 3mila per il secondo, 5mila per il primo.


Ne hanno parlato:

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Più di 600 premiati e circa 1.500 presenti complessivi sono stati i protagonisti al Palazzo dei Congressi della festa delle "Nozze d'oro e d'argento con la laurea", la manifestazione dell'Università di Pisa che, con oltre mezzo secolo di vita alle spalle, rappresenta un unicum nel panorama accademico italiano. E la mattinata è stata davvero unica anche per le emozioni forti che, di volta in volta, hanno ravvivato la sala, perché, come ha ricordato il rettore Massimo Augello nel suo intervento introduttivo, "questo evento più di tutti fa emergere ed esalta l'orgoglio di far parte della nostra comunità".

Silvia MazzuoliÈ il caso di Silvia Mazzuoli che, accompagnata dalla figlia, ha ritirato il riconoscimento dei 50 anni dalla laurea per conto della madre Lucietta Bologna, impossibilitata a partecipare perché gravemente malata. "Era un suo desiderio – racconta la signora Silvia, che è originaria di Sarzana, ma vive a Firenze – anche per sottolineare la linea di continuità che esiste tra lei e me. Entrambe, infatti, siamo laureate in Letteratura greca".

sorelle RoffiÈ il caso anche di Renata e Cesara Roffi, due sorelle livornesi nate a 13 mesi di distanza l'una dall'altra, che si sono laureate nello stesso anno accademico e nella stessa facoltà di Lingue e letterature straniere. "Renata – spiega la minore – si è specializzata in francese, io in tedesco. A parte questa differenza, anche dopo la laurea abbiamo seguito un percorso parallelo, insegnando per molti anni nelle scuole medie di diverse città toscane e finendo la carriera nella nostra città natale". Nel loro caso, i ricordi del periodo di studio sono legati "alla festa delle matricole, alla goliardia di noi, ragazze e ragazzi, che viaggiavamo da Livorno a Pisa e alle lezioni saltate per andare a farebaldoria insieme agli amici".

nozze_famigliaCarradoroNon passa inosservato Andrea Carradori, originario di Camerino, che si affaccia nell'Auditorium con moglie e tre bimbi. "Conservo un ricordo eccezionale degli anni di studio a Pisa e soprattutto delle persone straordinarie con cui sono venuto in contatto – dice Andrea, che si è laureato in Scienze dell'informazione nel 1986 – e per questo ho voluto portare tutta la famiglia a seguire l'itinerario della mia memoria: la Fascetti, via Santa Maria, dove allora si tenevano molte lezioni, la mensa". Un'esperienza particolarmente felice, la sua, anche sotto il profilo professionale. "Ho preparato la tesi all'Olivetti come borsista – continua – e lì sono stato assunto il giorno dopo la laurea. Poi ho cambiato, lavorando come ispettore alla Banca d'Italia e come vicedirettore in una banca delle mie zone, ma sempre traendo giovamento dalla formazione logica e dalla capacità di analisi che avevo acquisito in questa Università".

Andrea è uno dei tanti premiati che sono riusciti a raggiungere grandi soddisfazioni professionali. Tra i laureati dell'anno accademico 1985-1986 e quelli del 1960-1961 ci sono, infatti, diverse personalità che illustrano al meglio l'eccellenza che da sempre contraddistingue l'Ateneo Pisano nei diversi settori disciplinari. Per esempio, per quanto riguarda i 25 anni dalla laurea, Concita De Gregorio, una delle poche donne ad aver raggiunto la direzione di un importante quotidiano nazionale, e l'ingegnere Luca Marmorini, da alcuni anni direttore motori ed elettronica della Scuderia Ferrari di Formula 1.

BertiniTra i laureati pisani di 50 anni fa ci sono tre fra i più acuti e raffinati studiosi che possa vantare il panorama culturale e scientifico italiano: il filosofo Remo Bodei, lo storico Carlo Ginzburg e l'economista Umberto Bertini. Il filo che lega quest'ultimo all'Università di Pisa non si è mai interrotto: "Il mio rapporto con l'Ateneo – conferma il professor Bertini, decano degli aziendalisti italiani – data dal 1956 e continua anche ora, poiché, pur in pensione da alcuni mesi, sono stato chiamato a presiedere il Nucleo di valutazione. L'Università di Pisa costituisce una parte fondamentale della mia vita, così come sono orgoglioso di aver contribuito a costruire una pagina della storia secolare di questa istituzione".

Tra tante presenze, illustri e meno illustri, il rettore ha voluto ricordare anche un'assenza. "A festeggiare oggi con noi - ha detto - avrebbe dovuto esserci anche il grande giornalista e scrittore Tiziano Terzani, scomparso alcuni anni fa, che a Pisa si era laureato in Giurisprudenza nel 1961, nell'allora Collegio medico-giuridico, prima di intraprendere una carriera eccezionale come corrispondente dall'Asia per le principali testate nazionali e internazionali".

Venerdì, 14 Ottobre 2011 13:46

Pablo Picasso in mostra a Palazzo Blu

Quadro PicassoDal 15 ottobre 2011 al 29 gennaio 2012, Palazzo Blu ospita la terza grande mostra del ciclo, avviato nel 2009 dalla Fondazione Palazzo BLU di Pisa, dedicato ai grandi maestri del Novecento, le cui radici culturali affondano sulle sponde del Mediterraneo. Curata da Claudia Beltramo Ceppi, organizzata da Giunti Arte mostre e musei, promossa dalla Fondazione Palazzo Blu, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, il patrocinio dell'Ambasciata di Spagna in Italia e del Comune di Pisa, la mostra presenta 270 opere – tra dipinti, ceramiche, disegni e opere su carta, alcune celebri serie di litografie e acqueforti, libri, tapisserie – e si propone di rinnovare il successo di critica e soprattutto di pubblico delle due mostre precedenti, apprezzate complessivamente da oltre 170.000 visitatori.

Il titolo dell'iniziativa – Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso – richiama una frase che, come ricorda Françoise Gilot, pittrice francese, nonché sua compagna e musa, il grande artista disse alla madre, dimostrando la consapevolezza e volontà precoce di sovvertire tutti gli schemi di pittura, scultura e grafica. Di fronte all'impossibilità di descrivere i vari aspetti della camaleontica arte di Picasso, l'esposizione – frutto dell'intensa collaborazione con il Museo Picasso di Barcellona e il Museo Picasso di Antibes – ne ripercorre alcuni momenti. In particolare, vengono messi in risalto i passaggi effettuati dall'artista catalano nello smantellare ogni coerenza e armonia prestabilita dell'immagine che, senza mai addentrarsi nel mondo dell'astrazione, lo condurrà a quella completa rottura formale, tipica del suo linguaggio.

Quadro Picasso 2 Il percorso espositivo si articola in tre sezioni che corrispondono ad altrettanti temi, fondamentali per capire la poetica figurativa di Picasso. Dalla natura all'arte analizza come, fin dai primi anni della sua attività, Picasso riesca a trasformare i soggetti dei suoi lavori in stereotipi della pittura contemporanea. A tal proposito, vengono presentati alcuni archetipi dell'opera picassiana come il celeberrimo Le Repas frugal (Il Pasto frugale, 1904), che descrive una realtà di povertà e di miseria, caratteristica del suo periodo blu.

La scoperta dell'Art nègre, che Picasso studia attentamente per la capacità degli artisti primitivi di raffigurare la tensione delle emozioni, conduce alla realizzazione di uno dei capolavori del XX secolo, le Demoiselles d'Avignon, di cui si espone un raro studio preparatorio per la figura centrale. A seguire, la serie di 16 lastre dei Toros in cui Picasso, partendo da una lettura molto prossima alla realtà, giunge alla sua sintesi più estrema. In questo caso, l'animale archetipo della cosmogonia picassiana, inizialmente, viene raffigurato in modo realistico, per giungere a una forma essenziale che molto ricorda i graffiti preistorici di Altamura. Lo stesso procedimento si può osservare nell'altrettanto rara serie delle due Donne nude con sfondo di tendaggi e in quelle di grandi e coloratissimi ritratti di Jacqueline, sua seconda moglie e ultimo amore della sua vita.

Quadro Picasso 3La rivoluzione spagnola, il bombardamento di Guernica, la seconda guerra mondiale costituirono per Picasso l'esperienza di una tragedia senza ritorno. La sezione dal titolo Intorno a Guernica ruota attorno ai temi della morte, del dolore della guerra, della disperazione dei vivi, tutti presenti nell'omonimo dipinto del Reina Sofia di Madrid. Utilizzando una tavolozza in cui il colore sembra scomparire per lasciare spazio solo – proprio come in Guernica – a un luttuoso bianco e nero, si allineano le diverse testimonianze di questo periodo.

Tra queste, la serie Sogno e menzogna di Franco, realizzata inizialmente per raccogliere fondi per combattere la dittatura, o le grandi tavole dei Poèmes et Lithographies, in cui Picasso si fa illustratore di se stesso, componendo immagini di grande forza drammatica con i manoscritti dei suoi poemi che descrivono il dolore, ma anche il senso di inadeguatezza e di banalità della guerra. Uno dei fulcri della mostra è la raccolta della Suite Vollard, costituita da 100 fogli, a cui Picasso si dedicherà per otto anni, qui eccezionalmente esposta in forma completa intorno alla terribile e angosciosa scena della Minotauromachia che esprime forse nel modo più profondo le emozioni dell'artista di fronte alla moderna tragedia della guerra, raffigurata nell'immagine mitica del mostro metà animale e metà uomo.

Quadro Picasso 4Vengono inoltre proposte le tavole dello Chant des morts, nelle quali Picasso sembra ritrovare il colore e adottare una calligrafia rosso sangue che accompagna per 125 fogli l'elegante scrittura autografa delle poesie del poeta Reverdy. Il mito delle metamorfosi e l'immagine erotica della donna e del toro come simboli della potenza creativa dell'artista costituiscono altri due archetipi dell'opera di Picasso e il tema della terza sezione: ne sono esempi un grande paesaggio del 1933, il famoso dipinto del Fauno proveniente dal museo di Antibes, i ritratti di Jacqueline e la serie di dipinti e disegni de Il pittore e la modella.

Inoltre, viene esposta una raccolta di 59 linogravure a colori, provenienti dal Museo Picasso di Barcellona, attraverso le quali è possibile ricostruire nel dettaglio il procedimento dell'artista che, partendo da una raffigurazione realistica del viso di Jacqueline, si farà trascinare dalla sua furia iconoclasta, ritoccando giorno dopo giorno la morbida materia del linoleum fino a trasformarla in alcuni dei ritratti più inquietanti e tipici della sua poetica.

La mostra si avvale del contributo di Add (marchio italiano leader nella produzione di piumini d'oca ultra leggeri), del supporto tecnico di UniCredit, media partner Salmoiraghi & Viganò, Coop, Aeroporto Galileo Galilei Pisa. Accompagna la mostra un catalogo GAmm Giunti.

(Ufficio stampa CLP Relazioni Pubbliche)

Giorgio NapolitanoL'Università di Pisa inaugurerà l'anno accademico 2011/2012, il 668° dalla sua fondazione, giovedì 20 ottobre 2011 alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il rettore Massimo Augello pronuncerà infatti la dichiarazione ufficiale di apertura dei corsi in occasione del convegno su "Mazzini e la democrazia", programmato nell'Aula Magna Nuova della Sapienza alle ore 11,30. L'evento sarà trasmesso in diretta su due maxi schermi nell'Aula Magna del Polo Fibonacci (via Buonarroti 4) e nell'Aula Magna del Polo Carmignani (p.zza dei Cavalieri).

Oltre al capo dello Stato e al rettore, parteciperanno al convegno il sindaco Marco Filippeschi, il presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, Giuliano Amato, e il professor Salvo Mastellone, docente emerito dell'Università di Firenze e tra i massimi studiosi del pensiero e dell'azione di Giuseppe Mazzini.

L'Ateneo pisano ha voluto inaugurare l'anno accademico in occasione della giornata pisana del presidente Napolitano - che prima della cerimonia in Sapienza visiterà la Domus Mazziniana appena restaurata e renderà omaggio alla statua di Giuseppe Garibaldi - quale solenne riconoscimento per la figura del capo dello Stato e per l'alto magistero svolto in tante città italiane per festeggiare il 150° anniversario della fondazione dello Stato nazionale. Partendo il 5 maggio del 2010 da Quarto e il successivo 11 da Marsala, per ricordare le tappe dello sbarco in Sicilia dei Mille di Giuseppe Garibaldi, il presidente della Repubblica ha percorso un lungo e impegnativo itinerario nei "luoghi della memoria", simbolo del Risorgimento e dell'Unità d'Italia. Lo ha fatto con l'obiettivo di celebrare la nascita dell'Italia unita, ma anche, e forse soprattutto, con quello di trarre dalle nostre radici nuova linfa per affrontare con spirito unitario e fiducia il futuro. Come ha precisato lo stesso presidente in occasione del discorso del 17 marzo in Parlamento, celebrativo del 150 ° anniversario, "la memoria degli eventi che condussero alla nascita dello Stato nazionale unitario e la riflessione sul lungo percorso successivamente compiuto, possono risultare preziose nella difficile fase che l'Italia sta attraversando... Possono risultare preziose per suscitare le risposte collettive di cui c'è più bisogno: orgoglio e fiducia; coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare; senso della missione e dell'unità nazionale".

In questo contesto, l'inaugurazione dell'anno accademico sarà anche un'occasione per ricordare in modo solenne la tradizione risorgimentale dell'Università di Pisa e l'apporto che studenti e docenti dell'Ateneo dettero al processo di unificazione nazionale. Al centro dell'interesse non ci sarà solo l'episodio di Curtatone e Montanara del maggio 1848, quando 389 degli allora 621 studenti iscritti e 28 dei 66 professori dell'Ateneo partirono volontari per distinguersi in una delle battaglie memorabili del Risorgimento, ottenendo con il loro comportamento eroico la medaglia d'oro al valor militare. Qualche anno prima, nel 1839, Pisa ospitò il Primo congresso degli scienziati italiani, un appuntamento di grande rilievo culturale e politico che mise a confronto oltre 700 studiosi dei diversi Stati della Penisola e che sviluppò il primo tentativo di affrontare in un'ottica nazionale questioni decisive per lo sviluppo futuro dell'Italia. All'indomani della nascita del regno d'Italia, con la legge del luglio 1862, l'Università di Pisa fu inserita tra le sei primarie a livello nazionale, insieme a quelle di Torino, Pavia, Bologna, Napoli e Palermo.

La registrazione della cerimonia

 

 

 

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Ne hanno parlato:

Corriere Fiorentino (20 ottobre)

Repubblica Firenze (20 ottobre)

Tirreno (20 ottobre)

Unità Toscana (20 ottobre)

Giornale Toscana (20 ottobre)

Tirreno Pisa (20 ottobre)

Nazione Pisa (20 ottobre)

Corriere Fiorentino

RepubblicaFirenze.it

TirrenoPisa.it

NazionePisa.it

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