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Uno studio sull'Abilitazione Scientifica Nazionale

Il professor Mauro Sylos Labini ha valutato le nuove regole per il reclutamento dei docenti

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La legge 240/2010 ha cambiato le regole per assunzioni e progressioni di carriera di ricercatori e professori universitari: per partecipare ai concorsi locali è ora necessario superare l’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN). La discrezionalità degli atenei è stata quindi ridimensionata anche con l’obiettivo di ridurre favoritismi e distorsioni dovuti alla presenza di commissari interni nei concorsi locali. È riuscita la prima edizione dell’ASN a raggiungere questo obiettivo? Chi valuta tende, in genere, a favorire chi conosce personalmente o a dare più importanza ad argomenti di ricerca simili ai propri. In una recente ricerca, Mauro Sylos Labini, docente del dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Pisa, insieme a Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva della Aalto University, hanno quantificato in modo statisticamente robusto l’impatto della presenza di colleghi universitari e coautori nelle commissioni sulla probabilità di promozione di chi si è inizialmente registrato per l’abilitazione.

Qui di seguito pubblichiamo un intervento del professor Mauro Sylos Labini in cui illustra i risultati della ricerca.

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sylos

Sono quasi pronte le regole per la nuova Abilitazione Scientifica Nazionale, l’esame il cui superamento è ormai necessario per diventare professori nelle università italiane. In uno studio recente condotto con Manuel Bagues e Natalia Zinovyeva, il cui riassunto è stato pubblicato nel rapporto annuale dell’ANVUR, ho provato a valutare alcuni aspetti della vecchia Abilitazione. In particolare, il nostro lavoro si è concentrato sulle distorsioni nella valutazione causate dalla presenza in commissione di colleghi e coautori dei candidati.

Grazie al fatto che i commissari sono stati sorteggiati, abbiamo potuto confrontare il tasso di promozione di candidati statisticamente identici prima dell’estrazione (e, in particolare, con la stessa probabilità di avere colleghi o coautori in commissione), ma diversi dopo l’estrazione per avere o meno contatti in commissione. Questa strategia ci ha permesso di confrontare solo i risultati di candidati molto simili sia nelle caratteristiche osservabili sia in quelle non osservabili.

A parità di altre condizioni, la probabilità di promozione è stata in media del 34% per chi non aveva contatti fra i commissari e del 38% per chi li aveva; un aumento quindi di circa 4 punti percentuali. È un effetto probabilmente inferiore al grande vantaggio che avevano i candidati interni nei vecchi concorsi locali e anche a quello che studi simili hanno trovato in valutazioni analoghe di altri paesi.

Complessivamente, quindi, l’ASN ha consentito di contenere endogamia e nepotismo (almeno nella prima fase del reclutamento dei professori universitari). Cosa ha consentito questo risultato? In primo luogo, hanno probabilmente giocato un ruolo positivo l’estrema trasparenza e il sorteggio delle commissioni. La pubblicazione on-line di curricula e giudizi ha responsabilizzato le commissioni il cui lavoro è stato visibile a tutti. La scelta casuale dei commissari fra i professori più attivi nell’attività di ricerca ha ridotto il rischio che i prescelti si sentissero vincolari da ragioni diverse dal loro curriculum. Positiva anche la regola che impediva la presenza di colleghi di università nella stessa commissione: questo ha sì favorito i candidati di università piccole (che hanno visto aumentare la probabilità di essere valutati da un collega), ma ha probabilmente diminuito la probabilità di alleanze interne alle commissioni.

Nei prossimi mesi sapremo se l’affrettata sospensione della vecchia ASN e il lungo periodo di gestazione della nuova porteranno cambiamenti migliorativi o peggiorativi.
Mauro Sylos Labini

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  • 19 luglio 2016

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