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A Pisa una giornata 'Per Palmira'

Un seminario dedicato alla memoria dell'archeologo Khaled Al-Asaad

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palmira2Mercoledì 9 dicembre si apre alle 10, con il patrocinio della Commissione Nazionale per l’UNESCO, una giornata dedicata a Palmira e al tema del patrimonio archeologico nei territori sconvolti dalla guerra o a rischio. Può apparire inopportuno, forse risibile, parlare di salvaguardia del patrimonio archeologico, di siti distrutti o minacciati, in un momento come questo, dopo i morti di Parigi e con le migliaia di vittime innocenti di un Vicino Oriente sempre più a ferro e fuoco. “Eppure sono due facce di uno stesso problema, di un Giano mostruoso che di volti ne ha ben più di due.” dice la professoressa Marilina Betrò, organizzatrice della giornata insieme alla professoressa Cristina D’Ancona e al seminario di ricerca “The Learning Roads” del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere. “Un’atroce gelida geometria collega le statue mutilate di Mosul alla Parigi sfregiata del 13 novembre: pietre, vite, manoscritti sembrano pesare lo stesso astratto niente per chi cerca di perseguire una sistematica strategia di cancellazione di valori e identità”.

Guarda la locandina dell'evento.

Irina Bokova, direttore generale dell’UNESCO, in un’intervista rilasciata lo scorso 22 agosto, ha detto: “Dobbiamo reagire, trattare questi attacchi alla cultura alla stregua di ogni altra questione di sicurezza internazionale, alla stregua di un'emergenza umanitaria. Perché è chiaro ormai che nella perversa strategia dei jihadisti si tratta della stessa cosa. Il patrimonio culturale è legato all'identità dei popoli. Non è solo questione di vecchie pietre, ma dei valori a esse connessi. Valori che parlano di tolleranza, di dialogo, di convivenza e mutuo rispetto. Cancellare le radici comuni è parte della loro strategia”.

palmira1È per questo motivo che l’Università di Pisa ha indetto una giornata “Per Palmira”: per onorare la memoria dell’archeologo siriano Khaled Al-Asaad, ucciso dai jihadisti per aver tentato di proteggere il sito di cui per anni era stato direttore, ma anche per riflettere e avviare la discussione sulle ragioni di un fenomeno che va ben oltre questa estrema iconoclastia, per interrogarsi sul contesto in cui nasce e per fare il punto sulla risposta della comunità scientifica internazionale.

Nella giornata del 9 dicembre interverranno su questi temi archeologi ed esperti, che in questa drammatica situazione operano o hanno operato fino a poco tempo fa: Palmira, la favolosa e plurimillenaria città carovaniera che la regina Zenobia portò all’apice del suo splendore nel III secolo d.C., sarà al centro della mattina, con l’intervento della direttrice della missione siro-italiana a Palmira, Maria Teresa Grassi (Università di Milano); alla Siria tutta (ma non solo) sarà dedicato il pomeriggio, con le relazioni di Stefania Mazzoni, che in Siria ha diretto per anni per l’Università di Pisa e ora per quella di Firenze la missione archeologica a Tell Afis, di Ettore Janulardo, Maurizio Paoletti, Cecilia Zecchinelli.

“È un problema complesso - commenta ancora Marilina Betrò - il mondo ha gridato giustamente indignato dinanzi all’esplosione dell’Arco di Trionfo di Palmira, ai templi polverizzati di Baal e Baalshamin, ma la distruzione del patrimonio dell’umanità non si esaurisce purtroppo nel solo operato dei jihadisti: mentre l’attenzione si focalizza su loro, la distruzione di Sergilla o di Khirbet Hass, capolavori della tarda antichità siriana, sotto i recenti bombardamenti russi è passata inosservata. L’orrore per le vittime della Jihad, che siano a Parigi o in Siria, non dovrà mai abbandonarci, ma non vanno nemmeno dimenticate le vittime innocenti di una situazione di conflitto che da anni insanguina tragicamente il Vicino Oriente, né le migliaia di persone in fuga dalla guerra, i profughi cui è dedicata la mostra allestita in questi stessi giorni in Gipsoteca”.

Foto di Gianluca Buonomini.

Leggi il programma della giornata.

 

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  • 7 dicembre 2015

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