Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

A proposito di omeopatia

Un intervento del professor Da Settimo, direttore del master su 'La nuova farmacia'

  • Condividi l'articolo su Facebook
  • Condividi su Twitter

Negli scorsi giorni due articoli de "Il Venerdì" di Repubblica e de "Il Tirreno" hanno puntato i riflettori sul master dell'Ateneo, di recente istituzione, "La nuova farmacia fra salute e benessere" e in particolare sulla decisione di affrontare nell'ambito di questo corso il tema dell'omeopatia. Da una parte, si è schierato chi crede che sia necessario offrire al farmacista un bagaglio di conoscenze che vada oltre quelle della “farmacia tradizionale”, anche per rispondere alle esigenze e alle richieste dei circa nove milioni di italiani che hanno optato per le terapie omeopatiche; dall’altra chi - come lo scrittore Marco Malvaldi - pensa invece che l’omeopatia sia "acqua fresca", pur rispettando chi sceglie queste cure “alternative”, la cui validità non è stata mai provata scientificamente. Come dire: qualcuno può anche credere ai benefici di questa pratica, ma non in un dipartimento universitario, tanto più in uno scientifico, in cui i principi sono esattamente all’opposto di quelli dell’omeopatia.

Publichiamo di seguito un intervento del professor Federico Da Settimo, direttore del master in questione, che intende precisare alcune inesattezze contenute negli articoli, fornire una serie di dati e contribuire in questo modo a un più generale dibattito sul tema dell'omeopatia.

--------------------------------------------------------

omeopatia1Quando alcuni docenti del master su “La nuova farmacia fra salute e benessere” hanno avuto modo di vedere gli articoli pubblicati negli scorsi giorni su "Il Venerdì" e su "Il Tirreno" inizialmente hanno pensato: “Basta che se ne parli”, poi hanno pensato “Basta che se ne parli correttamente”, condividendo l’opinione di molti docenti del dipartimento che hanno ritenuto l’informazione assolutamente fuorviante.

Allora alcuni dati per non rimanere nell’ambito della fiction. Intanto il master su 1500 ore di didattica dedica 45 ore all’argomento “medicinali omeopatici e prodotti per la medicina complementare”. È vero che esistono master tenuti esclusivamente sull’omeopatia in Università italiane (Siena, Bergamo), in convenzione con Università italiane quali il dipartimento di Chimica dell’Università la Sapienza di Roma, in Università straniere (Barcellona) insieme a una moltitudine di diplomi universitari in numerose Università Europee (Germania, Francia).

Uno sguardo alla legislazione: la normativa italiana accogliendo quella europea (2001/83/CE e successive direttive di modifica) nel decreto legislativo 219/2006 definisce i prodotti omeopatici come veri e propri medicinali limitandone la dispensazione al farmacista.

Nonostante questi dati, il dottor Marco Malvaldi e altri stanno conducendo "a mezzo stampa" una veemente crociata, in cui avversano pervicacemente l'idea che in un dipartimento di Farmacia dell'Università di Pisa sia stata proposta e approvata l'istituzione di questo master. Sono opinioni personali espresse legittimamente e accoratamente sul mondo del farmaco e sulla realtà accademica, che tuttavia denotano alcune grosse carenze di informazione.

È infatti un dato di fatto che i prodotti omeopatici siano autorizzati dal nostro Ministero della Salute (nonché dalle autorità sanitarie di diversi avanzati paesi europei). Tali prodotti sono a pieno titolo definiti medicinali omeopatici, e in base a questa definizione possono essere dispensati da parte di farmacisti. Non si capisce, pertanto, la ragione per cui i farmacisti non debbano essere istruiti in sedi formative istituzionali su tutti gli aspetti chimico-farmaceutici, tecnologici, legislativi e farmacologici che riguardano tali prodotti.

Tuttavia, fino ad oggi, la formazione del personale sanitario su questo argomento è quasi ad esclusivo appannaggio di soggetti esterni al mondo universitario, che normalmente operano proprio nel settore dei medicinali omeopatici e che, pur avendo certamente competenza specifica su questo tipo di prodotto, potrebbero non garantire una posizione imparziale, necessaria per lo sviluppo di una opinione informata, consapevole e libera dei professionisti sanitari. Proprio per questo, a differenza di quel che pensa Malvaldi, in seno a una ampia discussione maturata in una seduta del Consiglio del dipartimento di Farmacia, è stato deciso di attivare, nell'ambito del master in questione, un piccolo modulo dedicato alla medicina omeopatica. E proprio nell'ambito di tale modulo, accanto a lezioni condotte da docenti esterni omeopati, è stato deciso di affiancare lezioni svolte da farmacologi del dipartimento, docenti universitari perfettamente allineati con le posizioni assunte dalla Società Italiana di Farmacologia nei confronti dell'omeopatia.

Questi docenti avranno il compito di illustrare con rigore scientifico agli studenti del master (per altro, tutti laureati in Farmacia o in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, quindi perfettamente in possesso di solide basi scientifiche che consentiranno loro di ascoltare in modo critico e consapevole, senza necessità di tutele da parte di terzi) le metodologie utilizzate e i risultati ottenuti nei più rappresentativi studi clinici finalizzati ad accertare l'efficacia di medicinali omeopatici. Saranno discusse inoltre le posizioni espresse in materia dalle Società Scientifiche competenti, presentando le opinioni di autorevoli (e non autoreferenziali) scienziati che operano nel campo del farmaco, che notoriamente hanno nei confronti della medicina omeopatica atteggiamenti molto cauti e scettici.

omeopatia2Al contrario di quanto riportato in più testate giornalistiche, in cui è stato descritto un quadro apocalittico di "Università spaccata in due", la necessità di dare questa pluralità di informazione (Universitas ... non è stata chiamata così a caso!) è stata ampiamente condivisa; e in effetti, l'istituzione del master, così concepito, è stata approvata dalla stragrande maggioranza del dipartimento di Farmacia, e - guarda caso - proprio da quella parte del personale docente e ricercatore che svolge attività di ricerca di alto livello specificatamente nel campo delle discipline del farmaco.

Un'ultima riflessione: la scienza non raggiunge mai "uno stato penoso", come è stato pure affermato, quando - forte del proprio rigore e delle proprie argomentazioni - si confronta apertamente, in buona fede e umilmente con posizioni divergenti o alternative. Il degrado del pensiero umano è sempre è solo stato il frutto di arroganza, intolleranza, totalitarismo e autoreferenzialità.

Federico Da Settimo
direttore del master

  •  
  • 2 dicembre 2015

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa