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I Nomi, questi 'conosciuti'

In occasione del convegno pisano su «Onomastica e Letteratura», una riflessione di Donatella Bremer

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Dal 12 al 14 novembre 2015, l’Università di Pisa ospita il XX convegno annuale dell'Associazione “Onomastica & Letteratura”. Nata nel 1994, l’associazione ha come obiettivo la diffusione e la promozione di ricerche di onomastica letteraria nella letteratura italiana e straniera attraverso giornate di studio, seminari e convegni collegati con questo ambito disciplinare, nonché la pubblicazione dei relativi atti e di saggi concernenti l’onomastica letteraria.
Pubblichiamo qui di seguito una riflessione della professoressa Donatella Bremer, che parla de «I Nomi, questi “conosciuti”».

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names 1Molti di noi portano nomi divenuti di moda attraverso opere letterarie, teatrali, musicali, cinematografiche, ma pochi si chiedono da dove questi provengano e il perché siano stati scelti per individuare un determinato personaggio, con le sue virtù, i suoi vizi, la sua storia. Allo stesso modo, per molta parte della critica letteraria e della stilistica, i nomi propri che costellano romanzi, componimenti poetici, melodrammi, vengono bypassati, o quantomeno non analizzati come meriterebbero. C’è chi ha detto che interessarsi dei nomi in letteratura è come esaminare il francobollo che sta sopra una lettera. Niente di più improprio.

Lo studio del valore che la creazione, l’impiego e l’interpretazione di un nome proprio, sia esso un nome di persona, un nome di luogo o un altro tipo di nome, rivestono in un’opera letteraria è infatti già presente nei trattati di retorica classica e medievale nonché, in concreto, nelle opere degli autori stessi, a partire da Omero ed Esiodo. E interpretazioni di carattere onomastico ricorrono nella critica e nella storiografia letteraria di ogni epoca e orientamento, fornendo all’esegesi di un testo preziosi tasselli, se non addirittura potenti grimaldelli atti a scardinarne il significato profondo.

Perché lo studio dei nomi, che raramente viene condotto fine a se stesso, si colloca all’interno dell’interpretazione critica complessiva di un’opera, di un autore, di un genere, di un’epoca, richiedendo allo studioso molte competenze, da quelle filologico-letterario-linguistiche a quelle giuridico-socio-storiche, a quelle etnografiche e artistiche, tanto per nominarne alcune. L’indagine onomastica infine, letteraria e non, ben si coniuga con le più generali concezioni di tipo antropologico-culturale presenti presso le varie civiltà: dall’interpretatio nominis medievale ai più svariati orientamenti della psicologia moderna che, con Jung, fa spesso coincidere il nome con l’essenza dell’individuo che lo porta.

names 2L’inizio di uno studio intensivo e sistematico dei nomi nelle opere letterarie può venir fatto risalire al 1973, anno in cui l’American Name Society dedica ad essi, a New York, un intero congresso, cui seguono, in varie e prestigiose sedi, altri incontri e dibattiti. Riteniamo tuttavia che l’impulso più forte sinora impresso a questa disciplina debba essere ascritto all’Associazione Onomastica e Letteratura (= O&L), fondata a Pisa nel maggio 1994 su iniziativa di Maria Giovanna Arcamone, Valeria Bertolucci Pizzorusso, Donatella Bremer, Francesco Maria Casotti, Davide De Camilli, Emanuella Scarano e Mirko Tavoni.

Attraverso i convegni, organizzati con cadenza annuale, e altre numerose iniziative - tra le quali incontri, seminari e workshops, oltreché la creazione della rivista “Il Nome nel testo” e della collana di studi di onomastica letteraria “Nominatio” - l’Associazione ha dato vita a un filone di ricerca di largo respiro e di vasta diffusione. Da un lato sono stati infatti ampliati i suoi ambiti di indagine, non più ristretti ai testi letterari tout court, mentre dall’altro sono state perfezionate e rinnovate le metodologie e le prospettive di analisi - come dimostra il ricchissimo repertorio bibliografico L'onomastica letteraria in Italia dal 1980 al 2005, ETS, Pisa 2005, curato da Bruno Porcelli, già presidente di O&L, e Leonardo Terrusi, repertorio il cui aggiornamento è in corso di stampa ad opera dello stesso Terrusi. Attualmente O&L è diretta da Maria Giovanna Arcamone, Presidente, Davide De Camilli e Luigi Surdich, Vicepresidenti, affiancati da Donatella Bremer, Segretario, e dal gruppo di consulenti composto da Marco Bardini, Simona Leonardi, Matteo Milani, Maria Serena Mirto, Giorgio Sale, Leonardo Terrusi.

Il convegno di O&L, il XX, cui partecipano oltre una trentina di studiosi, italiani e stranieri, è ospitato quest’anno a Pisa col patrocinio del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica. Lo scorso convegno si è svolto presso l’Università di Genova, quello del 2016 sarà ospitato dall’Università di Palermo, secondo l’uso, ormai consolidato, di alternare a quella di Pisa altre sedi universitarie. Gli argomenti che verranno trattati sono “Il nome nel contesto artistico” (nelle arti figurative, nella musica, ecc.); “Il nome in Dante” (in occasione del settecentocinquantenario della nascita); “Guerra, letteratura e testimonianza” (per le celebrazioni del centenario della Prima guerra mondiale); “La ricezione del nome” (risposte e reazioni innescate dal nome proprio; problemi nella traduzione); “L’inadeguatezza del nome” (lapsus, errori, ‘nomi sbagliati’, ma anche scelte onomastiche infelici, ecc.). Come si vede, anche quest’anno le indagini si estendono a campi nuovi, ancora poco esplorati dal punto di vista onomastico, ferma restando la centralità dell’interesse per le opere letterarie di ogni epoca, genere e cultura: per nomi che hanno storie per lo più complicate, spesso imprevedibili, talvolta insondabili e tutte diverse fra loro.

Antonio Tabucchi nel 2002, all’amico e collega Luigi Surdich che sul “Nome nel testo” gli aveva dedicato un articolo, ha rivelato l’origine del toponimo Melides, presente nella prima lettera di Si sta facendo sempre più tardi, accompagnadola con queste parole: “Te lo dico perché hai scritto un bel testo sui nomi dei miei libri, e dunque ti faccio una confidenza che non sa nessuno”. Una conferma, tra tante altre, più o meno autorevoli e autoriali, del fatto che, a Pisa, i nomi non sono più degli “illustri sconosciuti”.

Donatella Bremer

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  • 12 novembre 2015

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