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Una nuova pagina del diario della missione archeologica in Egitto

Il racconto delle ultime scoperte, foto e video dalla pagina Facebook del team

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MIDAN cavoA tre settimane dall'arrivo in Egitto, la missione archeologica dell'Università di Pisa (MIDAN) descrive le ultime scoperte avvenute sullo scavo di Dra Abu el-Naga. Tutte le attività del team sono raccontate e documentate sulla pagina facebook Egittologia UniPi, diventata un diario social degli scavi da cui poter seguire quasi in tempo reale le scoperte e il lavoro sul campo degli egittologi. Bellissime foto e video accompagnano i report scritti dagli stessi protagonisti degli scavi.

Oltre alla direttrice Marilina Betrò, il team di MIDAN è composta da Gianluca Miniaci, vice-direttore (già membro della spedizione dal 2003), coordinatore di un progetto europeo Marie Curie presso l'École Pratique des Hautes Études di Parigi e Academic Fellow del British Museum; Anna Consonni, egittologa e ceramologa (già membro della spedizione nel 2011); Paolo Marini, egittologo e disegnatore (già membro della missione dal 2010), dottorando dell'Università di Pisa; Anna Giulia De Marco, egittologa (già membro della spedizione dal 2012); Emanuele Taccola, responsabile del laboratorio di disegno e restauro del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa. Accompagna la spedizione per la produzione della documentazione video e fotografica Claudio Benedetti, collaboratore dell'Ufficio Stampa e Comunicazione dell'Università di Pisa.

Pubblichiamo l'ultima pagina del diario arrivata da Dra Abu el-Naga.

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MIDAN giulia«Con piacere abbiamo visto che avete apprezzato le nostre foto e i bellissimi video montati da Claudio Benedetti che vi hanno tenuto compagnia in questi giorni così intensi per noi. Ma oggi vogliamo parlarvi dello scavo e delle ultime scoperte.

L'area sulla quale abbiamo investito la maggior parte delle nostre forze è quella relativa al pozzo funerario della corte, tant'è che non ci siamo potuti occupare di TT 14, la tomba del sacerdote Huy. Lo scavo di un pozzo funerario, infatti, è complesso e potrebbe riempire un intero capitolo di un libro di "metodologia di scavo". Le dinamiche sono completamente differenti da qualsiasi altro tipo di scavo. La prima difficoltà da affrontare è quella dell'organizzazione logistica. Parliamo di un ambiente angusto, dove l'aria è rarefatta e la polvere si alza al minimo movimento. Smossi pochi centimetri quadrati di terra compattata dalla superficie, questa deve essere smaltita caricandola su dei secchi tirati da una carrucola e trasportati dai nostri operai sull'area esterna allo scavo.

MIDAN pozzoNonostante questo, sono bastati pochi giorni per scendere di diversi metri sotto il livello della corte e scoprire una prima camera funeraria; purtroppo usurpata e con pochissimi oggetti danneggiati rinvenuti. Dopo averla liberata del suo deposito, siamo scesi ancora e abbiamo ritrovato una serie di stuoie fatte di bastoncelli e canne tenute insieme da corde intrecciate e avvolte attorno al defunto mummificato; una particolare tipologia di sepoltura attestata in Egitto, tuttavia poco nota. A queste appartenevano delle splendide collanine e bracciali costituiti da centinaia di anellini e piccole perline in faience blu, rossa e nera.

MIDAN BetròPrese tutte le precauzioni e rimosse le stuoie (in attesa di studi antropologici del corpo mummificato), abbiamo continuato la nostra discesa fino ad arrivare, finalmente, all'ingresso di ben due camere funerarie: una rivolta ad ovest e una a est. Benché anche queste avessero subito saccheggi precedenti – il che è quasi la regola nelle tombe tebane - numerosissimi sono gli oggetti del corredo funerario, le mummie o i loro resti che vi abbiamo trovato e che attualmente sono oggetto di prima analisi, prima dello studio sistematico.

Moltissimi gli oggetti interessanti: grandi frammenti di sarcofagi con iscrizioni geroglifiche dipinte; maschere con volti sorridenti e immoti; tre ushabti lignei, uno dei quali in ottime condizioni, con le decorazioni policrome dipinte e le iscrizioni ancora integre, appartenuto ad una musicista del tempio di Amon; il frammento di una statua di calcare rappresentante una nobile assisa, con una imponente parrucca acconciata in elaborate treccine tra le quali spicca una collana con vaghi romboidali ed elementi floreali. Ma ancora: i resti di un finissimo vasetto in alabastro, un anello ferma trecce di corniola, un piccolo scarabeo iscritto e tanti altri oggetti che tutti insieme dovevano costituire il corredo funerario degno di un nobile tebano».

Il team di MIDAN

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  • 1 dicembre 2004

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