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Il libro che non c'è

Pessoa in una nuova traduzione di Valeria Tocco, docente del nostro Ateneo

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pessoaPubblichiamo un intervento della professoressa Valeria Tocco sul Libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa di cui ha curato una nuova traduzione appena uscita per Mondadori.

 

Il "libro di impressioni senza nesso": per una cronistoria del "Desassossego"

La storia del Libro dell'inquietudine è la storia di un libro che non c'è. Per dirla alla Pessoa, è la storia di un libro che, proprio perché non è mai esistito, è esistito fin troppo, assumendo a volte le forme del sogno dei propri editori. Scusate il paradosso, ma in fondo è così. L'Inquietudine è il "Grande Libro" che Pessoa scrisse nel corso di tutta la sua vita, il suo grande progetto mai concluso, mai realizzato, mai formalizzato. Paradosso per paradosso, per dirla con Eduardo Lourenço, il Libro dell'inquietudine è un libro che Pessoa ha scritto ma che non ha mai letto... Tuttavia, è arrivato in Portogallo alla sua settima edizione (contando una sola volta le otto edizioni curate da Richard Zenith). E ogni edizione è diversa dall'altra, anche se il curatore è magari lo stesso.

Questo "Grande Libro" è un progetto al quale Pessoa si è dedicato per tutta la vita, riunendo in cinque buste brani, testi, annotazioni e frammenti: i primi testi con l'esplicita indicazione «L. do D.» (Livro do Desassossego) appaiono attorno agli anni Dieci del Novecento; gli ultimi risalgono al 1934, un anno prima della morte dell'autore. Oggi le buste con gli originali di ciò che forse dovrebbe costituire il Libro sono nove: le ultime quattro sono state riempite grazie al lavoro di ricerca di vari studiosi, dopo la morte di Pessoa. In vita, verranno pubblicati su rivista solo dodici testi dichiaratamente appartenenti al Libro dell'inquietudine "in preparazione" (uno su «A Águia», nel 1913; tre su «A Revista»: due nel 1929 e uno nel 1932; due su «Presença», rispettivamente nel 1930 e nel 1931; cinque su «Descobrimento. Revista de Cultura», nel 1931; uno su «Revolução», nel 1932).

Visto che Pessoa non ha mai avuto modo di dar forma definitiva al suo progetto, gli editori che si sono confrontati fino a oggi con il Libro hanno scelto due strade diverse per organizzare i vari brani di cui si compone: Jacinto do Prado Coelho e Richard Zenith hanno optato per un montaggio prevalentemente tematico dei frammenti; Teresa Sobral Cunha e Jerónimo Pizarro, al contrario, hanno cercato di ordinare i frammenti dal punto di vista cronologico. Nel corso degli anni, di edizione in edizione, tra polemiche a volte molto accese, sono confluiti nel Libro, per una sorta di contiguità stilistica o tematica riscontrata dagli editori, spesso a dispetto di qualsivoglia indicazione esplicita da parte di Fernando Pessoa (il quale era solito contrassegnare con la sigla «L. do D.» i brani che avrebbe voluto includere nel volume), anche una serie di frammenti che in realtà facevano parte di altre iniziative letterarie. Certo non è facile discernere ciò che Pessoa aveva in mente di inserire nel Libro dell'inquietudine da ciò che invece avrebbe dovuto integrare altri progetti, per via della ovvia contaminazione tematica e stilistica dei brani avulsi.

In questa nuova edizione italiana, che esce ora per Mondadori, ho scelto di mantenere l'ordine cronologico dei brani proposto da Jerónimo Pizarro per suggerire meglio al lettore italiano l'idea del "libro che non c'è", del libro che si costruisce mentre si scrive e mentre si legge, senza un montaggio se non quello dato dalla creazione nel tempo dei frammenti di cui si costituisce.

Valeria Tocco
professoressa di Letteratura Portoghese e Brasiliana, Università di Pisa

Scheda libro

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  • 23 dicembre2011

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