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«Pisa nell'anima»

Il libro di Cristina Barsantini pubblica un'intervista al rettore Augello sul suo rapporto con la città

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Raccontare Pisa fuori dallo schematismo delle guide o dall'erudizione dei saggi, con ventitré interviste e ritratti fotografici a figure che rappresentano bene una delle caratteristiche fondamentali della città. È questo l'obiettivo a cui mira il volume Pisa nell'anima, di Cristina Barsantini, con fotografie di Nicola Ughi, edito da ETS.
Dai ricordi legati ai luoghi d'infanzia, fino ai problemi e alle novità che la città attraversa e affronta, il libro offre una rosa di punti di vista – provocati anche da piccole incursioni di due aiutanti speciali, Dante e Leopardi – per conoscere Pisa attraverso i vissuti, i sapori, le delusioni e le speranze che emergono da ventitré storie diverse. Proponiamo di seguito l'intervista fatta al rettore Massimo Augello, con le foto di Nicola Ughi.

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AugelloRettore Augello, una breve descrizione di Pisa
Da Virgilio a Petrarca, da Leopardi a Dickens, fino a Pasolini: sono tantissimi i viaggiatori e i grandtourists illustri che hanno lasciato belle descrizioni di Pisa. Io sono particolarmente legato a quella di Lord Byron che riporta una conversazione con Shelley: "Fermati sul ponte di marmo, posa lo sguardo, se non sei abbagliato, sul fiume che risplende quasi fosse infuocato; segui poi la curva aggraziata dei palazzi sul lungarno, fin dove l'arco ha come perno quella massiccia torre adibita a prigione (erroneamente detta di Ugolino), che spicca, come in rilievo, e dimmi se c'è niente che possa superare un tramonto di Pisa".

Un luogo, una strada, un monumento a cui è particolarmente legato e perché
Voglio innanzitutto ricordare il Palazzo della Sapienza, che per molti anni è stato sede dei miei studi e delle mie ricerche. La sua chiusura ha aperto una ferita profonda per l'Ateneo e per l'intera città; una ferita che sento viva anche sul piano personale, perché mi colpisce come studioso prima che come rettore.
Mi fa piacere citare inoltre piazza Giusti, in cui ho abitato per diverso tempo da studente e da giovane che si affacciava alla carriera universitaria: in quegli anni era il centro di un quartiere a sé, quasi fuori dal resto della città, con una sua forte identità e una sua peculiare vita sociale.

Un angolo nascosto o poco valorizzato
Forse lo conoscono in pochi, ma il cortile sul retro di Palazzo alla Giornata rappresenta uno degli angoli medievali più affascinanti di Pisa, seppure fortemente segnato dal tempo. Oltre alle vestigia di nobili case torri e quelle dell'antica Chiesa di San Biagio alle Catene, in questo luogo si può ammirare la torre detta "dei Lanfreducci" in tutta la sua elegante potenza. Magnifico è lo stesso Palazzo alla Giornata, uno degli esempi più rappresentativi dell'edilizia signorile cinque-seicentesca della città.

Un capolavoro
Pisa è piena di capolavori, che spaziano da piazza dei Miracoli ad angoli meno noti della città, fino a "perle" situate nel territorio fuori le mura, quali la Basilica di San Piero a Grado e la Certosa di Calci.
Per rimanere a piazza dei Miracoli mi ha sempre colpito il fascino dell'antico Camposanto, non solo per l'atmosfera di malinconica pace che vi si respira, ma anche per il ruolo avuto nei secoli di antico famedio cittadino, quando vi furono eretti numerosi sepolcri di celebri docenti dell'Ateneo, a partire da quello del medico trecentesco Ligo Ammannati. La drammatica distruzione subita durante l'ultimo evento bellico ci induce poi, superando ogni distanza temporale, a una profonda meditazione sul dovere che ogni generazione ha di trasmettere il patrimonio culturale del passato alle generazioni future.

Nel XXXIII Canto dell'Inferno Dante scrisse:
"Ahi Pisa, vituperio delle genti
del bel paese là dove 'l sì sona,
poi che i vicini a te punir son lenti,
muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccian siepe ad Arno in su la foce.
sì ch'elli annieghi in te ogni persona!..."
Quanto c'è di vero e cosa ci portiamo dietro di questa invettiva?
A mio parere, si tratta di versi abusati, di un "luogo comune", che finisce per provocare un certo fastidio in ogni pisano. Allora preferisco cavarmela con un sorrisino di circostanza...

Un sapore che associa a Pisa
Come non ricordare la cecina e la pizza alla pisana del "Montino", un luogo che ho frequentato spesso da studente e a cui mi capita ancor oggi di rivolgermi quando consumo un pranzo frugale al Rettorato continuando a lavorare con i miei collaboratori.

Un sogno che vorrebbe vedere realizzato a Pisa
Se la vocazione più propria di Pisa è di essere città della cultura e della ricerca, come sono convinto, vorrei veder realizzato presto, nell'area dei Vecchi Macelli, il progetto della Cittadella Galileiana, a cui stiamo lavorando con grande impegno insieme all'amministrazione comunale. Mi piacerebbe inoltre che questa sede diventasse parte essenziale di un sistema integrato dei musei pisani, per invogliare sempre più i turisti a non limitarsi alla sola visita della Torre, ma a "godere" delle tante bellezze scientifiche, storiche e artistiche di cui questa città è ricca.

Da cosa si riconosce un "pisano doc"?
In genere, un "pisano doc" di fronte a un problema o a un impegno particolarmente gravoso, sbotta in una delle classiche espressioni pessimistiche: "è un lavorone!", oppure "è un momentaccio!". Subito dopo, però, si dedica a risolvere la questione.

Il più bel ricordo legato a questa città
Quando si passa gran parte del proprio percorso in un luogo, è difficile estrapolare un episodio o un ricordo particolare. In realtà, tutta la mia vita è intimamente legata a Pisa: le vicende personali, familiari e professionali; le emozioni, con gioie e dispiaceri; le vittorie e le sconfitte; ciò che sono riuscito a costruire in anni di lavoro, passione e sacrificio...

LungarnoLeopardi ha scritto: "l'aspetto di Pisa mi piace assai più di quello di Firenze. Questo lungarno è uno spettacolo così bello, così ampio, così magnifico, così ridente che innamora (...) e non so se in tutta Europa si trovino vedute di questa sorta". Cosa ne pensa e cosa rappresenta il fiume per lei, come corso d'acqua a differenza del mare, e cosa le evoca?
L'Arno è specchio e memoria di Pisa, perché lungo il suo corso si è dipanata la storia cittadina fin dalle origini. Oggi è elemento di riferimento insostituibile della vita quotidiana, già a partire dal rimando spaziale di essere "al di qua" o "al di là" d'Arno.
Su un piano scientifico, il ruolo decisivo dell'Arno è stato splendidamente testimoniato e discusso in tutta la sua complessità economica, culturale e umana nella splendida mostra "Pisa e il Mediterraneo", curata dieci anni fa da Marco Tangheroni, uno dei più apprezzati medievisti italiani e un compianto collega dell'Ateneo.

Dall'Università di Pisa escono da sempre personaggi di grande spessore, esserne Rettore cosa rappresenta per lei?
Ricoprire una carica così importante, rappresentando circa 3.000 tra docenti, amministrativi e tecnici e una popolazione di oltre 50.000 studenti, è insieme un grande onore e una grande responsabilità.
Un onore perché l'Università di Pisa è tra le più antiche in Europa, vantando una storia plurisecolare di assoluto prestigio. Oggi è la principale istituzione universitaria della Toscana ed è giudicata tra le migliori in Italia dai più autorevoli ranking internazionali; ha docenti, scuole e settori disciplinari di riconosciuta eccellenza internazionale. Costituisce inoltre una comunità di persone dinamiche e altamente motivate, che affrontano le sfide della quotidianità con competenza, entusiasmo e passione. Con uno slogan, potrei sintetizzare che a Pisa la tradizione si coniuga perfettamente con l'innovazione.
D'altro canto, è anche una responsabilità, perché, riprendendo un'espressione che ho già utilizzato in precedenza, dobbiamo dimostrarci capaci di "custodire" per le future generazioni l'immenso patrimonio culturale ed economico che ci è stato affidato; un patrimonio da salvaguardare, valorizzare e trasmettere a chi verrà dopo di noi.

Come è cambiata, se è cambiata, l'Università da quando lei è approdato nella nostra città?
Solo considerando gli ultimi anni, le università italiane hanno conosciuto modifiche radicali nei loro assetti statutari e organizzativi, simboleggiate dalla sparizione delle facoltà, le strutture con cui da secoli esse stesse si identificavano.
L'università attuale è dunque molto diversa da quella che io ho conosciuto come studente, più di 40 anni fa. A volte i cambiamenti sono avvenuti sulla base di un serio disegno riformatore o sotto la spinta di lotte civili per rendere più democratiche e aperte le nostre istituzioni, più spesso per impulso di esigenze contingenti e di interventi legislativi frammentari e non di rado contraddittori.
Guardando al passato con uno sguardo d'insieme, si può concludere che l'università è molto cambiata nel tempo attraverso un processo lento e profondo, che ha seguito nel bene e nel male l'evoluzione della società.

L'Università si coniuga bene con la città? I pisani sono consapevoli, a suo parere, dell'eccellenza che rappresenta in Italia e nel mondo?
Non sempre i cittadini pisani sono consapevoli dell'enorme potenziale di ricchezza rappresentato dall'Ateneo, finendo piuttosto per accentuare gli aspetti negativi che inevitabilmente si creano nella convivenza tra residenti e studenti. Del resto, anche molti docenti tornano dalle missioni all'estero sorpresi per l'interesse e l'ammirazione che l'Università di Pisa suscita nel mondo.
Per quanto riguarda la prima parte della domanda, negli ultimi anni abbiamo fatto grandi passi in avanti sia nella collaborazione con l'amministrazione comunale, che nell'integrazione tra città e Università. Lo testimoniano, per esempio, il ruolo dell'Ateneo come principale industria del territorio e motore di sviluppo dell'economia locale, il suo contributo essenziale nell'ambito dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ai fini dell'assistenza sanitaria, la sua centralità nei campi della cultura, della ricerca e dell'innovazione. Un capitolo a parte merita, inoltre, la valorizzazione del patrimonio edilizio, settore all'interno del quale stiamo operando in stretta sinergia con il Comune per ridisegnare il volto della Pisa futura, in particolare per quanto riguarda il centro storico.

Esprima istintivamente una parola con la quale identifica la città, come se fosse un sinonimo
Rispondo citando un aneddoto: quando mi sono candidato alla carica di rettore, nel 2010, ho sentito l'esigenza forte di rivolgermi non solo alla comunità universitaria pisana, ma anche all'intera città. Da qui è nata l'idea, insieme all'amico Davide Guadagni, di una lettera aperta il cui testo iniziava con le parole "Cara Pisa".
Ecco, ancora oggi mi sento di sintetizzare ciò che questa città ha rappresentato e rappresenta per me con le stesse due parole utilizzate allora: "Cara Pisa".

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  • 24 dicembre 2013

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