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A Palazzo Blu il ritratto di Antonio Pacinotti dipinto da Giacomo Balla

L’opera inedita di uno dei padri del Futurismo esce per la prima volta dalla sede di Ingegneria

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Scoperto di recente a Pisa e esposto in via eccezionale a Palazzo Blu, a partire da sabato 11 gennaio, ecco il ritratto di Antonio Pacinotti eseguito dall’artista futurista Giacomo Balla.
Si tratta di un quadro dedicato a uno dei padri nobili dell’Università di Pisa, ritratto dal grande artista futurista con tutta probabilità intorno alla metà degli anni ’30. Il quadro, firmato dall’autore, è attualmente di proprietà dell’Università di Pisa ed è collocato nel dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni, e di esso, ad oggi inedito, non sappiamo la data esatta di esecuzione né il motivo.

Accanto al quadro sono in mostra due prototipi delle macchine di Pacinotti, che appaiono nel quadro sulla destra e dietro Pacinotti, prestati dal Museo degli Strumenti di Fisica del Sistema Museale di Ateneo, grazie all’interessamento del direttore Sergio Giudici e del dottor Claudio Luperini. La "Macchina a Gomitolo" (1873) fu presentata nel Volume XII del "Nuovo Cimento" del 1874. Pacinotti iniziò a costruire la macchina nel 1873 presso la villa di famiglia a Caloria (Pistoia) per poi concluderla a Cagliari dove era professore di Fisica sperimentale all’Università. Questa macchina era detta “a gomitolo” in quanto presentava una nuova calamita trasversale consistente in un filo conduttore (di spessore 0.5 mm, lungo circa 100m e ricoperto di seta) avvolto attorno a un cilindro di ferro pieno in maniera simile a un gomitolo di lana. Secondo Pacinotti la macchina, nonostante le sue piccole dimensioni, avrebbe potuto produrre una discreta quantità di corrente. Questa macchina partecipò alle esposizioni di Parigi del 1881 e del 1900 e a quelle di Torino del 1884 e 1898. La "Macchina ad Anello" (1902) è una delle due, simili alla macchinetta, che Pacinotti fece costruire intorno al 1902 nel Gabinetto di Fisica tecnologica di Pisa; soltanto alcuni perfezionamenti tecnici la distinguono dall’originale in cui Pacinotti fin dal 1860, con l’impiego della sua “calamita trasversale”, aveva risolto i problemi delle macchine dinamo elettriche dell’epoca, infatti la macchinetta rappresentava la prima macchina in grado di generare, economicamente e con elevato rendimento, corrente continua a tensioni di gran lunga superiori a quelle sino allora ottenute.

Antonio Pacinotti (Pisa, 17 giugno 1841 – Pisa, 25 marzo 1912), scienziato, professore universitario, universalmente noto per essere stato l’inventore della dinamo e del motore elettrico in corrente continua, è stato professore di Fisica dell’Università di Pisa dal 1881 al 1912 e Direttore del Gabinetto di Fisica tecnologica, sempre dell’Università di Pisa. Una mente eclettica ed estremamente dotata. A soli 15 anni viene ammesso a frequentare il corso di laurea in Matematiche applicate dell’Università di Pisa. Durante la sua carriera si indirizza verso la fisica e in particolare l’elettrodinamica. Nell’aprile del 1860 realizza il primo prototipo di dinano/motore in corrente continua, la ‘macchinetta’ come lui stesso la chiamò.

Balla per articolo

Il dipinto di Giacomo Balla ritrae Pacinotti in età avanzata, al suo tavolo di lavoro e, accanto a lui, la sua invenzione più celebre, la dinamo appunto. Il quadro è ambientato nel Gabinetto di Fisica tecnologica che sorgeva in via Santa Maria n. 14, all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di Pisa, nel quale egli ha ricoperto il ruolo di professore ordinario di Fisica tecnologica e meccanica sperimentale. Tra le poche informazioni che sono ad oggi disponibili sappiamo che l’opera è la fedele riproduzione pittorica di una foto del 1911, presente in una pubblicazione celebrativa del 70° compleanno di Pacinotti e per il 50° anniversario dell’invenzione della dinamo. L’aspetto celebrativo e le caratteristiche stilistiche del dipinto inducono a collocarne la realizzazione negli anni trenta, prima del 1941, anno nel quale una sua riproduzione compare, per la prima volta, nel libro Antonio Pacinotti nel primo centenario della nascita, pubblicato da Vittorio Emanuele Boccara.
Alcune informazioni storiche consentono di individuare il contesto in cui si è arrivati alla committenza dell’opera. L’edificio di via Santa Maria, sede del Gabinetto di Fisica tecnologica, era anche sede dell’appartamento dove Pacinotti nacque e visse fino alla morte. Sempre in questa sede nel 1930 venne fondato il Museo Pacinotti, con l’intento di raccogliere e conservare i cimeli che gli eredi dello scienziato avevano donato alla Scuola d’Ingegneria. Nell’elenco del lascito non compare però il quadro, così come non compare nel catalogo della ‘mostra dei cimeli pacinottiani’ allestita dal 24 maggio al 30 giugno del 1934 nell’Aula Magna dell’Università di Pisa, in occasione delle celebrazioni per il 75° anniversario dell’invenzione della dinamo. Le solenni celebrazioni si aprirono, al Teatro Verdi, con la commemorazione presieduta da Guglielmo Marconi, Presidente dell’Accademia d’Italia ed alla quale aderirono numerose personalità tra le quali Enrico Fermi, Pietro Mascagni e Filippo Tommaso Marinetti. In quella occasione, il Museo Pacinotti venne dichiarato ‘monumento nazionale’, con il Regio Decreto n. 1020 del 4 giugno 1934. In seguito, nella seconda metà del secolo scorso, i cimeli di proprietà dell’Università di Pisa, custoditi nel Museo, furono suddivisi fra vari istituti. Dalle ricerche effettuate si può ragionevolmente supporre che l’iniziativa di realizzare il dipinto sia nata nell’ambito dell’Università di Pisa a seguito della solenne celebrazione di Pacinotti del 1934. Anche l’analisi stilistica del quadro rimanda agli anni ’30, quando Balla sceglie di tornare a una figurazione tradizionale, lontana da tentazioni d’avanguardia futurista.

Eppure, nonostante il dipinto non presenti elementi stilistici che richiamino al Futurismo riesce comunque a realizzare una sintonia di spirito tra le idee di modernità e velocità e la rivoluzione tecnologica promossa dalle grandi invenzioni di cui fu autore Antonio Pacinotti. L’esposizione dell’opera a Palazzo Blu assume un particolate rilievo, proprio in concomitanza con le ultime settimane della mostra "Futurismo", e al tempo stesso consente alla città di Pisa di approfondire una pagina della sua storia, in particolare quella relativa ai legami tra arte e scienza, arte e mondo accademico poco nota e ancora tutta da svelare. Il ritratto sarà visitabile gratuitamente fino a domenica 9 febbraio.

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Alla presentazione hanno partecipato Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu; Paolo Mancarella, rettore dell'Università di Pisa; Andrea Muzzi, direttore della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno; Chiara Bodei, presidentessa del Sistema Museale di Ateneo; Elena Gigli, responsabile Archivio Gigli per l’opera di Giacomo Balla.

"Già nel 2012 - ha detto il rettore Mancarella - abbiamo ricordato Antonio Pacinotti in occasione del centenario della sua morte. Oggi, però, grazie al ritratto che gli fece Giacomo Balla e che esce per la prima volta dal nostro dipartimento di Ingegneria dell'Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni, possiamo parlarne da un punto di vista diverso: come un incontro non certo casuale tra due giganti avvenuto, idealmente, negli anni Trenta, sul campo mai neutro della tela bianca. In questo modo possiamo far emergere una storia importante, ma ancora oggi, al di là delle periodiche celebrazioni di Pacinotti, poco nota a un grande pubblico a cui possiamo adesso raccontarla sfruttando il potere comunicativo dell’arte".

(fonte: Ufficio Stampa Fondazione Palazzo Blu)

Nella foto, da sinsitra: Bracci Torsi, Muzzi, Gigli, Mancarella e Bodei.

 

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  • 10 gennaio 2020

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