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Progetti speciali per la didattica: percorsi di inclusione per gli studenti universitari detenuti

Un bilancio dell'Open day al carcere di Porto Azzurro

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Continua l’impegno dell’Ateneo in favore del pieno riconoscimento del diritto allo studio universitario anche in condizione di privazione della libertà. Nel quadro del progetto speciale per la didattica “Carcere e università: percorsi di inclusione didattica per gli studenti universitari detenuti”, coordinato dai professori Andrea Borghini, delegato rettorale per il Polo Universitario Penitenziario, e Gerardo Pastore, delegato del Dipartimento di Scienze Politiche per il Polo Universitario Penitenziario, il 24 giugno scorso presso il carcere di Porto Azzurro si è svolta la ormai consueta giornata di orientamento e di supporto allo studio universitario.

All’incontro hanno preso parte, oltre agli studenti detenuti, la tutor di ateneo del Polo Universitario Penitenziario, gli studenti dei corsi di laurea del Dipartimento di Scienze Politiche che collaborano alle attività di counseling e i volontari dell’associazione "Il Dialogo", che da anni collabora con la Casa di Reclusione P. De Santis di Porto Azzurro. Si tratta di un appuntamento molto importante, anche in termini simbolici, in quanto dà prova della prossimità dell’istituzione universitaria e introduce virtuosi elementi di novità negli ordinari processi di prigionizzazione.

 

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Da sinistra, Andrea Borghini, Renata Leardi (tutor didattica Unipi), Gerardo Pastore, Valerì Rita Cali e Giorgia Baudinelli (studentesse Unipi di Scienze Politiche selezionate per il progetto speciale per la didattica)

"Questo progetto speciale - ribadiscono i coordinatori - intende inoltre valorizzare la dimensione relazionale delle attività di studio e didattiche. Lo studio, le attività didattiche e, nello specifico, l’incontro tra carcere e realtà universitaria, si configurano come efficaci strumenti per attenuare l’elemento drammatico della detenzione e riempirla di contenuti costruttivi in grado di elevare, per così dire, oltre se stessi i detenuti ma anche l’istituzione e coloro i quali, ad ogni livello, la amministrano. Il tasso iniziale di estraneità o addirittura di privilegio si supera perseguendo l’obiettivo ulteriore di aumentare il consenso intorno ai luoghi di pena; e si può ottenere questo risultato nella misura in cui l’attività di studio è in grado di consentire quelle dilatazioni pedagogiche e quella contagiosità etica che costituiscono nel tempo medio le basi per un successo costituzionale da lungo tempo atteso".

 

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  • 27 giugno 2019

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