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Scienza e gap di genere? Insegnarla sin dall’infanzia e con metodi nuovi

La professoressa Marilù Chiofalo protagonista di una tavola rotonda organizzata dall’Agenzia di stampa DIRE

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I dipartimenti di fisica delle università italiane contano solo un 20% donne, che diventano il 10% se sono docenti; un 35% di dottorande e un 30% di studentesse". Sono i numeri con cui la giornalista Sandra Zampa ha aperto la tavola rotonda che si è tenuta nella sede dell’agenzia Dire, a Roma, sul rapporto tra pensiero di genere e donne, con una provocazione: se la scienza abbia bisogno delle donne. Protagoniste della discussione sono state Marilù Chiofalo, professoressa di fisica della materia dell’Università di Pisa, Anna Loretoni, professoressa di Filosofia politica alla Scuola Superiore Sant'Anna, e l’onorevole Chiara Braga, urbanista e ambientalista.

Guarda il video della tavola rotonda.

"Il lavoro della ricerca scientifica non ha orari. È un tempo opportuno e non cronologico, quindi i maggiori ostacoli, più che pregiudizi, si incontrano quando si ha un progetto di vita completo che richiede anche un lavoro di cura, e questo riguarda le donne come gli uomini che se ne occupano". È questa una delle difficoltà più grandi secondo Marilù Chiofalo, che ha anche sottolineato come la "massima produttività della carriera universitaria e di ricerca arrivi intorno ai 30/40 anni, proprio in coincidenza di quella riproduttiva".

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Nella foto, da sinistra: Marilù Chiofalo, Sandra Zampa, Anna Loretoni e Chiara Braga.

C'è una questione di stereotipi culturali che iniziano fin dall'infanzia, ma c'è anche un tema di governance e di potere nelle università e nei dipartimenti su cui tanto lavoro c'è ancora da fare, secondo Anna Loretoni: "Il pensiero di genere e la presenza delle donne può cambiare e orientare diversamente le agende di ricerca". È questa in fin dei conti la risposta alla domanda della tavola rotonda DireDonne moderata da Sandra Zampa. "Un esempio tra tanti - che ha citato Anna Loretoni, riferendosi alle scienze sociali - è dato dall'apporto del ‘simbolico’ che il pensiero delle donne può dare alla ricerca, o ancora, l'abbandono della prospettiva economicistica marxiana”. La competenza, soprattutto nella scienza sperimentale che è il terreno dei fatti, è proprio la ragione per cui "non si possono avere discriminazioni".

E a proposito di competenza è la deputata Chiara Braga, urbanista e membro della Commissione ambiente, a spiegare come recuperarla sia importante anche in politica "per le donne" e per le loro battaglie. "Basta pensare alle tante donne - ha detto Braga - impegnate per l'emergenza clima, molte nel Continente africano dove si pagano in modo tangibile le emergenze di cui tutti sappiamo o all'ultimo sciopero per il pianeta Terra in occasione del quale i giovani si sono presentati - ha ricordato la parlamentare, commentando un cartello tra i tanti che hanno sfilato nelle strade - come portavoce degli scienziati".

Eppure "le adolescenti hanno spesso performance peggiori dei maschi nelle scienze sperimentali" ha sottolineato Marilù Chiofalo, e per abbattere gli stereotipi e le cosiddette "scelte adattive",che sono riflessi di modelli ormai assimilati, più che scelte vere e proprie, ha lanciato una sfida al mondo dell'istruzione, sin dalla scuola dell'infanzia. "La fisica si insegna in adolescenza, ed è già troppo tardi. La scienza è creatività, linguaggio, sperimentazione e chi meglio dei bambini può farlo. Ma serve anche un nuovo modo di insegnarla che faccia cogliere la sua utilità sociale, perchè le donne hanno la capacità di connettere temi e questioni diverse. Accade in Norvegia, ma anche in India e in Giordania che le ragazze negli studi scientifici siano più brave dei maschi. Bisogna trovare il modo - ha concluso - di non perdere cervelli".

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  • 21 marzo 2019

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