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Comunicati stampa
Giovedì, 10 Gennaio 2013 12:08

Completato l'iter di attuazione dello Statuto

Riccardo GrassoL'Università di Pisa ha completato il percorso di attuazione del nuovo Statuto e dato avvio alla contabilità di tipo economico-patrimoniale. Dopo la riorganizzazione delle strutture didattiche, scientifiche e di servizio e l'insediamento del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, nel mese di dicembre 2012 sono stati infatti nominati il direttore generale, i membri del Collegio dei revisori dei conti e quelli del Nucleo di valutazione, mentre il 1° gennaio 2013 è partito il nuovo sistema di contabilità legato al Bilancio unico di Ateneo.

Il dottor Riccardo Grasso, che già ricopriva la carica di direttore amministrativo, è stato nominato direttore generale dell'Ateneo, con un incarico di due anni e mezzo che scadrà il 30 giugno 2015.

Nato a Catania nel 1956 e laureato in Giurisprudenza nell'Università della stessa città siciliana, il dottor Grasso ha ricoperto importanti incarichi alla Scuola Normale, fino a quello di vice direttore amministrativo, per poi continuare la sua carriera dirigenziale nell'Università di Pisa a partire dal 1998. Dall'aprile del 2003 è direttore amministrativo dell'Ateneo. Ricopre attualmente, tra gli altri incarichi, quello di amministratore delegato della casa editrice dell'Ateneo, la Pisa University Press, e quello di revisore dei conti all'Università di Firenze.

Sarà dunque Riccardo Grasso a interpretare la nuova figura del direttore generale, ricoprendo uno dei ruoli fondamentali nel modello di governance delineato dalla legge numero 240 del 2010 e ripreso dallo Statuto dell'Ateneo.

Questa figura è stata ridefinita rispetto a quella del precedente direttore amministrativo, sia per quanto riguarda le procedure di nomina che le funzioni. Sul primo aspetto, il direttore generale è nominato non più dal solo rettore, ma dal Consiglio di amministrazione, su proposta del rettore e sentito il parere del Senato accademico, che deve scegliere tra personalità di elevata qualificazione professionale e comprovata esperienza pluriennale con funzioni dirigenziali.

Sul secondo aspetto, il direttore generale è ora inserito tra gli Organi dell'Università e a lui è attribuita la gestione complessiva e l'organizzazione dei servizi, delle risorse strumentali e del personale tecnico-amministrativo dell'Ateneo. Rispetto al passato, dunque, questa figura risponde in modo più efficace alla logica dell'autonomia dei poteri, che prevede la separazione tra indirizzo politico e responsabilità gestionale, e ha competenze più ampie, che si estendono al coordinamento delle attività gestionali dei dipartimenti attraverso un rapporto di collaborazione diretta con i direttori di queste strutture. Il direttore generale non è più membro di diritto del Consiglio di amministrazione e del Senato accademico, pur continuando a partecipare, senza diritto di voto, alle sedute dei due Organi di governo.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
TirrenoPisa.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it

Giovedì, 10 Gennaio 2013 11:36

Work in progress in Sapienza

Mercoledì 9 gennaio, nella sede di Palazzo "Alla Giornata" si è tenuto un incontro tra i rappresentanti del ministero per i Beni e le attività culturali e quelli dell'Università, alla presenza del direttore generale per le Biblioteche, gli istituti culturali e il diritto di autore, Rossana Rummo, del rettore Massimo Augello, del sindaco Marco Filippeschi, del soprintendente per i Beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno, Gian Carlo Borellini, e della direttrice della Biblioteca universitaria nazionale, Angela Marseglia.

Il gruppo dei tecnici (composto dagli ingegneri Paolo Iannelli, del MIBAC, Walter Salvatore e Simona Burchi, dell'Ateneo pisano, e dall'architetto Marta Ciafaloni, della Soprintendenza) ha presentato il crono-programma integrato delle attività, che include gli ulteriori studi e le specifiche iniziative finalizzate a completare la valutazione della sicurezza dell'edificio della Sapienza e a individuare gli interventi necessari per la riapertura del Palazzo. Sono stati inoltre illustrati i lavori da realizzare al San Matteo per garantire l'apertura di un servizio al pubblico della Biblioteca universitaria nazionale per l'intero periodo di chiusura della Sapienza.

Il crono-programma prevede che entro la fine di marzo vengano concluse le indagini conoscitive dell'edificio, che saranno integrate con i necessari approfondimenti entro il mese di giugno. Da quella data sarà quindi possibile effettuare le valutazioni circa la compatibilità delle funzioni esistenti. A oggi sono stati già avviati i rilievi di dettaglio delle strutture della Sapienza, nonché i necessari studi geotecnici e il monitoraggio del quadro fessurativo presente nel Palazzo.

Le indagini e le analisi di sicurezza saranno completate entro il mese di ottobre e consentiranno la realizzazione degli eventuali interventi ritenuti necessari.

Per quanto riguarda il San Matteo, è stata individuata una sezione in cui allestire una sede distaccata della Biblioteca universitaria comprensiva di sala consultazione, che consentirà una ripresa del servizio nei confronti dell'utenza universitaria e degli studiosi, seppur con alcune limitazioni in ordine ai prestiti. In questo caso, i lavori sono stati definiti e finanziati in modo da poter aprire la sede al pubblico entro l'inizio del nuovo anno accademico.

Infine è stato deciso di potenziare già da oggi il servizio di prestito della Biblioteca universitaria nazionale, attraverso l'individuazione di ulteriori spazi da destinare allo scopo.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
TirrenoPisa.it 

Dirigenti cinesi della Food and Drug AdministrationDal 6 all'11 gennaio, nove dirigenti dell'Amministrazione per gli Alimenti e Farmaci della Regione Autonoma del Guangxi sono in Toscana per seguire un corso di alta formazione sul management dei laboratori che operano nell'ambito della sicurezza alimentare. Il corso è organizzato dal Centro Sino-Italiano per la Sicurezza Alimentare (CSISA), coordinato dalla professoressa Alessandra Guidi, che ha sede presso il dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa. Oltre al dipartimento, sono direttamente coinvolti nell'attività del Centro la Direzione generale del diritto alla salute e delle politiche di solidarietà della Regione Toscana e l'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Lazio e la Toscana.

Il corso prevede una full immersion all'interno dei laboratori degli istituti zooprofilattici, organi ufficiali del Ministero della Salute, di Pisa, Firenze e Siena, che da sempre hanno attive collaborazioni con l'Ateneo Pisano. Gli ospiti cinesi avranno l'opportunità non soltanto di confrontarsi direttamente con l'organizzazione e l'attività dei laboratori ufficiali, ma anche di seguire i lavori sul campo degli organi di controllo grazie alla collaborazione dell'ASL 5 di Pisa.

L'attività del CSISA, per la parte di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria, si colloca all'interno della School of Policy, progetto della Regione Toscana, avente lo scopo di promuovere le eccellenze del sistema sanitario toscano, offrire percorsi internazionali di alta formazione e favorire la cooperazione tra università, centri di ricerca e strutture sanitarie, anche attraverso l'attrazione di investimenti stranieri.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa (14/01)
Tirreno Pisa (11/01)
PisaToday.it 

Martedì, 08 Gennaio 2013 09:48

«Per Francesco Orlando»

È appena uscito per le Edizioni ETS il volume "Per Francesco Orlando", una raccolta di testimonianaze e ricordi di personalità del mondo della cultura che hanno conosciuto il professor Orlando, illustre docente dell'Università di Pisa scomparso nel 2010, autore di una innovativa teoria freudiana della letteratura. Pubblichiamo qui di seguito il contributo di Maurizio Alfonso Iacono, docente di Storia della Filosofia ed ex preside della facoltà di Lettere e filosofia, che il 24 giugno 2010 ha così ricordato il professore nel cortile della Sapienza dell'Università di Pisa, in occasione della commemorazione.

Guarda il video "Autoritratto d'intellettuale a Palermo", un lungometraggio di Roberto Andò, in cui Francesco Orlando parla di sé e dei suoi rapporti con Giuseppe Tomasi di Lampedusa e de "Il Gattopardo".
 

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LEZIONI DI STILE

Francesco OrlandoFrancesco Orlando apparteneva a quel tipo di studioso per il quale l'insegnamento era tutt'uno con la ricerca. Interpretava magistralmente il senso e la qualità dell'insegnare regalando a studenti, discenti, colleghi lezioni in cui metteva in gioco con arte le inquietudini e le domande dello studioso. I suoi corsi non erano frequentati soltanto da studenti di Lettere e di Lingue, ma abitualmente anche da quelli di altre discipline, a cominciare dalle discipline filosofiche e storiche. Egli infatti andava oltre i limiti istituzionali e disciplinari delle materie di cui si occupava, letteratura francese o teoria della letteratura, perché le sue interpretazioni coglievano dall'interno di tali materie aspetti inconsueti che evocavano altri saperi, dalla filosofia alla psicanalisi.

Riproponendo nel 1997 alle stampe il libro del 1982, Illuminismo, barocco e retorica freudiana, Francesco Orlando scrisse che si trattava del suo lavoro meno fortunato del ciclo freudiano e si chiese se la scarsa attenzione che originariamente gli aveva prestato la critica non fosse dipesa dal fatto che quel libro aveva un taglio interdisciplinare oppure che l'argomento affrontato fosse inattuale. In effetti, l'argomento era inattuale. Si trattava dell'illuminismo. Orlando ha tentato di consegnare, attraverso Freud, un illuminismo diverso. Se dovessi indicare con una parola cosa caratterizzi teoricamente e storicamente l'illuminismo di Orlando, un illuminismo che va dalla Riforma alle soglie di Rousseau, la risposta è facile: l'ironia. Se il barocco è segnato dalla metafora, l'illuminismo è caratterizzato dall'ironia. Un'ironia che determina il dislocarsi del punto di vista del narratore o dei protagonisti in una posizione tale che lo scenario da loro descritto assume tutti i toni graffianti, perché stupiti o ingenui, di una critica. Siamo dentro una situazione che giustappunto caratterizza il nesso tra illuminismo e ironia. La confutazione da parte di un altro, di un selvaggio, depotenzia il pericolo del peccato d'orgoglio che una critica simile può portare con sé. Similmente Usbek e Rica, i protagonisti delle Lettere Persiane di Montesquieu, oggetto di un intero capitolo di questo libro, viaggiatori orientali che si trovano a visitare e ad osservare Parigi, i suoi costumi e le sue istituzioni, hanno questo ruolo di osservatori estranianti ed estraniati. Vedono con altri occhi la vita della città europea e, dal loro particolare punto di vista, operano una critica che è filtrata dallo stupore tipico dello straniero che non sa nulla di ciò che osserva.

Orlando fa una proposta che va al di là del piano della letteratura, perché il compromesso freudiano costituito dall'ironia illuminista ci porta verso quel lato dell'illuminismo che contiene in sé l'antidoto agli stessi pregiudizi che ha creato. Il gioco dello spostamento, da questo punto di vista, è senz'altro decisivo: come ci guardano gli altri? Anche quando una simile domanda funziona da simulazione o da artificio, resta ugualmente un'ottima domanda.

Qui, come si vede, l'interpretazione letteraria va oltre la letteratura e la critica si veste di teoria.

Cover volume Per Francesco OrlandoFrancesco Orlando insegnò sia alla Facoltà di Lingue sia alla Facoltà di Lettere. Si batté anche per la loro unificazione, ma la cosa non ebbe successo. Come preside della Facoltà di Lettere e Filosofia posso dire che Francesco Orlando ha dato lustro alla mia Facoltà non soltanto per sue ben note qualità di studioso, ma perché è fra coloro che ha contribuito a segnare uno stile che si caratterizza per il senso dell'insegnamento, un senso che era scientifico, didattico ed etico insieme. Non era uomo che usava l'università per fare altro, ma considerava l'insegnamento universitario come la forma primaria della comunicazione di uno studioso. Aveva, e la comunicava, una grande passione civile, indissociabile dalla critica. Intervenendo a un dibattito che aveva per argomento la malinconica domanda «A che serve la letteratura?», Francesco Orlando aveva sollevato un sospetto: «le mode dell'autoreferenzialità e dell'intertestualità – egli scriveva – ci ripetono da quarant'anni che la letteratura parla di se stessa e non del mondo, rimanda sempre ad altra letteratura a mai al mondo; non saranno per caso corresponsabili, secondo una sorta di legge del taglione, se ormai il mondo teme di annoiarsi a sentir parlare di classici e non vuol più lasciarsi rimandare ad essi? Farla finita con queste anziane mode, tornare a interrogarsi in modo originale sulla parte di mimesi e la parte di convenzione che fondano ogni arte, sarebbe corresponsabilità istituzionale di noi studiosi e insegnanti di letteratura». Ma a che serve la letteratura? Ho avuto l'onore e il piacere di accompagnare Francesco all'ultima lezione che tenne in Facoltà prima di andare in pensione. Bastava respirare l'aria che respiravano i suoi studenti per capire che una domanda del genere può sorgere solo fuori dalle sue lezioni, solo quando la passione intellettuale e la passione civile cominciano, come forse sta accedendo oggi, a essere impercettibilmente sostituite da quelli che dovrebbero essere soltanto dei mezzi e dei supporti, dalle pratiche burocratiche, dagli orari, dai crediti e dai debiti, dalla cosiddetta full immersion, dalla sciocca rigidità dei percorsi di studio. Alla domanda: «a che serve la letteratura?» Francesco aveva risposto dicendo che essa «suona press'a poco come le seguenti: a che cosa serve l'aria che respiriamo? La terra che ci sostiene? Il corpo in cui consistiamo?». E aveva concluso con un messaggio semplice e bellissimo, un messaggio che mi piacerebbe scrivere sui muri di Palazzo Ricci: «L'aria, la terra, il corpo, la letteratura. Queste cose non servono... – scrive Francesco Orlando – piuttosto sono condizioni del nostro essere fisicamente quello che ognuno di noi è, un essere umano».

Alfonso Maurizio Iacono

 

Martedì, 08 Gennaio 2013 09:36

Le pasticche di collirio di 2000 anni fa

Le pasticche di collirio - Foto dpa

Servivano a curare gli occhi le pasticche di 2000 anni fa ritrovate sul Relitto del Pozzino, a largo delle coste toscane. Lo ha dimostrato uno studio condotto insinergia tra il dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell'Università di Pisa - da Erika Ribechini, Maria Perla Colombini e Jeannette Lucejk - la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il dipartimento di Biologia evoluzionistica dell'Università di Firenze, che ha analizzato le compresse dalla forma piatta e circolare, con un diametro di quattro centimetri, che avevano la funzione di collirio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'articolo "The ingredients of a 2000-year-old medicine revealed by chemical, mineralogical and botanical investigations" sulla prestigiosa rivista statunitense PNAS, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.

Nel lavoro che sarà pubblicato sul PNAS vengono presentati i risultati di indagini chimico-mineralogiche e paleobotaniche condotte su medicinali risalenti al II sec a.C. rinvenuti tra i resti di una nave etrusca soprannominata "Relitto del Pozzino" trovata a largo delle coste di Piombino. I medicinali consistevano in compresse di colore grigio e forma discoidale. Dato che in archeologia, la scoperta di farmaci antichi è davvero rara, così come lo è la conoscenza della loro composizione, lo studio condotto ha fornito preziose e uniche informazioni su antiche pratiche mediche e farmaceutiche, e sullo sviluppo della farmacologia e della medicina nel corso dei secoli.

Le indagini condotte hanno consentito di evidenziare che idrozincite e smithsonite (sali di zinco) erano di gran lunga gli ingredienti più abbondanti delle compresse, costituendone più dell'80%, insieme amido, lipidi di origine animale e vegetale, e resina di pino. La composizione e la forma delle compresse Pozzino sembrano indicare che essi sono stati utilizzati per scopi oftalmici: si tratterebbe di una sorta di grandi pasticche con funzione di collirio che venivano applicate direttamente sulle palpebre. I sali a base di zinco, tutt'oggi molto utilizzati in campo dermatologico e oftalmico, hanno azione rinfrescante, protettiva e attività batteriostatica. Da sottolineare, inoltre, come il termine latino collirium (collirio) derivi dal nome greco ҡоλλύρα, che a sua volta significa "piccoli panetti rotondi".

Ne hanno parlato:
Ansa
Corriere Fiorentino 
Tirreno
Tirreno Pisa
QN 
Il Messaggero
L'Unione Sarda 
CorriereFiorentino.it 
NazionePisa.it 

IMG_2313Ciao a tutti,

oggi è la giornata dei saluti, della relazione finale, delle ultime foto, della firma ricordo al pinguinattolo (il pinguinattolo è un piccolo casotto di legno antistante la base che ospita tutte le firme accumulate negli anni dei partecipanti alle spedizioni).

Il risultato di questa campagna è positivo, nonostante la cancellazione del campo remoto. Infatti abbiamo effettuato 13 uscite, 3 delle quali con i ricercatori coreani. Abbiamo raccolto un totale di 111 meteoriti, per una massa di 10.2 kg.

Questa esperienza ci arricchito sia da un punto di vista lavorativo sia umano. Studiare le meteoriti è già qualcosa di molto emozionante, sapere che l'oggetto che stai studiando ha più di 4 miliardi di anni e racchiude informazioni sulla formazione del nostro Sistema Solare è incredibile, ma trovarne una in un ambiente così speciale ti dà un'emozione così forte che è difficile da descrivere. Dal punto di vista umano vivere in un luogo così isolato all'interno di una base con così poche persone è sicuramente una prova non da poco. Questo, insieme alla lontananza dalle persone care certamente provoca sensazioni forti che si iniziano a gestire dopo un po' di tempo.

Ora che si avvicina il momento del rientro, la voglia di ritornare a casa si fa sempre più strada. Presto torneremo alla "normalità" ma siamo sicuri che di tanto in tanto il rumore del vento del Plateau Antartico risuonerà nelle nostre orecchie risvegliando emozioni che speriamo un giorno di poter riprovare.

Con questo messaggio vogliamo ringraziare tutti voi che ci avete seguito durante queste settimane e l'Ufficio stampa dell'Università di Pisa, che ci ha dato la possibilità di tenere questo blog e quindi di far conoscere la nostra attività di ricerca.

Alle 20:30 (8:30 italiane) inizierà l'imbarco sulla nave coreana ARAON tramite elicottero.

A presto

Agnese e Maurizio

 

Nave Antartide

L'Università di Pisa comunica che - in esecuzione dell'ordinanza del Tar Toscana n. 01746/2012 con la quale è stata accolta l'istanza cautelare presentata da circa centocinquanta studenti immatricolati nell'A.A. 2012/2013 ai corsi di laurea dell'area di Ingegneria - sarà consentito agli studenti ricorrenti di sostenere gli esami relativi agli insegnamenti che hanno frequentato, fatta salva la verifica dell'estinzione degli OFA, a conclusione dei corsi di recupero appositamente programmati.

L'Università comunica inoltre che, allo scopo di evitare disparità di trattamento tra studenti, i direttori dei dipartimenti interessati, in accordo con gli organi di governo dell'Ateneo, sono in procinto di adottare i provvedimenti necessari a estendere la medesima possibilità agli studenti immatricolati nello stesso anno accademico che non hanno promosso il predetto ricorso.

Rita Biancheri, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università di Pisa, ha recentemente pubblicato il volume "Famiglia di ieri, famiglie di oggi. Affetti e legami nella vita intima" (Edizioni ETS). Il volume tenta di rispondere ad alcune domande guardando alla famiglia come fenomeno sociale e non come istituzione immutabile nel tempo: siamo di fronte a una crisi della famiglia o ci sono altri modelli che ne analizzano funzioni e sentimenti? Le categorie con cui interpretiamo i cambiamenti e leggiamo il passato risentono della contrapposizione tra affettività e ragione, sminuendo la ricchezza delle relazioni e la complessità del soggetto?

Qui di seguito pubblichiamo l'introduzione al volume.

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Introduzione

Biancheri cover Numerosi interrogativi, a partire dai problemi definitori e dai molteplici significati simbolici del termine famiglia, si pongono a chi studia la sfera privata e, in particolare, se si cerca di superare l'impasse, in un'ottica multidisciplinare, che ha pesato su questo argomento fino agli anni Ottanta. Da sempre terreno di scontri politici e ideologici, spazio dell'intimità ma anche agenzia di socializzazione primaria e luogo di formazione dell'identità, la sua realtà polimorfa e complessa – su cui insistono valori, aspettative, abitudini – si scontra con categorie poco idonee a comprenderne le trasformazioni.

Dalla retorica, che ha confuso la pratica con la sua rappresentazione, all'aumento del fenomeno inquietante della violenza domestica molte questioni richiedono interventi e politiche familiari, se non per risolvere, almeno per cercare di invertire il circolo vizioso in cui è intrappolato il nostro paese (Ferrera 2008): bassi tassi di fecondità e occupazione femminile intorno al 46%, con oscillazioni di alcuni decimali.

Siamo allora di fronte alla crisi (strutturale) della famiglia? Oppure questa deriva dalle discrasie tra realtà e sistemi di welfare non più in grado, non solo per la diminuzione delle risorse materiali, di rispondere, con equità, ai nuovi bisogni?

Sicuramente ci dobbiamo misurare con nuovi modi di stare insieme, ma questo richiede un diverso sforzo concettuale, quella tensione essenziale necessaria per assumere, all'interno dei propri schemi interpretativi, il nodo fondamentale intorno al quale la sociologia è chiamata ad operare che è la«diversità irriducibile di ciascun individuo». Se la nostra condizione quotidiana, è caratterizzata dalla molteplicità delle forme di vita sociale, come si può generalizzare riduttivamente, o meglio impropriamente, il declino della famiglia basandosi su dati esclusivamente quantitativi, o su modelli ritenuti validi per tutti?

Di conseguenza, «il luogo possibile e affascinante della ricerca» rimane il tentativo di individuare il senso della costruzione della nostra esistenza, in un mondo dove le appartenenze sono multiple, i comportamenti non sono determinati solo dalla razionalità strumentale, ma entra preponderante la forza delle passioni – uscita dall'occultamento che è stato compiuto – e, soprattutto, i condizionamenti delle istituzioni non agiscono più in modo prescrittivo e assoluto.

E come è possibile farlo negli «affari»sentimentali, in quei luoghi per eccellenza evanescenti e non soggetti ad alcun determinismo, se non quello dell'unicità del singolo e del momento in cui avviene l'incontro con l'Altro?

Abbiamo nelle pagine del volume «attraversato con consapevolezza» questo territorio incerto e sfuggente tenendo presente le numerose difficoltà fra cui quella di non cadere in sterili contrapposizioni con il passato. Se dal mondo chiuso dell'ordine sociale siamo passati all'universo infinito delle soggettività, come possiamo pensare di semplificare frettolosamente le risposte senza avvalerci del conforto della storia? Più di ieri e meno di domani, necessitiamo di una prospettiva diacronica, di uno sguardo lungo per leggere le trasformazione dell'affettività.

La famiglia deve, dunque, essere osservata come soggetto cruciale della storia e lente privilegiata attraverso cui raccontarne l'orizzonte teorico ed empirico dei mutamenti. Ambito economico e di interessi materiali, «mondo vitale» della solidarietà, dove si intrecciano i rapporti tra i generi e le generazioni; un sistema non affatto omogeneo in cui si combinano, in una molteplicità fenomenica, passato e presente, interessi privati e bene pubblico.

Nell'itinerario che abbiamo disegnato per affrontare un ambito di studio così sfaccettato, cercando di non ridurre la complessità attraverso una semplificazione monocausale dei fenomeni, e cercando di non intorbidire le acque per poter guardare dentro la «scatola chiusa» del quotidiano domestico, abbiamo fatto numerose soste nel pensiero di autori e autrici, ritenuti significativi, riportando ampi brani delle loro opere e fornire a chi legge ulteriore materiale di analisi.

Dopo la partenza di un mese fa dei tre studiosi alla ricerca di meteoriti, il 24 dicembre sono volati in Antartide altri due geologi del dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, inseriti nella XXVIII missione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA): si tratta della dottoressa Chiara Montomoli e del professor Natale Perchiazzi, affiancati nella loro attività dal professor Rodolfo Carosi, dell'Università di Torino, che con i loro studi tenteranno di capire attraverso quali processi geologici l'Antartide abbia acquisito la sua attuale configurazione e di ricostruirne la storia nelle varie ere geologiche.

I ricercatori di Scienze della Terra si dedicheranno allo studio del continente antartico così come appare oggi: una vasta area emersa (più grande dell'Europa) ricoperta quasi totalmente da ghiaccio, ma sotto al quale, contrariamente a quanto avviene nell'Artide, esistono rocce che in numerosi punti emergono dal ghiaccio stesso, sono cioè "in affioramento", soprattutto lungo le zone periferiche del continente e in corrispondenza delle fasce montuose. La zona in cui si concentra l'attività di ricerca dei geologi italiani è la porzione settentrionale della Terra Vittoria (Northern Victoria Land), un'estesa regione che si affaccia sulla costa occidentale del Mare di Ross (Ross Sea), proprio a sud della Nuova Zelanda.

L'attività dei ricercatori dell'Ateneo pisano si focalizzerà sulle rocce testimoni di una fase cruciale della storia dell'Antartide, quella che risale al Giurassico, intorno a 180-170 milioni di anni fa. Gli obiettivi principali sono l'acquisizione di una vasta serie di nuovi dati, stratigrafici, sedimentologici, paleontologici, strutturali, petrografici e geocronologici, che consentiranno una migliore caratterizzazione delle successioni vulcano-sedimentarie Triassico-Giurassiche che affiorano lungo la catena Transantartica nella Terra Vittoria. Particolarmente interessanti possono essere le conclusioni relative ai cambiamenti climatici a scala globale verificatisi a seguito dell'attività magmatica avvenuta nel Giurassico inferiore.

L'attività di ricerca farà perno sulla base Italiana del PNRA "Mario Zucchelli", gestita dall'ENEA, che si trova sulla costa del Mare di Ross, nella Baia Terra Nova. Un'attenta pianificazione preliminare dell'attività in Antartide ha permesso di selezionare una serie di affioramenti rocciosi su cui si concentrerà l'attività dei ricercatori. Le località da esplorare saranno raggiunte con una serie di escursioni giornaliere in elicottero, allo scopo di effettuare campionamenti sugli affioramenti rocciosi e chiarire le relazioni e le giaciture delle rocce affioranti.

L'attività di ricerca in Antartide dell'Ateneo Pisano si sviluppa in un vasto insieme di discipline, dalla chimica, alla biologia, alle scienze della terra, con gruppi di ricerca che hanno una notevole esperienza pluriennale di attività in questo ambiente unico in natura. Le ricerche si svolgono nel rispetto degli accordi internazionali previsti dal cosiddetto Patto Antartico, che prevede di "utilizzare" l'Antartide come un grande laboratorio senza interessi di tipo economico o militare seguendo progetti scientifici nazionali e internazionali approvati dallo SCAR (Scientific Committee for the Antarctic Research) che è l'ente scientifico mondiale che esamina e approva i programmi di studio in Antartide.

Durante il periodo di svolgimento della missione (24 dicembre-8 febbraio) sarà cura dei ricercatori pubblicare un "diario" delle loro attività sulla pagina Facebook http://www.facebook.com/SpedizioneInAntartide.

Giovedì, 27 Dicembre 2012 14:23

Taglio del nastro a Palazzo Matteucci

Dopo un accurato intervento di restauro durato due anni, torna agli antichi splendori Palazzo Matteucci, l'edificio in piazza Torricelli sede del nuovo dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica. Il palazzo è stato inaugurato venerdì 21 dicembre alla presenza del rettore Massimo Augello e del direttore del dipartimento Mauro Tulli, che hanno guidato gli ospiti a visitare i nuovi spazi restaurati, tra cui i locali della biblioteca di Lingue e letterature moderne 1 con i suoi 4.050 metri lineari di materiale bibliografico e 131 posti lettura, l'Aula Magna con le decorazioni pittoriche rimaste per anni oscurate da un controsoffitto ligneo e il cortile interno riqualificato a spazio verde con alberature e sedute utilizzabili come posti lettura all'aperto.

Palazzo Matteucci è uno degli edifici più rappresentativi per la storia della ricerca scientifica all'Università di Pisa: fu edificato tra il 1841 e il 1844 per volontà di Carlo Matteucci, maestro di Antonio Pacinotti, che ottenne dal Granduca Leopoldo i mezzi necessari per la costruzione di un "nuovo teatro di Fisica". L'immobile, che ha ospitato la sede del dipartimento di Fisica fino al trasferimento nell'area della ex Marzotto, ha subito negli anni numerosi interventi di ampliamento volti a far fronte all'esigenza di adattare la didattica e la ricerca alle nuove tecnologie.

I recenti lavori hanno interessato il nucleo storico dell'edificio, nel quale si è operato con interventi di restauro e adeguamento funzionale e impiantistico. Al piano terra di Palazzo Matteucci sono stati eseguiti interventi di ripristino degli spazi originari, destinati a ospitare le sale lettura e consultazione della biblioteca, mentre ai piani superiori sono stati ricavati gli studi del dipartimento, sale riunioni, l'Aula Magna e spazi per didattica a piccoli gruppi.

Il restauro di Palazzo Matteucci fa parte di un ampio piano di interventi nel settore dell'edilizia che l'Università di Pisa ha programmato già da alcuni anni e che ha già portato alla realizzazione e alla riqualificazione di diversi edifici. L'inaugurazione di oggi segue la consegna del polo didattico nell'ex stabilimento Guidotti e anticipa di poche settimane il taglio del nastro del grande polo didattico delle Piagge. Altri interventi significativi, di cui sono già stati aperti i cantieri, riguardano il nuovo dipartimento di Chimica e il polo didattico ad esso collegato nell'area di San Cataldo che sarà terminato entro la fine del 2013, il complesso degli ex Salesiani nella zona di via Santa Maria e il secondo lotto del polo ex Guidotti.

Come ha ricordato il rettore nel suo intervento, "gli investimenti nel campo dell'edilizia sono cresciuti in modo consistente negli ultimi anni, arrivando alla cifra di 24,5 milioni di euro nel 2012, con la previsione di salire nel 2013 a circa 35 milioni. Accanto alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni, abbiamo dato nuovo impulso alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare dell'Università, il cui valore non è solo quello di mercato, ma tocca anche la sfera storica, artistica e culturale".

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