LHC, alla frontiera della fisica fondamentale: conferme e speranze
Il 20 novembre 2012 presso la Limonaia Scienza Viva alle ore 16:00, nell'ambito delle iniziative di "Pianeta Galileo", si svolgeranno due incontri, in cui sarà presentato lo stato di avanzamento e le prospettive delle ricerche di fisica fondamentale presso l'acceleratore LHC del CERN, il più potente strumento di indagine a livello microscopico mai costruito. I fisici pisani hanno dato e stanno dando un contributo rilevante ai due esperimenti più importanti di LHC: ATLAS e CMS.
Al seminario interverranno due ricercatori di fama internazionale: il professor Gian Francesco Giudice, fisico teorico del CERN, e il professor Iacopo Vivarelli, fisico sperimentale dell'Università Albert Ludwigs di Friburgo (Germania) e laureato dell'Ateneo pisano. I due relatori presenteranno i risultati delle ricerche a LHC; in particolare sarà discussa la recente scoperta della nuova particella che, con tutta probabilità, potrà essere identificata con il bosone di Higgs. LHC sarà fermato negli anni 2013-2014 per permetterne un potenziamento, sia per l'intensità, che per l'energia.
Pubblichiamo di seguito la sintesi dei due interventi.
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Intervento del professor Gian Francesco Giudice
L'esistenza del bosone di Higgs trova le sue radici nelle proprietà della forza debole − la forza che permette le reazioni termonucleari che alimentano il sole. Questa forza mostra la strana caratteristica di comportarsi in modo diverso se vista attraverso uno specchio (o, più precisamente, se si considera un processo in cui s'invertono le tre coordinate spaziali). Poiché la massa risulta identica in un mondo speculare, esiste un'apparente incompatibilità tra le proprietà di simmetria della forza debole e le masse di alcune particelle elementari, un fenomeno detto "rottura di simmetria". Per riconciliare questi due aspetti contrastanti, i fisici già da tempo sapevano che doveva esistere un nuovo elemento in natura associato alla rottura di simmetria e il bosone di Higgs era laspiegazione più plausibile.
Già prima della scoperta, molti fisici erano pronti a scommettere sull'esistenza del bosone di Higgs. Eppure nessuno si sarebbe stupito se le proprietà della nuova particella si fossero rivelate molto diverse da quanto misurato dagli esperimenti dell'LHC. La teoria del bosone di Higgs, infatti, può essere deformata in modo abbastanza arbitrario, al contrario di quanto avviene per le altre particelle fondamentali. Nello schema rigoroso ed elegante del Modello Standard − la teoria che descrive le particelle elementari e le forzecon cui interagiscono − il bosone di Higgs è un elemento aggiuntivo necessario, ma precario e insoddisfacente. È la nota stonata in un concerto sublime.
I fisici teorici sono convinti che il bosone di Higgs non possa essere la fine dellastoria, ma solo una prima manifestazione di un mondo ancora sommerso. Per conoscere cosa si nasconde dietro il bosone di Higgs è necessario misurarne le proprietà con grande precisione. L'intensa fase di presa dati nelle collisioni tra protoni all'LHC, che durerà fino al dicembre 2012, ci permetterà di indagare le caratteristiche della nuova particella. L'intento è capire se le predizioni del modello più semplice di bosone di Higgs sono perfettamente azzeccate o se segnali di nuovi fenomeni cominciano a manifestarsi.
La scoperta del bosone di Higgs ha fornito alcune risposte, ma ha aperto un grannumero di domande. La questione sul bosone di Higgs che più ha fatto meditare i fisici negli ultimi decenni è il cosiddetto "principio di naturalezza". In soldoni, questo principio decreta che una teoria fisica valida in un certo intervallo di distanze non può essere sensibile in modo critico ai dettagli del comportamento della natura fino a distanze arbitrariamente piccole. In pratica, questa separazione tra diverse scale di distanza ci permette di trovare equazioni che descrivono le orbite dei pianeti, anche senza conoscere il moto di ogni singola molecola dentro Giove o Venere; ci permette di formulare unateoria atomica anche senza le equazioni che descrivono la struttura interna dei quark; e così via. Per quanto ne sappiamo, questo principio sembra rispettato nel nostro universo. Se continuasse a valere anche alle distanze ora esplorate dall'LHC, il principio di naturalezza avrebbe profonde implicazioni sulla natura del bosone di Higgs.
Il bosone di Higgs ha la particolarità di subire effetti quantistici che lo rendonovulnerabile al comportamento della teoria fino a distanze arbitrariamente piccole. Questa estrema sensibilità contraddice il principio di naturalezza, creando un ostacolo concettuale che si può aggirare solo se il bosone di Higgs è accompagnato da opportuni fenomeni capaci di smorzare gli effetti quantistici. Per questa ragione molti fisici teorici sono convinti che il bosone di Higgs faccia parte di una struttura più complessa, ancora sconosciuta.
Il filo logico suggerito dal principio di naturalezza ha guidato i fisici teorici lungo un affascinante percorso di idee, portandoli a immaginare che il bosone di Higgs sia solo l'araldo di nuove strutture nascoste dello spazio-tempo. Nel profondo della materia potrebbero esistere nuove dimensioni spaziali, nuovi tipi di forze, o addirittura una nuova concezione di spazio, come previsto dalla supersimmetria. Al momento non ci sono prove tangibili dell'esistenza di queste ipotetiche strutture, ma i fisici tengono il fiato sospesonell'attesa che l'LHC potenzi la sua capacità esplorativa, raddoppiando l'energia dei fascidi protoni, in una fase prevista a partire dalla fine del 2014.
I risultati in nostro possesso ci stanno già fornendo dei primi indizi interessanti. I dati sperimentali mostrano che la massa del bosone di Higgs è tra 125 e 126 GeV, cioè circa quanto un intero nucleo di cesio. Recenti calcoli teorici hanno messo in luce una sorprendente coincidenza. Se il Modello Standard fosse valido anche a distanze ben più piccole di quelle finora esplorate, una massa del bosone di Higgs tra 125 e 126 GeV corrisponderebbe esattamente al minimo valore necessario per evitare che il nostro universo collassi in un enorme grumo massiccio. In altre parole, la massa del bosone di Higgs ha proprio il valore giusto per mantenerci in bilico sull'orlo di un'apocalisse cosmica. Secondo alcuni fisici teorici, questa singolare coincidenza potrebbe essere lamanifestazione dell'esistenza di una moltitudine di universi paralleli, il cosiddetto"multiverso" (contrapposto cioè all'universo). Nel multiverso è raro trovare un universo che permette le caratteristiche necessarie alla vita e quindi, per motivi statistici, quelle caratteristiche sono soddisfatte nel nostro universo solo marginalmente. Questa potrebbe essere la spiegazione del perché la massa del bosone di Higgs è prossima a quel valore critico oltre al quale il nostro universo è condannato a una catastrofica transizione di fase.
Non c'è dubbio che la scoperta del bosone di Higgs sia stata una tappa fondamentale nel nostro cammino verso la conoscenza dei principi fisici che governano il nostro universo. Tuttavia, questa scoperta non ha dato tutte le risposte che cercavamo per comprendere il fenomeno della rottura di simmetria. Il bosone di Higgs fornisce solo una spiegazione rozza e incompleta, che non possiede l'eleganza presente nel resto del Modello Standard. Tutto sembra far credere che oggi i fisici siano nella stessa situazione dell'archeologo che festeggia il ritrovamento di alcune pietre, non sapendo ancora che sotto c'è un'intera piramide.
Gian Francesco Giudice
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Intervento del professor Iacopo Vivarelli
Dalla scoperta delle prime particelle non ordinarie fino alla formalizzazione del cosiddetto Modello Standard delle particelle elementari: un percorso durato mezzo secolo, attraversointuizioni geniali, errori, ripensamenti. Ma, alla fine, il secolo scorso ci ha lasciato in ereditàuna teoria estremamente precisa e predittiva. Gli esperimenti effettuati negli ultimi trentaanni ai collider negli stati uniti e al CERN hanno confermato qualunque predizione del Modello Standard, tranne una: lʼesistenza del bosone di Higgs, la particella teorizzata perfar sì che le masse di tutte le particelle fossero incluse in maniera consistente nella teoria.
Ma, nel tempo, la straripante evidenza della sostanziale correttezza del Modello Standard nel descrivere lʼinfinitamente piccolo ha cominciato a stridere in maniera sempre piùviolenta con la sua assoluta inadeguatezza nel rendere conto delle osservazionidellʼinfinitamente grande. Le misure della radiazione di fondo dellʼuniverso, della velocitàdi rotazione delle galassie, etc. hanno col tempo stabilito il Modello Standard è in grado dispiegare lʼesistenza di una piccola parte della massa ed energia totale dellʼuniverso.
Un bel dilemma, dunque. Da una parte, lʼevidenza cosmologica della necessità disuperare il Modello Standard, dallʼaltra, la strabiliante precisione delle sue previsioni alivello microscopico.
Per riconciliare questi due aspetti, bisogna riuscire a superare il Modello Standard a livellomicroscopico. E, per andare oltre il Modello Standard, bisogna prima di tutto individuarne una crepa, cioè testarlo in dettaglio in tutte le sue predizioni ad energie mai raggiunteprima, cercare il più possibile di metterlo in difficoltà. Ovviamente, in cima alla lista delle priorità si trova il bosone di Higgs, lʼelemento mancante.
Questi, in poche parole, i motivi per cui il Large Hadron Collider è stato costruito. Dopo una lunga fase di preparazione e di attesa, nel 2009 LHC ha finalmente iniziato a farcollidere fasci di protoni ad energie mai raggiunte prima artificialmente. E il cammino deifisici in un nuovo territorio finora sostanzialmente inesplorato è cominciato. LHC sta al momento utilizzando circa la metà del suo potenziale, sia in termini di energia,sia in termini del numero di collisioni al secondo in grado di produrre. Nonostante questo, irisultati di LHC hanno già un impatto fortissimo nel dibattito della fisica delle particelle.
Fino a questo momento il Modello Standard ha retto in maniera eccellente allʼimpatto dellenuove misure. Nessuna delle misure effettuate ha mostrato discrepanze significative dalleprevisioni teoriche.
Inoltre, come ormai arcinoto, è stata scoperta una nuova particella, con proprietà compatibili con quelle attese per il bosone di Higgs.
La prudenza è dʼobbligo, in attesa diulteriori misure e conferme. È possibile (in un certo senso auspicabile) che sia proprio lanuova particella a darci precise indicazioni su come superare il Modello Standard. Quelche è certo, è che la scoperta ha messo in luce le grandi potenzialità di LHC, che, dopo una pausa di un paio dʼanni tra il 2013 e il 2015, riprenderà le sue attività, stavolta a piena potenza. Lʼesplorazione del nuovo territorio sarà rinnovata, in cerca di manifestazioni di fenomeni fisici che il Modello Standard non sia in grado di spiegare.
Iacopo Vivarelli
An important agreement with the European Institute of Oncology to target cancer metabolism
The European Institute of Oncology (IEO), through its technology transfer company TTFactor, has signed an important in-license agreement for the development of a new class of small molecules that promise to block the way cancer cells produce the energy to live and grow.
The new class of compounds, invented by Professor Filippo Minutolo and colleagues at the Department of Pharmacy of the University of Pisa, target the enzyme lactate dehydrogenase, interfering with the metabolism of cancer cells. The agreement fuels the cancer metabolism program at IEO and allows IEO Drug Discovery Program, led by Dr. Mario Varasi, to fast-track the selection, optimization and development of these molecules towards patients fruition.
Filippo Minutolo, Associate Professor of the University of Pisa says: "We are very pleased to find such an enthusiastic response by IEO about our work and we are confident of their ability to effectively translate our academic research into clinical applications".
Pier Giuseppe Pelicci, Scientific Co-Director of IEO says: "Collaborating with the University of Pisa on this project to attack cancer metabolism is strategic for IEO's effort in making new drugs for cancer sufferers".
Un accordo con l’Istituto Europeo di Oncologia per colpire il metabolismo del cancro
L'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), mediante la sua società di trasferimento tecnologico TTFactor, ha firmato con l'Università di Pisa un importante accordo di licenza per lo sviluppo di una nuova classe di molecole che sembrano essere in grado di bloccare il modo in cui le cellule cancerose producono l'energia necessaria per vivere e crescere.
La nuova classe di composti, inventata dal professor Filippo Minutolo e dai colleghi del dipartimento di Farmacia dell'Ateneo pisano, va a colpire l'enzima lattato deidrogenasi, interferendo con il metabolismo delle cellule tumorali. L'accordo in questione va ad alimentare ulteriormente il programma sul metabolismo del cancro che viene portato avanti in IEO attraverso il programma di "Drug Discovery", diretto dal dottor Mario Varasi presso lo stesso Istituto, consentendo così di perseguire in modo rapido la selezione, l'ottimizzazione e lo sviluppo di queste molecole ai fini della fruizione da parte dei pazienti oncologici.
"Siamo molto lieti di costatare un riscontro così entusiastico da parte dell'IEO nei confronti del nostro lavoro e confidiamo nella loro abilità nel traslare in modo efficace la nostra ricerca accademica in applicazioni cliniche", commenta Filippo Minutolo.
"La collaborazione con l'Università di Pisa su questo progetto per andare a colpire il metabolismo del cancro è un approccio strategico nell'ottica degli sforzi che l'IEO sta facendo per produrre nuovi farmaci per le persone affette da neoplasie", aggiunge Pier Giuseppe Pelicci, co-direttore scientifico dell'IEO.
Ne hanno parlato:
Nazione Pisa
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
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Dopo il tirocinio, l’assunzione alla «Fendi»
Ha progettato un pacchetto software in grado di ottimizzare il processo produttivo dell'azienda e "Fendi" ha deciso di assumerlo. Si è concluso nel migliore dei modi il tirocinio aziendale di Sauro Soldani, laureando del corso di laurea specialistica in Ingegneria dell'Automazione, che ha realizzato lo studio nell'ambito di un lavoro di tesi all'interno della nota casa di alta moda appartenente al gruppo internazionale Louis Vuitton. Grazie al software progettato, sarà possibile ridurre i tempi di messa in produzione e di completamento delle singole commesse con evidenti miglioramenti in ottica di riduzione dei costi, massimizzazione della produzione e riduzione del makespan.
L'esperienza del giovane laureando dell'Università di Pisa nasce dalla collaborazione voluta da "Fendi" con il neonato DICI, il dipartimento di Ingegneria civile e industriale, a cui è stato affidato il compito di realizzare un tool software in grado di pianificare e automatizzare la schedulazione delle commesse di lavoro che devono essere gestite dal loro reparto interno e da quello dei loro principali fornitori. Grazie a numerose riunioni, sopralluoghi e visite all'interno dei reparti produttivi dell'azienda di alta moda e di quelli di alcuni dei loro principali fornitori, è stato possibile definire un insieme di specifiche da rispettare. L'analisi della realtà aziendale ha portato allo sviluppo di un modello organizzativo innovativo, oggetto di una pubblicazione scientifica ad elevato impatto nell'ambito delle tecnologie e sistemi di lavorazione. Il pacchetto software studiato è in grado di rendere il processo produttivo più informatizzato e permette all'ingegnere di produzione incaricato della pianificazione di operare al meglio.
Il progetto si è sviluppato al fine di trasferire le competenze del professor Michele Lanzetta e del dottor Andrea Rossi nel settore dello scheduling maturate in altri settori manifatturieri e non. Alla collaborazione ha partecipato la software house EasySystem diretta da Fabio Rossi, operante da molti anni nel settore della pelletteria, la quale con il supporto stretto dello studente ha potuto effettuare un profondo lavoro di analisi che ha portato alla realizzazione dello strumento software che si è tradotto in un pacchetto commerciale. Tale tool verrà integrato all'interno di un software gestionale più ampio realizzato dalla stessa EasySystem e denominato EasyGest che risulta ormai essere uno standard per le piccole e medie aziende pellettiere delle province di Firenze, Arezzo e Siena. Una volta completato l'iter implementativo, seguirà un periodo di sperimentazione che permetterà di verificare quanto il lavoro svolto sia risultato essere performante per la specifica realtà produttiva in questione.
La collaborazione con la casa di moda, rappresentata dal responsabile di produzione Fabio Fatarella dello stabilimento di Firenze che produce articoli in pelle, è stata realizzata nell'ambito di una convenzione attivata dal professor Gino Dini dell'Università di Pisa che prevedeva anche l'inserimento di un laureando del corso di laurea specialistica in Ingegneria dell'Automazione nell'ambito di un lavoro di tesi. La scelta di Sauro Soldani è stata guidata proprio dal profilo multidisciplinare, nei settori della scienza e della tecnologia, che gli studenti del corso di Automazione, presieduto dal professor Alberto Landi, risultano avere avendo seguito un percorso ibrido tra la meccanica e l'informatica, con un'impronta di tipo industriale.
Ne hanno parlato:
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Venticinque tirocini all’estero per gli studenti dell’Università di Pisa
Venticinque opportunità di tirocinio all'estero per gli studenti dell'Università di Pisa. Nell'ambito del Programma LLP/Erasmus Consortia Placement - Erasmus Student Mobility for Placement, l'Ateneo pisano ha emanato un bando che permetterà agli studenti universitari di realizzare un periodo di tirocinio formativo o stage professionalizzante presso un Paese dell'Unione Europea.
Le borse finanziate per l'anno accademico in corso sono 25 e sono attribuibili per attività all'estero della durata minima di tre mesi e massima di nove mesi. L'Ateneo finanzierà tre mensilità per studente, per un importo totale di 1.500 €, in modo da dare la possibilità al maggior numero di ragazzi di beneficiare del contributo. Eventuali periodi di stage svolti e non coperti dalla borsa iniziale potranno essere sovvenzionati a fine progetto in caso di finanziamenti residui.
Gli studenti potranno svolgere il loro tirocinio presso aziende, associazioni, fondazioni, laboratori, musei o centri di ricerca in uno dei Paesi appartenenti all'Unione Europea. I tirocini avranno una durata minima di tre mesi e massima di nove mesi continuativi e dovranno concludersi improrogabilmente entro il 30 settembre 2013. Per presentare la domanda c'è tempo fino al 5 dicembre 2012 e il bando è disponibile sul sito www.unipi.it.
Il bando è stato emanato nell'ambito di un "Erasmus Consortia Placement", un consorzio di 4 atenei di cui è entrata a far parte l'Università di Pisa insieme alle università di Padova, Venezia e Catania, per promuovere insieme i tirocini lavorativi dei propri studenti.
Per tre ricercatori dell’Università di Pisa arrivano i finanziamenti del MIUR
Studieranno tecniche conservative per le opere d'arte, biosensori per applicazioni mediche ed equazioni matematiche capaci si spiegare alcuni fenomeni della fisica. Per tre ricercatori dell'Università di Pisa arrivano i finanziamenti che ogni anno il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca destina ai progetti FIRB (Futuro in ricerca 2012) coordinati da giovani ricercatori italiani. I tre studiosi dell'Ateneo pisano che si sono aggiudicati il finanziamento sono Mattia Patti del dipartimento di Civiltà e forme del sapere, che ha ottenuto 882.645 euro, Giuseppe Barillaro del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, che ha avuto 908.100 euro, e Nicola Visciglia del dipartimento di Matematica, con un contributo di 776.250 euro.
Mattia Patti, ricercatore di Storia dell'arte contemporanea, coordinerà il progetto "Tecniche pittoriche, critica delle varianti e problemi conservativi. Tra Futurismo e ritorno al classico (1910-1922)". Durante i tre anni di ricerca sarà condotto un approfondito studio delle tecniche pittoriche delle avanguardie artistiche italiane di inizio Novecento, Futurismo e Metafisica, e del cosiddetto "ritorno al classico". All'analisi delle fonti testuali si affiancheranno indagini direttamente compiute sulle opere: analisi scientifiche non invasive che permetteranno di far luce su materiali, tecniche esecutive e problemi conservativi dei dipinti oggetto di studio.
Le ricerche saranno condotte all'interno di alcuni prestigiosi musei, italiani e stranieri, tra i quali la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, la Pinacoteca di Brera e il Museo del Novecento di Milano, il Museo Civico di Palazzo della Penna di Perugia, l'Estorick Collection di Londra, la Narodni Galerie di Praga e l'Hermitage di San Pietroburgo. Il progetto di ricerca, fortemente multidisciplinare, vede coinvolte quattro unità di ricerca: l'Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore di Pisa per quanto riguarda la storia dell'arte, l'Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari del CNR di Perugia per quanto riguarda la chimica e l'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del CNR di Milano per la fisica. Il gruppo di lavoro si gioverà inoltre dell'importante contributo dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Giuseppe Barillaro, ricercatore di Elettronica al dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa e attualmente docente del corso di "Elettronica Biomedica 1", coordinerà il progetto "Microrisonatori optofluidici ultra-sensibili di tipo flow-through per applicazioni biosensoristiche" finalizzato allo sviluppo di una nuova generazione di biosensori ottici risonanti ultra-sensibili, proponendo architetture miniaturizzate che sfruttano il concetto del flow-through, nuovo paradigma dell'optofluidica, e nuovi schemi di funzionalizzazione, basati su recettori polimerici sintetici e su nanoparticelle, per il miglioramento delle prestazioni del biosensore.
L'obiettivo finale del progetto è l'utilizzo dei microrisonatori sviluppati per la rivelazione ottica di specifici biomarcatori della sepsi (infezione batterica o virale), quali procalcitonina (PCT) e neopterina (NPT), aprendo così nuove opportunità nel campo dei biosensori e dei Lab-on-Chip e, dunque, nelle applicazioni mediche di tipo point-of-care, in grado di eseguire analisi in modo veloce e affidabile vicino al paziente, consentendo quindi una diagnosi e una conseguente terapia rapida ed efficace. Altre unità che collaborano al progetto sono l'IFAC-CNR Firenze, IFC- CNR Pisa, DISTEBA-Università del Salento, IREA-CNR Napoli.
Nicola Visciglia, ricercatore di Analisi matematica al dipartimento di Matematica, coordinerà il progetto "Dinamiche dispersive: analisi di Fourier e metodi variazionali" finalizzato allo studio delle equazioni nonlineari dispersive, che appaiono in svariati contesti della fisica matematica. Una delle equazioni più note in tale contesto è l'equazione di Schroedinger nonlineare (NLS) che è stata oggetto di costante interesse da parte della comunità matematica a partire dagli anni '70. Altri modelli di equazioni nonlineari dispersive sono l'equazione di KdV e di Benjamin-Ono che sono modelli asintotici utili per la descrizione della superficie di un fluido. Anche l'equazione di Dirac nonlineare è un importante modello dispersivo che ha suscitato l'interesse della comunità scientifica.
Visciglia studierà il comportamento asinotico delle soluzioni di tali modelli sotto vari punti di vista, occupandosi sia di risultati deterministici (ossia proprietà qualitative delle singole soluzioni), sia di risultati probabilistici, usando la tecnica delle misure di Gibbs in combinazione con tecniche di scattering inverso. Le equazioni nonlineari dispersive menzionate sopra sono intensamente studiate dalla comunità matematica e sorprendentemente molte questioni fondamentali non sono state ancora comprese e il progetto si propone di ottenere risultati importanti e matematicamente rigorosi sulla dinamica di equazioni nonlineari dispersive nella speranza di svelare nuove, importanti e ancora inesplorate proprietà.
Si sono diplomati i 27 allievi del primo master on line in Comunicazione pubblica e politica
Si sono diplomati tra giovedì 8 e venerdì 9 novembre 2012 i 27 allievi della prima edizione del master on line in Comunicazione pubblica e politica dell'Università di Pisa, diretto dal professor Adriano Fabris. Tra di loro, molti provengono dalle diverse regioni d'Italia e tre dall'estero: Giuseppina Aronica da San Francisco, negli Stati Uniti, Alexandra Marcela Silva Morales da Bogotà, in Colombia, e Al Zoubi Zaineh da Amman, in Giordania. Gli studenti hanno discusso la tesi al termine di una settimana intensiva, con frequenza obbligatoria, in cui hanno seguito una serie di seminari tenuti dai più importanti esperti del settore e svolto esercitazioni singole e di gruppo.
Le tesi hanno approfondito tematiche relative alle diverse aree della comunicazione pubblica e politica, dall'ufficio stampa all'URP, dalla comunicazione interna a quella esterna, dal piano di comunicazione alla carta dei servizi. Particolarmente attuale si è rivelata la tesi di Lucia Pecorario, di Prato, che ha analizzato e confrontato la presenza sui social network di due tra i principali esponenti politici della regione: Enrico Rossi e Matteo Renzi.
Il master on line in Comunicazione pubblica e politica di I e di II livello, nato sulla scia di quello tradizionale, ha durata annuale ed è articolato in quattro fasi: e-learning ed esercitazioni on line, stage, seminari in presenza e tesi finale. L'offerta didattica on line, costruita su sette moduli, prevede video-lezioni, materiali didattici integrativi, test di autovalutazione, forum virtuali di apprendimento e discussione moderati da tutori.
Per quanto riguarda l'anno accademico 2012-2013, sarà possibile presentare le domande di ammissione al master on line entro il 23 novembre 2012. L'ammissione è subordinata al superamento di un colloquio motivazionale, inerente ai temi del master, che si terrà il 3 dicembre tramite Skype. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: http://www.mastercomunicazionepubblica.it/.
Proseguono i laboratori didattici di Pianeta Galileo
I musei dell'Università di Pisa proseguono con le iniziative di Pianeta Galileo 2012. In particolare, il Museo di Storia Naturale di Calci offre i laboratori dal titolo "Le isole fossili. Mi isolo, mi differenzio, (forse) mi evolvo", "Minerali intorno a noi" e "I protisti: modello sperimentale per lo studio della cellula eucaristica". Per informazioni e prenotazioni: 050 2212973.
Al Museo degli Strumenti per il Calcolo ci saranno, tutti i martedì e i giovedì, visite guidate e laboratori intitolati "L'informatica una lunga storia" e "Una sessione sulla Macchina Ridotta – la CEP prima della CEP". Per informazioni e prenotazioni: 050 2215212.
Un master sull’internazionalizzazione per le pmi toscane: al via la Export Business School 2012
Cinque giorni di incontri per parlare di strategie di internazionalizzazione, dell'importanza delle reti d'impresa, ma anche di contrattualistica e dei rischi dell'export, di cash management e trade finance. Così docenti universitari ed esperti di UniCredit sosterranno le aziende toscane nella sfida più importante di questi anni, quella del confronto con i mercati esteri.
Prende oggi il via a Pisa presso l'Aula Magna della ex Facoltà di Economia, la tappa pisana della Export Business School 2012, il percorso formativo con focus sull'internazionalizzazione d'impresa che UniCredit, in collaborazione con Mip Politecnico di Milano e con la Università di Pisa, organizza a Pisa dal 9 novembre al 4 dicembre (i corsi si tengono un giorno alla settimana).
Scopo dell'iniziativa è offrire agli 80 imprenditori iscritti gli strumenti e le metodologie per percorrere le strade dell'export in modo efficace e competitivo. Durante le giornate di formazione si alterneranno analisi di casi reali, workshop, momenti di confronto e testimonianze di imprenditori.
Il percorso andrà oltre il case study didattico offrendo un piano personalizzato ed al termine dei moduli formativi è prevista una sessione di coaching con l'obiettivo di supportare gli imprenditori a concretizzare le loro idee di business. Ogni imprenditore definirà quindi gli elementi fondanti della sua strategia senza trascurare nessuna variabile organizzativa, di prodotto o di processo.
«E' la prospettiva internazionale la strada maestra da seguire per le imprese italiane, al fine di superare l'attuale fase critica dell'economia – ha spiegato Luca Lorenzi, Responsabile Territorio centro Nord di UniCredit - Tuttavia, sui mercati internazionali non si improvvisa perchè richiedono una formazione specifica e dedicata, una conoscenza approfondita di regole e comportamenti e un agire sistemico tra imprese, banca e istituzioni del territorio, che possa aiutare l'imprenditore in questo percorso. Proprio questo, infatti, è lo scopo dell'iniziativa che abbiamo presentato oggi anche a Pisa: la creazione nel tempo di una Export Generation, ovvero una generazione che farà da perno all'internazionalizzazione del nostro Paese e allo sviluppo della sua competitività, che sappia agire in un ottica sistemica e di partnership con la banca e le controparti istituzionali locali».
«È con vero piacere che diamo il via oggi alla Export Business School, iniziativa che nasce da una partnership virtuosa tra UniCredit, mondo universitario e mondo delle imprese - ha dichiarato il professor Silvio Bianchi Martini, responsabile scientifico del corso - Ritengo che il percorso didattico individuato sia di assoluta attualità, poiché nel contesto economico di questi anni, caratterizzato da una domanda interna che stenta a ripartire sia sul versante privato che su quello pubblico, l'internazionalizzazione appare come l'unica vera strategia a disposizione delle piccole e medie imprese della nostra regione per uscire dalla crisi e attuare nuove politiche di crescita. Per gli imprenditori sarà inoltre un'ottima occasione per stabilire momenti di confronto, di crescita e di condivisione di esperienze e progetti tra mondo universitario e mondo del lavoro: un obiettivo spesso auspicato e ora reso possibile dalla Export Business School».
Lo svolgimento del corso è anche occasione per destinare un contributo finanziario ad una associazione che opera nel territorio. Infatti Università ed UniCredit hanno condiviso di chiedere alle aziende che si iscrivono al corso di devolvere un contributo di 100€ per ogni partecipante alla Associazione Italiana Sindrome di Behcet SIMBA Onlus. L'attività primaria di SIMBA Onlus è l'informazione della conoscenza inerente la malattia di Behcet, unitamente al sostegno ed alla difesa dei diritti dei pazienti e dei loro familiari. In Toscana la referente per l'Associazione è la signora Alessandra Del Bianco.
Gli interventi di Export Business School si inquadrano nell'ambito del più ampio impegno che UniCredit sta attuando in Italia con il Progetto "In-formati" per supportare la crescita consapevole dei cittadini, delle imprese e delle comunità locali attraverso l'educazione bancaria e finanziaria. "In-formati" si rivolge a diverse tipologie di partecipanti: imprese, famiglie, giovani, no profit company. Export Business School integra la valenza internazionale di UniCredit alla specificità dei territori in cui il Gruppo opera.
Al Centro "Enrico Piaggio" un seminario su una tecnica sperimentale per costruire tessuti artificiali
Martedì 13 novembre, alle ore 12.30 nell'Aula SI7 di Ingegneria, il professor Pasquale Vena, del dipartimento di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano, terrà un seminario su una nuova tecnica sperimentale per dare una caratterizzazione delle proprietà meccaniche del tessuto cartilagineo, in modo da poterne replicare le caratteristiche principali in tessuti artificiali.
Questa tecnica, chiamata "nano indentazione", permette di scoprire le proprietà strutturali dei tessuti sulla base di un test sulla loro durezza, condotto su aree microscopiche. Al Centro "Enrico Piaggio" dell'Università di Pisa lo studio delle proprietà meccaniche dei tessuti umani è un campo di ricerca all'avanguardia, che in questi anni ha visto confluire esperti nell'area dell'ingegneria e della medicina, e che ha acquisito una notevole importanza poiché i tessuti creati in laboratorio possono essere utilizzati per studiare malattie, conoscere le modalità di funzionamento del corpo umano, sviluppare e testare nuovi farmaci, fino ad arrivare alla creazione di veri e propri tessuti artificiali che sostituiscono i tessuti umani danneggiati.