Per prevenire la malattia parodontale basta assumere due kiwi al giorno. Lo dice uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Pisa che ha recentemente ottenuto il prestigioso HM Goldman Prize 2017 assegnato dalla Società italiana di Parodontologia e Implantologia. Il lavoro scientifico “The effect of twice daily kiwifruit consumption on periodontal and systemic conditions before and after treatment: A randomized clinical trial” vede come primo autore il professor Filippo Graziani, docente del dipartimento del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell'area critica e del Centro interdipartimentale di ricerca “Nutraceutica e alimentazione per la salute” dell’Università di Pisa.
Gli autori sono Filippo Graziani, Nicola Discepoli, Stefano Gennai, Dimitra Karapetsa, Marco Nisi, Lea Bianchi, Mario Gabriele della Odontoiatria di Pisa e Martijn Rosema e Ubele Van der Velden dell’ACTA di Amsterdam.
«In questa ricerca, sperimentata su due gruppi di pazienti, si è evidenziato il ruolo dell’assunzione giornaliera di due kiwi nella prevenzione della malattia parodontale – spiega il professor Graziani – Questa abitudine ha infatti determinato una riduzione significativa del sanguinamento gengivale rispetto ai pazienti che non assumevano i kiwi continuando così le loro abitudini alimentari consuete. È un dato importante in quanto costituisce uno dei primi esempi di applicazioni nutraceutiche al campo dell’odontoiatria in generale e a quello della parodontologia in particolare».
I ricercatori precisano che l’effetto benefico del kiwi è stato riscontrato nella fase di pretrattamento parodontale (che consta nella pulizia delle radici sotto le gengive): «L’intervento da parte di noi odontoiatri è comunque fondamentale per curare la parodontite. L’assunzione di kiwi aiuta a ridurre l’infiammazione e il distacco di gengive e denti, ma i trattamenti di decontaminazione sono comunque necessari per contrastare l’avanzamento della malattia».
L’HM Goldman Prize, insieme al Robinson Award dell’American Academy of Periodontology nel 2013 e al Jaccard Prize della European Federation of Periodontology nel 2017, va a completare il trio dei premi di ricerca più prestigiosi al mondo nel campo della parodontologia. “Questo - conclude il professor Graziani – è fonte di grande soddisfazione per tutta la scuola di Odontoiatria diretta dal nostro maestro, il professor Mario Gabriele».
Dopo una breve malattia, ci ha lasciati prematuramente il professor Michele Lisanti. I funerali del professor Lisanti si terranno a Pisa martedì 4 aprile, alle ore 15, nella Chiesa di San Michele degli Scalzi.
Pubblichiamo di seguito il ricordo del professor Lisanti scritto dal professor Gaetano Privitera, direttore del Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia.
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Il professor Michele Lisanti, nato nel 1950, si è laureato in Medicina e Chirurgia a Pisa, dove ha svolto tutta la sua carriera universitaria: dal 1990 come ricercatore, dal 2000 come professore associato e dal 2007 come professore ordinario di Malattie dell'Apparato Locomotore. Il professor Lisanti ha svolto con passione e dedizione una intensa attività didattica nei corsi di studio di area sanitaria e nelle scuole di specializzazione, dove ha ripetutamente ricoperto il ruolo di presidente di corso di studio e di direttore della scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, nonché nei corsi di aggiornamento professionale.
Anche tutta l'attività assistenziale, con l'eccezione del periodo 2000-2007 durante il quale ha assunto in convenzione la direzione della Unità Operativa di Ortopedia dell'Ospedale di Pontedera, si è svolta all'interno dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, dove è stato direttore della Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia 1 e dal 2014 al 2016 del Dipartimento delle Malattie Muscolo-Scheletriche e Cutanee.
Michele Lisanti ha svolto una intensa e varia attività operatoria, con un impegno particolare nella chirurgia protesica maggiore, affiancata dalla ricerca nel campo delle nuove tecniche chirurgiche e dei materiali innovativi e dalla partecipazione attiva alla vita della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia.
L'Università di Pisa, il Sistema Sanitario Toscano e la comunità degli ortopedici perdono con la scomparsa del professor Michele Lisanti un grande professionista e un uomo buono e partecipano commossi al dolore della famiglia.
Dagli allievi, dai colleghi, dagli amici e dai suoi pazienti - e spesso questi ruoli si sono confusi - Michele sarà ricordato, oltre che per l'indiscussa competenza, per la sua costante disponibilità, la gentilezza e la profonda umanità.
Gaetano Privitera
Direttore del Dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia
Nell’ambito delle attività didattiche seminariali della Scuola di dottorato in Scienze cliniche e traslazionali, diretta dal professor Stefano Del Prato, il professor Alfred Cuschieri ha tenuto un seminario dal titolo “Emerging Technology for bioprinting of tissues and organs in the human”. Si tratta di un argomento di grande interesse, che riguarda la riproduzione, con una tecnica analoga a quella della stampa in 3D, di tessuti e strutture anatomiche, a partire dalle cellule dello stesso paziente che beneficerà del prodotto finale.
Sir Alfred Cuschieri ha spiegato che è in corso uno studio finalizzato alla produzione di arterie a partire dalle cellule adipose (facilmente disponibili). Le istituzioni coinvolte sono l’IMSaT, ovvero l’Institute for Medical Science and Technology in Scozia, di cui lui è fondatore e direttore scientifico e dove lavorano circa 50 ricercatori, in gran parte ingegneri, e un centro di ricerca nella parte occidentale della Cina.
Il professor Alfred Cuschieri, insignito del titolo di “Baronetto di Sua Maestà la Regina Elisabetta II di Inghilterra” nel 1998, oltre a essere stato un eminente chirurgo generale e pioniere di nuove procedure tecnologiche in chirurgia, quali la laparoscopia, nel corso della sua carriera ha ricoperto numerose cariche importanti.
Il professor Alfred Cuschieri ha collaborato con la Scuola pisana di Chirurgia generale continuativamente dal 1987 ad oggi e, dal 2003 è anche professore di Chirurgia presso la Scuola Sant’Anna, trasferito dall’università britannica con chiamata per “chiara fama”. Cuschieri è diventato ormai un punto di riferimento anche per il Centro di Eccellenza “EndoCAS”, dell’Università di Pisa. La stessa Università nell’ottobre scorso gli ha conferito la laurea Honoris Causa.
Le profonde modifiche nel sistema produttivo legate a Industria 4.0 faranno emergere la necessità di disporre di nuove competenze e di figure professionali oggi scarsamente presenti, e per molti aspetti del tutto assenti, nel mercato del lavoro, richiedendo soprattutto un nuovo modo di lavorare integrato e interconnesso tra le varie specializzazioni aziendali. Consapevoli che nell'attuale scenario sarà fondamentale consolidare il rapporto tra realtà accademiche e mondo dell'industria, l'Università di Pisa e l’Unione Industriale Pisana hanno sottoscritto una convenzione che ha lo scopo di favorire la collaborazione nell'ambito dei reciproci programmi di formazione.
La firma della convenzione è avvenuta in Rettorato, mercoledì 29 marzo, tra il rettore Paolo Mancarella e la presidente dell'Unione Industriale Pisana, Patrizia Alma Pacini, alla presenza del direttore dell'UIP, Mario Levrini.
L'accordo, che avrà durata biennale, prevede che l'Università di Pisa e l’Unione Industriale Pisana collaborino nella stesura e nell'aggiornamento dei programmi formativi. Le esigenze delle imprese, espresse attraverso l'Unione, potranno essere recepite dall'Ateneo all'interno dei suoi programmi formativi ai vari livelli. Sono previste anche partecipazioni di docenti universitari nei programmi seminariali dell’Unione, così come di rappresentanti delle aziende disponibili a illustrare attività specifiche d'impresa.
Un centro di programma paritetico, con due rappresentanti dell'Ateneo e due dell'Unione, raccoglierà le istanze delle parti contraenti, con il comune intento di facilitare e sviluppare il trasferimento tecnologico per migliorare la competitività del tessuto imprenditoriale del territorio.
Il protocollo appena firmato rappresenta un modello e una prima sperimentazione di un rapporto integrato, che mancava da lungo tempo, tra università e industria.
"L'accordo odierno - ha detto il rettore Paolo Mancarella - va nella direzione di apertura dell'Ateneo verso la città e le sue multiformi realtà, secondo una linea strategica di sviluppo su cui stiamo insistendo con convinzione. L'Ateneo dovrà essere capace di costruire collaborazioni più solide con le istituzioni presenti nella nostra area e di progettare insieme con loro, ottimizzando le risorse. In questo compito, l'Unione Industriale e il mondo imprenditoriale saranno interlocutori di primo piano, con l'obiettivo di promuovere i processi formativi, l'innovazione e il trasferimento tecnologico, contribuendo così a rafforzare la competitività economica, sociale e culturale del territorio pisano, e a favorire percorsi di inserimento lavorativo per i nostri laureati".
"Densità tecnologica e innovazione sono leve strategiche per la crescita delle imprese del territorio - ha aggiunto la presidente Patrizia Alma Pacini - quindi la sinergia e la collaborazione con l’Università di Pisa sono elementi fondamentali. Siamo particolarmente soddisfatti oggi di sottoscrivere questa convenzione e ringraziamo il rettore e l’Università per questa opportunità”.
È un potenziale indicatore di salute fisiologica in grado di individuare la presenza di una patologia cardiovascolare, neurologica o psichiatrica... osservando il cuore. Un team internazionale di scienziati, di cui fa parte anche Gaetano Valenza, ricercatore del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e del Centro Piaggio dell’Università di Pisa, è riuscito a definire un nuovo “biomarker” capace di dare informazioni sulla salute di pazienti specifici partendo da un’analisi matematica avanzata dell’elettrocardiogramma. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista di Nature, Scientific Reports.
«Proprio come il termometro indica stati febbrili associati genericamente a patologie collegate a diversi sistemi e apparati fisiologici (quindi a infezioni in genere), così questa nuova ricerca descrive un indicatore a carattere generale, derivato dalla teoria del caos applicata al semplice elettrocardiogramma, in grado di aiutare l'identificazione di stati generali di benessere e di malattia cardiovascolare e mentale».
Con la collaborazione di diverse prestigiose istituzioni straniere, tra cui la Harvard Medical School, Massachusetts Institute of Technology, la Emory University, la University of Essex e istituzioni italiane tra cui l'Università di Roma "Tor Vergata" (professor Nicola Toschi) e il Politecnico di Milano (professor Riccardo Barbieri), questa ricerca ha testato per la prima volta le potenzialità di questa nuova diagnosi in diverse patologie come l’infarto del miocardio, il morbo di Parkinson, la depressione maggiore e il disturbo post-traumatico da stress. La ricerca è stata anche selezionata tra le nuove pubblicazioni rilevanti del Massachusetts General Hospital (l'ospedale di riferimento della Harvard Medical School).
Lo studio metodologico è stato applicato su un totale di circa 100 pazienti e altrettanti controlli sani: in principio, dall’analisi della variazione della frequenza cardiaca nel tempo e, dopo l’applicazione di modelli probabilistici cosiddetti “complessi” di sistemi cardiovascolari, si ottiene un indicatore che, rispetto a valori rilevati su soggetti sani, risulta alterato nel caso delle suddette patologie della mente».
«Questa ricerca rientra nell’ampia indagine del cosiddetto “asse cuore-cervello” su cui lavoriamo da diversi anni – specifica Valenza – In particolare, questa ricerca ha come obiettivo ultimo l’inferenza di dinamiche neuronali/cerebrali a partire dalle dinamiche cardiovascolari, oltre che al loro studio congiunto. Dato che, al giorno d’oggi, è possibile ottenere informazioni sull’attività del nostro cuore attraverso un semplice braccialetto, smartphone ecc., i nuovi modelli matematici e algoritmi sviluppati da bioingegneri dell’Università di Pisa possono avere notevoli ripercussioni in campo medico-scientifico, aprendo le porte (e la mente!) a nuove tecniche diagnostiche e prognostiche su larghissima scala».
Sono farmaci di nuova generazione, si chiamano super-selettivi e la loro particolarità è quella di unire massimo beneficio e minimi effetti collaterali. E’ questa la nuova frontiera della farmacologia su cui sta lavorando un gruppo di ricercatori dei tre dipartimenti di Medicina dell’Università di Pisa che su questo argomento ha appena pubblicato uno studio sulla rivista “European Neuropsychopharmacology”.
“Oggi, grazie a questo nuovo concetto di farmaco super-selettivo (“biased agonist”), introdotto da Robert Lefkowitz, Premio Nobel per la Chimica nel 2012, è possibile sintetizzare nuovi composti che siano attivi solamente su alcune funzioni recettoriali responsabili dell’effetto benefico ma non su altre dello stesso recettore da cui dipendono invece le reazioni avverse”, spiega il farmacologo Marco Scarselli (foto) dell’Università di Pisa.
La ricerca pisana, durata tre anni e finanziata dalla Fondazione Arpa, ha riguardato in particolare i meccanismi con cui agisce la Clozapina, un antipsicotico di seconda generazione caratterizzato da una maggior efficacia clinica e da minori effetti collaterali di tipo motorio rispetto agli altri farmaci antipsicotici.
“La Clozapina è un composto super-selettivo sul recettore della serotonina 5-HT2A – spiega ancora Marco Scarselli – ma lo stesso principio si potrebbe applicare a una classe di farmaci molto utilizzata nell’ipertensione e nello scompenso cardiaco come i beta-bloccanti. Alcuni di questi, come ad esempio il Carvedilolo, non bloccano infatti completamente il recettore beta adrenergico ma attivano alcune funzioni che potrebbero essere responsabili della cardioprotezione”.
I tre dipartimenti dell’area medica coinvolti nella ricerca sono quelli di “Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia”, di “Medicina Clinica e Sperimentale” e di “Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare dell'Area Critica”; i ricercatori che vi hanno partecipato sono stati undici: Stefano Aringhieri, Shivakumar Kolachalam, Claudio Gerace, Marco Carli, Valeria Verdesca, Maria Giulia Brunacci, Chiara Rossi, Chiara Ippolito, Anna Solini, Giovanni U. Corsini, Marco Scarselli.
"Il dolore e la sua terapia", edito dalla Pisa University Press, racconta la storia del dolore nella medicina occidentale, partendo dall’antichità fino alla metà dell’Ottocento. Gli autori sono Gianfranco Natale, professore del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo, e Alberto Zampieri, membro della Società Italiana di Storia della Medicina e dell’Accademia dell’Arte Sanitaria. Il volume ha una prefazione di Andrea Bocelli ed è curato da Franco Mosca, presidente Fondazione Arpa e professore Emerito di Chirurgia Generale, di cui pubblichiamo l'introduzione.
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Del dolore fisico, manifestazione eclatante di molte malattie, troviamo testimonianze fin dalle origini della civiltà. Il significato della sua presenza è stato variamente interpretato nel corso dei secoli: da un problema prettamente medico a simbolo della punizione divina per peccati commessi: tramite la sofferenza c’è l’espiazione.
Il Dolore cattura totalmente l’attenzione del malato e, come un’ombra, non lo lascia se non quando le cause che l’hanno provocato siano rimosse o la morte non sopraggiunga. Nonostante l’acquisizione di conoscenze e la messa a punto di numerosi ed efficaci presidi terapeutici il controllo del dolore fisico rimane ancora oggi un traguardo lontano per molti pazienti e per troppi del tutto precluso.
L’incapacità di assicurare a tutti un corretto accesso alle pratiche di analgesia crea disuguaglianza: una vera e propria ingiustizia sociale che per di più porta costi aggiuntivi a totale carico delle famiglie. Per non parlare delle aree svantaggiate del mondo ove manca finanche la cognizione che il dolore fisico possa essere eliminato: chi troppo e chi nulla.
Cinquanta anni di pratica come Chirurgo generale mi hanno costantemente messo di fronte al problema del trattamento del dolore per assicurare al malato quel sollievo dalla sofferenza fisica e di conseguenza psichica, che già la deontologia più antica si era posta come un obbligo primario del medico.
La Fondazione Arpa, istituita nel 1992 con lo scopo di sostenere in Italia e nei Paesi in via di sviluppo non solo la ricerca e la formazione di Area Sanitaria ma anche di promuovere la cultura della partecipazione e della solidarietà sensibilizzando il cittadino ai temi della salute, è stata sollecitata dal Suo Presidente Onorario il Maestro Andrea Bocelli ad occuparsi strutturalmente e stabilmente della lotta contro il dolore fisico. È nato così il progetto dedicato alla memoria di Amos Martellacci, tutore del giovane Andrea articolato in tre livelli: ricerca di laboratorio, sviluppo del sistema Hospice, sostegno delle attività di assistenza domiciliare. Significative risorse sono state investite anche nella formazione di terapisti provenienti da aree difficili in Africa e Medio Oriente ponendo le basi per organizzare nei loro paesi centri di riferimento antidolore.
Ad integrazione delle suddette attività è stata pianificata una Collana di testi che partendo dalla storia delle pratiche analgesiche, arrivi a fare il punto scientifico, con taglio divulgativo, sulle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche nelle varie patologie. La prima pubblicazione della Collana è suddivisa in due parti vista la notevole quantità di materiale trovato; ed il primo volume esamina la storia del dolore e del suo trattamento nella medicina occidentale dalle origini fino all’ottocento. Gli autori, Gianfranco Natale e Alberto Zampieri, che ringrazio sentitamente per la passione, competenza e disinteressata collaborazione, hanno effettuato un accurato esame delle fonti testuali ed iconografiche alla ricerca delle testimonianze più significative. Così, mitologia, storia, arte, medicina, chirurgia, farmacologia, filosofia, religione e superstizione s’intrecciano in un racconto appassionante, fra divinità, piante misteriose, magie, ricette, manoscritti, miniature, orti botanici, monasteri, tavoli anatomici e strumenti chirurgici.
Il dolore va conosciuto e ben interpretato, ma soprattutto rispettato per il suo grande valore. Quando, però, è esso stesso malattia e pura sofferenza ed ha ormai perduto ogni compito, la medicina ha il dovere di rimuovere il dolore non necessario. Ed è per questo nobile intento che il Maestro Bocelli ha voluto scrivere una profonda prefazione a questo libro. Lo ringrazio affettuosamente. Considerando l’interdisciplinarietà del tema trattato, non posso che augurare unalarga diffusione ed una buona lettura a tutti. Il ricavato dalla vendita del Libro sarà dedicato interamente a finanziare il “ProgettoAmos Martellacci”.
Franco Mosca
Presidente Fondazione Arpa
Professore Emerito di Chirurgia Generale
Uno studio condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa rivela la causa di morte del Marchese di Saluzzo Ludovico I, nato nel 1406 e morto nel 1475. Lo studio, condotto dall’anatomopatologo Raffaele Gaeta con Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra, è stato pubblicato dall’importante rivista americana “Urology”. “Si tratta di una diagnosi patografica – spiega Raffaele Gaeta, principale autore del lavoro – ossia effettuata attraverso l’analisi di documenti scritti, lettere e racconti di secoli fa”. Basandosi infatti sui documenti è stato possibile svelare, dopo più di 500 anni, il quadro medico del Marchese di Saluzzo e le malattie che lo portarono al decesso.
L’illustre personaggio, secondo i cronisti dell’epoca, fu tormentato per molti anni dai calcoli urinari che lo spinsero ad assumere a corte l’esimio chirurgo genovese Maestro Battista da Rapallo, riconosciuto da molti come esperto nell’estrarre “calcoli grandi come un uovo”. Il Maestro Battista insegnava una nuova tecnica all’avanguardia per permettere l’asportazione dei calcoli dalla vescica. Questo metodo, rivoluzionario per l’epoca e da sempre attribuito al chirurgo Giovanni de Romanis, sarebbe stato invece inventato dal Maestro Battista e insegnato al de Romanis che avrebbe soggiornato a Saluzzo in quel periodo.
Se questo dato venisse confermato da nuovi documenti d’archivio bisognerebbe riscrivere i manuali di storia della medicina ed assegnare al Maestro Battista la paternità di una tecnica chirurgica innovativa e applicata per la prima volta nel Marchesato. Nonostante le cure del grande chirurgo di allora, Ludovico I morì nel 1475 all’età di 69 anni. Sulle cause della morte non vi furono dubbi già all’epoca. Infatti, come confermano le fonti il duca “calculis gravatus fuisset” ovvero “fu afflitto da calcoli". “Considerando che in un documento del 1473, cioè due anni prima della morte, viene riportato il salario del Maestro Battista, possiamo ipotizzare che la causa del decesso sia stata una patologia cronica e non acuta; in particolare i calcoli possono causare l’insufficienza renale cronica, una progressiva e irreversibile perdita della funzione renale” spiega Gaeta.
La Divisione di Paleopatologia di Pisa è stata impegnata nel progetto “I Marchesi di Saluzzo in San Giovanni” per la ricerca delle sepolture della famiglia marchionale, presumibilmente sepolta nell’area sepolcrale sotto il pavimento della chiesa. Il progetto ha portato al ritrovamento di un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti. Future indagini potranno fornire dati interessanti sull’identità dei resti, se appartenenti o no ai nobili marchesi di Saluzzo.
Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, è stata rinnovata la collaborazione tra l’Università di Pisa e il Centro Giovani Calciatori, la società che organizza la 69a edizione del torneo di calcio giovanile della Viareggio Cup, in programma dal 13 al 29 marzo su diversi campi della Toscana e de La Spezia.
Grazie a quest'accordo, un gruppo di circa venti studenti dei corsi di laurea di Scienze motorie e Fisioterapia avranno la possibilità di svolgere tirocini formativi durante il torneo, che rappresenta uno dei principali appuntamenti di calcio giovanile a livello mondiale. Gli studenti potranno così approfondire l'analisi degli aspetti legati alle competenze manageriali dello sport ed entrare in contatto con le squadre che prendono parte alla manifestazione, per studiarne sia i metodi di allenamento che le tecniche di gestione pre e post gara.
In tutte le iniziative legate alla Viareggio Cup, inoltre, sarà presente il logo "Sport and Anatomy", che caratterizza i master in Teorie e tecniche della preparazione atletica nel calcio, in Fisioterapia sportiva e in Idrokinesiterapia dell'Università di Pisa, diretti dal professor Marco Gesi, prorettore dell’Ateneo per i rapporti con gli enti del territorio, con delega alle attività sportive.
Infine, giovedì 23 marzo, in uno dei giorni di riposo del torneo, al liceo sportivo "Carlo Piaggia" di Viareggio si terrà il convegno dal titolo "I mestieri dello sport", che vedrà la partecipazione di docenti ed esperti dell'Università di Pisa e di altri atenei italiani, oltre a quella di importanti rappresentanti del mondo sportivo. Le conclusioni saranno affidate ad Andrea Abodi, dirigente sportivo e recente candidato alla presidenza della FIGC.
"Il tirocinio nell'ambito della Viareggio Cup - ha commentato il professor Fabio Galetta, presidente dei corsi di laurea in Scienze motorie - costituisce indubbiamente una grande esperienza formativa, che vedrà coinvolti giovani rappresentanti del nostro Ateneo nell'organizzazione sportiva del torneo giovanile di calcio più importante al mondo. Un banco di prova importante, che vedrà i nostri studenti confrontarsi da vicino con società sportive professionistiche e giovani promesse, sviluppando ulteriormente conoscenze e professionalità."
Dalla collaborazione tra l’Università di Pisa e la realtà dinamica e moderna di Banca di Pisa e Fornacette, nasce Banca Unipi (https://unipi.bancapisaweb.it/), la prima banca online interamente rivolta all’Ateneo toscano. Si tratta di una novità assoluta nel mondo accademico italiano, ma anche in quello bancario. Banca Unipi è, infatti, una piattaforma che offre servizi bancari in forma digitale, fruibili sia attraverso dispositivo mobile sia tramite le filiali territoriali di Banca di Pisa e Fornacette, e rivolta a tutto il personale docente, amministrativo e a contratto (assegnisti, borsisti, dottorandi e così via) dell’Università di Pisa, oltre che ai loro familiari.
La nuova piattaforma è stata presentata in Rettorato, mercoledì 1 marzo, dal rettore Paolo Mancarella, dalla prorettrice al Bilancio, Ada Carlesi, e dal direttore generale, Riccardo Grasso, per l'Ateneo; dal presidente Carlo Paoli, dal vice direttore, Gianluca Marini, e del rappresentante della divisione Marketing, comunicazione e web, Andrea Lenzi, per la Banca di Pisa e Fornacette.
Banca Unipi propone prodotti bancari studiati ad hoc per il mondo accademico: conti correnti e servizi accessori, trading online e investimenti finanziari con un portafoglio di circa 3.800 fondi comuni di investimento, gestioni patrimoniali e robo advisor. Inoltre, è disponibile anche un servizio di consulenza per mutui, finanziamenti o progetti finanziari, assicurativi e previdenziali.
È possibile procedere all’apertura dei servizi di Banca Unipi attraverso l’accesso al portale https://unipi.bancapisaweb.it/ tramite un percorso semplice e intuitivo che si perfeziona con la videoidentificazione e la firma digitale. A disposizione dei clienti anche i canali voce, social, video, di messaggistica istantanea, chat e live chat, operativi dalle 8.30 alle 20.30, sette giorni su sette, inclusi festivi, e la consulenza personale (su appuntamento) in video, voce, filiale territoriale o a domicilio.
Inoltre, ai prodotti bancari fruibili su Banca Unipi, si affiancano anche servizi non del settore come spettacoli, viaggi, sharing economy e un’attività di lifestyle managing per partecipazioni a eventi o convegni, o per le attività sportive integrate. Tutto questo grazie alla collaborazione con Privilegi, il marketplace che mette in esposizione le eccellenze del territorio e che fa capo a Banca di Pisa e Fornacette.
"La piattaforma che presentiamo oggi - ha dichiarato il rettore Paolo Mancarella - segna un ulteriore consolidamento e un salto di qualità nei rapporti tra il nostro Ateneo e la Banca di Pisa e Fornacette, caratterizzandoci ancor di più sul piano dell'innovazione dei servizi a diposizione degli studenti e di tutto il personale. Da oggi, ci impegneremo per sviluppare i contenuti del portale, orientandoli verso il futuro e adattandoli sempre più alle specifiche esigenze della nostra comunità accademica. Siamo felici, infine, di rappresentare il primo caso del genere in Italia; costituendo così un modello che certamente farà da guida per altre realtà a livello nazionale".
“Siamo orgogliosi di avere contribuito alla nascita di Banca Unipi - ha commentato Carlo Paoli, presidente di Banca di Pisa e Fornacette - Si tratta di un’iniziativa unica nel panorama sia accademico che bancario italiano, un progetto che sposa perfettamente le caratteristiche distintive che da sempre contraddistinguono la nostra Banca: innovazione, modernità e attenzione alle specifiche esigenze di ogni cliente.
“Con Banca Unipi - ha aggiunto Andrea Lenzi, della divisione Marketing, comunicazione e web – mettiamo a disposizione dell’Università di Pisa la nostra expertise e l’ampia offerta di prodotti e servizi altamente innovativi. Inoltre, grazie alla natura di banca locale, vogliamo continuare a sostenere le relazioni e la dimensione sociale del territorio in cui operiamo per creare valore e crescere insieme”.
Ne hanno parlato:
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Tirreno Pontedera/Empoli
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