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Si è concluso lo scorso 30 aprile il mandato di Francesco Forti, docente dell'Università di Pisa, a capo dell'LHC Committee del CERN, il comitato di controllo e indirizzo del programma scientifico del più grande acceleratore al mondo. In particolare, nei quattro anni del suo incarico, il professor Forti ha lavorato in vista di una nuova fase operativa ad alta luminosità dell’esperimento che inizierà intorno al 2025. L’aggiornamento dei programmi per gli esperimenti ATLAS e CMS ha infatti comportato un investimento di quasi 450 milioni di euro da parte della comunità internazionale ed ha richiesto una attenta indagine e verifica. “La sfida più difficile è stato garantire un esame imparziale e profondo di questi progetti di grande complessità e dimensione in tempi molto ristretti - spiega Forti - Per questo, oltre al comitato LHCC, formato da una quindicina di scienziati, sono stati consultati centinaia di esperti in tutto il mondo, con uno sforzo organizzativo senza precedenti”.
Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, ha quindi voluto salutare così la fine del mandato del professore dell’Ateneo pisano: “Caro Francesco, vorrei esprimerti la mia gratitudine e ammirazione, anche a nome del CERN, per il tuo ruolo cruciale come Chair del Comitato LHCC e in particolare per il tuo contributo fondamentale all’upgrade degli esperimenti LHC. Il programma sperimentale di LHC ha beneficiato enormemente della tua competenza, visione e pragmatismo”.

Didascalia foto
Foto 1: Francesco Forti, sulla destra, illustra le attività di LHCC allo Scientific Policy Committee (SPC) del CERN nel settembre 2018. Al centro, da sinistra a destra: Eckhard Elsen, Direttore della divisione ricerca e computing del CERN; Fabiola Gianotti, Direttrice generale del CERN; Keith Ellis, Presidente del comitato SPC del CERN; Frederic , Direttore della divisione acceleratori del CERN.

Foto 2: Francesco Forti tra la Direttrice del CERN, Fabiola Gianotti, ed il Direttore della divisione ricerca e computing, Eckhard Elsen

Sarà presentata martedì 7 maggio, alle ore 11,30 nella Sala dei Mappamondi del Rettorato, la conferenza internazionale dal titolo "Marx 201. Ripensare l’alternativa", che si terrà all'Università di Pisa dall'8 al 10 maggio con la partecipazione, tra gli altri, di Luciana Castellina, Maurizio Landini e Álvaro García Linera (vicepresidente della Bolivia).
Alla presentazione interverranno i curatori scientifici del convegno, i professori Alfonso Maurizio Iacono, dell'Ateneo pisano, e Marcello Musto, della York University di Toronto, e la professoressa Elvira Concheiro, dell'Universidad Nacional Autónoma de México, che si soffermerà sul tema dell’emancipazione di genere.

I COLLEGHI GIORNALISTI SONO INVITATI A SEGUIRE IL CONVEGNO.
ALLE 10.45, PRIMA DELL’INIZIO DELLA TAVOLA ROTONDA, I RELATORI DELLA CONFERENZA SARANNO A DISPOSIZIONE PER DOMANDE E APPROFONDIMENTI.

Lunedì 6 maggio, alle ore 9.00, nell’Auditorium del Centro Congressi le Benedettine, si terrà una conferenza per presentare i risultati dell'ottava Indagine Eurostudent sul tema "Le condizioni di vita e di studio degli studenti universitari". L'evento è organizzato dall'Università di Pisa insieme a Cimea, il Centro di informazione sulla mobilità e le equivalenze accademiche. La giornata sarà aperta dai saluti di Francesco Marcelloni, prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali dell’Università di Pisa, Antonella Martini, presidente di Cimea, e Giulia Gambini, consigliera comunale del Comune di Pisa. I risultati dell’indagine saranno illustrati da Giovanni Finocchietti, direttore dell’indagine Eurostudent.
Nella seconda parte della mattinata, a partire dalle 10.45, si terrà una tavola rotonda moderata dalla giornalista e scrittrice Chiara Cini su “Condizione studentesca, politiche e interventi per gli studenti nel territorio e nelle università della Regione Toscana” a cui parteciperanno Cristiana Alfonsi, responsabile della segreteria dell’assessorato alla cultura, università e ricerca della Regione Toscana, Anne Katherine Isaacs, vice-chair del Bologna Follow-up Group, Antonella Del Corso, prorettrice per gli studenti e il diritto allo studio, Vittoria Perrone Compagni, prorettore vicario con delega all'innovazione della didattica dell'Università degli Studi di Firenze, Alessandro Donati, delegato agli studenti e cittadinanza studentesca dell'Università di Siena, Marco Moretti, presidente dell’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario della Regione Toscana, Ismail El Gharras, rappresentante degli studenti nel CdA dell’Università di Pisa, Serena Mormina, presidente dell’Erasmus Student Network (ESN).
L'indagine sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari è stata realizzata in Italia nell’ambito del progetto di indagine comparata europea “Social and economic conditions of student life in Europe”, condotta in circa trenta paesi che hanno aderito al Processo di Bologna e fanno parte dello Spazio europeo della formazione superiore. A livello nazionale, tale indagine, che è promossa e cofinanziata dal Miur, è stata realizzata da un gruppo di lavoro che opera nell’ambito dell’Associazione CIMEA, che si è valso della collaborazione tecnica delle università di Pisa e Camerino.

 

Lunedì 6 maggio, alle ore 17.30, presso il salone de Il Tirreno in viale Alfieri 9 a Livorno, avrà luogo la presentazione del volume "Diario di un’infamia. Le leggi, le vite violate, il ricordo" curato da Bruno Manfellotto, ex direttore dell’Espresso e del Tirreno, e Fabio Demi, giornalista del Tirreno. Parteciperanno all’incontro Luigi Vicinanza, direttore de Il Tirreno, Giuseppe Sardu, presidente di Acque Spa, Vittorio Mosseri, presidente Comunità Ebraica di Livorno, e i due curatori del volume. Coordina Davide Guadagni, portavoce del rettore dell’Università di Pisa.
Il libro, edito da Pisa University Press con il contributo di Acque Spa, fa parte delle pubblicazioni che l’ateneo pisano ha dedicato nel 2018 agli ottant’anni dalla firma delle prime leggi antiebraiche in Italia. Già il titolo “Diario di un’infamia. Le leggi, le vite violate, il ricordo”, dice molto sulle enormi sofferenze provocate dalla scelta di Mussolini di discriminare e perseguitare gli ebrei. Il volume raccoglie, con molte fonti documentarie (alcune inedite) e immagini d’epoca, l’excursus delle leggi razziali italiane, la prima delle quali fu firmata il 5 settembre 1938 da re Vittorio Emanuele III nella tenuta di San Rossore.
Dopo la descrizione del contesto storico e della genesi della legislazione razzista italiana, se ne raccontano le conseguenze attraverso le storie di vite violate. Quella di Guido Cava che, bambino, fu escluso da scuola in quanto ebreo. Quella di Maria Furst Castro, ebrea polacca, che visse l’orrore di Auschwitz. Quella di Giuseppe Pardo Roques che fu ucciso nella sua abitazione a Pisa assieme ad altre undici persone. Quelle di tutti gli studenti e docenti che furono espulsi dalle università per la loro condizione di ebrei. Il testo contiene schede che raccontano altre personalità: Carlo Cammeo, maestro socialista ucciso a Pisa nel 1921 dall’insorgente squadrismo fascista; Elio Toaff, livornese, destinato a diventare un eccezionale rabbino capo delle comunità ebraiche italiane; Silvano Arieti, che attribuisce al suo incontro con Pardo Roques il motivo dei suoi studi che lo portarono a divenire uno dei massimi psichiatri del mondo. A tutto questo si aggiunge un capitolo che racconta il bagitto, la lingua segreta degli ebrei italiani.
Il volume si conclude con la cronaca delle iniziative, San Rossore 1938, che l’Università di Pisa ha voluto dedicare all’anniversario delle leggi razziali, e alle quali anche Fondazione Livorno ha dato il suo contributo, culminate con “La cerimonia del ricordo e delle scuse” che, il 20 settembre scorso, nel Palazzo della Sapienza a Pisa, ha visto riuniti tutti i rettori delle università italiane per offrire un riconoscimento morale ai rappresentanti di tutte le comunità ebraiche lì presenti. Un fatto storico di grande significato.

Lo scheletro fossile di un’enorme balena scoperto nel 2006 nel Comune di Matera, sulle rive del lago artificiale di San Giuliano, torna ora al centro dell’attenzione grazie a uno studio appena pubblicato sulla rivista internazionale Biology Letters, edita dalla prestigiosa Royal Society di Londra.
La ricerca ha coinvolto i paleontologi Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Walter Landini, Caterina Morigi e Angelo Varola del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, Agata Di Stefano del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania e Felix Marx del Directorate Earth and History of Life, Royal Belgium Institute of Natural Sciences di Bruxelles.
“I caratteri morfologici del cranio e della bulla timpanica, che è una parte dell'orecchio interno che serve ad amplificare i suoni – afferma Giovanni Bianucci che ha preso parte allo scavo e ha coordinato lo studio del reperto - rivelano le forti affinità tra la balena di Matera e l’attuale balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), confermate anche dalla stima della lunghezza massima dell’animale che superava i 26 metri. Si tratta del più grande fossile di balena mai descritto e, forse, della più grande balena che abbia mai solcato le acque del Mar Mediterraneo. Questo dato è importante non solo perché ci permette di inserire questo fossile nei Guinness dei primati, ma anche, e soprattutto, perché l’aumento estremo delle dimensioni è uno degli aspetti più interessanti dell’evoluzione”
Il gigantismo è, infatti, un fenomeno che è comparso e si è affermato, in maniera indipendente e in tempi diversi, in molte linee evolutive di vertebrati. Al di là di un generico vantaggio che le grandi dimensioni potrebbero aver dato ad una specie nella competizione con quelle di taglia più piccola, molti aspetti del fenomeno restano oscuri. In particolare, negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sul gigantismo estremo evoluto dai misticeti, quei cetacei che nel corso della loro evoluzione hanno sostituito i denti con i fanoni per filtrare dalla massa d’acqua i piccoli organismi di cui si nutrono.
Questi mammiferi marini, comunemente noti come balene, hanno il proprio rappresentante più spettacolare proprio nella balenottera azzurra, che può superare i 30 metri di lunghezza e le 180 tonnellate di peso, attestandosi dunque come il più grande animale, in termini di massa, mai comparso sulla Terra. Tra le possibili cause del gigantismo dei misticeti ipotizzate da studi recenti va ricordata la pressione selettiva esercitata dai grandi predatori marini del passato, come Livyatan melvillei (un parente del capodoglio trovato fossile in Perù) e lo squalo gigante Carcharocles megalodon, che avrebbe avvantaggiato le balene più grandi e quindi meno vulnerabili agli attacchi. Anche il progressivo raffreddamento del pianeta potrebbe aver favorito l’enorme aumento della taglia delle balene. In particolare, la messa in posto delle calotte glaciali contribuì alla ridistribuzione di cibo nei mari concentrandolo soprattutto in quelli polari. Molte balene si spostarono a loro volta in queste aree fredde per nutrirsi, dovendo tuttavia compiere lunghi viaggi stagionali per tornare a riprodursi nelle acque calde tropicali. In questo caso la pressione selettiva avrebbe favorito le balene più grandi perché in grado di immagazzinare una quantità maggiore di risorse energetiche per affrontare le lunghe migrazioni.
“Poiché tutte le balene fossili sono molto più piccole delle enormi balenottere attuali – spiega Alberto Collareta - fino ad oggi i modelli macroevolutivi hanno sostenuto che il gigantismo dei misticeti fosse un fenomeno molto recente, originatosi durante il periodo Quaternario, coincidente con gli ultimi due milioni e mezzo di anni. Questa idea ha trovato supporto in studi recenti che, attraverso modelli macroevolutivi, sostengono che l’estremo gigantismo dei misticeti sia un fenomeno limitato agli ultimi 2-3 milioni di anni. Un punto debole di queste ricerche consiste però nel fatto che i resti fossili di misticeti risalenti agli ultimi milioni di anni sono molto scarsi e pertanto l’ipotesi della recente accelerazione nell’aumento della taglia si basa prevalentemente sulle dimensioni gigantesche delle balene attuali”.
Lo studio della balena di Matera porta un contributo fondamentale per chiarire gli aspetti ancora oscuri di questi importanti processi evolutivi. Le analisi dei microfossili associati alla balena, condotte da Agata di Stefano e Caterina Morigi, hanno infatti fornito una datazione compresa tra 1,49 e 1,25 milioni di anni fa, all'interno di un intervallo temporale (il Pleistocene inferiore) relativamente vicino al presente, in cui il record fossile dei cetacei è quasi inesistente o quanto meno non accessibile poiché le rocce che ne potrebbero contenere i resti fossili si trovano in gran parte ancora nei fondali marini.
“Inserendo i dati ottenuti dallo studio preliminare della balena di Matera e di altri reperti recentemente rinvenuti in Perù nei modelli macroevolutivi più largamente accettati – afferma Felix Marx - si è scoperto che l’estremo gigantismo dei misticeti è un fenomeno più antico di quanto si pensasse e che l’aumento delle dimensioni è stato probabilmente più graduale di quanto prima teorizzato”.
“Considerato il profondo impatto che i misticeti hanno avuto sull’evoluzione degli ecosistemi marini a scala globale, nonché la loro fondamentale influenza nel foggiare la struttura ecologica degli oceani moderni – conclude Giovanni Bianucci - conoscere in dettaglio questi processi evolutivi è di fondamentale importanza per decifrare le dinamiche evolutive dell'ambiente marino e i delicati equilibri delle comunità biologiche dell'oceano globale e quindi anche per capire quali potrebbero essere gli effetti dovuti alla scomparsa di questi giganti del mare. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che la balenottera azzurra, dopo essere riuscita a sopravvivere con successo per oltre un milione di anni, è stata portata sull’orlo dell’estinzione da soli cento anni di caccia spietata da parte dei balenieri e ancora non sappiamo come la sua definitiva scomparsa potrebbe cambiare il delicato equilibrio naturale di cui fa parte”.

Trenta prestigiosi studiosi provenienti da 14 paesi e rilevanti esponenti politici e sindacali, tra i quali Luciana Castellina, Maurizio Landini e Álvaro García Linera (vicepresidente della Bolivia), si ritroveranno all'Università di Pisa, dall'8 al 10 maggio, per la conferenza internazionale dal titolo "Marx 201. Ripensare l’alternativa", a cura dei professori Alfonso Maurizio Iacono, dell'Ateneo pisano, e Marcello Musto, della York University di Toronto. Guardando oltre le rituali celebrazioni del bicentenario della nascita del filosofo tedesco che si sono succedute lo scorso anno, l'appuntamento pisano si propone di discutere in modo critico e innovativo, nelle nove sessioni plenarie in cui si articolerà, i temi classici della riflessione marxiana (Capitalismo, Democrazia, Lavoro, Comunismo) e parallelamente di sviluppare un’analisi approfondita su alcune tematiche non frequentemente accostate al suo pensiero: Nazionalismo, Migrazione, Ecologia, Religione, Genere.
I lavori intendono mostrare un Marx molto diverso dalla vulgata che lo ha descritto come dogmatico, economicista ed eurocentrico. Al contrario, le sue idee sono ancora indispensabili per comprendere la società capitalista e ripensare un modello economico-sociale alternativo. “Marx – afferma il professor Iacono – si pose il problema di come funzionasse un sistema che in nome della libertà si basava contraddittoriamente ma fondamentalmente sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e lo analizzò criticamente. Cercò di disvelare quell’imbroglio sottile e diffuso secondo cui i processi economici sarebbero naturali ed eterni e quindi immutabili, mentre invece sono storici e come tali modificabili dagli uomini. La sua idea era che potessero e dovessero essere gli sfruttati a mutare quello stato di cose, ritrovando dignità, orgoglio, autonomia mentre cercavano un futuro alternativo per loro e per tutti. Le realtà dello sfruttamento e delle diseguaglianze sono ancora lì tragiche e minacciose. Ma l’alternativa va oggi ripensata criticamente alla luce delle esperienze passate e a partire dei problemi che incombono, da quelli ambientali a quelli razziali, da quelli di genere a quelli economici. Di questo discuteremo all'Università di Pisa, dove vi è un'importante tradizione di studi su Karl Marx”.
Grazie anche ad alcune ricerche di recente pubblicazione, Karl Marx appare sempre più come un autore capace di esaminare le contraddizioni della società capitalista ben oltre il conflitto tra capitale e lavoro. Egli ha scritto diffusamente delle società extra-europee e, smentendo quanti hanno assimilato la sua concezione del comunismo al mero sviluppo delle forze produttive, ha assegnato rilevanza alla questione ecologica. Inoltre, si è occupato approfonditamente di molteplici tematiche che sono state spesso sottovalutate, quando non ignorate, da molti dei suoi studiosi. Tra queste figurano la ricerca di forme di proprietà collettive non controllate dallo Stato, la centralità della libertà individuale nella sfera economica e politica, l’analisi dei processi migratori, l’emancipazione di genere, le potenzialità emancipatrici della tecnologia e la critica dei nazionalismi: tutte questioni fondamentali per i nostri giorni.
"Da oltre un decennio - ha commentato il professor Musto - numerosi articoli in prestigiosi quotidiani e riviste hanno descritto Marx come un pensatore preveggente e la cui attualità continua a ricevere costante conferma. Pressoché ovunque, sono riapparsi corsi universitari e conferenze internazionali a lui dedicati. I suoi testi, ristampati o pubblicati in nuove edizioni, sono rispuntati sugli scaffali delle librerie e la ricerca sulla sua opera, abbandonata per un lungo ventennio, è ripresa in modo considerevole”.

Sono quattro i brevetti dell’Università di Pisa presenti a InnovAgorà, la manifestazione in programma dal 6 all’8 maggio a Milano presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci che espone in mostra le migliori tecnologie prodotte da università ed enti di ricerca italiani.

L’Ateneo pisano partecipa con brevetti sviluppati in diverse aree tematiche, tre al dipartimento di Farmacia e uno al Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione. Il primo è del professor Mauro Pineschi, e riguarda lo sviluppo di derivati 1,3-diaza-4-ossa- [3.3.1] - biciclici per il trattamento del diabete; il secondo è della professoressa Simona Rapposelli, ha come oggetto lo sviluppo di analoghi sintetici di 3-iodotironamina e loro usi; il terzo è della professoressa Claudia Martini che ha brevettato un metodo per la diagnosi di malattie neurodegenerative; il quarto è stato sviluppato dall’ingegner Vincenzo Ferrari ed è un visore indossabile per realtà aumentata.

InnovAgorà è un evento dedicato alla promozione dei risultati della ricerca pubblica per presentare a imprese e investitori una selezione di tecnologie brevettate per favorirne il trasferimento e la valorizzazione presso il tessuto imprenditoriale del paese. In totale saranno esposte e presentate al pubblico 170 tecnologie brevettate, selezionate tra i più promettenti risultati di ricerca di 48 atenei italiani e 13 enti di ricerca. L’evento è promosso dal MIUR e organizzato da CNR e MuST (Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci) in collaborazione con il Corriere della Sera.

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