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Martedì, 25 Marzo 2025 11:24

"Stile liquido" al Teatro Nuovo

Venerdì 28 e, in replica, sabato 29 marzo, alle ore 21.00, al Teatro Nuovo andrà in scena lo spettacolo dal titolo "Stile liquido", una produzione La Ribalta Teatro di Pisa con il sostegno di Teatrino dei Fondi, Officine Papage e Straligut Teatro.
Di e con Alberto Ierardi, Margherita Galli, Luca Oldani e Giorgio Vierda

Dopo “Il Settimo Continente” e “Il Pelo nell’Uovo”, (già ospiti delle rassegne di Teatro Contemporaneo del Teatro Nuovo nel 2019 e nel 2023), "Stile liquido" è l’ultimo spettacolo della trilogia, scritta e interpretata da La Ribalta Teatro, che si interroga sul rapporto tra essere umano e ambiente.

La scena si apre con quattro persone che si svegliano una mattina feriale e gli manca l’acqua in casa. Cominciano ad indagare sul perché di questo disservizio, dal contatore alle bollette. Poiché il problema persiste, si arriva a chiamare l’idraulico il quale, attraverso degli audio, alla fine dichiara che c’è un razionamento perché l’acqua è finita. Da qui la domanda: “È finita in che senso?”.
La sveglia riparte e gli attori ripetono la stessa scena una serie di volte, ponendo in conclusione una domanda sempre diversa. Ogni ripetizione è intervallata da un servizio televisivo che affronta molte delle tematiche legate alla questione idrica: il cittadino, l'agricoltura, la politica, l'astrologia fino ad arrivare al Titanic, come se tutto fosse collegato.

L'atmosfera è comico al fine di veicolare una riflessione senza moralismi sulla crisi climatica che, nella percezione comune, non tocca profondamente né la politica, né il singolo soggetto. L'approccio di scrittura muove da fonti scientifiche, contaminate da inserti pop (video virali, riferimenti pubblicitari, aforismi ecc.). Alla conclusione di un delirio circense, metafora del nostro sistema di comunicazione e di approccio alla delicata materia, si vuole aprire lo sguardo su una nuova possibile mentalità: l'idrofilia.

"Stile Liquido" fa parte della stagione teatrale 2024/2025 del Teatro Nuovo-Binario Vivo APS sostenuta da Fondazione Pisa, Soci Coop e Unicoop Firenze.

Il costo del biglietto ridotto per studenti, docenti e dipendenti dell'Università è di 10 euro.

Botteghino del teatro (piazza della Stazione, 16, Pisa) aperto martedì e giovedì dalle 16.00 alle 19.00 e a partire da un'ora prima dell'inizio degli spettacoli.

Prevendite online: https://www.ciaotickets.com/it/location/teatro-nuovo-pisa 
Per partecipare agli spettacoli del Teatro Nuovo è richiesta la tessera associativa annuale di Binario Vivo (costo 3 euro).
Tesseramento online: https://www.cloud32.it/GES/pub/iscrisocio/232333/01 

Contatti: 392.3233535; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

As part of an excavation campaign launched in 2024 in the area of Hayy Al-Sarh, near the city of Rustaq in Oman, the remains of a Neolithic campsite dating back to 3600–3400 BCE have been uncovered. The discovery was made within the framework of the international project PrehistOman, directed by Niccolò Mazzucco of the University of Pisa, in co-direction with Khaled Douglas and Nasser Al-Jahwari of Sultan Qaboos University. The project is carried out with the approval of the Ministry of Heritage and Tourism of Oman and under the patronage of the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation.

The mission aims to investigate prehistoric occupation in Oman’s inland regions, which remain largely unexplored to this day. Most of the archaeological evidence relating to hunter-gatherer-fisher populations originates from excavations along the coast, particularly in the area of present-day Muscat and the Ja’lān region.

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At the Hayy Al-Sarh site, an excavation area of approximately 60 square metres was opened, revealing an archaeological layer containing the remains of a Late Neolithic campsite. Of particular significance is the discovery of a dwelling structure, a pseudo-circular hut, likely constructed using a wooden framework, of which postholes remain, and originally covered with branches. This type of structure closely resembles examples found along the coast in the Ras Al Hamra area. Surrounding the hut, several hearths and combustion areas have been identified, along with a zone dedicated to flintknapping and lithic production, where distinctive bifacially retouched arrowheads were found.

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“The discovery of an archaeological structure within a stratified context is extremely rare in Oman,” comments Professor Mazzucco. “Most prehistoric evidence in the region has been documented on the surface, often consisting of poorly preserved architectural traces and scattered artefacts. The excellent preservation of the stratigraphy at this site has allowed for the collection of a greater number of samples for bioarchaeological and palaeoenvironmental analyses, and for radiocarbon dating, which places the structure between 3600 and 3400 BCE.”

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Preliminary pollen and geomorphological studies suggest that the campsite was located near a seasonally wet area. Based on the raw materials recovered and worked on site, as well as the presence of shell ornaments, it appears that the community occupying Hayy Al-Sarh moved across a vast territory—from the coast to the Al Hajar mountain range, and as far inland as the area around modern-day Bisya, covering straight-line distances of over 150 kilometres.

Future research will focus on completing the excavation of the campsite and identifying new anthropogenic structures within the site, which appears to be extensive and largely unexplored.

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Grazie a una campagna di scavi avviata nel 2024 nell’area di Hayy Al-Sarh, nei pressi della città di Rustaq in Oman, sono emersi i resti di un accampamento neolitico risalente al 3600-3400 a.C., portati alla luce nell’ambito del progetto internazionale PrehistOman. Il progetto, diretto da Niccolò Mazzucco dell'Università di Pisa, in co-direzione con Khaled Douglas e Nasser Al-Jahwari della Sultan Qaboos University, si svolge con l'approvazione del Ministero del Patrimonio e del Turismo dell'Oman e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano.

La missione ha l'obiettivo di studiare l'occupazione preistorica delle aree interne dell'Oman, ancora oggi poco conosciute. La maggior parte delle evidenze relative alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori-pescatori proviene infatti da scavi effettuati lungo la costa, nell'area dell'attuale capitale, Muscat, e dello Ja'lān.

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Nel sito di Hayy Al-Sarh è stata aperta un'area totale di circa 60 mq, individuando uno strato archeologico con resti di un accampamento risalente alla fine del Neolitico. Particolarmente importante è il ritrovamento di una struttura abitativa, una capanna pseudo-circolare, probabilmente costruita con un'intelaiatura in legno, di cui rimangono le buche di palo, e poi ricoperta di frasche. Si tratta di un’abitazione molto simile agli esempi trovati sulla costa nell'area di Ras Al Hamra. Attorno sono state scoperte varie aree di combustione e strutture per il fuoco, oltre a una zona destinata alla scheggiatura e alla produzione litica, con la presenza di caratteristiche punte di freccia a ritocco bifacciale.

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“Il rinvenimento di una struttura archeologica in un contesto stratigrafico è un evento molto raro in Oman, dove la maggior parte delle testimonianze preistoriche è documentata in superficie, attraverso resti di strutture spesso poco conservate e dispersioni di manufatti – commenta il professor Mazzucco – La buona conservazione del sito in stratigrafia ha permesso di raccogliere un numero maggiore di campioni per le analisi bioarcheologiche e paleoambientali, oltre a datare la struttura tramite la tecnica del radiocarbonio al 3600-3400 a.C.

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L'accampamento doveva trovarsi in prossimità di una zona umida a carattere stagionale, come indicato dalle indagini polliniche e geomorfologiche preliminari”. Sulla base delle materie prime rinvenute e scheggiate sul sito, nonché degli ornamenti in conchiglia presenti, sembra che il gruppo umano che occupò Hayy Al-Sarh si spostasse su un'ampia area, dalla costa fino alla catena montuosa dell'Al Hajar, spingendosi fino all'area dell'attuale città di Bisya, per distanze in linea d'aria superiori ai 150 km.

Le ricerche future mirano a completare lo scavo dell'accampamento e a individuare nuove strutture antropiche nel sito, probabilmente molto esteso e con ampie zone ancora da esplorare.

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Sabato 15 marzo si è svolta presso Villa Argentina, a Viareggio la cerimonia di premiazione del premio di studio Tarabella-seconda edizione, offerto dalla famiglia del biologo Massimo Tarabella e intitolato alla sua memoria. Il premio è stato conferito quest'anno alla dott.ssa Tania Guidi (nella foto insieme alla direttrice del Dipartimento di Biologia Prof.ssa Antonella Del Corso, al relatore di tesi Prof. Andrea Andreucci e alla Dott.ssa Sandra Cosci, vedova del dott. Tarabella), che ha conseguito la laurea in Biologia Molecolare e Cellulare con una tesi dal titolo “Ruolo della sovraespressione dei geni ZIP1;1 e ZIP1;2 in Populus alba L. clone Villafranca in risposta a dosi subletali di zinco”.

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Sia la vincitrice, felice ed emozionata per questo riconoscimento, che i docenti dell'ateneo presenti alla cerimonia hanno voluto ringraziare la famiglia del dott. Tarabella per questa bellissima opportunità che viene offerta a chi ha da poco completato il proprio percorso di studi.

Venerdì 28 marzo in Sapienza, l’evento organizzato dal Cidic Università di Pisa

Venerdì 28 marzo, alle 16:30 nell’Aula Magna Nuova del Palazzo La Sapienza dell’Università di Pisa (via Curtatone e Montanara 15, Pisa) si parlerà di Libera Università con Tomaso Montanari, Rettore Università per Stranieri di Siena, e Riccardo Zucchi, Rettore Università di Pisa. Modera l’incontro Saulle Panizza, direttore del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (Cidic) dell’Università di Pisa.

L’incontro, organizzato dal Cidic, è a ingresso gratuito sino a esaurimento posti. Sarà inoltre possibile seguirlo in diretta streaming: http://call.unipi.it/LiberaUniversita

La riflessione prenderà spunto dal libro “Libera Università” (Einaudi), accendendo i riflettori su un dibattito che può e deve uscire dalle aule universitarie, aprendosi alla società. Sarà un dibattito a 360 gradi che cercherà di delineare lo stato dell’arte - le trasformazioni imposte dalla competizione, la burocratizzazione degli atenei, la progressiva ‘aziendalizzazione’, i nodi della terza missione, le ombre sull’autonomia – guardando dritto verso un futuro da ri-costruire. Un domani in cui il ruolo e il valore dell’Università non possa più essere messo in dubbio.

Sarà possibile inviare una domanda ai relatori collegandosi a questo link: https://forms.office.com/e/F0QRsyjgmM

Tomaso Montanari è uno storico dell'arte, saggista e docente universitario. Ha insegnato Storia dell'arte moderna all'Università «Federico II» di Napoli. Rettore dell'Università per Stranieri di Siena, si è sempre occupato della storia dell'arte del XVII secolo, cercando di rispondere alle domande poste dalle opere con tutti gli strumenti della disciplina: dalla filologia attributiva alla ricerca documentaria, dalla critica delle fonti testuali all'analisi dei significati, a una interpretazione storico-sociale.

Lo scorso venerdì 21 marzo è scomparso Umberto Breccia, professore emerito dell’Univeristà di Pisa, a lungo docente di Istituzioni di Diritto Privato. Nato a Volterra (Pisa) nel 1943, è stato nominato ordinario di Diritto civile all'Università di Sassari nel 1978 e successivamente è stato chiamato all'Università di Pisa. Nel corso della sua carriera è stato direttore dell'Istituto di Diritto privato e vicedirettore del dipartimento di Diritto privato "Ugo Natoli". Nel 1992 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino e nel 2015 è stato nominato professore emerito.

Qui di seguito pubblichiamo un ricordo del professor Umberto Breccia a firma dei civilisti pisani e a nome delle colleghe e dei colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza.

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Il professor Umberto Breccia riceve la nomina a professore emerito dal rettore Massimo Augello nel 2015.

 

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Umberto Breccia, professore emerito dell’Università di Pisa, socio co-fondatore dell’Associazione dei Civilisti Italiani, è stato una delle personalità più illustri della civilistica italiana a partire dalla seconda metà del Novecento.  

Allievo del Collegio giuridico della Scuola Normale Superiore, perfezionando e poi diplomato in Diritto civile presso il Collegio giuridico della Scuola Normale Superiore, allievo di Giorgio Giampiccolo e di Ugo Natoli, diviene assistente di ruolo di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà giuridica dell'Università di Pisa, poi professore di Diritto civile nell'Università di Sassari e, infine, professore ordinario di Istituzioni di diritto privato nella Facoltà giuridica dell'Università di Pisa.

La personalità scientifica di Umberto Breccia ha segnato la cultura giuridica italiana fin dalle sue prime monografie (Diligenza e buona fede nell'attuazione del rapporto obbligatorio (Giuffré, 1968), La ripetizione dell'indebito (Giuffré, Milano, 1974), Il diritto all’abitazione (Giuffré, Milano, 1980). Il suo volume Le obbligazioni, nel Trattato di diritto privato a cura di Iudica e Zatti (Giuffré, 1991), costituisce tuttora il punto di riferimento per accademici e per studenti, anche di concorsi per le professioni legali. Memorabili il suo ponderoso contributo in materia di Gestione d'affari, ripetizione dell'indebito, arricchimento senza causa nel Trattato di diritto privato diretto da Rescigno (Utet, 1982), il suo studio monografico su La causa del contratto,
pubblicata nel Trattato di diritto civile diretto da Mario Bessone (Giappichelli, 1999), e quello su La forma, nel Trattato del contratto diretto da Roppo (Giuffré, 2006). Ha la sostanza di uno studio monografico il saggio storico Continuità e discontinuità negli studi di diritto privato - Testimonianze e divagazioni sugli anni anteriori e successivi al secondo conflitto mondiale nei Quaderni Fiorentini per la Storia del Pensiero Giuridico (1999).

Il suo ultimo libro (Discorsi sul diritto. Appunti per un corso di “teoria generale del diritto”, Pacini, 2019), frutto dei suoi anni di insegnamento di Teoria generale del diritto, testimonia, ancora una volta, la sua alta statura di studioso e di intellettuale a tutto tondo.

La sua vastissima produzione scientifica – raccolta dagli allievi, al momento del suo pensionamento, nel 2013, in ponderosi volumi di Scritti – include voci uscite nelle principali enciclopedie giuridiche, saggi pubblicati in numerose riviste del settore, capitoli di volumi.

La sua posizione eminente nella civilistica italiana è testimoniata altresì dalla condirezione di riviste (La Nuova giurisprudenza civile commentata, la Rivista critica di diritto privato, I Contratti), degli «Annali dell'Enciclopedia del diritto» e della Nuova Giurisprudenza di diritto Civile e Commerciale, nonché dal prestigioso Premio di Divulgazione Scientifica 2016 dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Coautore – con Lina Bigliazzi Geri, con Francesco Donato Busnelli e con Ugo Natoli – dello storico manuale di Diritto civile in più tomi (Utet, 1988) in uso nell’allora Facoltà di Giurisprudenza di Pisa e, poi, del manuale Diritto privato (Utet, 2018), ha insegnato, nella sua carriera, Istituzioni di Diritto Privato (fino al 2013), Diritto privato comparato, Teoria generale del diritto.

È stato direttore per un triennio dell'Istituto di diritto privato della Facoltà giuridica dell'Università di Pisa, vice-direttore del "Dipartimento di diritto privato - Ugo Natoli” e coordinatore del dottorato di Diritto Privato con sede amministrativa a Pisa. È stato insignito dell’Ordine del Cherubino.

Umberto Breccia, con la sua personalità schiva e la sua tempra intellettuale, ha sempre coniugato raffinatezza scientifica, vastità di orizzonti culturali, impegno didattico e generosità nella formazione dei più giovani, senso ed etica delle istituzioni, spirito di servizio, umanità e sensibilità verso gli altri.

Resta, in chi lo conosceva, una profonda gratitudine per l’insegnamento altissimo, scientifico e umano, che ha impartito con il suo esempio.

 

Quando parliamo di api quasi tutti pensiamo alle api da miele. In realtà, solo in Italia, esistono oltre mille speciedi api che svolgono ruoli cruciali negli ecosistemi pur non producendo miele.

La competizione tra api da miele e api selvatiche è proprio il focus della ricerca condotta in sinergia tra le Università di Firenze e di Pisa, intitolata “Island-wide removal of honeybees reveals exploitative trophic competition with strongly declining wild bee populations” e pubblicata sulla rivista Current Biology.

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Un esemplare di Bombus terrestris.

La ricerca è stata realizzata negli ultimi quattro anni sull’isola di Giannutri, con fondi provenienti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Programma Operativo Nazionale (PON) del Ministero della Ricerca e dal National Biodiversity Future Center (centro nazionale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU) (PNRR).

“Si tratta del primo studio che è riuscito a evidenziare come la concorrenza tra ape mellifera e altre specie di api si possa risolvere in favore delle prime, specialmente in aree ristrette senza le risorse floreali sufficienti per tutte le specie selvatiche e gestite” spiega il docente di Zoologia Leonardo Dapporto, referente scientifico Unifi della ricerca.

L’indagine parte dalla constatazione che l’ape da miele allo stato selvatico e molte delle altre api siano in forte declino. Un fenomeno che dovrebbe destare forti preoccupazioni, visto che dall’azione delle api dipende il funzionamento degli ecosistemi e la realizzazione di molti prodotti agricoli. Il declino degli impollinatori è dovuto a molteplici fattori di natura umana: la distruzione degli habitat, lo sfruttamento degli ambienti, l’uso di pesticidi, i cambiamenti climatici e la diffusione di specie aliene e invasive.

Inaspettatamente, negli ultimi anni sta crescendo il sospetto che anche le api da miele gestite dall’uomo possano contribuire al declino delle api selvatiche monopolizzando le risorse floreali.

Anthophora dispar
Un esemplare di Anthophora dispar.

“Nel nostro studio – illustra Dapporto – abbiamo utilizzato l’intera isola di Giannutri, dove l’ape mellifera non è presente allo stato selvatico, come un laboratorio a cielo aperto per valutare un possibile effetto negativo di una grande densità di api da miele gestite dagli apicoltori sulle api selvatiche, che costituiscono parte fondamentale degli impollinatori naturali dell’isola”.

“Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – aggiunge Alessandro Cini referente scientifico Unipi – ci aveva chiesto di verificare l’impatto sugli apoidei causato dalla presenza di un apiario sull’isola, provvisto di 18 colonie. Questa è stata un’occasione unica: da una parte una zona circoscritta e controllabile, dall’altra la possibilità di sottrarre temporaneamente a quell’ambiente tutte le api da miele gestite dall’uomo”.

“Abbiamo temporaneamente impedito alle api da miele di raccogliere risorse nell’isola per alcune ore in alcuni giorni – prosegue Lorenzo Pasquali, primo autore e dottorando Unifi – chiudendo le uscite delle arnie in accordo con gli apicoltori. Tale assenza ha prodotto un rapido aumento delle risorse disponibili agli apoidei selvatici, ossia polline e nettare, inducendo gli insetti a modificare il loro comportamento in modo da assumere più risorse in un tempo più breve. Nello specifico, polline e nettare sui fiori sono aumentati rispettivamente del 50% e del 30%. Senza competizione, le api selvatiche sono diventate più attive nel cercare il cibo, hanno trascorso più tempo sui fiori a succhiare il nettare e hanno impiegato meno tempo a prendere il polline”.

Un plot di osservazione
Un plot di osservazione.

“L’effetto delle api da miele così misurato – afferma Dapporto – potrebbe verosimilmente essere la causa del forte declino degli impollinatori selvatici da noi osservato negli ultimi 4 anni. Parliamo di un calo dell’80%, quasi un’estinzione”.

In base a questi dati il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non confermare le autorizzazioni per condurre l’apicoltura sull’isola di Giannutri. I ricercatori fiorentini e pisani sono già tornati sull’isola per osservare se, nel lungo periodo, l’assenza di api da miele gestite si tradurrà in un incremento delle altre specie di apoidei impollinatori.

“Questo non significa però che l’apicoltura debba essere bandita ovunque per conservare la biodiversità – conclude Elisa Monterastelli, autrice Unifi del lavoro e divulgatrice esperta di api selvatiche –. Al contrario, ci piace sottolineare che gli apicoltori sono rimasti gli ultimi ‘custodi’ dell’ape da miele, in quanto negli ultimi decenni questa specie è praticamente sparita allo stato selvatico. Il contesto dell’isola di Giannutri è molto particolare, qui l’ape da miele probabilmente non può sopravvivere allo stato selvatico e gli effetti drastici della sua presenza trovati su quest’isola non si verificano con tutta probabilità negli ambienti di terraferma”.

la-corruzione-del-potere-a-roma-e-i-suoi-precedenti-577170.jpgIl libro La corruzione del potere a Roma e i suoi precedenti nasce da un convegno internazionale tenutosi a Pisa nel 2023 e affronta un tema eterno e scivoloso: il modo in cui il potere, a Roma e ben prima di Roma, tende a corrompere chi lo esercita. Il volume, curato dalle professoresse Domitilla Campanile dell'Università di Pisa e Anne Gangloff dell’Université Rennes 2 e pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Ateneo pisano, dal cui sito è scaricabile gratuitamente, sarà al centro di un incontro con studiosi internazionali che si svolge on line lunedì 24 marzo alle 10 sulla corruzione del mondo greco-romano.

Ma il libro non si presenta certo come semplice catalogo di vizi imperiali o di nefandezze da manuale di storia: il lavoro scava piuttosto con metodo e profondità nei meccanismi, spesso sottili, che trasformano leader capaci in tiranni insopportabili, e uomini di Stato in mostri morali.

Il viaggio comincia da lontano, addirittura da Platone, passando per Isocrate e la teoria delle costituzioni, per poi affacciarsi sul mondo romano con la penna di storici, filosofi, letterati e giuristi dell’antichità. Si tratta di capire se il potere cambi la natura degli uomini o se, piuttosto, ne riveli quella autentica.

Particolarmente affascinante è l’analisi su Caligola, forse il simbolo per eccellenza dell’abuso di potere nella storia romana che però, più che corrotto dal potere, potrebbe essere stato semplicemente inadatto al ruolo, privo delle minime competenze per governare l’Impero. Un problema gestionale, insomma, più che etico.

Tra i ritratti più taglienti del volume troviamo anche quello tracciato da Svetonio, che mostra come alcuni imperatori siano passati da un inizio promettente a una degenerazione brutale, complice magari la morte di una persona cara o la pressione del ruolo, in una sorta di thriller psicologico ante litteram. Le biografie imperiali, tra cui quelle di Tiberio e Nerone, rivelano quanto il potere possa trasformarsi in un’ossessione paranoica, fatta di paura, vendetta e solitudine.
Non manca la riflessione sulla "corruzione al femminile" all’interno della domus Augusta, dove il comportamento delle donne dell’élite imperiale era spesso strumentalizzato per colpire o esaltare i principi stessi. E poi c’è la giurisprudenza romana, che tenta di imbrigliare l’eccesso con leggi e processi, spesso inutilmente.

 

24 marzo alle 16 al Polo Carmignani incontro con Antonella Viola e Alessandro Aiuti per il ciclo "Sguardi nel futuro"

Lunedì 24 marzo alle 16 nell'Aula Magna del Polo Didattico Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), Antonella Viola e Alessandro Aiuti terranno la conferenza dal titolo "Frontiere della Biomedicina: Immunologia e Genetica, due rivoluzioni". L'evento fa parte del ciclo "Sguardi nel futuro".

Negli ultimi decenni, la medicina ha attraversato una rivoluzione senza precedenti, e l'immunologia e la genetica si sono affermata come delle discipline centrali per la comprensione e la cura di molte malattie. In questo incontro sarà ripercorsa la straordinaria storia dell'immunoterapia del cancro: dall'iniziale scetticismo al Premio Nobel assegnato nel 2018 per gli anticorpi inibitori di checkpoint, fino alle nuove terapie con cellule CAR-T. Sarà esplorato il tema di come l'immunologia stia ridefinendo la visione di patologie in apparenza distanti, come le malattie neurodegenerative, la depressione, la sindrome metabolica e persino l'invecchiamento. Saranno approfonditi i recenti progressi dell’ingegneria genetica che hanno consentito la messa a punto di virus modificati in grado di trasportare geni terapeutici per la cura di gravi malattie genetiche del sistema immunitario e altre patologie ereditarie. La conferenza si concluderà con uno sguardo al futuro, analizzando il grande potenziale dei vaccini a mRNA, utilizzati non solo nella prevenzione delle infezioni ma anche nel trattamento dei tumori. Un viaggio alle frontiere della medicina, dove innovazione e ricerca aprono nuovi orizzonti.

"Sguardi nel futuro" è un'iniziativa di orientamento e alta formazione dell’Università di Pisa, che mette in contatto i giovani con i più importanti esperti del mondo della ricerca scientifica e tecnologica, dell’industria e dell’economia, e delle scienze sociali.

Il ciclo, rivolto agli studenti universitari dei primi due anni della laurea triennale e agli alunni degli ultimi due anni delle Scuole Superiori, affronta i temi della transizione energetica e del cambiamento climatico, delle più attuali scoperte nel settore delle scienze della vita e delle nuove esplorazioni spaziali, delle nuove opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e della salute globale, dell’importanza del metodo scientifico e della creatività per inventarsi nuovi lavori, della cittadinanza consapevole e dei futuri assetti geopolitici.

‘Sguardi nel Futuro’, a cura di Piero Bianucci, Dario Pisignano e del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, raccoglie il testimone di precedenti cicli di incontri lanciati da Piero Angela e Piero Bianucci al Politecnico di Torino, un modello che è stato replicato anche presso l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Trento.

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