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Aperto il convegno su "Economisti e scienza economica in Italia durante il fascismo"

È la prima iniziativa del Centro interuniversitario di documentazione sul pensiero economico italiano di Pisa, diretto dal professor Massimo Augello

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Con il saluto del professor Massimo Augello, direttore del Centro interuniversitario di documentazione sul pensiero economico italiano (CIPEI), giovedì 13 dicembre si è aperto il convegno di studi su "Economisti e scienza economica in Italia durante il fascismo", organizzato dal CIPEI insieme al dipartimento di Economia e management dell’Università di Pisa. Subito dopo sono intervenuti i professori Mario Taccolini, presidente della Società Italiana Storici Economici, e Gianfranco Tusset, presidente dell'Associazione Italiana Storia del Pensiero Economico. In chiave interdisciplinare sono stati quindi affrontati vari argomenti, introdotti dalle relazioni generali di apertura della prima giornata di Riccardo Faucci (Università di Pisa), Richard Arena (Université Côte d’Azur) e Piero Barucci (Università di Firenze).
Il convegno, che continuerà la mattinata di venerdì 14 sempre al Centro Congressi le Benedettine, rappresenta la prima iniziativa promossa dal CIPEI di Pisa, un centro di studi che, unico nel suo genere nel panorama universitario italiano, si dedica a diffondere tra gli studiosi la conoscenza degli economisti italiani tramite la sistematica raccolta delle loro fonti storiche, bibliografiche e archivistiche.
Il convegno ha voluto richiamare l’attenzione su un periodo storico come il fascismo, quando la scienza economica si trovò costretta a confrontarsi con mutamenti epocali, tra il tramonto dello Stato liberale e l’affermarsi dello Stato autoritario, le cui specificità in politica economica hanno continuato a segnare l’Italia ben oltre il crollo del regime. Fra i temi principali, sono stati trattati la storia dei fatti e delle istituzioni che hanno maggiormente influito sulla formazione del sapere economico, le Scuole di studi corporativi, gli economisti che collaborarono alla politica economica, il sistema bancario, la stampa accademica e, infine, l’epurazione degli economisti di religione ebraica in seguito alle leggi razziali del 1938.

13-12-2018

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