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Lunedì, 04 Marzo 2019 13:14

Un libro del professor Massimo Guiggiani tra i vincitori del Textbook Excellence Award

Guiggiani MassimoIl professor Massimo Guiggiani, ordinario di Meccanica applicata alle macchine dell'Università di Pisa, è tra i vincitori del Textbook Excellence Award per il 2019, assegnato dalla Textbook and Academic Authors Association (TAA), per la seconda edizione del libro "The Science of Vehicle Dynamics", pubblicata da Springer lo scorso anno. Nelle motivazioni del riconoscimento si sottolinea che il volume è "un capolavoro scritto da un eccezionale divulgatore nel campo delle matematiche applicate. Sia studenti che professionisti beneficeranno della trattazione pratica e innovativa del materiale, che ha già avuto il suo impatto sull’industria del settore".

Classe 1956, laureato in Ingegneria meccanica con lode nel 1981 e da diversi anni docente di Meccanica applicata alle macchine e di Dinamica dei veicoli nell'Ateneo pisano, il professor Massimo Guiggiani ha condotto ricerche per l’ENEA e per il suo omologo francese, il CEA, nell’ambito dell’interazione tra la fluido-struttura e la stabilità dinamica dei gusci. Inoltre si è occupato di valutazione di integrali singolari nel metodo degli elementi di contorno (BEM), di stime dell’errore di discretizzazione e della soluzione numerica dei problemi di lubrificazione idrodinamica. Il professor Guiggiani ha approfondito vari temi legati alla dinamica dei veicoli, sia motocicli che autoveicoli, e ha sviluppato un nuovo approccio sulla generazione delle ruote dentate, chiamato “approccio invariante”, e contribuito allo sviluppo del codice informatico HyGo. Dal 2008 al 2011 ha supportato l’E-team, la squadra corse dell’Università di Pisa per la Formula SAE.

Anche basandosi sugli studi condotti alla Piaggio sulla Vespa Rally e la Vespa PX, il professor Guiggiani aveva già pubblicato nel 1998 per la CittàStudiEdizioni (Gruppo UTET) la prima edizione di “Dinamica del Veicolo”, in cui esponeva in maniera sistematica gli aspetti fondamentali che regolano il comportamento dinamico degli autoveicoli. Il 2014 è l’anno di pubblicazione della prima edizione inglese di “The Science of the Vehicle Dynamics”, poi aggiornato e ripubblicato nel 2018.

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Lunedì, 04 Marzo 2019 09:24

L’Antico Egitto al di là dei faraoni: per la prima volta protagonista la storia sociale del popolo

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Scrivere per la prima volta una storia sociale dall’Antico Egitto al di là dei fasti di faraoni e regine e mettendo piuttosto al centro il popolo e le classi meno agiate. E’ questa la sfida del progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) ‘Pharaonic Rescission’ (PROCESS) dell’Università di Pisa che si è appena aggiudicato un finanziamento di oltre 200mila euro dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Miur). A idearlo e proporlo è stato Gianluca Miniaci del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, uno dei due ricercatori under 40 in tutta Italia che è riuscito ad ottenere i fondi ministeriali per un progetto nella categoria “giovani” per il settore SH6 “Studio del passato umano: archeologia, storia e memoria”.


“Ad oggi conosciamo solo una storia, quella dei faraoni e dell'élite, che ci hanno lasciato iscrizioni, testimonianze di grandi gesta, templi e tombe monumentali, tesori archeologici, tutti frammenti dei loro “ricordi”. Non sappiamo quasi nulla della gente comune che non ha potuto lasciare tracce così evidenti nella storia – racconta Gianluca Miniaci - ora si tratta di scriverne una nuova, una che abbia come protagonista quella massa di popolazione invisibile fatta soprattutto di lavoratori, commercianti, agricoltori, ma anche persone benestanti e socialmente agiate, che non ricoprivano un ruolo politico rilevante”.

La storia sociale dell’Antico Egitto nel secondo millennio a.C. sarà quindi ricostruita “dal basso”, in particolare attraverso l’analisi della materialità impressa negli oggetti, ovvero grazie ad analisi archeometriche e ai dati forniti dall’archeologia, sarà possibile estrarre una massa di informazioni relativa ai contesti spazio-temporali in cui gli oggetti si sono mossi nell’antichità, dalla loro creazione (banalmente l’estrazione delle materie prime) alla loro lavorazione, circolazione ed uso. I reperti delle collezioni egittologiche dei più importanti musei italiani, europei ed internazionali saranno quindi fondamentali per delineare l’identikit delle persone che hanno prodotto la cultura materiale dell’antico Egitto.

“Per capire la novità del nostro approccio prendiamo ad esempio due oggetti – spiega Miniaci - un vaso per unguenti proveniente dalla necropoli di Badari in Egitto su cui è iscritto il nome del faraone Pepi II (ca. 2250 a.C.) e uno scarabeo con il nome del faraone Sobekemsaf (ca. 1650 a.C.), oggi conservato al British Museum”.


E così attraverso una serie di analisi avanzate come la spettrometria XRF si scopre ad esempio che il vaso è fatto di calcite, un materiale che proviene da una cava situata ad 80 km a nord del sito in cui l'oggetto è stato trovato, quindi già ci racconta la storia di una o più persone che sono andate da Badari ad estrarre questo blocco di pietra. Lo scarabeo invece è composto da una pietra di diaspro verde, un materiale importato da aree periferiche, se non esterne, dell’Egitto, e quindi ha coinvolto molte più persone, di luoghi e paesi lontani. Grazie alle analisi con microscopio elettronico a scansione (SEM) si possono poi individuare le tracce di lavorazione sia del vaso che dello scarabeo e quindi capire che strumenti maneggiavano coloro che li hanno fabbricati e che conoscenze tecniche avevano, insomma, chi erano, cosa sapevano fare. Ancora, per continuare, grazie alla spettroscopia FT-IR, si possono individuare i residui organici all’interno del vaso e andare ad ascoltare un’altra voce inascoltata, di coloro che avevano prodotto gli olii poi versati nel vaso.

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 Scarabeo con il nome del faraone Sobekemsaf (British Museum EA7876 © CC BY-NC-SA 4.0)


“In genere, la storia tradizionale tenderebbe a considerare questi il vaso e lo scarabeo in relazione al nome del sovrano e basta – conclude Miniaci – il nostro obiettivo è invece di andare a scoprire le molteplici storie nascoste, e poi dimenticate, che gli oggetti possono incapsulare”.

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