È il ritratto di un’attrice autrice di sé stessa, quello tratteggiato da Chiara Tognolotti, docente dell’Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, nel volume “Anna Magnani” pubblicato da Carocci Editore (2025 – collana Bussole). Ripercorrendo l’intera carriera dell’attrice, dalle origini teatrali fino al suo congedo cinematografico con “Roma” di Fellini (1972), Chiara Tognolotti restituisce il ritratto di una Magnani che, attraverso il corpo, la voce e l’intelligenza attoriale costruisce un modello nuovo di attrice-autrice. Di un’attrice la cui autenticità non è spontaneità ingenua, ma risultato di una tecnica consapevole e di un controllo rigoroso dell’immagine. Il ritratto di un artista che è insieme icona popolare e intellettuale del Novecento.
La studiosa indaga la costruzione dell’identità performativa di Magnani attraverso il teatro di rivista, la prosa e i primi ruoli cinematografici. Dai palcoscenici popolari, in cui l’attrice affina la sua gestualità e la sua ironia, nasce la figura dell’“antisoubrette”: una donna forte, comica e autoironica, lontana dai canoni di grazia artificiale delle dive coeve.
Il punto di svolta nella carriera di Anna Magnani arriva con “Roma città aperta” (1945) di Rossellini: ne ruolo di Pina, la popolana che corre incontro alla morte, Tognolotti individua la matrice dell’“autenticità”. Da quel momento la sua presenza scenica sarà sempre associata all’effetto di verità e la Magnani diventa corpo simbolico dell’italianità, è donna del popolo e madre, figura tragica e comica insieme: rappresenta una nazione che rinasce dalle rovine ma resta legata alla sua tradizione emotiva e cattolica.
“Anna Magnani – spiega Chiara Tognolotti – è anche una una ‘dir-attrice’, ovvero un’interprete capace di influenzare la scrittura dei personaggi e la regia dei film stessi: un’artista che impone la propria idea di femminilità e di recitazione a sceneggiatori come Suso Cecchi d’Amico o Tennessee Williams e registi come Rossellini, Visconti, Pasolini, Zampa e Renoir”.
Tognolotti restituisce il ritratto di un’attrice che con la vocalità imperiosa, le posture del corpo, la micromimica del volto, la risata travolgente è diventata una figura persistente nel sentire collettivo.



